Vita, cultura, tecnologia: il Living Lab di Catania

Un progetto etico nella città siciliana, illuminato da Marzia Paladino

Una città il cui profumo di gelsomino e di basilico si fonde con la brezza marina creando profumi unici al mondo. Odori e sapori inimitabili grazie all’esclusività degli elementi naturali e della loro relazione col territorio. Uno scrigno ricco di cultura come “l’oru di Sant’Aita”, il famoso tesoro della Santa patrona, che oggi si stacca dalla cornice statica isolana e diventa una piattaforma di scambio interattiva e multimediale: Living Lab.

Catania Living Lab Di Cultura e Tecnologia”, collocato in via Manzoni, presso la sede dell’Ufficio alle Politiche Giovanili reso disponibile a titolo gratuito a fronte di un protocollo d’intesa tra le due istituzioni, nasce dalla collaborazione fra il direttore dell’IBAM – CNR, Daniele Malfitana, il Presidente del CNR, Luigi Nicolais, e il Sindaco di Catania, Enzo Bianco, e si sviluppa nell’ambito del progetto “Smart Cities and Communities – DiCeT Living Lab di Cultura e Tecnologia”, con la collaborazione appassionata di privati e aziende che credono fortemente nell’importanza di tali interventi.

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Innovazione sostenibile, anche nella luce

Marzia Paladino, di LadyLed, imprenditrice e artista catanese, ha illuminato, con i suoi impianti a LED, realizzati con tecnologia Osram, gli ambienti di Living Lab. Una mente creativa catanese che ha saputo intercettare un bisogno d’innovazione sostenibile di cui la città necessita da sempre. Nei suoi progetti di luce ha costantemente cercato di mettere in relazione l’aspetto estetico e culturale con le dinamiche politiche e la pubblica amministrazione, creando sinergie volte all’evoluzione e alla valorizzazione del territorio etneo.

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Living Lab è un sogno che si realizza per Catania, un progetto “etico”, circolare, in cui l’arrivo e la partenza coincidono. Un luogo ossimoro in cui virtuale e reale coesistono, alimentati dall’interscambio di una grande “intelligenza collettiva”, capace di migliorare la fruizione delle risorse artistiche e delle sue bellezze paesaggistiche, attraverso tecnologie open source. 

Testo tratto da un articolo di Simona Di Bella

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