arkitrave : [post n° 71912]

confronto...o meglio ricerca di conforto...!!!

Buongiorno a tutti!
Da un annetto collaboro fissa a partita IVA con uno studio, dove nei due anni precedenti ero con contratto co.co.co e contratto a progetto
Io in questo momento sono un pò incerta: non mi pagano malissimo, ma mi sento risucchiata in esclusiva in questo studio e alla lunga vedo che la professionalità non cresce + di tanto (lo sapete anche voi no?alla fine i soldi non sono tutto...)Dicevo sono un pò incerta, anche perchè ho un "handicap"(scherzo): sono di sesso femminile e avrei intenzione prima o poi di metter su famiglia... E non posso escludere che in un futuro più o meno lontano debba fare ragionamenti tipo cercare un lavoro magari dipendente o simil-fisso, e quindi magari ripassare sotto Inps,e lì cosa succederebbe?
Scusate il caos nel buttare in un calderone varie tematiche diverse: scrivo in cerca prima di tutto di colleghi/e che abbiano vissuto situazioni simili, o che si siano trovati a porsi gli stessi dubbi che ho io ora Mi piacerebbe tanto sapere soprattutto dalle mie colleghe, magari con famiglia:a voi come va la gestione casa/lavoro?
N.B. : accetto con piacere punti di vista anche "maschili", o"maschilisti"...!sono pronta a tutto( o quasi!)
Ciao e grazie a chiunque vorrà perdere un pò di tempo per rispondermi
dwg :
credo che la famiglia sia il più bel progetto che tu possa realizzare.
l'architettura è la passione di tanti e centinaia di migliaia di ragazzi ogni anni approdano con tanto di laurea (quindi poco) al mercato del lavoro.
ma per esercitare la libera professione ci vuole tutt'altro che passione libertà o titoli di studio che non danno alcuna preparazione ed alcun aggancio a chi non è del giro.
insomma è una casta più chiusa di quella dei notai. perché quella dei notai si sa che è irraggiungibile. quella dell'architetto invece pare accessibile a tutti i volenterosi (praticamente le centinaia di migliaia di ragazzi che ogni anno si laureano avendo studiato materie inutili ai fini di una professione che, al di là del settore libera professione per amicizia o impiegato all'ufficio tecnico per raccomandazione, non da nessuno sbocco professionale).
insomma hai di fronte il progetto famiglia. intraprendilo. e magari insegnerai ai tuoi figli che l'architettura la potranno sempre studiare sui libri nel tempo libero e coltivarla come passione. ma come professione (rispetto ai laureati) è accessibile come la professione di astronauta (rispetto al numero di piloti).
insomma si facciano loro una carriera. poi con i soldi che guadagneranno potranno fare un bel disegno, chiamare l'architetto di turno, e sollecitarlo ad elaborare tutte le tavole per realizzare quel disegno, dicendogli di spicciarsi con le pratiche e che non vuoi avere casini.
arkitrave :
Intanto grazie per aver condiviso le tue riflessioni sulla professione che amo/odio tanto in questo momento...
So bene che per me la famiglia sarebbe importante, ma quello che mi preme tanto è che lo è ANCHE la professione...
credo infatti nel mio piccolo di essermi fatta valere fino ad ora, dimostrando passione e motivazioni, che però mi rendo conto stanno venendo meno...a amnio a mano che si combatte tutti i giorni per dimostrare che ce la posso fare anche senza vivere SOLTANTO per il lavoro
Mi fa arrabbiare, e non riesco a capire, perchè il tema famiglia+lavoro si pone sempre e soltanto per le donne, e soprattutto perchè te lo fanno pesare sempre e costantemente: parlo di esperienza personale,scusate lo sfogo ma non ci credo che sono l'unica a sentirsi sempre in studio un dito puntato addosso per questo motivo
nemo :
Io penso che ognuno di noi abbia una diversa inclinazione. Non risulta sempre facile sapersi leggere dentro e capire cosa si voglia realmente fare. All'università i miei colleghi mi prendevano in giro dicendomi che sarei stata una donna in carriera, che avrei girato un po' per il mondo... In effetti, è stato in parte così. Ho lavorato in diversi studi, accumulando piccole esperienze. Da un anno ho aperto lo studio, mi sono da poco associata con un ing. con il quale collaboravo... e (all'età di 31 anni) ad agosto mi sposo! Anche io penso che avrò una famiglia e dei figli. Certamente comunicherò loro l'amore per l'Architettura, le difficoltà della libera professione, cercherò di essere sempre presente nella loro vita e spero che riuscirò ad essere una buona mamma, ma anche un buon architetto... Ma stai pur certa che se il mio piccolo dovesse avere anche solo la febbre... lui avrà la sua mamma vicino!!!
cecco :
Non vi potete lamentare se poi non riuscite a lavorare, in particolare penso a nemo che neanche si e' sposata e gia pensa a sfornare lattanti, da quello che ho potuto constatare nella mia breve vita posso dire che l'amore viene prima dei figli, e non si puo' pensare all'uomo come ad un inseminatore che appena ha fatto il suo compito viene ricattato e obbligato a mantenere i suoi figli. - ma chi li ha voluti- notti insonni, vita sociale nulla, pannolini e biberon; questa e' follia pura.

Amiche carissime io consoglio questa sequenza
1 trovare un lavoro stabile
2 trovare un uomo
3 se il punto 2 e' compatibile si potrebbe inizaiare a convivere
4 se tutto va bene arrivano i figli

Carissime amiche io credo che la vostra laurea in architettura l'avete presa solo per il prestigio che da, io mi sono fatto un cu...o e ora ne colgo i frutti, ma tutto quello che ho l'ho preso con la forza di volonta' e le capacita' apprese, se volete fare figli e' perche nella realta non avete capito cosa e' l'architettura, preferite rifugiarvi nel ruolo di mammine apprensive.......

daltronde la parola architetto lo die da se : e' un lavoro da uomini, io non ho mai sentito parlare delle architette

certo se questo e' il risultato si puo' anche pensare che il posto che avete occupato nella facolta poteva essere dato a chi era veramente motivato ma il italia le poltrone non si lasciano mai specialmente se si puo dire a tutti di essere architetto ovvero mamma a tempo pieno architetto fallito
buon pampers a tutti!
daniele :
cecco, perdonami la brutalità ma il cervello l'hai collegato mentre scrivevi il tuo messaggio? ma siamo ancora agli '30 dell'800 che i lavori sono maschi perchè declinati al maschile? che ognuno faccia ciò che vuole, ma penso proprio che i colleghi e le colleghe si siano fatti tutti il mazzo tanto quanto te e anche di più, chiedevano un consiglio e tu hai sputato sentenze.
scusami ma mi sembri veramente fuori dal mondo
saluti
daniele
cecco :
"Ma stai pur certa che se il mio piccolo dovesse avere anche solo la febbre... lui avrà la sua mamma vicino"
purtroppo qui ci sono persone che vogliono far carriera senza sacrifici, quando gli occhi da cerbiatta non bastano allora ci si rifugia a fare la casalinga perche tanto fare l'architetto è come andare nello spazio con Gagarin

volete un consiglio? lavro lavoro lavoro
nemo :
Mi viene in mente solo questa parola. NOn è necessario discutere. Grazie.
Ronin :
si incontrano persone con atteggiamenti che ci fanno vergognare di essere di sesso maschile...
Certo che cecco deve aver incontrato delle donne veramente tremende, nella sua vita...
Quanto al non aver mai sentito parlare delle archiTETTE, se passi in una qualunque facoltà di ingegneria (o cmq un luogo dove stazionano più di due ingegneri...), sentirai migliaia di discorsi al riguardo (dalle battute da caserma come quella sopra, al favoleggiare sognante e leggendario di compagni di corso che sono passati nei corridoi della facoltà di arch...)
Nota entomologica: si dice mantidi religiose, senza la a... (troppa forza di volontà può portare a sviste di questo tipo...)
arkitrave :
Sono pienamente d'accordo con te,nemo...purtroppo...
perchè diffido molto di chi pensa che essere un bravo architetto significa essere inchiodati a tempo pieno dentro uno studio, NO famiglia &affetti, NO vita sociale, NO riflessioni verso ciò che succede nel mondo perchè toglie tempo prezioso al tuo lavoro...cecco non è l'unico che ho conosciuto che la pensa così,,ma secondo me semplicemente è LIMITATO mentalmente, non capendo che la professione si può intendere e vivere in vari modi, soprattutto per un mestiere come quello dell'architetto che contempla al suo interno campi così diversi...ovviamente è una mia opinione...
ciao a tutti i colleghi/e
anna :
Premessa: sono architetto - non sono mamma.
Fermo restando che gli eccessi di cecco non sono apprezzabili è comunque innegabile che diventare mamme, in certi contesti, sia un problema. Non conosco nessuna delle mie colleghe che, una volta diventate mamme, non abbiano avuto difficoltà notevoli nell'accollarsi con serietà l'onere che questa professione impone. A meno che non si abbia un battaglione familiare o di "tate" pronto a correre in soccorso la vita professionale si trasforma in una lotta quotidiana contro imprevisti (febbre, mal di pancia, cadute dal letto, malattie varie...ecc...ecc) o impegni di vario genere (asili, pappe, compiti, attività sportive...ecc...ecc)...nel 90% dei casi tutto ciò è inconciliabile con orari ed imprevisti di cantiere, uffici tecnici, colleghi/e, fornitori, clienti ecc...ecc...salvo che tutte queste figure non si adattino (ipotesi per assurdo) al nuovo stile di vita dell'architetto-mamma...risultato? la professione diventa un hobby che si coltiva nei ritagli di tempo...questione di scelte.
nimue :
la domanda sorge spontanea ... hai riletto il tuo messaggio? Sono rimasta di stucco quando ho visto il tuo intervento! Ma secondo te, i figli chi li fa? Cosa vuole dire che si deve fare solo la mamma o solo la professionista? Perchè una donna che vuole fare l'architetto deve necessariamente rinunciare ad essere madre? Nella sua vita, inevitabilmente cambiata, troverà un equilibrio, e magari avrà anche un marito che le dà una mano (perchè si è genitori in due). Ti cito:"daltronde la parola architetto lo die da se : e' un lavoro da uomini, io non ho mai sentito parlare delle architette". Hai mica per caso guardato sul vocabolario ultimamente (edizione 2005, magari ...)? Ti consiglio di farlo, potresti avere delle sorprese. Detto questo, cari colleghi (maschi e femmine) questa "architetta" vi saluta.
Federico :
purtroppo chi è limitato pensa che il paesino o villaggio in cui vive sia l'unico possibile.
In Italia, paese di individualisti, unico obiettivo possibile è prima o poi aprirsi uno studio personale, anche se ormai non si costruisce più nulla.
all'estero, dove invece si costruisce e soprattutto dove ci sono molti studi che lavorano veramente, si fanno anche più figli....come è possibile??
forse perchè è anche possibile immaginare la professione come dipendenti.
vorrei fare notare anche a cecco che gli unici che continuano a guadagnare in italia si occupano di interni, design, moda, grafica, e poi anche di architettura.
qindi caro cecco, essere architett"O" poi non è così il massimo.
nimue :
Uno che la pensa come me sull'essere architetto e le varie possibilità di lavoro! Io sono architetto e lavoro da dipendente (per il momento, poi mi dovrò affidare alla divina provvidenza) e non mi sento meno di altri che fanno la libera professione e la vivono così totalmente da non concepire di avere tempo per la famiglia! Ci vuole equilibrio ... e collaborazione!
mary :
leggendo i vostri messaggi mi è venuto un brivo do vuto alla nausea. Io sono una mamma di 2 bimbi e sono anche architetto, magari sbaglierò ma sono contenta di aver pensato prima alla famiglia, ho 34 anni e c'è sempre tempo per lavorare, per avere bambini no ! E se non ci sono i bambini, vi assicuro che la vita è e resterà arida per quanto bravi vogliate essere resterete sempre soli.
arkitrave :
mary, con tanto affetto:
GRAZIE DI ESISTEREEEEEEEEEEEE!!!
n.b.anche se per "QUALCUNO" suona strano che tu possa esistere, così poco attaccata al lavoro da avere addirittura 2 figli!!!........
mary :
IO non sono un genio ... ma mi sono laureata con il massimo dei voti, e poi ho capito : per avviare uno studio occerrevano diversi anni, e forse nel frattempo potevo crescere dei bambini ..... ed ora passo la mattina in giro, con i bimbi a scuola e all'asilo, ed il pomeriggio vicino al computer, a sviluppare i lavori trovati al mattino ....con i bambini che mi giocano intorno ... è anche più divertente che stare chiusa in uno studio tante ore al giorno. E poi scusate tanto ma quale altro lavoro ti permette di organizzarti gli orari come meglio credi, una commessa deve stare in un negozio molte ore al giorno, per non parlare del titolare del negozio stesso..... baci a tutte la mamme che lavorano, o perlomeno ci provano.....
anna :
Stendendo un pietoso velo sulle frasi da cioccolatino (vd. arkitrave) non riesco a non essere scettica su questo "quadretto" da Mulino Bianco che, in verità, io non ho mai riscontrato da nessuna parte...anzi. L'unica cosa su cui sono d'accordo con "l'eroina" Mary è che al tempo per avere figli c'è un limite naturale (salvo il ricorso al prof. Antinori). A meno che non si abbiano le spalle ben coperte (ad esempio uno studio familiare) non è affatto vero che c'è sempre tempo per lavorare: nessuno ti aspetta. Io riscontro quotidianamente che questa professione richiede, tanto per citare solo qualche sfaccettatura, un aggiornamento continuo su molteplici livelli, una elasticità molto impegnativa nella gestione del tempo, massima concentrazione. Sviluppare i lavori con i bimbi che giocano intorno mi pare sia l'antitesi di tutto ciò. Anche soltanto quando incontro i miei clienti in presenza dei loro figli io vengo interrotta ad intervalli regolari di 2 minuti...non so che tipo di lavori tu svolga ma se possiedi la formula magica per la gestione idilliaca che descrivi ti prego di illuminarmi...sarcasmo a parte, come ho già sostenuto in precedenza, è solo una questione di scelte: io non ho figli, ho scelto di non averne, ma non mi sento arida (ed ho frequenti riscontri) per questo motivo, non mi sento sola e non ho affatto tutte le frustrazioni tipicamente femminili nel momento in cui si prende consapevolezza del tempo che passa e si viene colte dall'ansia del "perdere il treno" della maternità...detto ciò auguri alle mamme, con invidiabili capacità organizzative, che "...lavorano, o perlomeno ci provano..."...riuscirci è un'altra cosa.
nimue :
scambio di idee, avete notato che non si parla mai dei mariti o compagni di donne architetto che hanno scelto nella loro vita di avere, oltre alla professione, anche dei figli? Ribadisco il mio pensiero: a mettere su famiglia di solito si è in due e ognuno deve fare la sua parte. Se "Lui" è intelligente e vuole bene alla sua compagna, cercherà di aiutarla per quanto possibile nella realizzazione delle sue legittime aspirazioni lavorative. x Mary: non vedo cosa c'entri laurearsi con il massimo dei voti e fare la professione. E sono d'accordo con Anna, difficile pensare a procacciarsi la clientela con i bambini intorno che - giustamente - giocano o richiedono costantemente la tua attenzione. Forse sei stata tanto forntunata da avere qualcuno, chissà, i nonni, che ti danno una mano. Se è così, allora hai veramente raggiunto il top!
anna :
E' vero...io per prima non ho fatto il minimo riferimento alla figura maschile: semplicemente per il fatto che non la vedo praticamente mai. Le mie amiche o colleghe hanno quasi totalmente sul gobbone l'onere della gestione della prole (sempre fatto salvo l'intervento dei nonni/tate); in alcuni casi i compagni/mariti hanno intensificato gli impegni extra lavorativi serali dopo la nascita dei figli con inevitabili conseguenti incazzature delle consorti. E' inutile ribadirlo: avere figli è un impegno ed una responsabilità enorme e, da quanto vedo in giro, la nostra generazione non è molto dotata di spirito di sacrificio...
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