A-nin : [post n° 442006]

Smart working.. vorrei ma...

Cari tutti, puro sfogo:
è circa 1 anno (da inizio Covid) che cerco collaborazioni (retribuite, serve dirlo?) da remoto come progettista o per svolgere pratiche edilizie, attività dove non mi sembra sia necessaria una presenza fissa in studio, full-time, a P.Iva ovviamente.
Fra video-call, telefono, mail, possibile condivisione dello schermo e chi più ne ha più ne metta mi chiedo come mai la sfilza di studi che pubblica annunci alla ricerca di profili addetti a ricoprire ruoli da burocrati, renderisti ed esperti in produzioni di certificazioni energetiche richieda categoricamente la presenza in sede 5/5.
Si parla tanto di rivoluzione del lavoro, di smart working ma......mi chiedo ma dove, per chi?? Solo per ruoli da cartomanti o venditori online di diete indiane??
Come sempre il nostro settore dimostra grande apertura mentale... se non ti fai 10 ore al giorno sottopagato dentro lo studio del titolare a fare la muffa non va bene.. giusto. Ma voi che ne pensate?
d,n,a, :
Lavorare a distanza è molto semplice e "figo" a parole, ma scontrandosi nei fatti, diventa molto meno semplice.
Sono veramente pochi gli studi strutturati per lavorare a distanza (a livello di filosofia di lavoro piu che a livello di attrezzature) e con esperienze di colleghi che in studi strutturati operano da dipendenti in smart working, posso assicurarti che anche se professionisti dotati di consolidata esperienza di studio, bene inseriti nell'organigramma, le difficoltà pratiche non sono da poco.
La nostra professione, anche nelle figure piu "umili" dei renderisti, burocrati, e APEisti, è molto complessa, e legata ancora ad un modo di fare analogico (carta canta) che male si addice alle forme agili di lavoro.
Io lavoro in un ufficio comunale, dove ho ruoli assolutamente burocratici che bene possono essere eseguiti da casa. Lo smart working è stato attivato da mesi, e ti assicuro che al massimo riesci a stare a casa un giorno la settimana, perchè di fatto, se non sei in ufficio, non hai accesso ai documenti cartacei, non tutto è digitalizzato ecc ecc..
A-nin :
Capisco.. posso immaginare che in Comune sia ancora molto preponderante il cartaceo ma ti assicuro che, perlomeno per la mia esperienza, dentro agli studi la tendenza è sempre di più quella di digitalizzare qualsiasi cosa.
Con un buon server in studio e l'accesso in cloud non vedo dove stanno tutti questi problemi a collaborare da remoto...
Tanto più che guardacaso le offerte di collaborazione per partecipare a concorsi di idee gratuitamente o con rimborsi spese specificano che il lavoro può avvenire anche a distanza. Ah, in quel caso allora va bene? non si tratta anche in quel caso di progettazione? non serve il confronto lì?

Secondo me il discorso si riduce più puramente a: se vuoi che io ti paghi quei 1300-1500 al mese devo essere sicuro che almeno 8-9 ore al giorno le stai sudando, e questo lo posso verificare solo se ti ho presente in studio.

Oltretutto quello a cui mi riferivo è il fatto che nessuno studio negli annunci accenna anche solo a un minimo di flessibilità, es. lavoro 3 giorni in smart working / 2 giorni presenza in sede.
Questo cambierebbe di molto le cose, consentirebbe anche di poter lavorare con realtà anche fuori regione senza doversi trasferire per forza se il lavoro nella propria non c'è, cosa ovviamente impossibile se al lavoro ci devi andare 5/5.

Se persino la macchina del Comune è riuscita ad applicare il tele-lavoro mi chiedo quali mai potranno essere le difficoltà del piccolo studio composto da 2-3 persone. Secondo me e per esperienze passate alla base c'è un rifiuto a prescindere..
ArchiFra :
purtroppo confermo che in italia siamo ancora ancoratissimi all'idea che il lavoro si misuri non in obiettivi raggiunti ma in ore in cui si è fatta presenza e scaldata la sedia.
io lavoro in comune, e lo smart working qui non ha fatto che traslare le ore di "timbratura" a casa, agevolando chi già lavorava poco e penalizzando chi invece è efficiente: è ovvio che se dobbiamo rendicontare ogni sera al minuto (non scherzo...) ogni singola attività in modo da arrivare a giustificare il monte orario quotidiano, chi lavora lentamente ha vita facile, e chi invece ottimizza i tempi si trova a lavorare il quadruplo di certi colleghi (ma questo anche in presenza).
se invece, come dovrebbe essere il vero smart working e non questa pagliacciata emergenziale non contrattualizzata, ognuno dovessere giustificare degli obiettivi, sarebbe tutto più logico ed equo, ma l'italia mentalmente non è ancora pronta ad accettare che si può benissimo rendere anche in 4 ore di lavoro concentrato e proficuo.
quindi la mia percezione è che la resistenza sia puramente legata a un fattore culturale.
io personalmente ho preferito tornare in presenza ancora l'estate scorsa nonostante il mio lavoro sia svolgibile interamente da remoto, ma semplicemnte perchè ci sono tante sfumature umane che in smart fanno perdere tempo: tanti scambi di informazioni estemporanei che vengono in mente quando ci si incrocia nel corridoio, oppure per cui bastano due minuti in cui ci si affaccia all'ufficio, in smart implicano dover rincorrersi con mail, appunti, telefonate, contro mail per chiarirsi.
quanto al controllo, mi fa ridere la sola idea, perchè chi non lavora in remoto sono gli stessi che la sfangano in presenza
d.n.a. :
Non so quanti anni hai, e da quanto lavori, ma da come scrivi, probabilmente sei giovane e non lavori da molto tempo.
Ma se sali di una generazione, io che sono quarantenne e a crescere di età, le cose cambiano, perché:
1 non siamo nativi digitali.
2. è di gran lunga più semplice dare un ordine ad un collaboratore a viso che tramite telefono.
"quali mai potranno essere le difficoltà del piccolo studio composto da 2-3 persone"
vuoi un piccolo elenco.
1 non tutto è digitalizzato
2. magari non hai server
3. per fare telelavoro serio, devi avere un VPN, adsl o fibra, pc adeguati, trasferimento linee telefoniche e un altro po' di cose che non ho voglia di raccontare, e tutto questo costa, e tanto.
4. in sede deve restare qualcuno, perché sai, i clienti vengono in ufficio, non vengono da un'altra parte.
5. 2-3 persone vuol dire che uno è titolare, e un titolare se vuole mangiare e farti mangiare, deve girare, e quando dico girare intendo come una trottola e spesso vedi il capo per un'ora al giorno se va bene.
6. se sei con anni di esprerienza sei autonomo, ma per gestire un collaboratore che ha poca esperienza, ci vuole tempo, e a distanza o hai una piattaforma di scambio informazioni coi fiocchi e non ce la fai, quando in presenza sei la..

potrei continuare a lungo, ma fidati, non è semplice soprattutto per quelle realtà piccole che sono il tessuto degli studi di architettura.
paradossalmente per il comune è molto piu semplice perchè i soldi ci sono, le tecnologie ci sono e basta far fare a qualcuno.

Infine ti dico una cosa, cancellare il rapporto umano in presenza è assolutamente deprimente e sterilizza la persona.
Se tu sei distante, diventi un misero operatore di macchina, non sei piu A-nin che le tue caratteristiche, i tuoi pregi e i tuoi difetti, i tuoi ritmi, i tuoi dubbi e le tue conoscenze, diventi l'operatore n. x che a fronte di una richiesta da una risposta.
questa è la morte della socialità, e c'è un motivo che socialità faccia rima con società.
Amen.. :-D
A-nin :
d.n.a. compio 36 anni a breve, e ho lavorato per circa 11 anni dentro a studi di architettura. Ti ti ringrazio molto per il tuo parere
A-nin :
ArchiFra mi trovi totalmente d'accordo, condivido l'idea che si tratti di un fattore puramente culturale. Grazie per il contributo
ArchiFra :
condivido quello che dice dna, comunque: diciamo che trovo impossibile pensare di gestire totalmente un lavoro da remoto, senza mai presenza per intescambio
d.n.a. :
A-nin, allora ne hai esperienza, quindi dovresti capirle da sola/o certi meccanismi avendoli provati di persona.
Boh, sarò vecchio io, ma a pensare di ricevere una mail la mattina alle 8 con scritto "incarico istruire pratica allegata xy entro le ore 12", oppure " dal progetto allegato restituire n. 5 render fotorealistici, formato 1024x768, 300dpi, viste sud ed est, entro le ore 18 - urgente" a casa, accendere il computer mettermi la a fare quanto richiesto, e all'ora richiesta, mandare mail con scritto fatto... boh, piuttosto mi sparo sulle p@lle...
poi è chiaro che io ho ragionato per opposto, e magari piuttosto che fare un'ora di macchina per andare in ufficio, stare fuori casa 10 ore, e poi tornare un'altra ora di macchina sia meglio così, ma probabilmente come dice ArchiFra, il nostro paese non è ancora pronto a questa rivoluzione.
Il rovescio della medaglia del lavorare per obbiettivi, e non per tempo persona (che poi gli obbiettivi comunque ci sono, se hai un capo che ti segue) è che se ti danno x obbiettivi e tu non riesci/non sei in grado di raggiungerli, oppure te ne danno troppi di obbiettivi, va a finire che ti assorbi completamente e rischi di passarne 12 di ore davanti al pc.. e sai che gioia poi... senza contare che sarai chiuso in casa (o magari in giardino in un bellissimo paesino in montagna, con una vista sul sasso lungo) tutto il giorno da solo, molto smart, molto hytech, tra mail, videocall, chiamate, chat, senza orari, con i tuoi obbiettivi da raggiungere.... tacc tonno in scatola.. taac grissini per tonno in scatola, taacc tavlino pieghevole.. in mutande e camicia.. io muoio se me lo propongono.. non so te... almeno uscendo di casa vedo qualcosa di nuovo ogni tanto..

Ripeto sono vecchio dentro (ho solo 3 anni più di te) ma per come la vedo io, la tecnologia sta alla vita, come guardare un film erotico sta a fare l'amore con una donna.. se non hai mai provato il secondo, il primo ti sembra il meglio, ma quando hai provato il secondo.. beh... si commenta da se...

il lavoro è parte preponderante della vita attuale, il vero obbiettivo da raggiungere è quello che non lo sia, ma fino a quando l'Italia sarà una repubblica fondata sul lavoro, lo vedo assai duro il cambiamento.
A-nin :
d.n.a. credo che alla base la tipologia del lavoro che svolgiamo sia un po' differente, soprattutto in termini di inquadramento di impiego.
Come la stragrande maggioranza di architetti che lavorano con o per gli studi, io non sono un dipendente, ma un lib. professionista con p.iva, i meccanismi li conosco bene e proprio perchè ho lavorato tanti anni dentro agli studi so benissimo quanto sia possibile lavorare anche da remoto. Questo consentirebbe di avere più opportunità di collaborazioni parallele e riuscire ad avere un maggiore equilibrio fra vita privata e vita professionale (come hai ben descritto si fa presto a trascorrere 10-11 ore fuori casa fra viaggio e ore in studio).

Quello di cui mi stupivo a inizio della discussione è proprio la mancanza di offerte di lavoro presenti in rete aperte verso tale strada (se non quando si tratta di collaborazioni pro bono per partecipare a concorsi, allora non capisco in quel caso come tutto diventi possibile: ottimi collegamenti al server, ottima fibra, ottimo scambio online). Tutto qui.
Per quanto riguarda la tua bellissima descrizione di Renato Pozzetto in smart working ti confesso che mi ha fatto ridere parecchio, non è il mio caso ma sicuramente qualcuno ci si può riconoscere ahahah
ponteggiroma :
quando inventeranno un sistema che da remoto permetta di rispondere al telefono, fare fotocopie, portare il caffè alle riunioni, riavviare i PC dei capi che non sanno come si fa, fare le raccomandate, andare a fare la fila al comune e, perché no, mobbizzare anche un po' i dipendenti, allora si che potrà funzionare
A-nin :
Ponteggiroma esiste già la soluzione: è quella figura che da qualche parte chiamano segretaria!! Di solito sono bravissime nelle mansioni che hai descritto :D
ponteggiroma :
a si? Io credevo fosse prerogativa degli architetti.
E allora noi cosa facciamo?
A-nin :
So che le segretarie la fila al Comune non la vogliono fare, possiamo fare quello....
Ily :
Io attualmente collaboro con un collega facendogli alcune pratiche che lui non ha tempo di eseguire. Perciò si tratta a tutti gli effetti di una collaborazione saltuaria. Il lavoro a distanza è perfetto se il collaboratore è un professionista esperto che può seguire il lavoro in autonomia.
A-nin :
Ily mi trovo d'accordo con te, sicuramente il mio discorso non era quello di affidare al laureato da 2 mesi il PdC in sanatoria da gestire da remoto...
chiaramente serve dimostrare di avere esperienza nel lavoro. Il problema mi sembra è che se non si tratta appunto di conoscenze pregresse (ex collega o ex studio in cui si lavorava ad esempio secondo la mia esperienza) viene concessa raramente fiducia nell'affidare un lavoro a esterni, seppur dimostrando di esser qualificati nel poterlo gestire
desnip :
@ponteggi... non vale, mi hai preceduto... :-( volevo fare la battuta: "E come le fai le fotocopie e il caffè da remoto?"

Cmq, io faccio da ormai parecchi anni un tipo di lavoro che si può fare da remoto e devo dire che in questo anno mi ha aiutato, mi sono trovata notevolmente avvantaggiata.
Riguardo al discorso sulla vita sociale, è tutta una fesseria... Eliminare i tempi di percorrenza per raggiungere il luogo di lavoro lascia in realtà molto tempo libero per fare altro. Sinceramente io preferisco "socializzare" con i miei amici, con le "ragazze" della palestra quando si poteva andare, la mia estetista e il mio parrucchiere, piuttosto che con certe "serpi" che puoi trovare sul posto di lavoro.
eli71 :
Bè desnip che sia proprio una fesseria quella della vita sociale forse dipende dalle situazioni. Io quando lavoravo a studio mi facevo 50 km tutti i giorni, da quando ho cambiato lavoro , quasi un anno e mezzo fa, sono obbligata a lavorare a casa perchè la mia attuale collega fa altrettanto. Ci vediamo solo quando dobbiamo fare dei sopralluoghi presso le ditte clienti. Non so cosa darei per rifare i 50 km tutti i giorni, anche se era pesante perchè non ne posso più di stare 24 ore in casa a fare la badante ai miei genitori mentre lavoro. Credevo fosse un vantaggio lavorare a casa invece non riesco a staccare mai da niente, il lavoro e i problemi di casa sono sempre lì 24 ore al giorno. Almeno quando andavo a studio vedevo qualcun altro e riuscivo a separare casa e lavoro.
desnip :
eli71 questo è molto triste perchè vuol dire avere solo il lavoro come opportunità di vita sociale... Io ti capisco perchè sono vissuta fino a tardi con i genitori e, con tutto il bene che gli voglio, farmi un lockdown insieme sarebbe stata dura (ma per fortuna abitiamo vicini, quindi non li abbandono).
Detto ciò, sì ti capisco, ma in condizioni "normali" lo smart working non annulla la vita sociale, ma anzi la amplia. Poi, cmq, io vado lo stesso a fare sopralluoghi, presso gli uffici e ricevo clienti in studio, quindi non è che sto da sola 24 h, ma tutto in maniera più rilassante.
E soprattutto non so come facciano le persone che devono occuparsi della casa quando tornano la sera...
Ily :
Secondo me la cosa ottimale sarebbero due giorni a casa e tre in ufficio, magari a casa il lunedì e il venerdì, così chi abita lontano può passare a casa sua almeno 4 giorni, e il martedì mercoledì e giovedì in ufficio, così in quei giorni si possono impostare i vari lavori (che poi possono essere portati avanti in autonomia), fare i rilievi sul posto (in due si fa molto prima e molto meglio, perché 4 occhi vedono meglio di 2), riunioni di coordinamento e quant'altro.

Io dal primo febbraio vado in coworking perché non ne posso più di lavorare da casa, e il 1 febbraio daranno SEI ANNI che lavoro da casa. Ma prima del covid c'erano le biblioteche, c'erano le trasferte di lavoro ogni due o tre mesi, c'erano le riunioni in presenza: l'ultima che ho fatto - a Rimini a luglio - ha significato andare fisicamente a Rimini, fare il mio incontro di lavoro, poi andarmene a vedere la Domus del Chirurgo e quindi vedermi a pranzo con un mio ex compagno di liceo che ha sposato una riminese... Non so se mi spiego... Se stai a casa sei giorni a lavorare sodo, ma poi passi una giornata di "lavoro" così... beh, lo smart working è bellissimo!!!
eli71 :
desnip non è questione di avere solo il lavoro come opportunità di vita sociale...io non sono mai stata molto amante delle uscite e mi è sempre andato bene così, solo che per me la casa non dovrebbe essere un luogo di lavoro. Non desidero avere sempre il lavoro sotto agli occhi e il fatto di avere un altro posto in cui stare per 8-9 ore al giorno mi consente di riuscire a prendere le distanze dai problemi di casa. Poi certo l'avere avuto il covid sia io che mio padre e altri problemi ha reso tutto più pesante, tanto che anche io, come Ily, sto pensando di cercare uno spazio in coworking.
desnip :
Non so come voi intendiate lo smart working, ma per me non significa stare sempre a casa... L'architetto fa un lavoro per cui non può stare sempre a casa!
Rilievi, uffici, cantiere... come si fanno a fare da casa? Solo che avendo lo studio a casa non devi metterti tutte le mattine nel traffico per raggiungere il luogo di lavoro e da lì partire per tutto il resto, ma puoi muoverti in orari più comodi partendo direttamente da casa.
In più, tanto per fare un esempio, vuoi mettere fare la lavatrice mentre stai lavorando e poi stendere alle 10 di mattina, col sole? Ripeto, non so come facciano gli altri a fare i lavori domestici la sera... Io dopo le 17,00 letteralmente "non ci vedo più bene", che volete... sarà l'età...
d.n.a. :
desnip, ma tu non fai smart working, tu lavori da architetto, avendo come tuo ufficio casa, che è ben diverso.
Il principio dello smart working, è quello di eseguire un lavoro subordinato fuori dalla sede dell'azienda.

La questione di fondo è quella che si pensa di spostare le 8 ore di ufficio a casa, quando in realtà il lavoro agile è altro.

Edoardo :
Se l'età media dei "titolari" di bottega è 70 anni ci siamo già risposti da soli. P.S. per me in Italia sono tutte botteghe (anche di archistar) tranne rarissime eccezioni. Esempio di bottega: Padrone e suoi associati (parenti talvolta) > Sottoposti a Partita IVA suddivisi in "apprendisti" e "controllori/gestori a Partita IVA". Esempio di società: Soci > Dipendenti suddivisi in neo-assunti e responsabili di progetto assunti con possibilità di essere associati. Tutti hanno possibilità di crescere di ruolo come dipendenti > "stagisti", i soli non retribuiti se non con rimborso spese, con periodo di apprendistato definito e chiaro, al termine del quale possono essere regolarizzati se presi in studio. Buona giornata..
ponteggiroma :
edoardo, non ci ho capito niente, ma in parole povere, se volessi aprire una bottega, che devo fare?
A-nin :
@ponteggiroma: sposare la figlia del "padrone" o di uno dei suoi associati parenti
Kia :
In studio abbiamo tutti gli strumenti per lavorare da casa ma appena si è potuto ci siamo fiondati in studio perchè, c'è poco da fare, anche se siamo tutti di "comprovata esperienza" e gruppo di lavoro collaudatissimo e quindi ci possiamo arrangiare benissimo da casa, mancava lo sviluppare assieme il lavoro, fare il punto della situazione attorno al tavolo pien de carte e non da ultimo il contatto umano. Lo smart ce lo teniamo proprio come ultima spiaggia o quando dobbiamo stare a casa per altri impegni (tipo visita dal medico). Però dipende da come è strutturato lo studio e i rapporti tra chi ci lavora. D'altra parte se mi prendo in carico delle pratiche catastali che gestisco, firmo e fatturo io, se voglio faccio da casa e se voglio lo faccio da studio. Capisco chi deve farsi ore di viaggio, ma io ci metto mezz'ora a piedi e quindi è anche piacevole.
Edoardo :
pontè, sulla Salaria nun hai 'mbarato gnente? (me sò imburinito)
ponteggiroma :
edoardo, ma come ti permetti?
A-nin troppo tardi, ho sposato figlia di muratore
Edoardo :
;- )
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