fex : [post n° 229645]

Archi-tutto o archi-niente?

Buongiorno a tutti. Generalmente mi limito a leggere di tanto in tanto le discussioni e i commenti presenti sul sito, ma oggi mi sono decisa a fare sentire anche io la mia voce.
Sono un architetto di 35 anni con un ottimo curriculum e, credo, buone capacità a livello professionale. Dopo anni di lavoro passati negli studi (con annessa dose di sfruttameto, ma anche di importanti esperienze acquisite), mi sono data alla libera professione. Come molti altri giovani colleghi, mi arrabatto giorno per giorno per poter sopravvivere, svolgendo un lavoro che per me è sempre stato una grande passione, per la quale sono stata disposta ad alcune rinunce e a fare scelte a volte difficili. Ora alla mia "veneranda" età inizio a pormi qualche domanda e mi viene il dubbio di aver preso un granchio.
Stamattina la goccia che ha fatto traboccare il vaso: all'ennesimo cliente che, nel momento in cui ho accennato alla parcella per una certificazione energetica (e vi assicuro che sono stata al di sotto della media), mi sono sentita chiudere in faccia la telefonata, non ci ho più visto e mi sono...per così dire...risentita. So che alcuni colleghi accettano lavori come questo per cifre ridicole, forse perchè avendo un notevole giro di clienti possono permettersi di abbassare i prezzi e di guadagnare sulla quantità. Ma che ne è stato della qualità? Il fatto che alcuni professionisti si prestino a lavorare per poco spiazza il mercato non solo dal punto di vista economico, ma soprattutto dal punto di vista professionale. Se un collega accetta un lavoro sotto-costo, penso che cerchi di dedicarci meno tempo e meno energie possibili per poterci ricavare qualcosa, cosicchè chi lavora con serietà e che con serietà si prende tutte le responsabilità civili e penali di una firma su un documento, diventa una sorta di "ladro". Onestamente, mi sono stancata di vedere come il nostro lavoro viene puntualmente denigrato da chi ci vede da fuori e che banalmente ritiene che una DIA nasca direttamente da una stampante o un ACE salti fuori magicamente dal pc. Ma quello che penso e che spesso ho denunciato, anche all'interno dell'Ordine cui sono iscritta e di cui ho fatto parte come commissario, è che fondamentalmente la colpa è nostra. Siamo noi i principali responsabili, perchè ci pieghiamo a delle regole, che noi stessi dovremmo dettare. In Austria negli anni 80 un piccolo gruppo di giovani architetti ha detto NO e ha proposto un modo di lavorare e costruire diverso. Inizialmente denigrati dal mondo delle archistar locali, hanno trovato invece terreno fertile e hanno cambiato nel giro di 20 anni l'architettura locale.
Mi guardo intorno, vivo nella "verde ed elegante" Brianza e quello che vedo sono tonnellate di mattoni e cemento accatastate senza alcun criterio, edifici mal progettati e mal costruiti, costruzioni che talvolta portano perfino la firma di qualche conosciutissimo "big" profumatamente pagato. Ovviamente ogni generalizzazione ha i suoi limiti, ma credo di non essere molto distante dalla realtà. Eppure, nonostante quel senso di disfattezza e di frustrazione che a volte sento nello svolgere il mio "mestiere", penso che sia ancora possibile fare qualcosa per migliorare la situazione, a partire proprio dalla nostra generazione, che ha il dovere di farsi sentire. Abbiamo il dovere di lavorare bene e con serietà, per spiazzare tutti coloro che sono figli di, o amici di o che rivestono ruoli anche importanti senza averne merito.
Credo che se si coinvolgessero di più gli ordini, se gli ordini stessi tutelassero veramente i propri iscritti (tutti: grandi e piccini), dettando delle regole che siano a tutela del professionista, ma anche del cliente, forse faremmo qualche passo avanti. Se gli ordini coinvolgessero maggiormente i vari Comuni, proponendo per esempio concorsi di progettazione aperti ai giovani, con l'intento di assegnare veramente questi lavori ai vincitori; se si denunciassero i concorsi truccati, che purtroppo sono una realtà; se i colleghi disonesti che violano palesemente le regole deontologiche venissero quanto meno segnalati agli ordini e ricevessero delle sanzioni per comportamenti scorretti, forse la situazione potrebbe migliorare.
E penso che noi per primi dovremmo iniziare a unirci piuttosto che farci le scarpe a vicenda.
Facciamo un lavoro bellissimo, che unisce creatività, immaginazione, tecnica, sociologia e molto ancora: cosa aspettiamo a farci valere?
bonaparte :
Penso che "la causa" di questa corsa dei prezzi al ribasso, sia anche l'alta "specializzazione" dei tecnici. Ho potuto confrontare preventivi per certificazioni energetiche: chi fa solo quello di mestiere è molto più economico, probabilmente xchè ha "standardizzato" un metodo ed impiega pochissimo tempo avendo un programma o un file "prefabbricato", così come per l'acustica, le pratiche catastali etc... Purtroppo credo sia impossibile in questo tipo di economia essere architetti a tuttotondo, non conviene più nè a noi nè ai committenti...
luca :
ma se il nostro paese e' noto in tutto il mondo per la gerontocrazia e per il nepotismo tu che cosa vuoi modificare? capisco lo sfogo ma non c'è nulla da fare, prima lo capisci e prima inizi a vivere in tranquillita'.

apprezzo il tuo ragionamento ma ritengo inutile ogni utopico tentativo di cambiamento
isil :
Xluca:
Nessuno pretende di cambiare le cose dall'oggi al domani, ne di cambiarle da solo facendo l'eroe .... forse qualcuno se lo sente di essere giudicato pazzo solo perchè pensa che con l'impegno piccole conquiste si possano fare.
Xfex.
A proposito di Archi-tutto o Archi-niente proprio in questi giorni riflettevo cercando di capire qual'è il nostro vero mestiere, e riflettendo ho capito che l'architetto dovrebbe occuparsi del progetto. Questo è, o dovrebbe essere il nostro campo d'azione, in questo confluiscono i nostri studi, l'espereizna lavorativa come quella quotidiana. Il resto, driva e discende da questo (capacità tecnica di realizzare i progetti, conoscenza dei materilai, abilità ammnistrativa...etc.). Il problema è che nessuno crede nel progetto e noi ci ricicliamo come possiamo con le conseguenza ke tu e bonaparte riassumete in questo post.
fex :
Rispetto e apprezzo tutte le opinioni, anche di chi non condivide o ritiene inutile lo sfogo mattutino di chi da anni si impegna per fare (spero) bene il proprio lavoro, in un mare di "concorrenti" che talvolta si comportano in modo poco professionale, a scapito di tutti, clienti per primi. Quello che mi spaventa, ma che non mi stupisce, è un generalizzato atteggiamento "remissivo" di chi in un certo senso si adegua alla situazione generale. In parte lo capisco (non si mangia con le utopie), ma se guardo un po' più a lunga distanza ritengo sia un errore perchè ne va della dignità professionale e della qualità delle prestazioni professionali. E questo va a scapito di tutti.
Sono d'accordo sul fatto che l'architetto dovrebbe progettare e seguire tutte le fasi che vanno dall'idea preliminare alla sua realizzazione. Io stessa farei volentieri a meno di certificazioni e perizie, che penso siano più approrpiate per altre tipologie di professionisti, ma come tutti si sa, bisogna pur sopravvivere. Ma se per acquisire un cliente devo abbassare la parcella a un prezzo che alla fine sarebbe addirittura un costo, onestamente preferisco perdere l'occasione.
Il mio intervento (azzardato un po' a botta calda) non voleva certo essere la tiritera di chi si piange addosso e si aspetta una pacca di consolazione, anzi, mi sento più carica e determinata a dare una svolta a quello che a me non va. Una goccia nel mare non è nulla, tante gocce possono essere qualcosa, pur nella consapevolezza che i grandi cambiamenti spesso richiedono molto tempo, ma anche e soprattutto il coraggio di andare controcorrente. E' ovvio che ci sono opinioni diverse: così come tanti si pongono gli stessi problemi miei, tanti altri la pensano diversamente e si adeguano, oppure pensano che sia giusto o più opportuno mantenere lo stato dei fatti. Per fortuna il mondo è vario, se no sarebbe una noia mortale!
luca :
Io non sono per nulla remissivo, e' solo che in questo paese abbiamo ing. geometri, periti, e non so quanti altri e tutto fanno tutto quello che capita. Il lavoro ci sarebbe per tutti se ogni categoria non si allargherebbe a prendere lavori che non competono, e questo ci viene imposto dall'alto. Poi provate a protestare in questo paese non vi ascolta nessuno, non perche siete architetti ma perchè non ci sono proteste valide, non si ascoltano gli operai, ne gli industriali, il governo va a se e il cittadino pure. La soluzione sarebbe una rivoluzione come quella che ha fatto cadere i governi comunisti 20 anni fa, ma poiche all'italiano medio la situazione attuale non da fastidio poiche ci si arrangia lo status quo e' questo.
poipoi :
Il mondo va verso il low-cost. Che ci piaccia o no.
viviamo certamente in una fase di passaggio fra un certo modo di intendere la professione e la realtà che è ben diversa.
Siamo noi i primi ad esser contenti di poter comprare una libreria all'IKEA a un quinto del prezzo, e poi ci scandalizziamo se qualcuno fa un'offerta molto più bassa della nostra e magari ci guadagna.
Senz'altro c'è chi accetta qualsiasi cosa pur di lavorare, ma c'è anche chi fa un buon lavoro a prezzi più bassi. Forse perché è più organizzato o più esperto.
Il dramma è che per poter sopravvivere si è costretti a prendere di tutto, e questa non specializzazione ha un costo in termini di tempi e qualità. Sarebbe più facile se ci si unisse in gruppi interdisciplinari, dove ognuno a un compito e lo svolge al meglio. Ma questo è un altro discorso.
mari :
Luca per me ha ragione. Io posso raccontare la mia esperienza: stanca del lavoro in studi che mi pagavano quando volevano e poco, ho cercato di specializzarmi in un campo dove sapevo esserci molto lavoro: sicurezza antincendio, ho avuto ed ho tutt’ora dei clienti (aziende) cui valuto il rischio incendio, seguo le pratiche per ottenere CPI, ma è dura concorrere con altri professionisti e a dir la verità non solo tecnici diplomati ma anche laureati che per poco o niente consegnano relazioni senza valore, i quali non si accorgono nemmeno di certi pericoli che nelle loro relazioni non appaiono affatto. Ma lavorano sulla quantità, sfornano relazioni come fossero panettoni (tramite copia e incolla) considerando una o due leggi quando ce ne sarebbero da consultare a decine. Insomma io ora mi accorgo di non poter essere competitiva ma non perché non sappia fare relazioni come quelle ma perché la mia coscienza è differente. Insomma tra poco sarò senza clienti perché non me la sento e non voglio competere in questo modo. La conclusione è che per me il problema principale è nel concetto di professionalità che molti, purtroppo, diplomati e laureati hanno.
archinerba :
il fatto è, secondo me, che il moltiplicarsi delle pratiche e delle certificazioni necessarie a corredare un progetto, ha reso praticamente IMPOSSIBILE per una professionista che opera da solo, lo svolgimento del lavoro; vuoi perchè è impossibile possedere contemporaneamente TUTTE quelle conoscenze, vuoi proprio per la mancanza del tempo fisico per produrle...non i può campare con una pratica ogni 3 mesi, tenendo conto delle eterne tempistiche burocratiche...
Il risultato è che c'è chi si specializza, e chi prende tutto, e il cozzare di queste due tendenze produce l'aberrazione delle parcelle...la cosa migliore, dal punto di vista qualitativo, sarebbe la specializzazione, con buona pace della professionalità e dell'etica...la realtà, invece, è che bisogna campare di qualcosa...il problema è di difficile soluzione. Stiamo diventando schiavi e in un certo senso vittime (pensate a quello che scrive Mari) di regole che dovrebbero proteggerci..
Ily :
E invece la via sarebbe molto molto più semplice, caro/a Archinerba: basterebbe ridurre la quantità totale di carte da produrre per ogni pratica.
:-)
bonaparte :
è che se riducessero la quantità di carte (cosa che spererei vivamente) ridurebbero la quantità di lavoro, soprattutto per certi enti... pensiamo solo ai vari consorzi certificatori tipo iso ecc... producono grandi quantità di incartamenti... in poche parole: temo che ormai sia un cane che si morde la coda!!!
Ily :
A volte penso che io viva non per fare architettura, ma per firmare e timbrare scartoffie (o meglio preparare le scartoffie che il giometro che mi comanda firmerà).
Non so se ha mai fatto perizie: io si, per interposta persona, e la quantità di carte dal linguaggio astruso e fumoso prodotte per ad esempio per la tracimazione di una fogna è impressionante.
kitto :
Quoto poipoi in toto. Ma aggiungo, e non mi stancherò mai di dirlo su questa bacheca, che è l'offerta (numero di architetti) che abbassa il prezzo. Se vogliamo parlare di cose concrete ho 2 proposte:
1. cominciamo a proporre di chiudere alcune facoltà di architettura;
2. una legge che vieti a geometri e periti di poter progettare qualsivoglia costruzione edilizia.
E poi vediamo se non cambiano le cose! Ma immagino la sollevazione:
- dei tanti Baroni che dovrebbero fare le valige
- della corporazione dei geometri che hanno molta più autorevolezza di noi architetti.
Chiudo cono una battuta: ho l'impressione che molti politici abbiano il diploma di geometra :)
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