E gli architetti finirono dentro l'Acquario

rassegna web

corriere della sera, 10/11/2003

di Giuseppe Pullara

Giovedì l'inaugurazione della nuova «Casa» che sarà affidata all'Ordine professionale di Roma.

Non diventerà museo di se stesso: l'Acquario di piazza Manfredo Fanti, all'Esquilino, sta per essere trasformato in Casa dell'Architettura. E' stato forte il rischio che l'imponente struttura -inaugurata nel 1887 per essere a metà luogo di ritrovo nel nuovo quartiere della Capitale e a metà stabilimento di piscicultura- restasse a «fare da tappezzeria», negletta, poco utilizzata, nel rilancio della città in corso da qualche anno.

In più di un secolo di vita l'Acquario ha fatto tutti i mestieri, da set cinematografico e teatrale a deposito, da sala da ballo a galleria d’arte, da sede associativa a circo equestre. Sempre scenario della malinconia che avvolge i sogni non realizzati. Quasi una ventina d'anni fa fu sottoposto a restauro da parte del Comune, suo proprietario. Si vollero salvaguardare oltre la struttura, il giardino di mezzo ettaro, gli affreschi e le decorazioni ormai in stato di abbandono. Da allora ne è stata avviata un'utilizzazione zoppa e intermittente.

Nell'anno Duemila l'Ordine degli Architetti ha cominciato a guardare all'Acquario come a un luogo adatto per trasferirvi la sede di viale Pilsudsky. Un primo contatto con l'Acer, l'associazione dei costruttori romani, per un'iniziativa comune, è fallito. E l'anno scorso, proprio di questi tempi, la trattativa è passata direttamente con il Campidoglio. Il sindaco Veltroni aveva già accolto con interesse, fin da un anno prima, la proposta dell'Ordine e lo scorso gennaio la giunta comunale ha dato il «via» all’operazione. Il 12 giugno il «sì» è arrivato dal Consiglio comunale e ora, giovedì prossimo, si è arrivati all’inaugurazione della Casa dell’Architettura.

Dei tremila e ottocento metri quadrati coperti dell'Acquario, trecento andranno alla vera e propria sede dell'Ordine che pagherà al Comune un affitto «di sostegno» di 2.157 euro mensili. La convenzione che regola i rapporti tra proprietario e «inquilino» è della durata di quindici anni, rinnovabile. In base all'intesa, il Campidoglio potrà disporre per proprie iniziative degli spazi dell'Acquario per trenta giorni all'anno.

La struttura, risistemata per le nuove funzioni, ospita servizi di caffetteria-tavola calda, uffici, bookshop e spazi espositivi.

«Rispetto alle altre "Case" che stanno nascendo in città, come quelle del Jazz o del Cinema -dice l'architetto Pietro Ranucci, segretario dell’Ordine- quella dell'Architettura ha la particolarità di avere un gestore unico. L'Ordine ha un ricco programma di attività culturali che sarà valutato da un apposito comitato tecnico-scientifico nominato dal sindaco. Il suo presidente sarà indicato d'intesa tra Veltroni e il nostro Ordine». L'associazione degli architetti romani, che sono oltre 12.500, ha la responsabilità totale delle spese di gestione dell’impianto e delle iniziative di ogni tipo che vi verranno ospitate. Ma è già previsto il contributo di sponsor. «Insomma -chiarisce Ranucci- finora la sede dell’Ordine degli architetti è stata principalmente un ufficio di categoria. Adesso abbiamo intenzioni ambiziose: fare cultura anche se soprattutto nell'ambito dell’architettura. A breve è prevista una mostra su Adalberto Libera, maestro del razionalismo italiano». Non sembra che sia stato facile, per gli architetti, ottenere la concessione dell'Acquario. Il sovrintendente comunale Eugenio La Rocca sulle prime si era mostrato contrario all’uso dal «monumento» per un'attività continua. Ma poi le insistenze dell'Ordine e del suo presidente Schiattarella da un lato e l’interesse di Veltroni dall’altro hanno avuto la meglio.

Nella sala circolare centrale, dove sono esposti i tabelloni del nuovo Piano regolatore, il battesimo della «Casa dell'Architettura» giovedì sarà celebrato con una conversazione tra il regista tedesco Wim Wenders («Il cielo sopra Berlino», «Paris Texas», ecc.) e l'architetto Massimiliano Fuksas su «Gli spazi del vuoto». Conduttore, Walter Veltroni. Che la festa cominci. 

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