alsi :
Questo articolo purtroppo contiene alcune veritá e altre banalitá, conosco un ingegnere idraulico (figlio di un civile) che ha progettato strutture in c.a. con tanti di quei ferri che non si capiva dome poteva versarsi il cemento all'interno, tuttavia se vogliamo essere seri si deve ammettere che un conto é la cultura del lavorare insieme e un conto é fare laboratori con gruppi da 5 a voti unificati, una vera bestialitá per risparmiare tempi nelle revisioni e agli esami. Io a Roma ho vissuto questo sistema come standard e sia come studente che come assistente e professore poi l'ho trovato ingiusto.
ArchiFra :
alsi, forse non hao letto bene l'articolo, in sintesi dice che gli architetti formatisi nel 68 non valgono nulla a differenza degli ingegenri coetanei e che in generale gli architetti vogliono rubare il lavoro agli ingegneri quindi che stiano zitti se gli ingegneri si occupano di urbanistica e altro
ponteggiroma :
E' un classico, secondo me, molto semplicemente, l'amico ingegnere: rosica... Le capre esistono ovunque (ingegneri inclusi). Detto ciò gli consiglierei caldamente all'amico di fare bene il "suo" di lavoro (se gli riesce), che per il resto esiste la legge della selezione naturale.
alsi :
Io ho studiato dal '95 a Roma e senza voler denigrare il valore degli architetti miei colleghi devo ammettere che per gli studi di matematica ci sono grosse falle a partire dai programmi continuando per la qualitá di alcuni professori, infine un forte vento di riforma che arrivó pochi anni dopo praticamente abbassò di molto i livelli di difficoltà degli esami sia matematici che progettuali. Non ho notato questo cambiamento in analoghe facoltà di ingegneria, ma oggi non sono piú in ambiente universitario e posso solo parlare per un periodo fino al 2009 in cui collaboravo come professore e assistente. Era una cosa umiliante vedere progetti insignificanti e spesso sbagliati arrivare al 26 e la tendenza della trasformazione della facoltà in esamificio. Si udivano spesso dietro le quinte frasi del tipo "dobbiamo promuoverli o ce li ritroviamo l'anno prossimo". I criteri di premio introdotti basati su una stima della qualità legata alla percentuale di studenti promossi hanno messo in cortocircuito i ventri molli di molti (ma non di tutti) professori. Un esame di analisi a ingegneria edile non è affatto come uno di architettura. Neanche un laboratorio una volta era paragonabile in senso opposto, ma oggi sinceramente devo ammettere che non è piú cosí in moltissimi casi.
Edoardo :
Io ho studiato a FI dal 1994 d.C. e le falle erano nell'interdisciplinarietà non nei contenuti dei corsi, anche troppo tosti volendo. Tutte PRIME DONNE insomma, come chi impose Degrado e Diagnostica ed. storici al primo anno... chi si occupava di composizione e non di tecnica e faceva spallucce... chi imponeva Sistemi Qualità da imparare senza applicazioni progettuali... ecc. ecc. (ne ho per mesi). Con organizzazione diversa avrei perso meno tempo. E in minor misura con un cognome diverso e QUINDI professori di materie scientifiche diversi...
alsi :
Certo anche questo é vero, non essendoci una idea comune e del corso di studi ma una idea individuale dei programmi con scarsissimo (o nullo) coordinamento per ogni professore la propria materia é la piú importante e c'é una tendenza a non interessarsi alle altre, dico ciò poste le poche eccezioni. Moduli di materie tecniche nei laboratori progettuali o viceversa compositive nel laboratorio di costruzioni ecc. spesso sono occasione di arricchimento interdisciplinare, anche se alla fine spesso sono più la dimostrazione dell'incomunicabilitá delle discipline che della loro complementarietá. ho una quantitá di esempi infinita, uno per tutti fu un mio esame, un bel progetto gradito al prof. con un funzionamento tecnico inesistente e i prof del modulo di tecnica facevano spallucce mentre prendevo 28.
erre :
Secondo me oltre al dibattito sull'università sarebbe utile il classico dibattito sulle competenze: a mio avviso non si tratta di "squallidi e aridi" ingegneri, ma si tratta di ingegneri che non sanno governare la materia urbanistica, oltre a quella architettonica, così come gli architetti governano male le materie strutturali ed impiantistiche, salvo rari casi (da entrambe le parti) che hanno approfondito le materie dopo la laurea.

Se ognuno operasse sulla base della propria formazione (architetti, ingegneri, geometri, ecc.) forse avremmo tutti un po' più di credibilità.
lori :
Per quanto riguarda l'urbanistica, dopo aver lavorato tanti anni in uno studio che si occupava dell'argomento, sono arrivata alla conclusione che le città non le "disegnano" gli architetti, gli ingegneri, i pianificatori o i paesaggisti ma le scelte delle amministrazioni di turno. Amara verità.
Alle :
ci mancherebbero pure che gli esami di matematica fossero uguali, analisi ad architettura viene valutato 4 crediti mentre a ingegneria 6
tutti e 2 alla fine avevamo esami per 60 crediti all'anno
alsi :
Figuriamoci adesso che vale 6, perché il primo nuovo ordinamento UE ne aveva 2 da 8...
Insomma ma non possiamo lamentarci dei geometri che vogliono fare le strutture in c.a. se poi depotenziamo le nostre capacità matematiche, questo a dimostrazione di quello che vi scrivevo... Avete visto tutti quanti la serie "ESAMI" ? Rivedetevi la puntata su Architettura... La nuova Berlino è Helsinki!
biba :
Va beh dai, la rivalità tra architetti ed ingegneri è antica tanto quanto la lotta tra tortellini e cappelletti, e direi che sia anche altrettanto utile stare a discutere su chi sia meglio. Qualcuno avrà studiato meglio scienza, qualcun altro sarà più ferrato sulla composizione, ma alla fine usciti dall'università abbiamo tutti imparato sul campo, o no? Perché se un architetto fa strutture devo sentirmi oltraggiata? Se è capace, e se la legge glielo permette...! Questa bacheca è zeppa di richieste di consigli sui docfa o sugli ape: cosa dovrebbero dire i geometri e i termotecnici? Alla fine, come dice il Pont, esiste la selezione naturale.
Edoardo :
Magari fosse naturale...
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