lullaby : [post n° 269469]

dottorato o master?

salve a tutti! sono piena di dubbi in questo periodo e chissà che qualcuno non ci sia passato e sappia consigliarmi. sintetizzando sono indecisa sul mio futuro. sono neolaureata, quindi non so basarmi molto sulla realtà dei fatti, per questo chiedo a chi ha esperienza e vede le cose da una prospettiva diversa dalla mia. Sono indecisa se fare un dottorato, considerando che nessun professore mi sponsorizza, oppure abbandonare l'idea di una carriera accademica e dedicarmi al lavoro, provando a specializzarmi intanto con un master. In realtà già ora avrei scelto questa seconda strada, ma ogni tanto mi dico che prima o poi tenterò un master o dottorato all'estero, e che anche se voglio fare l'architetto, sperando che sia prima o poi nei cantieri e non solo in ufficio, non riesco ad abbandonare del tutto l'idea di continuare a formarmi e specializzarmi, ambendo ai gradi più alti dell'insegnamento. Non penso che le due cose siano coniugabili, perchè vedo che pochissimi professori portano avanti anche l'esercizio della professione mentre gli altri si crogiolano dietro filosofeggiamenti che di pratico hanno ben poco, ma io ci vorrei provare!
mi piacerebbe fare un dottorato qui ma ancor di piu all'estero (anche se sicuramente è molto difficile da realizzare) o comunque anche un master (forse questo da fare all'estero è sicuramente più fattibile, anche a livello economico), ma poi quanto sarebbe possibile rientrare in Italia? ovviamente una lunga parentesi all'estero la farei piu che volentieri, ma non mi dispiacerebbe tornare. insomma sono piena di dubbi: ricerca o lavoro, all'estero o in Italia?
accetto qualsiasi consiglio e/o strigliata d'orecchie!
fulser :
se vuoi fare l'architetto, nè master (soldi buttati nel 90% dei casi) nè dottorato. Passa più presto che puoi l'esame di stato e comincia subito a lavorare, perchè all'inizio nessuno ti pagherà il giusto, quindi se vuoi guadagnare qualcosa ti conviene iniziare da subito a sputare sangue iscrivendoti all'albo. Se poi hai il fiato di gestire il dottorato e anche la libera professione contemporaneamente, meglio (è dura però), ma non procrastinare l'entrata nella realtà della professione.
Se sei neo laureata non te l'ha detto nessuno, ma fino a qualche anno fa lo dicevano a tutti gli studenti (e lo dovresti trovare in molti libri e "sacri" testi dell'architettura del recente passato): il mestiere (sottolineo MESTIERE) dell'architetto è un lavoro da ricchi, nel senso che un vero architetto non viene considerato formato prima dei 40 anni, perchè la professione non si impara all'università; in teoria fino ai 40 anni e anche più dovresti fare la fame, e poi incominciare pian piano ad ingranare.

Mi dispiace essere così categorica, ma noto che queste cose, che erano ben chiare a tutti noi ben prima di finire l'università, nessuno le dice più (e non è che abbia tanti anni più di te).
luca :
non condivido quello che hai scritto sui 40 anni, perche è solo una usanza italiana e non globale, inoltre anche il fatto di non essere pagati è sempre usanza italiana..................tante parole e modi di fare che di architettura contemporanea non ha esempoi alcuno da lasciare ai posteri.

Vai all'estero finche hai la voglia e l'eta'
Mari :
Io per una delle due strade che tu dici (il dottorato) ci sono passata ed il primo consiglio che posso darti è fare il dottorato all’estero. Mi sembra di capire che la voglia di provarci è forte, e allora io non aspetterei, appena laureati si hanno più energie e la spinta giusta, quella che serve.

Al dottorato anche in Italia non è difficile entrare anche se non conosci nessuno, a differenza di quanto molti pensano non c’è tanta gente che si presenta ai concorsi di questo tipo, almeno questa è la mia esperienza personale e regionale. Una volta entrati in Italia la strada è lunga e può capitare che sembri inutile lo sforzo che stai facendo perché le cose vanno come sappiamo: dottori di ricerca in gamba a cui viene sbarrata la strada e che a 30 e passa anni devono reinventarsi, perché dopo aver speso tante risorse capiscono definitivamente che per loro la strada dell’università non ha sbocco; ricercatori che tali restano fino alla pensione, ammazzandosi - tra l’altro - di lavoro, etc.. Poi si sa all’estero valorizzano di più il tuo lavoro, in tutti i sensi, anche naturalmente sul lato economico.

Quanto alla professione, ci sono prof. che fanno anche libera professione e ne sono tanti, ma se devi dedicarti ad un dottorato, vista la concorrenza che anche in Italia è fatta di gente molto brava, io direi che bisogna farlo dedicandoci gran parte del tempo, perché conta tanto fare una buona ricerca di tesi e pubblicare quanto più possibile cose valide, è il passepartout per gli step successivi.

Comunque secondo me il dottorato è più facile realizzarlo all’estero, innanzitutto perché qui i posti con borsa (1000 euro- dovrebbe ancora essere così) sono davvero pochi, e poi perché qui non è difficile perdere la motivazione. E comunque anche avendola qui la borsa è relativa, per esempio a me per spostamenti vari, convegni, biblioteche e archivi sparsi, se ne andava via che era una bellezza! Poi qui, finito il dottorato, devi sperare in assegni di ricerca e poi di entrare come ricercatore, ma questo periodo può essere lungo anni, ed allora devi per forza contemporaneamente lavorare, o essere ereditiera o mantenuta fino a data imprecisabile.

Insomma se io fossi neolaureata, e in base alla mia esperienza e conoscenza del mondo universitario, ripeto del tutto personale e locale, mi informerei sui dottorati all’estero, in Spagna magari, dove si diventa ordinari anche in giovane età.

In bocca al lupo :-)

Anzi aggiungo un’ultima cosa: al di là delle difficoltà è un lavoro molto bello: la tua ricerca è personale ed inedita e ogni cosa che scopri la sai solo tu e, nel momento in cui la scopri apri uno spiraglio nuovo – anche se minimo - su quella materia.
schizzo :
dipende tutto da quello che vuoi fare veramente..il dottorato è fattibile se hai buona volontà e ti assicura subito una entrata mensile (che di sti tempi non fa davvero schifo a nessuno)..però , almeno da quello che vedo io, è un lavoro duro che non ti permette di seguire lavori tuoi all'esterno e sopratutto nella maggior parte dei casi ti esclude dalla pratica di cantiere che è fondamentale per un vero architto costruttore.
la seconda opzione è il mondo del lavoro..sei giovane quindi ti consiglio di buttarti subito sui cantieri da sola (come ho fatto io) oppure affiancando qualcuno..si all'inzio sarai sottopagata o non pagata, ma se hai volontà la ruota gira...non disdegnare qualsiasi lavoro, fosse anche la progettazione della cuccia del cane perchè tutto ti servirà. il master puoi farlo, però come ben saprai ti assorbirà molto tempo e soldi, rimandando nel tempo l'entrata nel mondo del lavoro...meglio forse qualche corso + breve ed economico (in giro ce ne sono) e nel frattempo cominci a sporcarti le mani di calce...
fulser :
per la redazione PA: la seconda parte del messaggio non si legge, e mi capita anche con altri, da cosa può dipendere? Non è la prima volta.

per Luca: al contrario, quella dei 40 anni è una cosa internazionale che è nella "storia" della professione dell'architetto almeno dell'ultimo secolo. Quello in cui ti do ragione è che un praticante all'estero ha la speranza di vivere dignitosamente anche come stipendiato all'interno di uno studio, mentre da noi non succede per una infinità di motivi che tutti sappiamo.
lullaby :
ringrazio tutti per avermi risposto. l'esame di stato l'ho passato già e, con tutti i dubbi relativi a p.iva inarcassa ecc, mi sono iscritta all'albo. Ho una voglia matta di "sporcarmi le mani", per il momento faccio uno dei tanti stage sottopagati e come tanti spero di imparare il più possibile prima di spiccare il volo da sola. Nel frattempo, nonostante io voglio fare l'architetto, voglio progettare e vedere realizzato qualcosa di mio, sia anche la cuccia del cane, continuo a pensare che vorrei fare il dottorato proprio per quella voglia di ricerca e sperimentazione che ben ha descritto Mari. Già la mia tesi era sperimentale, e mi ha aperto nuovi orizzonti. Devo ammettere che finora quello che mi ha un po' frenato dal provarci sono il fatto che qui in italia vedo la differenza che fa avere un professore che ti promuove e non averlo, e io sicuramente non ce l'ho. Non vorrei ritrovarmi tra 3 anni con un mero titolo senza riuscire ad andare avanti. Inoltre so che mi prenderebbe troppo tempo e non volevo del tutto abbandonare il lavoro, e questo è dovuto sicuramente a una mia incapacità di scegliere cosa voglio fare "da grande". In ogni caso grazie per il consiglio di guardare all'estero, ci penserò seriamente, anche se è difficile entrare...
luca :
X fulser ,mi spiace ma conosco architetti di 35 ani che hanno il proprio studio all'estero e fanno lavori che i tanto rinomati Signori romani neanche immaginano
fulser :
x luca: l'eccezione che conferma la regola. Se fai un calcolo di quanti sono e quanti invece rimangono nell'ombra tene rendi conto.
fulser :
ooops, ovviamente te-spazio-ne ....
desnip :
Personalmente tutti quelli che conosco che hanno fatto dottorati e master non gli è servito a niente... solo ad essere disoccupati qualche anno in più.
E ti sto parlando di persone in gamba.
DR COSTA :
Confermo quello che ha detto Desnip.
Se vuoi rimanere in Italia entra subito nel mondo del lavoro perchè c'è da sudare veramente per fare l'Architetto; altrimenti vai all'estero a fare master, dottorati ecc. avresti sicuramente più possibilità di lavoro dopo.
Anzi vai direttamente all'estero anche per lavorare e fare l'architetto, tanto in Italia non si fa Architettura tranne che in rarissimi casi e soprattutto rischieresti di fare la "fame"
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