RE : [post n° 449949]

Condono edilizio

Buongiorno a tutti,
Dovrei ristrutturare una casa di mia proprietà, che però ha delle parti, nello specifico un terrazzo, che deve essere sottoposto a condono, in quanto è stato costruito negli anni '60 senza nessuna pratica comunale. Negli anni '80 era già stata iniziata la pratica di condono, ma alla richiesta dalla sovrintendenza di un progetto era stato tutto abbandonato.
Mi sono affidata per la pratica a un geometra (io sono architetto, ma appena laureato), che però
mi sta facendo aspettare moltissimo tempo per le varie pratiche.
Vorrei sapere, da qualcuno più esperto di me, innanzitutto se ha senso fare un'integrazione al condono precedente o se fosse meglio ripartire da zero con un nuovo condono non considerando quello mai concluso e anche quanto sono più o meno le tempistiche di consegna di un condono.
Inoltre, il professionista non mi ha mai fornito un preventivo formale del suo lavoro, ma una semplice email (a seguito di una mia richiesta) in cui scrive solo che il costo della sua prestazione può variare da tot a tot e nemmeno una tempistica di quando consegnare la documentazione, ma mi ha richiesto una delega per svolgere il lavoro in cui si assicura che venga pagato anche se il condono non andasse a
buon fine. Dovrebbe anche consegnare il materiale a un altro professionista (che ha richiesto lui) per svolgere la parte della relazione paesaggistica (dato che la proprietà è sottoposta a vincolo), ma è da mesi che dice che consegna in settimana, ma poi non arriva nulla.
A questo punto vorrei sapere se tutto ciò è "legale", perchè ovviamente per ora non gli ho consegnato la delega (che fra l'altro ha inviato un mese fa ante-datandola di parecchi mesi), perchè non essendoci inserite delle tempistiche non mi fido molto e vorrei evitare di firmare qualcosa e poi ricevere il lavoro fra chissà quanto tempo e non poter poi più accedere anche ai bonus per la ristrutturazione.

Grazie se qualcuno mi saprà aiutare, perchè a questo punto sono abbastanza disperata!
d.n.a. :
Se scrivevi che non eri un architetto era meglio.. ti dicevo semplicemente cambia tecnico ed ero apposto..
fossi in te, inizierei a leggere qualche normativa di settore, tipo, che non esiste più il condono, che cosa c'è sotto alla relazione paesaggistica, che cosa è una delega e in cosa differisce da un contratto (quella che ti ha chiesto di firmare è un contratto, e ci dovrebbe essere scritto quanto gli devi per le sue prestazioni) e che se prima non lo incarichi lui, ovviamente, non inizia a lavorare.. ecc..
Poi quando hai imparato qualcosa di nuovo, cambi tecnico e vai da un altro che ti segue nelle tue pratiche, dandoti tempistiche e spese certe.
RE :
Sono perfettamente d'accordo, ma purtroppo, dato che stavo preparando la tesi, non ho seguito io tutto il processo, ma un altro proprietario del fabbricato e ovviamente durante gli anni dell'università non insegnano nulla di tutto ciò che riguarda normative e pratiche, ora sto iniziando a studiare il tutto, ma comunque non ho l'esperienza.
Per quanto riguarda la pratica il geometra ha proprio iniziato a eseguire un'integrazione a condono edilizio, per quello l'ho chiamata così e stessa cosa per la delega, che lui stesso ha definito tale e che, secondo me, comunque non può essere definito contratto, perchè non c'è scritto nulla se non che gli affido il lavoro (a quale prezzo? in quanto tempo? non ha detto nulla).
Quello che volevo sapere è proprio se è obbligatorio dare un preventivo o se è solo buona prassi e indicativamente quali sono le tempistiche per la consegna di un lavoro del genere (esclusa la relazione paesaggistica, che deve essere prodotta da un altro professionista).
Purtroppo non essendo l'unica proprietaria sono abbastanza vincolata dagli altri.
archspf :
Partiamo dal presupposto che tutte le domande denotano la dichiarata inesperienza. Di fatto siamo di fronte ad alcune carenze fondamentali (ed assolutamente normali in questa inziale condizione) che sicuramente richiederanno del tempo per essere colmate, suggerendo quanto prima soprattutto per preservare i propri interessi.
Detto questo vado per ordine:
- il professionista va incaricato su una base di una lettera di incarico, ancorché di una delega formale in forza del quale egli agisce in favore e per conto del committente: senza il contratto firmato e formalizzato con l'accettazione del preventivo (al quale segue di base un acconto) il professionista non è tenuto a svolgere alcunché. E' il caso di chiarire tra voi i rapporti intrapresi. Personalmente se non avessi avuto l'incarico mi sarei limitato a precisare questo aspetto senza "sviare" la questione promettendo consegne.
- ci mancherebbe che in caso di pratica che non vada a buon fine il professionista non venga remunerato per il suo lavoro: provate a dire ad un dottore di operarvi o un avvocato di assistervi, con la clausola che il pagamento avverrà salvo buon esito. La nostra è una obbligazione di mezzi e non di risultati.
- inoltre dal momento che è stato presentato un preventivo, seppur di massima, si è a conoscenza della spesa
- il condono è una sanatoria speciale e derogatoria che non è più operativa (in quando decretata per legge specifica in preciso arco temporale) fatto salvo per le domande ancora pendenti: in tal caso però è pressoché difficile integrare la partica considerando i contenuti ed i presupposti della richiesta iniziale. Di base la cosa non è valutabile senza un confronto con il responsabile dell'ufficio di scopo. Sempre genericamente sarebbe possibile solo per variazioni non essenziali o comunque su dimostrata errata rappresentazione o laddove (in estrema ratio) non siano mai stati allegati gli elaborati: ricordando in ogni caso che qualunque intervento eseguito oltre il tempo della richiesta non è mai ammissibile.
- la procedura è laboriosa e peraltro, nel tuo caso, prevede la richiesta di ulteriori autorizzazioni (ex art. 32: accertamento di compatibilità paesaggistica) che richiedono spesso enormi tempi di attesa solo per l'istruttoria. Il professionista infatti risponde del tempo necessario a produrre e consegnare le documentazioni richieste ma in nessun caso può sostituirsi all'amministrazione circa l'esito delle stesse (ed il tempo necessario).
d.n.a. :
il preventivo è obbligo, poi ad essere concreti, diventa spesso difficile definire correttamente a monte una possibile spesa, non sapendo bene quali e quanti documenti si dovrà produrre per definire un condono, sopratutto se parliamo di pratiche datate come nel tuo caso.
le tempistiche anche quelle sono un'incognita, in quanto ci sono comuni veloci, e ci sono comuni che impiegano mesi a definire un condono, dipende anche se e quanto il tecnico mette "pressione" agli impiegati dell'ufficio, e quanto tempo il tuo geometra ha da dedicare alla tua pratica, ma da quello che scrivi, ne ha poco.
Capirai, se farai la professione, che la cosa fondamentale nei rapporti professionali è l'elemento fiducia. solitamente se manca quella da l'una o dall'altra parte, si inizia male e si finisce peggio. Parlo per esperienza vissuta, non per altro. Se c'è fiducia, il compenso a consuntivo sarà corretto e commisurato al risultato.
desnip :
Domanda: ma all'università non insegnano più cos'è un condono?
Non dico come si prepara la pratica, quali elaborati occorrono, oneri e oblazioni ecc., ma prorio COS'E'.
In base a quali leggi è stato in vigore, cosa lo distingue da una sanatoria...
Per me non è tollerabile che si esca da una università senza sapere cosa è un condono. Poi, si può non sapere come preparare la pratica, perchè quello non te lo insegnano, ma non cos'è! Non ci sono più esami tipo urbanistica, dove si studiano tutte le leggi che si sono susseguite???
RE :
Purtroppo no, sono stati fatti solo corsi sulla storia di alcuni piani regolatori famosi in Italia, ma senza le specifiche di normative e leggi.
Comunque ora ho le idee un po' più chiare e iniziando a studiare per l'esame di stato imparerò anche tutte queste informazioni estremamente utili e necessarie.
d.n.a. :
no desnip, ti confermo anche io, per esperienza diretta di mia nipote che fa architettura (lascia stare, le avrò detto 1000 volte di non farlo.. ma sti giovani, proprio non capiscono...) che non esiste piu neppure il corso di diritto... a quanto pare, per l'università, non esistono leggi...
Alle :
Quando mi sono laureato io ci stavano 2 esami LEGISLAZIONE URBANISTICA E DELLE OPERE PUBBLICHE e DIRITTO DELL’EDILIZIA E DEI BENI CULTURALI E AMBIENTALI ed a oggi è ancora così, ma ho visto che è tutto relativo in base all'uni, ho visto addirittura corsi dove ti laureavi senza dare un singolo esame di restauro, e poi si era architetti...
desnip :
Mah... sarei proprio curiosa di sapere cosa hanno insegnato nei "corsi sulla storia di alcuni piani regolatori famosi in Italia"... poveri ragazzi.
E pensare che oggi, in un modo o nell'altro, il nostro lavoro ha TUTTO a che fare con le leggi!
Adam Richman :
Abbiamo 40-45 anni di vita lavorativa per imbruttirci con la normativa :-) La "sensibilità da architetto" invece è difficile da acquisire se non durante l'università. Comunque un esame sulla normativa potrebbe starci, anche se credo sarebbe una bestia nera peggiore di scienza delle costruzioni
d.n.a. :
Si, ma con sta storia della sensibilità da architetto, si sta andando alla deriva, cioè c'è gente che esce dall'università e manco sa la differenza tra una legge e un dpr.... ho sentito con le mie orecchie un architetto 50 enne (quindi non giovane) che lavorava da anni in comune, ad un concorso, alla domanda secca di dire cosa significa l'acronimo dpr rispondere balbettando "decreto presidenzilmente rrr..." giuro!
desnip :
Beh, io per la serie "ho visto cose..." ho letto il frontespizio di una Scia dove il tecnico, sempre 50enne, indicava la suddetta come "Lavori per fusione CATASTALE di unità immobiliare".... catastale!
Forse c'entra poco con il post, ma è per dire che della sensibilità di architetto ne abbiamo piene le tasche se poi i risultati sono questi.
arch_mb :
Io sono d'accordo con Adam... Un corsetto mirato all'uni non sarebbe male, ma francamente i concetti sono così terra-terra da poter essere imparati in fretta in pochi giorni, da soli. L'arch 50enne che lavora in comune e non si cura di conoscere gli acronimi delle norme è talmente scalzacane che non commento; ma non è un problema di sistema, è un problema di scarsa professionalità
desnip :
" i concetti sono così terra-terra da poter essere imparati in fretta in pochi giorni, da soli": sì, infatti si è visto come le norme sul superbonus le abbiamo imparate in 2 giorni... :-))))
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