Riforma del lavoro e punti di vista: Fornero, gli autonomi e il CNACCP

Nel documento di presentazione dei principi guida che anticipano il contenuto del ddl sulla riforma del lavoro si legge dell'intento del Governo di porre un freno alle fine partite Iva.

Da più parti nascono preoccupazioni per la scomparsa di una deroga che escludeva a-priori i professionisti iscritti ad un albo dalla possibilità di esser presunti falsi autonomi. Deroga che invece era presente nella bozza del testo circolata qualche giorno prima della pubblicazione del documento ufficiale sul sito di Governo e Ministero del Lavoro.

La sensazione diffusa, e avvalorata dalla mancanza di rappresentanza della folta categoria dei lavoratori autonomi nei tavoli di concertazione, è che in maniera indifferenziata e piuttosto automatica il Governo intenda associare il lavoratore autonomo mono-committente ad un finto autonomo.

Ben rappresenta queste preoccupazioni una lettera che il giornalista del Corriere della Sera Dario di Vico ha scritto al ministro Fornero, trovando risposta il giorno seguente, dalla quale emerge poi una volontà del Governo di «contenere gli abusi, valorizzando il lavoro autonomo».

Aggiornamento del 17 aprile 2012
Finte partite Iva, nel ddl l'esclusione dei professionisti. Giro di vite per le finte partite Iva nella riforma del lavoro. La presunzione di rapporto subordinato non riguarderà le attività intellettuali che necessitano un'iscrizione all'albo.

La lettera di Dario di Vico: "Perchè nessuno ascolta il popolo delle partite Iva?"

 «C'è stato un eccesso di semplificazione» afferma Di Vico riferendosi all'eterogeneità di persone che sono rappresentate dalla definizione di lavoratore autonomo, «Si è costruita un'equazione tra lavoro professionale con partita Iva e irregolari del mercato del lavoro e di conseguenza la terapia prevalente che è stata proposta è sembrata essere quella di far transitare queste figure verso il lavoro dipendente regolare».

«esistono però persone che hanno scelto coscientemente il lavoro autonomo che poter usare il proprio tempo con modalità più flessibili, perché non amano le organizzazioni e le gerarchie, perché possono conciliare meglio professione e impegni di altro tipo, perché possono alternare a loro piacimento attività e formazione continua. Molti di costoro sono partite Iva mono-committenti perché magari sono impegnate su un progetto di ampio respiro e quindi totalizzante», ha aggiunto Di Vico più sotto.

La risposta del ministro Fornero

La risposta del Ministro Fornero non si fa attendere ed affida le sue parole alle pagine del Corriere della Sera, rassicurando: «rispettiamo il lavoro autonomo».

Il ministro chiarisce gli intenti del Governo: la volontà è  «combattere seriamente la tendenza a utilizzare la partita Iva non già come libera manifestazione di lavoro autonomo - e quindi come uno dei «volani» dello sviluppo e della crescita - bensì come percorso elusivo per ridurre il costo della manodopera e per evadere gli obblighi contributivi».

La sensazione è che si stia ancora studiando il modo per colpire chi nasconde dietro prestazioni con lavoratori a partita Iva vincoli di subordinazione senza andare a "snaturare" l'autonomo. Probabilmente cosa non facile vista la variegata presenza di situazioni di diverso tipo.

Ciò che è evidente è che dietro l'eliminazione della deroga "salva professionista" non si nasconde l'intento di colpire gli autonomi "genuini". Bisognerà aspettare il ddl per capire se i mezzi messi in campo corrisponderanno agli obiettivi chiariti.

Le proposte "dal basso"

Ciò che colpisce è che le proposte al Ministro non provengono da una rappresentanza - mai ascoltata, - ma a dire la propria singole persone, come il giornalista Di Vico, e singoli gruppi, è il caso del Consiglio Nazionale degli Architetti. Nell'uno e nell'altro esempio si sente la necessità di indirizzare lettere al ministro con la speranza di essere ascoltati. Ed è proprio Di Vico a consigliare una politica dell'ascolto, convocando le associazioni interessate o anche aprendo un forum o un evento in cui il ministro possa rispondere a delle domande.

Il punto di vista del Consiglio Nazionale Architetti

Da parte del CNACCP, invece, due proposte affinché non si vada a gravare sugli autonomi, perseguendo comunque gli abusi.

La prima proposta è «garantire, all'interno dei Codici Deontologici, il rispetto di regole etiche e tipizzazioni contrattuali nel rapporto tra titolare dello Studio e collaboratore, laddove iscritti agli Albi: la futura terzietà dei nuovi Collegi Disciplinari sarà perfettamente in grado di assicurare giudizi equi e sospendere gli iscritti che svolgano nei confronti dei colleghi pratiche contrattuali vessatorie».

La seconda: «semplificare e rendere maggiormente economiche le forme di associazione professionale, così che i collaboratori possano a tutti gli effetti essere agilmente associati agli Studi di Architettura rendendo così formalmente evidente il loro contributo professionale e la loro appartenenza alla struttura».

In ogni caso si attendono ulteriori risposte promesse dal ministro Fornero che dovrebbero seguire da ulteriori analisi approfondite sulla questione, così come il ministro ha scritto nella sua lettera.

di Mariagrazia Barletta architetto

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