kitto : [post n° 318654]

Donne al lavoro dal punto di vista del figlio

Solitamente si parla di lavoro delle donne dal punto di vista delle donne. Ma i figli cosa pensano, come la vivono la scelta della mamma?
Perchè non ci mettiamo, una volta tanto, nei panni dei bambini invece di pensare SEMPRE alla carriera e alla realizzazione della mamma laureata in architettura, con P.Iva e senza orari fissi? Dove sta l'uguaglianza tanto sbandierata della nostra civiltà occidentale tra mamma e papà? Ma voi quando eravate piccoli gurdavate con gli stessi occhi il papà e la mamma o c'era qualche differenza? Siccome sono un uomo vorrei capire il Vostro (femminile e maggioritario su questo sito) punto di vista, vorrei capire cosa dovrebbe accadere in questi passaggi:
1 gravidanza
2 il figlio fa la prima elementare.
Cancellate per un attimo la realtà e dite quale dovrebbe essere la vita ideale del bambino e della mamma dal momento 1 al 2.
pepina :
Io figlia di madre professoressa e padre con attività autonoma. I miei hanno sempre lavorato e ti devo dire la verità, non ho mai sofferto per questo, anzi! Se i miei dovevano lavorare c'era la nonna o la baby sitter. Se mia madre fosse rimasta a casa ad accudirmi, con il carattere che si ritrova, sarei diventata matta! comunque la vita ideale del bamino dalla fase 1 alla fase 2 dipende da troppi fattori, per esempio il carattere delle persone e il contesto, non generalizzabili a mio avviso
Ily :
Mio padre lavorava a tempo pieno (9-18) mia madre è stata statale, inizialmente lavorava dal lunedì al sabato con orario 8-14.
Ho avuto i nonni paterni e la nonna materna: il pomeriggio stavo colla mamma, o con i nonni paterni, e la nonna materna.
Ho avuto una famiglia molto presente, e sono stata felice. Non mi è mancato nulla e credo che anche mia madre sia stata contenta della sua scelta: ho sempre ritenuto normale che lavorassero entrambi.

Però vorrei chiedere una cosa: perché si ritiene scontato che a casa ci debba rimanere la madre?!?
kitto :
Figlio di due statali entrambi lavoravano solo al mattino e anche a me tutto sommato è andata benone. Vorrei però farvi notare che stiamo andando fuori tema. Qui il problema non è se la donna deve lavorare o no. Il problema è che fine fa il figlio di un'architetta collaboratrice con P.Iva che non ha nulla a che vedere con una dipendente pubblica che ha diritti a non finire e orari di lavoro dimezzati.

Ily ti rispondo con delle domande: perchè si ritiene scontato che i figli debbano nascere dalle donne? Perchè il latte è materno (quello paterno non c'è)? perchè non possiamo farli nascere a turno i bambini? Cioè qui non stiamo parlando di usi e costumi (l'uomo va a caccia e la donna cucina la preda), ma di natura delle cose.
ivana :
i figli sono contenti se i genitori sono contenti, è certo importante il tempo che si dedica alla cura dei figli ma anche la sua qualità....che non dipende dalla capacità biologica di procreare...
...ed una mamma che lavora può, con più facilità, riparare alla scelta non oculata del proprio compagno, poichè non è ricattabile economicamente.
pepina :
Da finta p.iva se mai dovessi rimanere incinta mio figlio lo curerò al meglio, ma di certo non mi asterrò dal lavorare..
ArchiFra :
mio figlio era molto più sereno nel periodo in cui io lavoravo, ovviamente gestendomi le piccole commesse con orari che coincidevano coi suoi dell'asilo. in quel breve periodo io ero serena e lui lo percepiva. prima che andasse all'asilo stavamo semrpe insieme, appiccicati. non faceva bene a nessuno dei due.
una mia amica si è licenziata quando le è finita la maternità facoiltativa ma la sua idea di fare la mamma a tempo pieno era che il bvambino veniva tutti i giorni parcheggiato dai nonni così lei poteva andare da parrucchiere, estetista, shopping per i cavoli suoi. l'asilo no, per carità, sia mai... il bambino deve stare con la mamma diceva.. e infatti lei con lui stava a malapena mezza giornata. bambino viziato fuori misura, isterico, aggressivo eprchè non stava coi coetanei e perchè le aveva tutte vinte mentre la mamma pure faceva solo i comodi suoi.
io ho scleto di mandarlo al nido a 13 mesi ed è stata una manna per entrambi.
quindi la soluzione idelae per me sarebbe quella dei paesi scandinavi, dove i papà sono obbligati a prnedersi il congedo che può coincidere o essere successivo a quella della moglie, e dove mamme e papà possono decidere se stare a casa fino ai 3 anni del figlio, retribuiti e con posto di lavoro conservato.
una famiglia felice è quella dove tutti sono sereni perchè incastrano le loro esigenze. una compagna di mio figlio non vede mai la mamma perchè lei è una dirigente in altra città: parte tutte le mattine alle 7 e torna la sera tra le 21 e le 23. si lamenta che la notte la bambina non dorme, ma per forza, è l'unico momento in cui può stare con la mamma! però non vuole prendere il part time che le spetta in quanto dirigente perchè il lavoro le piace di più della serenità della figlia e infatti si porta il labvoro anche in vacanza. questo è un altro caso malato al pari di quello sopra citato perchè si prende in considerazione solo il piacere della mamma a scapito del figlio.

per me è fondamentale poter staccare da mio figlio, certo non il primo anno in cui il legame deve essere simbiotico, ma è importante che una madre mantenga la sua identità separata da quella del figlio anche per il bene del bambino, se no divenmta un legame morboso in cui la donna (sempre lei) si annulla.
Isil :
E' la stessa domanda a cui tento di dare risposta io...mamma architetta a partita iva. Io faccio il gioco dei pesetti sulla bilancia ... posso capire di "barattare" il tempo di mia figlia con un posto che mi dà la possibilità di costruire un futuro. Allora lo fai volentieri e si è tutti felici e contenti. Ma lavorare 10 ore a partita iva, senza ferie, senza permessi, senza tredicesima, con la paura che all'ennesima febbre di lascino a casa, senza sicurezza di guadagno che futuro mi permettono di costruire per la mia famiglia? Io sono riuscita a trovare un compromesso al mio rientro. "Posso" uscire alle 16 fino ad agosto (senza integrazione dello stipendio da parte della cassa naturalmente) dopo però debbo tornare full time (fino alle 19). Prima questa situazione mi pesava fino ad un certo punto...ora è un macigno!
ivana :
...ma questi datori di lavoro pensano proprio di produrre qualcosa di così tanta importanza, che le tre ore di Isil diventano fondamentali al completamento della loro magnifica opera?
Ily :
Ma Kitto, il tuo discorso vale finché il bambino viene allattato. Dopo, quando lo svezzamento è completo, il padre è in grado di accudire al proprio figlio esattamente come la madre.
Ily :
Ma Kitto, il tuo discorso vale finché il bambino viene allattato. Dopo, quando lo svezzamento è completo, il padre è in grado di accudire al proprio figlio esattamente come la madre.
ponteggiroma :
contesto quanto esposto da kitto nel post in quanto il problema non va assolutamente posto dal punto di vista "genetico" (di genere), ma piuttosto dal punto di vista strettamente "economico". Mi spego: dando per scontato che tra padre e madre almeno uno debba necessariamente avere più flessibilità dell'altro per poter garantire un minimo contatto con i figli, viene da se che tale flessibilità la garantisca chi ha un rendimento lavorativo minore, ovvero chi incassa meno per unità oraria.
Ily :
No Ivana, temo che Isil per il suo datore di lavoro non sia nient'altro che un mezzo d'opera, come la stampante, il plotter o il pc. Un mezzo d'opera che ha costi di gestione più alti, prestazioni più alte e multifunzionali, e malauguratamente alla sera non puoi spegnere staccando la spina. Insomma, una specie di super Ipad.
ponteggiroma :
... o in alternativa chi ha maggiore possibilità di gestirsi autonomamente i tempi.
kitto :
"In grado di accudire" sono d'accordo. E' quell' "esattamente" che non mi convince.
Che i figli abbiano bisogno delle cure e dell'educazione da parte di entrambe i genitori non ci piove, ma non mettiamoli sullo stesso piano. Tantomeno sostengo che i figli debbano stare sempre con i genitori instaurando rapporti patologici e morbosi. Ma se un uomo e una donna lavorano dalla mattina alla sera mi dite QUANDO possono stare coi figli? I nonni e la baby-sitter sono o dovrebbero essere dei supplenti occasionali come quando a scuola mancava l'insegnante di ruolo invece sono circondato da nonni e babysitter fissi, quoitidiani, a tempo pieno, perchè ovviamente lavorano a tempo pieno tutti e due i genitori. Il problema di lavorare entrambi io non lo lego alla realizzazione della donna o cose del genere, ma al semplice fatto che oggi con uno stipendio solo non ce la si fa.
ponteggiroma :
appunto kitto, il problema quindi non è di genere, ma srettamente economico-organizzativo. Chi guadagna meno o chi ha orari più flessibili lo fa, certo non è concepibile che entrambi stiano fuori di casa per 10 ore al giorno.
Isil :
Esatto. Devo essere disponibile per ricevere eventuali clienti (ergo aprire la porta e farli accomodare in sala riunioni), rispondere al telefono, fare fotocopie e fax, e poi ovviamente disegnare e trascrivere dati (la progettazione è raramente mio compito). Poi se io esco prima sconvolgo la libertà dei titolari che devono presiedere al mio posto e magari rimandare la palestra.
Ily :
Ok, quindi segretaria, architetto, magari ragionera (per tener dietro alla contabilità del capo). Posso sapere quanto prendi, per otto ore al giorno? Ti paga ad agosto?
Ovviamente non devi rispondere se non ti va.
Isil :
Assolutamente non mi faccio problemi ;)
Prendo 9 euro lorde/ora no ferie. Adesso lavoro 6 ore quindi prendo 54 euro lordi/giorno mentre per 9 ore (orario full perchè si lavora dalle 9 alle 19 con 1 ora di pausa senza formule intermedie) sono 81 euro lordi/giorno.
susa :
posto che sono assolutamente convinta che una donna debba lavorare per esser indipendente economicamente, contribuire al bilancio familiare, realizzarsi e mille altri motivi...
ritengo che la donna dipendente ha orari fissi, ferie permessi e malattie maternità concesse nonchè una certa tranquillità "contrattuale" che le permettono di ritagliarsi tutti gli spazi che vuole per stare con il figlio...
una donna LIBERA PROFESSIONISTA è "libera" di organizzarsi e scegliere... scegliere di rifiutare qualche lavoro, di prender un collaboratore che la aiuti, di portarsi il figlio in studio, di lavorare da casa, di lavorare un po' meno ecc ecc... perchè è "libera"... quindi credo che se vuole, a costo di fare qualche rinuncia economica, può riuscire ad organizzarsi..
..........................il problema sono tutte le altre, le finte "libere" professioniste, senza diritti di nessun genere... e allora li diventa dura conciliare maternità e professione..........................
Ily :
Diventa dura conciliare vita e professione... Nel senso che ad esempio per prendere in affitto casa mia (bilocale eh) ho dovuto sudare sette camicie.
ivana :
...e poi ti devi anche sentir dire che pensi sempre alla carriera...
comunque è chiaro che il datore di lavoro che obbliga alla finta partita iva e paga 9 euro l'ora commette un'azione illegale. Il problema è un problema legislativo (mancano norme e controlli) culturale, sociale e politico e prettamente italiano. In altre nazioni il problema non si pone.
desnip :
Io ho avuto non solo la mamma che lavorava, ma anche le nonne. Ma erano tutti lavori in proprio.
Quindi ho passato l'infanzia tra il negozio di una nonna, in cui lavorava anche la mamma, e la casa dell'altra nonna, sarta, in mezzo a "spezzi" di stoffe, bottoni, gessetti per segnare la stoffa da tagliare, ecc.
Però la mia mamma è davvero super, perchè, non so come abbia fatto, ma si è sempre occupata lei di noi, e in casa facevo tutto lei, visto che mio padre non l'aiutava nelle faccende domestiche.
I miei nonni (maschi) non facevano i baby sitter, allora non si usava...
ivana :
mia madre lavorava, era sola e doveva mantenere una famiglia. Quando l'asilo era chiuso durante le feste, mi portava in fabbrica ed era costretta a nascondermi nel ripostiglio quando passava il controllore. Quando sono diventata adulta ho capito che solo una società cieca ed opportunista può costringere una donna a nascondere la propria figlia in un ripostiglio da sola. E poverina...mi ha sempre detto che le donne dovevano studiare e laurearsi per non fare la vita che aveva dovuto fare lei....
pepina :
@ivana e desnip, che grandi Donne!
kia :
adesso bisogna per forza di cose lavorare in due per pagare affitto e bollette.
C'è poco da fare. A casa mia ad un certo punto mia madre smise di lavorare per stare dietro a me (che prima stavo dai nonni, ma poi per ragioni di salute non potevano più) e lavorava solo mio padre.
Con uno stipendio solo (un normalissimo lavoro dipendente) siamo stati più che bene. Adesso una cosa del genere è praticamente impossibile!!!
Edoardo :
Eppure ci sono ragazze che sfornano il figlio e con arroganza per questo pretendono di essere mantenute dai genitori (casa+viaggi+bimbo) come nulla fosse... ...ne ho avuto l'esempio l'altra sera ad una cena dai miei titolari. E loro: poverina, ha il bimbo.. non può lavorare, anzi, forse non deve. Quello che credo è che andiamo verso 2 classi sociali sempre più distinte, ovvero i benestanti/ricchi ... e quelli che devono andare a lavorare per campare. Per i secondi sono ca__i amari, perchè le risorse per il welfare stanno finendo. E quando non ci saranno più le pensioni dei nonni.......... :- (
kia :
@edoardo
ah!ah!quanto è vera questa cosa che dici!!!i poverini sono sempre loro (i titolari) anche se sono uomini tra l'altro ( non serve che sia necessariamnte donna), che hanno il bambino da portare assolutamente in piscina, ecc.ecc. Gli altri invece non hanno un cavolo da fare nella vita e sono tutti a disposizione. Che palle, veramente, non se ne può più.
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