Agopuntori urbani, ma anche del verde. Uniscono alla realizzazione di micro-progetti e alla «missione arborea», un meticoloso lavoro di ricerca della bellezza. E la ritrovano puntualmente nei luoghi fisici, nel terzo settore, nello spirito di coesione che può nascere attorno ad un micro-cantiere, nella voglia di riscatto costantemente presente nei luoghi marginali delle nostre città, nell'attaccamento al territorio manifestato dalle comunità e, non per ultimo, nelle piccole architetture e oggetti che progettano e realizzano - anche in auto-costruzione -, partendo dall'ascolto e da un budget praticamente nullo. 

Sono i ragazzi del G124, il laboratorio di idee applicate alle periferie, costituito nel 2013 da Renzo Piano in qualità di senatore a vita. I dodici giovani borsisti (a cui Piano devolve il suo stipendio da senatore), selezionati a inizio anno dalle Università di Bologna, Padova e Palermo, dopo la fase di lockdown, hanno impresso una forte accelerata ai loro progetti, che si concentrano sui quartieri Crocetta a Modena, Zen 2 a Palermo e Guizza a Padova.

I dodici giovani progettisti (quest'anno seguiti anche da Stefano Mancuso, noto scienziato e massimo esperto di neurobiologia vegetale) hanno incontrato Renzo Piano a Genova insieme ai professori che li guidano: Matteo Agnoletto, docente di composizione architettonica presso il dipartimento di Architettura dell'Università di Bologna; Edoardo Narne, professore di progettazione architettonica, dipartimento Icea dell'Università di Padova e coordinatore per il G124 e Andrea Sciascia, docente di composizione architettonica e urbana presso l'Università di Palermo dove dirige il dipartimento di Architettura.

Durante l'incontro i borsisti hanno fatto il punto sullo stato di avanzamento dei progetti ricevendo da Piano consigli tecnico-progettuali e un incoraggiamento a lavorare costantemente sul luogo, a diretto contatto con le comunità: «La realtà è il luogo più sicuro di ispirazione», ha sottolineato, invitando poco dopo i ragazzi a seguire con decisione le proprie idee «che non sono mai banali». «Se avete paura di fare cose banali, non abbiatela: fare bene non è mai banale», ha affermato l'architetto genovese, che al termine della riunione ha poi elogiato i progetti dei tre gruppi, che uniscono «tecnica, etica e bellezza».

A Modena arte, architettura e verde si fondono in un unico progetto

Architettura, natura e arte sono saldamente connesse nel progetto che Alessia Copelli, Martina Corradini, Stefano Davolio e Leo Piraccini stanno portando avanti a Modena, concentrandosi sul parco XXII Aprile, posto a nord del centro storico (quartiere Crocetta). Un progetto che nasce dal basso, affinato basandosi sull'ascolto dei cittadini e del ricco humus di associazioni che gravitano attorno all'area verde.

In pochi mesi il progetto ha preso forma, articolandosi in più direzioni. Nel parco, e più precisamente in un'area oggi senza funzione, sarà realizzata una radura: uno spazio raccolto e accogliente, circondato da una fitta macchia boschiva fatta di morus, ma anche di carpini e aceri (ne saranno piantati in tutto un centinaio). L'area diventa un potenziale nuovo centro del parco, di riferimento per il quartiere, un luogo identitario e multifunzionale, come richiesto da cittadini e associazioni.

«Ci siamo inseriti nelle dinamiche del parco, partecipando con alcune associazioni ad un bando per la programmazione estiva dell'area e abbiamo realizzato un ciclo di incontri. Ne abbiamo fatti due e hanno rappresentato un'importante occasione per far capire al pubblico gli obiettivi e l'idea che portiamo avanti. Il 30 agosto condivideremo con la cittadinanza l'avanzamento del progetto», racconta Alessia Copelli. Ci sono stati anche incontri con l'amministrazione, con il sindaco e gli amministratori e «c'è molto interesse», fa sapere Matteo Agnoletto.

«Per valorizzare il bosco e la radura realizziamo uno shelter. Sarà come una sorta di albero quadrato tra le chiome», aggiunge Martina Corradini. «La struttura sarà di legno di larice, stiamo procedendo con dimensionamento strutturale», aggiunge Stefano Davolio.

Rigenerare il legno consumato è l'idea lanciata da Piano: «Andrebbe piantato - afferma - un albero per ogni mc di larice utilizzato: un albero, piccolo, con una circonferenza di 12 centimetri, dopo 20-25 anni restituisce quel metro cubo consumato». Il riparo prenderà la forma di una piccola struttura aperta, essenziale, che si lascia ispirare dall'architettura rurale, un luogo adatto a più funzioni, in cui i cittadini e le associazioni potranno organizzare liberamente attività. 

Si è concluso all'incirca dieci giorni fa, il workshop tenuto da Edoardo Tresoldi (lo abbiamo presentato su p+A lo scorso aprile) su impulso della Tresoldi Academy e in collaborazione con Studio Studio Studio di Edoardo Tresoldi, Yac Academy, G124 e Urban Up - Unipol.

L'opera è stata realizzata nello studio milanese dell'artista e ora dovrà essere trasportata nel parco. «Si integrerà nel bosco e con gli altri elementi del progetto», tiene a precisare Leo Piraccini. Punto di partenza è la rete metallica cara all'artista: «Siamo partiti da questi "fogli" che non hanno alcuna resistenza, sono come dei fogli di tessuto che poi vengono assemblati e cuciti assieme, proprio come un vestito, e in questo modo acquisiscono sia la resistenza che la matericità effimera propria delle opere di Tresoldi», chiosa Piraccini.

Fotografia © G124, di Alessandro Lana

L'opera assume la forma di un portale, in cui ci si potrà anche sedere. Per i bambini un albero può diventare un castello, un bosco può diventare una città: attraverso l'attività del gioco i piccoli creano un'empatia nei confronti di questi oggetti. Con l'opera d'arte di Tresoldi Academy si sceglie di celebrare queste azioni con un intervento che esalta l'estetica della quotidianità. La natura se ne impossesserà interagendo con essa e rendendola partecipe dello scorrere del tempo.

Palermo: allo Zen la parola a scuole, associazioni e bambini

Dopo una lettura analitica dei luoghi e dopo aver intessuto una fitta rete di relazioni, coinvolgendo anche l'amministrazione, Antonino Alessio, Flavia Oliveri, Angela Valenti e Marina Viola, borsisti del G124 Palermo, hanno proseguito il lavoro sullo Zen 2, il quartiere nato dal concorso vinto nel 1969 da Amoroso, Bisogni, Gregotti, Matsui e Purini, ma mai completato per una serie intricata di ragioni.

Arriva ad un punto concreto di svolta il progetto del gruppo palermitano, che lavora su un vuoto urbano della Zona di espansione nord. Si tratta di un'area di 75 metri per nove perpendicolare alla circonvallazione (importante cesura all'interno del quartiere), che si candida a diventare un luogo di incontro e di gioco. Un progetto che, come gli altri del G124 2020, si intreccia col tema della riforestazione.

Il progetto nasce dal basso e ha preso forma attraverso il dialogo con i cittadini, le scuole, l'universo del terzo settore e con le istituzioni. In particolare, sarà il Centro operativo interventi di manutenzione edile del Comune (Coime) a realizzare l'intervento. «Si tratta - spiega Andrea Sciascia - di un braccio operativo del Comune, che permette in economia di realizzare interventi come quello da noi progettato». «Ieri (27 luglio, per chi legge, nda) - continua il professore - abbiamo approvato in Senato accademico il protocollo d'intesa tra l'Università e il Comune per la realizzazione del nostro intervento. Inoltre, già sono state realizzate le verifiche del terreno e si è proceduto con la campionatura dell'area».

Anche gli alberi, già abbastanza grandi (in tutto trenta), sono disponibili per la piantumazione, «saranno disposti su un doppio filare con un ficus magnolioide che funzionerà da elemento di testata», spiega Marina Viola. Ulteriori alberi sono previsti lungo la circonvallazione. Il progetto, infatti, travalica i confini del vuoto irrisolto prescelto, per metterlo in relazione con il vicino campetto sportivo, grazie anche ad una pavimentazione caratterizzata da segni colorati. L'idea: «creare un unico ambito in modo da leggerlo come un sistema che funzioni da rinnovato ingresso al quartiere», rimarca Marina Viola.

Incontrare, pensare, giocare e studiare: sono i verbi che contraddistinguono le funzioni che si svolgeranno nell'area di intervento. «Grazie all'azione partecipata abbiamo affinato i ragionamenti sulle funzioni possibili. Abbiamo capito da questi incontri che quest'area avrà una vocazione prevalentemente ludica, quindi una parte sarà destinata al gioco e allo svago dei bambini, la restante sarà un'area libera dove le persone potranno incontrarsi. Nella porzione priva di ostacoli, i bambini potranno svolgere diverse attività, guidati dagli operatori delle associazioni culturali», specifica Angela Valenti.

«Fin dall'inizio abbiamo interpellato le istituzioni: il rettore, Fabrizio Micari, il vicesindaco, il vicecapo di Gabinetto e il Coime. Tutti sono stati fondamentali per la fattibilità del progetto», tiene a precisare Antonino Alessio. «All'interno dell'area ci saranno delle sedute, il muretto di confine sarà valorizzato. Verrà inserito un playground e ora stiamo ragionando, tra le altre cose, sul sistema drenante da utilizzare», conclude Flavia Oliveri.

A Padova si scommette sul crowdfunding

Quartiere Guizza, ultima propaggine della città verso sud, e più in particolare il parco dei Salici: sono queste le coordinate entro cui si muove il gruppo di Padova. 

Nel parco, attualmente pressoché privo di attrezzature, i giovani borsisti: Debora Formentin, Maria Francesca Lui, Rodolfo Morandi e Marco Pittarella hanno riprogettato una parte dell'area verde, coinvolgendo attivamente la comunità, prima con un questionario che ha raccolto le aspirazioni degli abitanti e poi con azioni di auto-costruzione.

Più nel dettaglio, il progetto prevede la piantumazione di 167 alberi che andranno a costituire un piccolo bosco urbano con al centro una radura di forma ellittica, un tributo a Prato della Valle, la grande piazza verde della città veneta, realizzata, già allora, anche grazie al contributo di finanziatori locali e non solo. Nell'area libera ellittica, grazie anche alla costruzione di un piccolo padiglione, potranno essere organizzati eventi e svariate attività.

Il progetto del G124 Padova non tradisce la storia, tanto meno il genius loci. Il riferimento al passato infatti non è solo formale: la partecipazione diretta dei cittadini alle grandi opere, ripetutasi frequentemente nelle storie urbane, traghettata nel XXI secolo prende i nomi di crowdfunding e costruzione partecipata.

I ragazzi hanno disegnato un tutore per la crescita degli alberi che funziona anche da seduta, ispirandosi alla poltrona Willow (salice in inglese), progettata nel 1904 - per il locale «Willow Tea Room» di Glasgow - dal maestro Charles Rennie Mackintosh. Questi originali arredi urbani vengono battezzati Vìzha, dal termine longobardo a cui si deve il nome di Guizza.

I dispositivi, tutti di legno, sono stati adottati, finanziati e costruiti dalla comunità. «Il progetto nella sua parte più interessante ha creato affezione, sono venute molte persone della Guizza, circa cento, a costruire queste sedute, ed è stato facile realizzarle», afferma Edoardo Narne. «Adotteremo il crowdfunding anche per il padiglione», aggiunge il professore.

Il progetto ha sviluppato un senso di appartenenza al quartiere. «Non ci aspettavamo che saremmo riusciti a far adottare 167 alberi in due settimane e mezzo. Questo processo ha permesso alle persone di sentirsi proprietari del parco», commenta Maria Francesca Lui.

Con la campagna di crowdfunding cittadini singoli, famiglie e alcune classi delle scuole limitrofe hanno adottato un albero e la relativa seduta, diventandone i custodi. Non solo: li hanno realizzati loro stessi in giornate simili ad una festa. Ciascun donatore ha ricevuto «un kit che comprendeva i 17 morali tagliati e perforati precedentemente, insieme al manuale per la costruzione, in cui era disegnato ogni passaggio per montare la seduta», spiega Marco Pittarella. Ogni donatore è stato poi affiancato da uno dei trenta ragazzi dello Iea Made, ossia studenti della facoltà di Ingegneria Edile - Architettura dell'Università di Padova.

«Il prossimo step è la realizzazione del padiglione. Dopo il padiglione, a metà ottobre, ci sarà la piantumazione dei 167 alberi. Il 21 novembre ci sarà la festa nazionale degli alberi e l'assessore al verde ci ha chiesto di intervenire, in modo che si festeggi tutto quello che è stato fatto fino ad oggi», aggiunge Debora Formentin.

«Il padiglione, di legno, sarà posizionato su uno dei fuochi dell'ellisse. Accoglierà funzioni legate alle attività limitrofe: alla  scuola, diventando un'aula all'aperto; alla scuola di musica che è lì vicino, diventando funzionale allo svolgimento di piccoli concerti all'aperto; e ancora, sarà utilizzato per praticare lo yoga all'interno del parco», conclude Rodolfo Morandi.

Alla base del lavoro, vi è una convenzione siglata dall'Università di Padova e dal Comune per lo sviluppo dei progetti del G124.

 Video G124 © Alessandro Lana

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