Resto al Sud: finalmente (quasi) operativo anche per i professionisti l'incentivo per l'apertura di nuove attività al Sud

Ad oltre otto mesi dall'entrata in vigore della legge di Bilancio 2019 che ha disposto l'ampliamento anche ai professionisti della misura "Resto al Sud", il ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, ha firmato il decreto attuativo che trasforma in realtà l'estensione della platea di beneficiari.

Non appena il decreto sarà in vigore (si attende la pubblicazione in Gazzetta ufficiale) Invitalia, ossia il soggetto gestore della misura per conto della Presidenza del Consiglio dei ministri, «potrà aprire la piattaforma di presentazione delle domande ai nuovi destinatari», si legge sul sito dell'Agenzia del ministero dell'Economia.

Va detto che si tratta di un incentivo a sportello: le domande vengono esaminate senza graduatorie in base all'ordine cronologico di arrivo e fino ad esaurimento delle risorse, che per il 2019 ammontano a 462 milioni di euro. L'istruttoria è gestita da Invitalia, che valuta anche la sostenibilità tecnico-economica del progetto entro 60 giorni dalla presentazione dell'istanza (i tempi sono sospesi in caso di richiesta di integrazioni).

Cos'è "Resto al Sud"

Resto al Sud - va ricordato - è un incentivo volto al sostegno di nuove attività imprenditoriali e libero-professionali, da avviare nelle regioni del Sud Italia. È riservato ai residenti nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia o a coloro che vi si trasferiscono in tempi ben definiti, fissati dalle regole che definiscono l'incentivo. La misura è stata finora appannaggio delle sole imprese, con l'ultima manovra è stata estesa ai professionisti ed è stata elevata a 45 anni la soglia di età massima stabilita come requisito di accesso.

L'agevolazione consiste in un finanziamento, fino a 50mila euro, per la creazione di nuove attività (fino a 200mila euro in caso di società). Copre i costi per la ristrutturazione o manutenzione straordinaria di beni immobili, per l'acquisto di impianti, macchinari, attrezzature e programmi informatici e per le principali voci di spesa utili all'avvio dell'attività.

Una parte del finanziamento è a fondo perduto e copre il 35 per cento dell'investimento. La restante è demandata ad un finanziamento bancario, garantito dal Fondo di Garanzia per le Pmi, i cui interessi sono interamente coperti da un contributo in conto interessi. Dunque, si tratta di un prestito a tasso zero e va rimborsato entro otto anni dalla concessione del finanziamento, di cui i primi due anni di pre-ammortamento.

I requisiti di accesso

Innanzitutto nei dodici mesi che precedono la richiesta di agevolazione, i professionisti non devono essere stati titolari di partita Iva per un'attività analoga a quella per la quale si richiede il finanziamento. Inoltre, al momento dell'accettazione del finanziamento e per tutta la durata del rimborso dello stesso, il beneficiario, a pena di decadenza, non deve risultare titolare di un contratto di lavoro a tempo indeterminato.

 di Mariagrazia Barletta

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