Finte partite Iva, nel ddl l'esclusione dei professionisti

Giro di vite per le finte partite Iva nella riforma del lavoro, ma la presunzione di rapporto subordinato non riguarderà le attività intellettuali che necessitano un'iscrizione all'albo. Questa la novità principale contenuta nel disegno di legge, ormai svelato dal Governo con la pubblicazione del testo che ora è all'esame del Senato.

L'esclusione non è a priori per tutti i professionisti ma solo per coloro che svolgono collaborazioni su attività per cui sono abilitati. Al contrario, le attività che esulano dall'iscrizione ad un albo professionale, e prestate tramite partita Iva, potrebbero invece essere considerate false collaborazioni autonome al verificarsi di almeno due delle tre condizioni, già individuate nella presentazione del ddl.

E cioè:

1. durata complessiva della collaborazione superiore a 6 mesi nell'arco dell'anno solare;
2. fatturato, proveniente da quella collaborazione, superiore al 75% dei corrispettivi complessivamente percepiti nell'arco dello stesso anno solare. Viene specificato però che la regola è valida anche se il fatturato è riconducibile a più soggetti appartenenti al medesimo centro d'imputazione di interessi;
3. e fruizione di una postazione di lavoro presso il committente.

Per i rapporti così individuati come co. co. co., scattano gli obblighi contributivi a favore della Gestione Separata, con il versamento degli oneri a carico per due terzi del committente e per un terzo del collaboratore, che avrà la possibilità di rivalsa nei confronti del primo.

Viene però prevista un'applicazione graduale delle misure: istantanea per i contratti sottoscritti dopo l'entrata in vigore della legge e entro un anno per quelli già in essere, i quali potranno adeguarsi alle nuove disposizioni entro 12 mesi dall'entrata in vigore della legge.

La preoccupazione che nei giorni scorsi si è diffusa tra gli autonomi al momento dunque è stata dipanata. Nessun pericolo, dunque, per consulenti, direttori dei lavori, coordinatori per la sicurezza, ed altre figure che rischiavano, se i contenuti restavano quelli della bozza di presentazione del ddl, di rinunciare ad incarichi cospicui solo perché di lunga durata e remunerati con corrispettivi superiori al 75% dei guadagni percepiti in un anno solare.

di Mariagrazia Barletta architetto

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