Madagascar, ultimata la Casa Famiglia di Aut Aut Architettura per i bambini orfani dell'isola di Nosy Be

Già noto per l'attenzione verso educazione e spazi per l'infanzia, il giovane studio romano Aut Aut Architettura - fondato nel 2016 da Gabriele Capobianco, Edoardo Capuzzo Dolcetta, Jonathan Lazar e Damiano Ranaldi - aggiunge alla sua rosa di progetti un importante intervento nell'ambito della cooperazione internazionale.

Dopo due concorsi vinti relativi ai progetti di As.In.O (Concorso #ScuoleInnovative) e Nursery Fields Forever (un asilo del futuro a Londra), e l'intervento in corso per un nido d'infanzia all'interno del contesto di riqualificazione della ex Manifattura Tabacchi di Firenze, stavolta a mettere al centro delle notizie il giovane studio è infatti la realizzazione di una Casa Famiglia a Nosy Be, una piccola isola a nord-est del Madagascar, realizzata in collaborazione con la onlus Giovanna per il Madagascar, organizzazione no-profit da anni impegnata nell'assistenza dei bambini disabili di Nosy Be, assistenza alle famiglie in grave difficoltà, e supporto alla maternità e prima infanzia.

Un progetto tanto semplice nelle linee quanto complesso nella realizzazione a causa dei rallentamenti dei lavori dovuti alla stagione delle piogge e al coordinamento, per lo più a distanza, con le maestranze locali, che in 18 mesi di cantiere ha portato a un risultato esemplare. Inaugurata lo scorso agosto in presenza delle maggiori istituzioni locali, infatti, in soli due mesi la Casa Famiglia ha già conquistato la fama di piccolo masterpiece che risponde in toto alle necessità dei bambini a cui è dedicato.

Con questo progetto lo studio persegue ancora una volta la propria mission, ovvero la volontà di creare nuovi spazi a partire dall'analisi critica del contesto e nel rispetto della tradizione, aggiungendo stavolta un tassello in più: la solidarietà.

Come dichiarato da Edoardo Capuzzo Dolcetta, membro e co-fondatore dello studio, "abbiamo abbracciato subito il progetto della onlus Giovanna per il Madagascar perché crediamo nel valore del suo operare, specie la sua dedizione alla sfera dell'infanzia, già al centro della nostra ricerca progettuale come evidente dai nostri lavori passati e in corso. Regalando questo progetto ci siamo messi alla prova, poiché abbiamo dovuto ragionare nell'ottica dell'ottimizzazione delle risorse, in un contesto di per sé molto complesso. Dopo l'inaugurazione di agosto riceviamo spesso delle fotografie che mostrano i bambini mentre giocano nello spazio coperto. E questo, per un progettista, è una delle più grandi soddisfazioni!"

Un gesto di generosità che si trasforma in concretezza, motivo per cui la Casa Famiglia, oltre alla soddisfazione del risultato,  porta in sé i valori dell'architettura a servizio delle aree del pianeta con gravi problemi e grandi emergenze.

 © Francesco Calandra

Un progetto all'insegna della semplicità e del valore delle maestranze locali

Situata nella periferia di Hell Ville, la Casa Famiglia, immersa nel verde e con un'estensione di circa 1600 mq tra spazi interni ed aree esterne coperte, ospita al suo interno 36 bambine e bambini orfani e abbandonati.

Il progetto, dalla forma semplice quanto funzionale alle esigenze, completa il disegno di un sistema a corte aperta composto da due edifici esistenti. L'impianto si compone di una piastra che ospita i due dormitori con i rispettivi servizi, la stanza delle suore, l'infermeria e la cucina. I due avancorpi laterali, che definiscono e delimitano lo spazio esterno coperto in continuità con la corte, ospitano invece la mensa e la sala multiuso.

Tutti gli ambienti sono accessibili dal grande spazio porticato, protetto dalla grande copertura in legno e lamiera grecata che rappresenta l'elemento superiore di un sistema di doppia copertura ventilata, pensata in risposta alle necessità climatiche e meteorologiche del luogo di progetto.

Infatti il tetto così realizzato risponde alla domanda di confort degli spazi interni - con temperature controllare durante tutto il periodo caldo - e garantisce la fruizione dello spazio esterno coperto -vero cuore del progetto - dove i bambini possono svolgere le attività protetti dal sole o dalle intense piogge.

© Francesco Calandra

Un grande impegno durato quasi due anni, frutto dell'accurato studio delle tecniche costruttive locali e soprattutto della ricerca dei materiali reperibili sul luogo.

Terra locale e cemento, lavorati a piè d'opera, per gli elementi in elevazione come le tamponature e il tipico pavimento rossastro ottenuto dall'unione dei due materiali, in contrapposizione alla lamiera grecata, il materiale più utilizzato per la realizzazione delle baracche della popolazione povera del luogo, qui adoperata per la realizzazione del tetto ventilato.

Infine legno di mangrovia, con funzione strutturale per le travi reticolari (a servizio della copertura in lamiera) e per i serramenti e i nakò, un particolare ed affascinante sistema di finestre tipico del luogo con un funzionamento simile a quello delle veneziane.

© Francesco Calandra | foto del cantiere

Pianta e sezione della Casa Famiglia

 © Francesco Calandra | I bambini della Casa Famiglia di Nosy Be

di Elisa Scapicchio

Maggiori informazioni: autautarchitettura.it

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