Valentina : [post n° 441332]

Abilitazione alla professione

Buongiorno a tutti! Mi voglio transferire in Italia, sono laureata in architettura (6 anni). Volevo domandarvi come funziona l'esame di stato per essercitare come architetto. È necessario essere inscritto anche per fare qualche lavorino come Intern o qualcosa similare
Grazie milla
ArchiFish :
Considera che da noi, i laureati in architettura, se non sono vocati per la strada della disoccupazione o dello sfruttamento, tendenzialmente fuggono all'estero o sognano di farlo. Ti consiglio caldamente di restare dove sei, fosse anche la Tanzania, avresti comunque più speranze che in Italia.
Ciò premesso, l'esame di stato ti abilità alla professione, ma non ti mette nella condizione di poter lavorare. Dopo aver superato l'esame, per poter "firmare", occorre necessariamente procedere all'iscrizione ad ordine ed inarcassa (ed all'apertura di una partita IVA se si intende esercitare la libera professione e/o non si trova un lavoro come dipendenti).
Il "lavorino come Intern o" non so cosa sia, quindi mi risulta impossibile dire come svolgerlo legalmente.
Maria :
@ArchiFish ma non sarebbe molto più proficuo e vantaggioso impegnarsi per risolvere i problemi della categoria e cominciare a pensare a lottare seriamente per la nostra professione invece di lamentarsi in continuazione che i neolaureati sono destinati tutti alla disoccupazione (che tra parentesi è un problema che ormai affligge quasi tutte le professioni, noi siamo anche più fortuni di altri professionisti, chiariamo)? Non so quanti anni abbia lei ma io, neolaureata in attesa di abilitarmi e con già in mano un lavoro ottenuto non per conoscenza e per il quale ho dovuto fare 4 colloqui e sudarmi la selezione, vedo una situazione in cui chi ha le conoscenze e dovrebbe sollecitare gli ordini professionali a fare meglio (o magari anche solo FARE qualcosa) perde le giornate ad autocommiserarsi o a commiserare i colleghi perchè siamo tutti precari o quasi. Magari lo riacquistiamo un po' di amor proprio che sembra che da quando Bersani ha tolto i tariffari minimi tutti gli architetti e gli ingegneri hanno perso la parola in questo Paese? Bah.
@Valentina Detto ciò, io sosterrò l'esame tra pochi giorni e al momento è cambiato tutto per la situazione covid: attualmente l'esame consiste in un'unica prova orale che consta di 4 parti, che sono cultura generale, tecnologia dell'architettura, deontologia e pratica professionale dell'architetto, cioè ti chiedono di descrivere concettualmente un'opera architettonica che scegli in base a due schede che ti presentano (ad esempio il Centre Pompidou di Parigi) ponendoti anche domanda di storia dell'architettura, poi di disegnare un particolare costruttivo che ti dicono loro, poi ti fanno alcune domande su ambiti vari della professione (es, appalti pubblici, urbanistica, figure professionali, cantieri, leggi e norme ecc) e infine ti vengono posti dei quesiti sul codice e il comportamento deontologico dell'architetto.
Questa modalità resterà così fino a quando non risolveremo il problema della pandemia. Tornati alla normalità ci saranno due possibilità: 1. l'esame si farà alla vecchia maniera, cioè 4 prove che a seconda della sede dove lo farai potranno essere in un'unica giornata o in più giorni, la prima e la seconda prova consistono nel disegnare un vero e proprio progetto a mano (fogli e matita) con la relativa descrizione strutturale o tecnologica (particolare costruttivo o calcoli strutturali), la terza è un vero e proprio tema di architettura da scrivere sempre a mano su vari argomenti più disparati che decide la commissione e la quarta prova e l'orale in cui discuti ciò che hai fatto nelle prove precedenti e possono farti ulteriori domande di cultura generale.
2: la seconda possibilità coinvolge solo alcune sedi universitarie (Politecnico di Torino e di Milano, Firenze, IUAV ecc) e consiste nello svolgimento sempre di queste quattro prove ma svolte al computer (è una novità di qualche anno che stanno adottando sempre più università, e a ben ragione direi), oppure ancora potrai evitare la prima prova pratica (il progetto) svolgendo un tirocinio di 900 ore in uno degli studi che indicheranno le commissioni (ma in alcune sedi non è ancora stato ben definito questo punto, dovremo aspettare), ma le altre prove dovrai farle lo stesso.
Dopo di chè, se avrai la fortuna di abilitarti, per esercitare regolarmente dovrai iscriverti all'Albo degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della città che vuoi, iscriverti ad Inarcassa o altro ente di previdenza sociale obbligatorio e crearti una PEC. Inoltre hai l'obbligo di formazione continua da quando ti iscrivi all'Ordine fino ai 70 anni, cioè annualmente dovrai conseguire dei crediti obbligatori svolgendo diverse attività (ad esempio puoi partecipare a corsi professionali o convegni e conferenze, tutta roba che solutamente organizza e fornisce l'Ordine Nazionale, ma non solo. Ovviamente dovrai pagare anche il contributo annuo sempre all'Ordine sennò sono guai e ti possono anche sospendere dall'Albo.
Dopo tutt questa trafila se non prendo il massimo nella parte di Deontologia mi incazzo.
Ah, auguri!
ArchiFra :
scusate se mi intrometto, ma se uno è già abilitato all'estero non ha la possibilità di farsi riconoscere l'abilitazione senza dover rifare l'esame in italia? magari è il caso di Valentina. non so come funzioni il riconoscimento e se cambia a seconda del paese, in base alla laurea abilitante, al tirocinio abilitante o all'abilitazione simile a quella italiana previo superamento di esame
ArchiFish :
@Maria
ti concedo le tue esternazioni sul cosa dovremmo fare invece di piangerci addosso, solo perchè, come ammetti, sei neolaureata ed in attesa di abilitazione, quindi, citando uno spot pubblicitario di quando ancora facevi l'asilo, posso dirti: "...devi farne di strada bimbo, se vuoi scoprire come è fatto il mondo" (oppure, citando una canzone scritta quando ancora dovevi nascere : "crescerai, imparerai...il rimpianto rimarrà, di quell'età").
Belle parole, le tue, da giovane (temo, illusa) che ancora crede si possano cambiare le cose semplicemente volendolo. Purtroppo la realtà, prende più o meno tutti a calci nelle gengive e dopo tante pedate, passa la voglia di combattere per gli ideali. Se rimangono un po' di forze e di speranze, si finisce per dedicarle a sè stessi.
Ciò premesso, sei libera, anzi, hai il dovere, di credere nelle tue affermazioni e qualora, in futuro, ti si presenti l'occasione, di provare a cambiare le cose (qualcuno, a volte, ce la fa). Avresti tutta la mia stima ed il mio rispetto, perchè dimostreresti che io ed altre decine di migliaia di colleghi abbiamo sbagliato e fallito.

PS
Per la cronaca, personalmente, non mi lamento e non mi autocommisero, mi limito ad essere realista condendo il tutto con una sana dose di sarcasmo e disillusione.
d.n.a. :
@Maria, mi fai morire dal ridere.. "Dopo tutt questa trafila se non prendo il massimo nella parte di Deontologia mi incazzo."... lo sai vero che in tutto il tuo discorso non c'era una e dico una riga di deontologia professionale vero!..
Beata ingenuità... ovviamente e giustamente non ti fiderai... ma fidati.. ascolta ArchiFish che ha più esperienza.. non è questione di piangersi addosso, è questione che la realtà dei fatti, vissuta facendo o provando a lavorare da liberi professionisti, e non da caddisti a studio, è dura... ma dura dura dura... oggi sopratutto, se non sei ricca, o avviata, per quanto tu sia brava.
ma ad ogni modo, in bocca al lupo.

@Valentina, tecnicamente è obbligatorio essere iscritti all'ordine per esercitare la professione come disciplinata dalla normativa nazionale, il lavoretto di interni (quando per interni intendo arredamento dei locali come sono, o consulenze su colori, complementi ecc) non richiede necessariamente abilitazione, ma semplicemente l'esercizio di una attività di impresa (cioè avere partita iva e posizione imps).
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