Codice degli appalti: al via la riforma

Lo scopo: mantenere in Italia le stesse norme che esistono in Europa senza sovraccaricarle o complicarle

Il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge delega al Governo per attuare le direttive europee sui contratti di concessione e gli appalti pubblici. Una novità che accompagna lo «Sblocca Italia». 
Si tratta di recepire le direttive 2014/23 sull'aggiudicazione dei contratti di concessione, della 2014/24 sugli appalti pubblici e della direttiva 2014/25 sulle procedure d'appalto degli enti erogatori nei settori dell'acqua, dell'energia, dei trasporti e dei servizi postali. 

«La redazione del nuovo codice supererà e abrogherà l'attuale Codice dei contratti pubblici del 2006, prevedendo un adeguato regime transitorio» fanno sapere dal Governo. Si tratta di una «rivoluzione», così l'ha definita il premier Matteo Renzi, che ne ha spiegato le finalità. «Ci devono essere le stesse regole in Italia come nel resto d'Europa», ha affermato il presidente del Consiglio. E l'Italia ha spesso complicato la normativa aggiungendo troppo e rendendola in alcuni casi poco chiara, e dunque eludibile, così come hanno dimostrato casi recenti balzati agli onori delle cronache (Expo e Mose in primo piano). 

«Il codice degli appalti potrà modificare qualcosa della normativa europea, ma sposa il principio secondo cui ciò che è consentito in Europa, è ciò che deve essere fatto in Italia», ha continuato Renzi. «Abbiamo inserito troppe norme e nel farlo abbiamo creato un danno oggettivo, economico e di mancanza di chiarezza»: è la conclusione del premier.

A specificare i principi guida del nuovo Codice è il comunicato di fine seduta del Consiglio:

  • divieto di introduzione e mantenimento di livelli di regolazione superiori a quelli minimi richiesti dalle direttive comunitarie;
  • compilazione di un unico testo normativa denominato "Codice dei contratti e delle concessioni pubbliche", volto anche a garantire l'effettivo coordinamento con le ulteriori disposizioni normative in vigore nelle medesime materie, nel rispetto del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea;
  • razionalizzazione del quadro normativa in materia di appalti e delle concessioni pubbliche;
  • semplificazione e armonizzazione delle disposizioni in materia di affidamento degli appalti e delle concessioni, attraverso anche la promozione di soluzioni innovative in materia di insediamenti nazionali produttivi strategici e in materia di rispetto dei vincoli idrogeologici;
  • trasparenza e pubblicità delle procedure di gara;
  • riduzione degli oneri documentali a carico dei soggetti partecipanti e semplificazione delle procedure di verifica da parte delle stazioni appaltanti;
  • riduzione delle stazioni appaltanti e razionalizzazione delle loro attività;
  • razionalizzazione ed estensione delle forme di partenariato pubblico privato;
  • revisione del sistema di qualificazione degli operatori economici in base a criteri di omogeneità e trasparenza;
  • razionalizzazione dei metodi di risoluzione delle controversie alternativi al rimedio giurisdizionale, anche in materia di esecuzione del contratto;
  • miglioramento delle condizioni di accesso al mercato per le piccole e medie imprese e per le imprese di nuova costituzione;
  • previsione di una disciplina organica della materia delle concessioni pubbliche e individuazione, in tema di procedure di affidamento, di modalità volte a garantire i livelli minimi di concorrenzialità, trasparenza e parità di trattamento richiesti dalla normativa europea;
  • definizione di un quadro regolatorio volto a rendere trasparente la partecipazione dei portatori qualificati di interessi nell'ambito dei processi decisionali finalizzati all'aggiudicazione di appalti e concessioni pubbliche.

Per approfondire: governo.it

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