Giancarlo P. : [post n° 453321]

Siam fessi noi, o son furbi loro?

Ormai siam tutti connessi: concorsi pubblici europei, ditte vincitrici croate con sub-appaltanti francesi e collaboratori a Partita IVA maltesi; se poi aggiungo che in fase di colloquio per uno studio in Messico dicevano che avrei lavorato come caddista per un progetto in Russia di un cliente cinese...
Sicché prima poi viene la curiosità di comparare il percorso per divenire Architetto in due paesi sulle sponde opposte dell'Oceano, ed è lì che sorge il dubbio menzionato nel titolo di questo post.

Prendiamo come esempio il giovane Fulano Sandoval Vázquez, messicano: dopo aver studiato 6 anni di elementari e 3 anni di medie, ha deciso che da grande farà l'architetto; sicché decide di andare alla "Preparatoria" (scuola superiore gestita da un Ateneo) invece che al "Cecyt" (scuola superiore gestita dal Ministero dell'istruzione), per un percorso di 3 anni orientato alla preparazione del futuro studente universitario. A questo punto, complice l'autonomia di uno stato federale, avrà a disposizione lauree "triennali" di 3 anni (poche, in realtà), 4 (la maggioranza), o la pomposa "Licenciatura en Ingeniero-Arquitecto" della UNAM, che nonostante i suoi 5 anni di durata e prestigio nazionale, è equipollente alle altre "triennali".
Giunti al termine della sua esperienza studentesca, dai 15 ai 18 anni a seconda della "triennale" scelta, discuterà una tesi, o farà un tirocinio esteso, o potrebbe essere esentato dall’esame finale se con una media superiore ai 9/10 (ogni università e corso di laurea decide la forma con cui terminare gli studi). Non sosterrà un Esame di Stato, né sarà obbligato ad iscriversi all'Ordine degli Architetti, perché la sua Laurea è Titolo Abilitante: riceverà una "cédula profesional de Licenciado Arquitecto" che gli permetterà lavorare in tutto il Paese. Cosa che gli sarà relativamente facile, giacché una buona parte dei professionisti è laureato "triennale": i magistrali sono una frazione degli Architetti di questa nazione nord-americana, e di solito vi si iscrivono dopo alcuni anni di esperienza lavorativa. E l'Ordine? Esiste come "Colegio de Arquitectos", ma è ad iscrizione facoltativa: forniscono formazione continua (non obbligatoria per esercitare come Architetto), servizi di tutela legale e commercialista, servizi extra.

Nel frattempo, il suo amico di penna Tizio Rossi, italiano, ha terminato i suoi 8 anni tra elementari e medie, e a sua volta ha deciso che da grande farà l'architetto; indeciso tra Liceo e Istituto Tecnico, opta per quest'ultimo, con l'intenzione di rafforzare le conoscenze tecniche invece che prepararsi durante 5 anni al mondo dell'Università. Terminati gli studi pre-universitari, potrà scegliere tra una laurea triennale o una laurea magistrale a ciclo unico di 5 anni; preferisce il sistema 3+2, per cui si iscrive alla triennale.
Ormai siam quasi giunti al termine della sua esperienza studentesca: dopo aver studiato 16 anni, discuterà una tesi, o in pochi corsi di laurea, potrebbe esserne esente per eccellente percorso formativo.
Ma, contrariamente al suo amico di penna messicano, il suo titolo di studio non servirà a molto: dovrà sostenere un Esame di Stato, per poter essere abilitato. "Essere abilitato" e non "Poter esercitare", gli chiede il quasi collega d'Oltreoceano? In effetti, esiste a livello teorico la possibilità di lavorare alle dipendenze di un altro Architetto o all'interno di un'azienda senza iscriversi all'Ordine degli Architetti, ma all'atto pratico è decisamente meglio ottenere il tesserino dell'Ordine, da rinnovare annualmente pagando una somma in denaro ed un'altra in Ore di Formazione Continua. Tra l'altro, una parte considerevole dei professionisti del settore è laureato Vecchio Ordinamento o Magistrale, per cui un laureato triennale italiano dovrà lottare più dell'omologo messicano, prima di ottenere l'agognato posto di lavoro o richiesta di un committente.

Giunti al termine di queste due esperienze, chiedo a voi: è furbo Fulano Sandoval Vázquez ad entrare nel mercato del lavoro con una "cédula profesional" che ha pagato una tantum e ricevuto in automatico al termine della laurea triennale, senza obblighi di formazione continua ed iscrizione all'Ordine; o è fesso Tizio Rossi, che per assicurarsi un posto decente ha sostenuto due prove (discussione tesi ed Esame di Stato) per poter richiedere un Tesserino di durata annuale, e che dovrà studiare vita natural durante per poter continuare ad esercitare come Architetto Iunior?

[Nota: entrambi i sistemi hanno pro e contro; non esiste una risposta giusta o sbagliata]
desnip :
Scusa, ma non è di pochi giorni fa una legge che abolisce l'esame di stato per molte professioni tra cui l'architetto?
Quanto al fatto di dover studiare vita natural durante mi sembra una cosa implicita in qualunque professione. io mi preoccuperei del contrario se dovessi rivolgermi a un professionista che non lo fa...
d.n.a. :
la risposta da parte mia è già scritta nella tua nota in calce...
entrambi i sistemi hanno pro e contro.
Del Messico non so nulla, ma so dell'italia, e qui, funziona così... immagina te he ora tizio è così fortunato anche da potere scegliere, cosa che fino a 20 anni fa non era possibile, ti sparavi solo i 5 anni (teorici) e poi laurea e abilitazione.. e visto il numero di architetti ed ingegneri iscritti, direi che la cosa non sia particolarmente complessa o onerosa, altrimenti gli iscritti sarebbero mooolti meno...
il problema vero, forse, sta nei 13 anni prima dell'università, che per chi non ha voglia di studiare sono troppi e per chi è bravo e ha voglia di studiare, sono troppi (perchè ne basterebbero forse 8 per imparare le stesse cose).
Se fossimo in un mondo perfetto, un tecnico bravo che si affaccia al lavoro a 25 anni, con una aspettativa di vita lavorativa di un 40 anni non è un problema, il problema è che l'apprendimento è appiattito e fermo all'aspettare che "tutti" siano portati allo stesso livello base e per forza sembra discriminatorio lasciare indietro chi proprio non ce la fa, ma così facendo impedire a chi eccelle di accelerare e arrivare "prima".
Giancarlo P. :
Sulla parte pre-universitaria, posso dire che i giovani messicani hanno già subito ripetutamente il trauma dell'esame: esame di fine elementari, esame di ammissione alle medie, esame di fine medie, esame di ammissione alle superiori, esame di fine superiori, e finalmente test d'ingresso all'Università; al che, può darsi che l'idea di Titolo Abilitante possa derivare dal fatto che, chi arriva all'Università, ha già superato una notevole quantità di filtri, e non serva un Esame di Abilitazione Professionale per assicurarsi di scartare i laureati non preparati da quelli che lo sono. Mentre in Italia, se ben ricordo sono rimasti solo l'esame al termine delle superiori, e quello di ammissione all'Università.
Resta il fatto che, laureati e laureandi di entrambi i Paesi, concordano che non si sentono preparati per entrare nel mondo del lavoro: se la formazione a vita dovrebbe essere un obbligo per rinnovare il Tesserino dell'Ordine, mi chiedo se davvero un Esame di Abilitazione possa essere necessario per far da barriera tra chi è preparato teoricamente per la professione, e chi dovrebbe tornare a studiare un altro semestre.
desnip :
Ma perchè chiamarlo "trauma" dell'esame? Io appartengo a quella generazione che gli esami li ha fatti tutti: elementari, medie e liceo. Anzi pure l'esame della "primina" a 5 anni. E sto qui ancora viva e vegeta e lotto insieme a voi. I "traumi" nella vita sono stati ben altri.
sclerata :
concordo con desnip
e aggiungo, in merito all'argomento, che secondo me le due realtà non sono nemmeno paragonabili proprio anche in termini di contesto.
Se Fulano venisse in Italia non capirebbe nulla del nostro "sistema" come se io andassi in Messico non capirei nulla del loro "sistema".
Cioè a me sembra una questione di lana caprina...
d.n.a. :
@desnip, l'esame della primina?.... ma quanto diversamente giovane sei.. non è possibile, tu menti .:-D
Giancarlo P. :
Per carità, l'uso di trauma è in senso ironico: non sono così saggio da aver sostenuto l'esame della primina, ma ho ancora ricordi sbiaditi dello scritto della 5° elementare, così come emozioni della 3° media e 5° superiore; più che altro facevo riferimento alla situazione delle ultime riforme della Scuola, in cui hanno eliminato un po' alla volta qualunque esame prima dei 18 anni adducendo in parte alla supposta inutilità della prova, ed un po' all'effetto psicologico della medesima in caso di non ammissione.

L'obiettivo del post è in effetti ricevere pareri per comparazione, e vedo con piacere che sta funzionando: visto che ogni tanto salta fuori qualche proposta su Albi, Tesserini ed Esami, magari può tornare utile avere un esempio fuori dall'Unione Europea, al di là di Spagna e Germania (professione regolamentata) o Danimarca e Svezia (professione non regolamentata).
Va da sé che il Presidente del CNAPPC non credo usi spesso questa sezione, sicché il risultato finale non andrà al di là del sapere pareri altrui...
desnip :
Ho capito... mi state dando della vecchia solo perchè ho fatto la prima a 5 anni.... :-))))
Ne deduco che sono ormai molti decenni che le mamme sono terrorizzate dall'idea di far fare una cosa del genere ai loro poveri pargoli...
fulser :
eccomi qua, quella per cui ogni esame, anche piccolino, è stato un trauma. Ma proprio sempre.
Solo recentemente ho imparato a gestirmi un po' meglio, ma non è stato il risultato di esperienza, età ecc ecc, ma solo di una specie di autodeterminazione, oltre che della relazione con persone "giuste" (per me) e non tossiche (per me).
sclerata :
Desnip usa ancora... Sono chiamati anticipatari.
Cmq mio marito mi ha detto che prima di iniziare la prima elementare ha dovuto fare un esame per essere ammesso perché non aveva ancora compiuto i 6 anni (li avrebbe fatti tipo 10 gg dopo l'inizio della scuola)... Ma è roba che usavano solo da lui? (brianza) io mai l'ho vista né sentita sta roba qua da me....
desnip :
Io compivo i 5 anni ad agosto e a settembre andavo in prima.
E nella mia classe del liceo c'erano due anticipatari che gli anni li compivano rispettavamente a novembre e a dicembre.
Suppongo che i loro genitori siano stati dei mostri! :-)
Ily :
"Ormai siam tutti connessi: concorsi pubblici europei, ditte vincitrici croate con sub-appaltanti francesi e collaboratori a Partita IVA maltesi; se poi aggiungo che in fase di colloquio per uno studio in Messico dicevano che avrei lavorato come caddista per un progetto in Russia di un cliente cinese..."

E io che mi sentivo così figa perché vivendo a Bologna collaboro con un'azienda di Rimini, uno studio di Lucca e la Scuola Edile di Piacenza :D

Il problema ragazzi non è la "licenza", ma le competenze.
O meglio, se vuoi costruire villette e appartamenti la "licenza" è tutto quello che ti serve, ma se vuoi fare seriamente RESTAURO te tocca studia', tutta la vita, e serve aver fatto il liceo perché benedirai di aver studiato latino.
Non sto scherzando, io ora sto STUDIANDO un libro sulla pittura quadraturista a Lucca perché sto curando una consulenza specialistica su affreschi di quel tipo...
Avvisami quando qualcuno risponde
Non mandarmi più avvisi

Se vuoi essere avvisato quando qualcuno interviene in questa discussione, indica un nome e il tuo indirizzo e-mail.