Fala atelier. Lo studio under 30 che fa impazzire l'Europa

Il fenomeno fala affascina, l'atelier portoghese dei giovanissimi Filipe Magalhães (Porto, 1987), Ana Luisa Soares (Porto, 1988) e Ahmed Belkhodja (Losanna, 1990) si è fatto conoscere in tutto il mondo per lo stile grafico poetico e naÏf. 

I loro collage ammiccanti hanno velocemente invaso i social con bagni triangolari, pareti curve e colonne che non toccano il soffitto, trascinando il gruppo portoghese in un'ondata di notorietà che li ha condotti a esporre in alcune tra le più rinomate vetrine mondiali, come il Pavillon de l'Arsenal a Parigi o la Biennale di Chicago ed esprimersi in ambiti accademici importanti come l'AA di Londra.

Fedeli al loro nome, fala in portoghese significa conversazione informale, sembrano aver aperto con il pubblico e i clienti un dialogo immaginario fatto di tinte pastello, di rosa e di blu, e di una una visione dell'architettura rassicurante ed umoristica che pare affrontare con il sorriso la crisi che la sta attraversando in tutta Europa. Un paradigma di una generazione di architetti europei under 30 che tra crisi economiche e incertezze cerca di costruirsi una propria identità autonoma.


© Fala Atelier | Chiado apartment

Una retorica dell'immagine contro corrente
collage vs render

In un periodo storico in cui gli studi si contendono l'utilizzo dei render i più fotorealistici possibili, i collage dei fala sembrano orientarsi verso obiettivi completamente diversi. 

Dal loro punto di vista "Il collage è la formalizzazione di un'idea di progetto in un dato momento. In questo senso ha un ruolo completamente diverso rispetto al render che cerca di rappresentare un prodotto finito. Il collage è paragonabile piuttosto all'ancestrale "croquis signé" dell'architetto autore".

Un ritorno allo schizzo come forma di comunicazione quindi, ma anche un nuovo tipo di rappresentazione che mette in crisi un sistema di valori che vede ormai nel render l'unico strumento di tramite tra il professionista e il cliente.

Le immagini dello studio portoghese infatti si possono interpretare come brevi storie che contengono ironia, sentimento ma anche simboli di riferimento spesso molto più forti delle rappresentazioni chiuse fotorealistiche, si delinea quindi il profilo di un pubblico illuminato che ha voglia di lasciarsi trasportare da visioni simboliche e artistiche.

Dal punto di vista del progettista questa forma espressiva libera gli permette di selezionare le informazioni da trasmettere, con la possibilità di istituire una gerarchia di valori che esula dalla sola realtà, un processo di epurazione e sintesi che permette alle immagini di avere un'immediata chiarezza di lettura e comprensione.

Il successo dei collage dei fala sta proprio nell'utilizzo di un linguaggio architettonico formato da un vocabolario facilmente identificabile (archi, scale, triangoli, cerchi...) che mira all'icona, alla trasmissione diretta e semplice di un concetto.

Immagine quindi come strumento di progettazione, di comunicazione, ma anche oggetto artistico a sè che condiziona tutti gli altri elaborati e la realizzazione stessa dell'opera, come a sfidare il pubblico a trovare la differenza tra il collage e la foto dell'edificio realizzato.


Fala Atelier | Graça apartment | Foto © Fernando Guerra / FG+SG

Un'architettura sincera e intellettuale

La produzione dell'atelier si compone di piccole installazioni, allestimenti, ristrutturazioni e nuove costruzioni, un ventaglio di tipologie che rispondono alle esigenze di un paese come il Portogallo che sta cercando di risollevarsi dalla crisi e che è pronto ad investire in piccoli interventi di qualità, nel solco dell'alto livello della tradizione architettonica nazionale.

Il mercato si rivolge principalmente verso il centro città e si interessa al ripristino degli edifici abbandonati. La sfida, che sembrano aver raccolto i fala atelier, è quella di rispondere in modo originale ad un programma spesso ripetitivo, fatto da edifici che si somigliano e budget limitati. Proponendo un'architettura sincera, che nasce dai bisogni del cliente e dalle caratteristiche del luogo, ma che non rinuncia ai suoi aspetti intellettuali, si definiscono infatti "ossessionati dalla chiarezza della pianta, della composizione della facciata e dalla presenza trasfigurata di riferimenti a noi cari".

Il loro approccio originale si declina ad esempio nell'esaltazione di piccoli dettagli significativi, come nel progetto per la Casa in Rua Faria Guimarães a Porto. In questo caso un grande alloggio unifamiliare è stato diviso, per esigenze di mercato, in cinque piccoli monolocali. Ogni appartamento si sviluppa secondo lo stesso modello: una zona abitabile, di tinte neutre, che ha da un lato una parete di compensato blu che maschera cucina, bagno e ripostiglio, dall'altro finestre originali rivestite con delle gelosie interne della stessa tonalità. Il tutto nascosto dietro una facciata in cui le tipiche piastrelle portoghesi sono state riproposte per creare un motivo aleatorio in cui alcuni triangolini rossi e blu sono stati posizionati su sfondo bianco. Qui è stato un particolare utilizzo del colore, in un contesto neutro, a dare identità al nuovo intervento.

Nel caso invece della Garage House l'originalità risiede nella scelta inedita di utilizzare come appartamento la struttura di un ex garage senza finestre. Il risultato è stato una grande zona giorno suddivisa da semplici tende di colore azzurro che in modo assolutamente spontaneo ne strutturano lo spazio creando zone più intime e private. La luce nell'appartamento è zenitale e i bagni sono nascosti dietro ad una parete curva, il grande ambiente si sviluppa con naturalezza all'interno del bianco delle pareti e soffitto e il cemento lucidato del pavimento. Un ambiente asettico in cui fluttuano gli elementi strutturanti, la cucina in marmo, le tende colorate il grande lampadario celeste. 


Fala Atelier | Casa in Rua Faria Guimarães | Foto © Ricardo Loureiro / FG+SG

Fala Atelier | Garage house | Foto © Fernando Guerra / FG+SG

Paradigma della generazione under 30 degli architetti europei

Il percorso dei fala sembra ripercorrere ed esaltare alcune tappe della formazione e affermazione di tutta una generazione di architetti europei under 30.

Una generazione nata con internet, che comunica coi social, che ha vissuto in tutto il mondo per poi scegliere la crisi economica del proprio paese d'origine, una generazione che lotta quotidianamente per far sentire la propria voce e che sta provando a costruirsi un'identità attraverso gli strati delle proprie esperienze culturali e professionali.

I fala atelier provano a dare una risposta possibile a questo contesto, con un sito internet che sembra un account instagram, un approccio progettuale sintesi delle esperienze in Svizzera e Giappone e l'affermazione del proprio carattere progettuale nell'universo dell'architettura mondiale.


© Fala Atelier | Chiado apartment

www.falaatelier.com

di Elisa Cavaglion

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