Concorsi di Architettura. Molte domande, poche risposte, una pretesa

Vogliamo più concorsi seri, che ne incentivano la partecipazione, ma anche la certezza che gli esiti progettuali trovino la realizzazione in opere di qualità e in tempi brevi. Non è un sogno, in altri paesi è realtà.

Il dibattito sull'architettura contemporanea in Italia, in corso da troppo tempo, rende irrimandabile la necessità di ricercare una sua tutela giuridica vera ed efficace. Ma se è vero che il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (MiBACT), nel prospettare la propria riforma ministeriale, potrà concentrarsi a garantire forme adeguate di conservazione e di valorizzazione del patrimonio dell'architettura contemporanea, il compito per la promozione del progetto di architettura resta nei fatti affidato al Codice dei Contratti Pubblici di Lavori Servizi e Forniture, che invece non sembra dimostrarvi molto interesse.

La notizia di questi giorni, che ci da spunto per riparlarne, è la Grande festa per gli architetti italiani svoltasi lo scorso 14 febbraio al MAXXI di Roma, che purtroppo pare abbia avuto una rilevanza poco più che locale. All'interno di un'opera di particolare valore architettonico, il Consiglio Nazionale degli Architetti insieme allo stesso MAXXI hanno promosso e dispensato premi a politici, monsignori e giornalisti che si sono distinti per chiaro merito nel promuovere l'architettura rispettivamente nelle sezioni "istituzioni", "committenza" e "media", oltre a premiare talenti italiani, giovani ed emergenti, nel battesimo della Festa dell'Architetto (nata per il novantesimo anniversario della fondazione dell'Ordine con un evento che d'ora in poi avrà cadenza annuale), proprio per celebrare e valorizzare l'architettura e la qualità del progetto.

Tutto molto positivo nei propositi ma tutto molto insufficiente per i risultati rispetto alla vera battaglia. Infatti, gli Ordini italiani, prima ancora della giusta promozione, devono pensare a far tutelare efficacemente l'architettura per legge, in modo che il "Codice degli Appalti" prescriva l'obbligatorietà dei concorsi per le opere di rilevanza architettonica, quale unico strumento competitivo per la ricerca della qualità attraverso il valore del progetto.

Purtroppo, è anche noto a tutti il fallimento - peraltro prevedibile - del generoso tentativo intrapreso da Edilizia e Territorio, attraverso le campagne di Progetti e Concorsi, per promuovere una Legge per l'Architettura. Che fare allora?

Il tempo passa, i concorsi sono sempre di meno e le opere incompiute sono sempre di più, perfino il MAXXI di Zaha Hadid, frutto di un concorso a due fasi del 1998, nonostante sia stato inaugurato nel 2010, pare sia ancora da ultimare nella parte retrostante.

La lista delle opere incompiute è lunga e, se va bene, le più fortunate giungeranno a compimento mediamente dopo 10/20 anni: come è pensabile che un'opera decisa, perché essenziale 10/20 anni prima, lo possa essere allo stesso modo 10 o 20 anni dopo?

di Santo Marra, architetto

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