Archifish : [post n° 470234]

Dilemma professionale etico deontologico

Cercherò di essere conciso.
Cliente di fretta e squattrinato bisognoso di spazio per la propria attività e quindi, di rivedere in toto un fabbricato di proprietà (in cui vive pure).
Intervento progettato più che preliminarmente. Demolizione di volume in ampliamento mal realizzato negli anni '60 con evidenti segni di fessurazione. Recupero della volumetria con struttura metallica "leggera" per far fronte alle necessità di stoccaggio della committenza. Nelle fasi successive, secondo disponibilità economica, ristrutturazione dell'abitazione e dei restanti locali "da salvare".
Ritardi dovuti ad impresa che non vuole fare i lavori e quindi tarda a partorire i preventivi. Su pressione del cliente, metto alle strette l'impresa che coglie la palla al balzo e si defila (troppe complicazioni, dicono) e si rende disponibile a eseguire i soli lavori relativi ad un bonus facciate (non ancora realizzati) contrattualizzato mediante general contractor prima della mia venuta.
Il cliente non riesce a concepire che ci siano tempi tecnici ed adempimenti burocratici (e volendo una sanatoria propedeutica), si è fissato che tra un mese deve essere tutto finito, quindi contatta impresa di muratori delle repubbliche balcaniche che, gli garantiscono di entrare in cantiere e di realizzare un intervento "diverso" entro una decina di giorni (?!?!) ad un ottavo circa dei costi preventivati. Gli stessi forniscono tecnico di fiducia (e io chi sono?).
Il cliente, ovviamente, si lascia abbindolare. Del resto ha trovato qualcuno che gli promette ciò che vuole, ovvero la demolizione/rimozione integrale di un solaio in un fabbricato di 3 piani tenuto assieme solo da quello, per ricavare un volume a doppia altezza.
Lasciando perdere le mie perplessità sulla realizzabilità dell'intervento (per questioni statiche, sismiche e di incolumità degli abitanti) e trascurando che se si volesse percorrere quella strada costerebbe come salvare il ponte Morandi, il cliente mi chiama, dicendomi che al tecnico dell'impresa servono i miei file DWG.
Dibatto col cliente di quanto tutto sia surreale e del fatto che se realmente, un altro tecnico, gli ha promesso ciò che io non potevo dargli, deve avere a che fare con un mago oppure un folle oppure uno sprovveduto. Aggiungo che i file DWG, solitamente, non escono dallo studio. Per non incrinare un rapporto che credo non deteriorato, gli chiedo, per lo meno, di dire al nuovo fantomatico "geometra" di chiamarmi, visto che credo mi debba delle spiegazioni e che debba essere lui, eventualmente, a chiedermi la cortesia di "cedergli un cliente".
Il giorno seguente mi chiama quello che scopro essere un collega architetto, direi giovane, inesperto e abbastanza all'oscuro di tutti i retroscena. Chiedo chiarimenti, visto che lui non si degna di fornirmeli, ma si dice infastidito dal fatto che "gli sto facendo il terzo grado". Vorrebbe il rilievo in DWG per far risparmiare il cliente (mio), visto che, dopotutto, l'ha già pagato (a me), diversamente deve rifare tutto da zero. La mia voce interiore mi dice di mandarlo @ff@nculo, ma decido di usare l'arma della cortesia tra colleghi (o se vogliamo dell'ipocrisia) e lo metto in guardia dalle problematiche dell'incarico. Ammette di averci capito poco e che sicuramente ci vorranno settimane ed uno strutturista per mettere assieme tutto il teatrino. In sostanza, sempre ammesso che trovi uno strutturista disposto a giustificare tale intervento, offrirà nè più nè meno di quello che avrei offerto io in termini di tempistiche, consegnando al cliente la possibilità di realizzare un opera discutibile (buttando soldi nel cesso).
Come vi sareste comportati? Come vi comportereste? Il famoso rilievo in DWG lo consegnereste per il quieto vivere e/o per la soddisfazione di star seduti sulla riva del fiume nell'attesa che passino i cadaveri? Come vi rapportereste nei confronti di un collega che candidamente vi sfila di mano una commessa promettendo l'irrealizzabile? Vi è mai capitato di perdere incarichi per eccesso di zelo o per eccesso di trasparenza nei confronti della committenza?
ponteggiroma :
Archifish, devo essere sincero? Appena ho letto la seconda riga "Cliente di fretta e squattrinato bisognoso di spazio per la propria attività" ho sperato per te che lo avessi mandato a quel paese da subito, invece ho continuato a leggere tutto nella speranza che quel momento arrivasse, ma addirittura alla fine ti sei messo anche a parlare al telefono con il suo nuovo tecnico. Che vuoi che ti si dica se non che non ci dovevi proprio arrivare a quel punto?
desnip :
Ponteggi mi ha quasi rubato le parole.
"Cliente di fretta e squattrinato": io sarei scappata già all'incipit.
Archifish :
Sono consapevole delle premesse da suicida, ma devo ammettere che squattrinato è più riferibile al costo complessivo dell'operazione che non alla puntualità nei pagamenti (dal quel punto di vista cliente ineccepibile). Tant'è che si era ipotizzato un intervento a step, con precedenza alle opere prioritarie. Aggiungo anche che per indole, pur fiutando le operazioni da cui si dovrebbe stare alla larga, mi risulta difficile dire "no" o quantomeno non provarci, quando si tratta di lavoro. Mi illudo sempre che ci sia un modo per venirne a capo e concretizzare l'intervento, facendo la soddisfazione del cliente e portando a casa qualche spicciolo.
Il dilemma di cui al titolo del post, sta più che altro nell'approccio del tecnico subentrante nei miei confronti e nel mio approccio nei suoi. L'assurdità delle dinamiche è insita nel fatto che , secondo il cliente, quello non è un tecnico subentrante, ma qualcuno che gli ha inconsapevolmente promesso ciò che io ritenevo irrealizzabile (sia in tema strutturale/architettonico che di tempistiche). La committenza lo interpreta come un "intermezzo" e considera ancora il sottoscritto quale riferimento per tutto il resto dell'operazione che è da intendersi, secondo loro, semplicemente traslata nel tempo.
Non condivido, ma comprendo, la visione di un committente confuso e non addentro alle tematiche tecniche, che si sente offrire esattamente ciò che vuole. Quello che mi riesce difficile tollerare è che un collega, oltre a non degnarsi di alzare il telefono per contattarmi se non su mia esplicita pretesa, conscio che qualcuno stesse lavorando sulla cosa prima di lui, si limiti candidamente a richiedere i DWG del rilevo al cliente. A ruoli invertiti, avrei indagato a fondo sulle tematiche e sulle dinamiche in corso, prima di accettare di intervenire/subentrare.
Per come si sono svolti i fatti fino ad ora, appare proprio come un voler "sfilare" un incarico ad un collega (che sarei io). Con l'aggravante, manifestata telefonicamente, di non aver minimamente chiaro di cosa si stia parlando, poichè, nella realtà dei fatti, le promesse illusorie della fattibilità e delle tempistiche da record, vengono tutte dall'impresa balcanica, non dall'esimio collega.
ponteggiroma :
" Non condivido, ma comprendo, la visione di un committente confuso e non addentro alle tematiche tecniche, "
Stai tranquillo che quando gli conviene fanno solo finta di non starci addentro, invece ci stanno eccome.
Dell'altro tecnico poi preferirei esimermi dal dare un giudizio, se posso.
archspf :
Premesso che esprimo piena solidarietà come collega ma anche come vittima a mia volta di situazioni analoghe, che non sono purtroppo delle rarità (almeno per le circostanze generali) ed anzi, dall'appassionata descrizione, mi pare di capire siamo a che fare con qualcosa che va ben oltre, ed è appunto surreale.
Premetto anche che perdere incarichi per eccesso di "diligenza" (su cui, ognuno, ne definisce i limiti) è all'ordine del giorno: colleghi più "smaliziati" che bruciano pratiche su pratiche che avrebbero richiesto livelli di attenzione sovraordinati, con una leggerezza disarmante.

Per sdrammatizzare un pò, sullo stare "seduti sulla riva del fiume" ti dico che, avendone pagato lo scotto di un atteggiamento, al contrario, troppo comprensivo e diplomatico, ora se posso ce li getto io direttamente senza aspettare "che passino i cadaveri": questa gente non è degna della minima attenzione prestata (ed immagino ampliamente dimostrata) poichè di contro, alla prima occasione, non ci pensano due volte a seguire la voce che gli promette ciò che vogliono, in barba a consigli (e pareri professionali) che invece hanno l'unico scopo di preservare l'interesse del cliente stesso.

Il collega peraltro, non dovrebbe sentirsi solamente a disagio, visto che, esisterebbe un codice deontologico che prevede un passaggio di testimone, desumo mai avvenuto: questi non ha alcun diritto di chiedere il RISULTATO del lavoro da te svolto, proprio perché lo stesso era propedeutico alle altre attività che sono state interrotte e che esporrebbero il cliente, anzi e semmai, a delle penali. Aggiungo che non si tratta solo di "sfilare" una commessa, ma pretendere pure la pappa pronta e questo, è ancora più inaccettabile.

Ad entrambi questi soggetti, non spetta di diritto nulla se non un grande invito....
etabeta :
ciao archifish, non sei il primo, mi è già capitato... piu' di una volta... la mia filosofia è ....è un cliente che è meglio perde! può creare solo emicranie, fatica non retribuita e manco riconosciuta.... se il rilievo il cliente me lo ha pagato glielo posso anche girare al "collega".... per fargli "un favore".... :-) sempre col sorriso....
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