in copertina: Modello di studio dell'orto e delle installazioni nel giardino del monastero benedettino ©studio Albori

Dopo quella del 2018, che aveva visto la realizzazione delle 10 cappelle immerse nel bosco dell'Isola di San Giorgio, questa sarà la seconda partecipazione storica della Santa Sede alla Biennale di Venezia. Un luogo riconfermato, dunque, che sposta però l'attenzione su un'altra porzione dell'isola lagunare: gli spazi del monastero benedettino.

Così, il Commissario Cardinal José Tolentino de Mendonça, insieme al curatore Roberto Cremascoli, hanno svelato in conferenza stampa il progetto del Padiglione della Santa Sede per la 18. Mostra Internazionale di Architettura - in programma dal 20 maggio al 26 novembre - proprio a partire dalla ricerca del luogo, poiché, vista la recente entrata in scena del Vaticano, non è previsto un padiglione fisso dislocato tra Giardini e Arsenale.

«Credo che la ricerca del luogo sia una risorsa in più per organizzare il padiglione nazionale - ha commentato in conferenza stampa Roberto Cremascoli, già curatore del Padiglione del Portogallo nel 2016 - perché ci mette in relazione con la città e il territorio lagunare e quindi dà la possibilità di poter essere in qualche modo utili al territorio stesso. Utili per creare una relazione tra il territorio, i residenti e la biennale con il suo pubblico».

Il giardino monastico prima dell'intervento dal Campanile della Basilica palladiana | foto: ©Marco Cremascoli

«A guidare la mostra "Amicizia Sociale: incontrarsi nel giardino" - spiega ancora Cremascoli - saranno gli insegnamenti delle encicliche di Papa Francesco "Laudato si'" (2015) e "Fratelli tutti" (2020), un invito ai visitatori a prendersi cura del pianeta come ci prendiamo cura di noi stessi, e a celebrare la cultura dell'incontro».

Protagonista indiscusso all'interno delle sale espositive del monastero sarà l'intervento del maestro Álvaro Siza, che guiderà i visitatori verso il giardino, quest'ultimo affidato al collettivo italiano Studio Albori (Emanuele Almagioni, Giacomo Borella, Francesca Riva) con un'azione che mescola insieme architettura e processi partecipativi ed ecologici, in linea con il più ampio titolo "Laboratorio del Futuro" scelto dalla curatrice della Biennale, Lesley Lokko.

«È una grande sorpresa per me quest'intervento alla Biennale ma anche una grande preoccupazione per la responsabilità affidata - ha commentato Álvaro Siza collegato dal suo studio di Porto. - La prima sensazione è stata una certa forma di paura, ma ho visto nel tema un'opportunità totale. In mezzo alle notizie che si sentono tutti i giorni, questo è un tema indispensabile. Non si può competere con la bellezza di San Giorgio, allora ho risolto lavorando in contrasto d'espressione. Le sculture che riempiono le tre sale sono abbastanza schematiche e questo crea un contrasto che mi sembra efficace, l'unico che ho potuto immaginare nello spazio disponibile. Sono persone che si indirizzano verso il giardino e dimostrano il bisogno di incontrarsi, e respirano solidarietà. Questa è stata la mia intenzione»

Allo spazio si accederà dalla Darsena Grande dell'Isola, di fronte al bacino di San Marco, al piano terra dell'edificio storico denominato Manica Lunga.

Álvaro Siza in falegnameria per i proto-pi delle sue figure | foto: ©Marco Cremascoli

Ritratto degli architetti (da destra) Emanuele Almagioni, Giacomo Borella, Francesca Riva nel loro studio a Milano | foto: ©Marco Cremascoli

Il curatore Roberto Cremascoli racconta il percorso allestitivo

La prima parte del percorso si sviluppa all'interno delle sale espositive del monastero, gestite dalla Benedicti Claustra Onlus, attivamente coinvolta nel progetto.

«I visitatori - spiega Roberto Cremascoli - saranno introdotti dall'installazione O encontro (L'incontro) di Álvaro Siza, composta da una sequenza di figure disposta dalla galleria principale attraverso le sale, fino a raggiungere il giardino. Queste ci accoglieranno a braccia aperte, in ginocchio o ci saluteranno. Dialogheranno con lo spazio incolume del convento, tra di loro, con i visitatori. Con la loro gestualità ci conducono fino all'incontro nel giardino, il luogo della contemplazione»

Un chiaro rimando, questo, alla coraggiosa visione sociale di Papa Francesco che, in un movimento incessante fatto di pause e sorprese, culminerà nel confronto con l'ultimo monolite posto a confine con il giardino, indicando il percorso verso il rinnovato orto monastico, ora riorganizzato attraverso apposite strutture di accoglienza.

Álvaro Siza nel suo studio | foto: ©Marco Cremascoli

La nuova conformazione del giardino, su disegno dello Studio Albori, propone una passeggiata in parte ombreggiata (grazie a pergolati in legno e bamboo), in parte a cielo aperto, tra le nuove piantumazioni, dove il legno utilizzato ha la possibilità di vivere una seconda vita, come la seconda occasione che si vuole dare ai luoghi, alle culture e agli esseri viventi.

«Il primo atto in giardino - racconta ancora il curatore - ha come fine il fare ordine, integrando le essenze esistenti con le nuove piantumazioni dell'orto, composto da varie sezioni di ortaggi (per consumo conventuale o esterno), erbe aromatiche e officinali, erbe spontanee e fiori eduli (per gli spazi contemplativi). La disposizione delle colture - continua - si identifica con gli elementi della natura, sole, terra, aria, acqua, associando la parte commestibile delle piante al proprio elemento: i frutti che hanno bisogno di sole (pomodori), le radici e tuberi che crescono sottoterra, i fiori e i profumi che si muovono nell'aria, le foglie sono ricche d'acqua. Dove possibile, è stata creata una suddivisione dell'orto in aree geografiche per raccontare l'origine delle essenze: nella sezione frutti-sole sono presenti principalmente piante che vengono dalle Americhe e nella sezione radici-terra invece una predominanza di piante del bacino Mediterraneo (Europa meridionale, Medio Oriente, Vicino Oriente)».

Bozzetto di studio per l'orto e le installazioni nel giardino del monastero benedettino | ©studio Albori

Pensata come spazio a disposizione di tutti, la nuova conformazione permetterà di camminare tra gli orti, il pollaio, il deposito dei semi e le zone di riposo, in una pratica di riconoscimento e contemplazione.

Lo scenario - materiale e spirituale - avvicinerà, così, alla vita quotidiana del monastero benedettino, alla sua Regola, aprendo la possibilità a un dialogo attuale con gli spazi tanto emblematici della tradizione architettonica.

«Infine - racconta ancora Roberto Cremascoli - "il secondo atto nel giardino trasformato in orto, eseguito ancora su disegno e costruzione di Studio Albori grazie allo sviluppo di una pratica multidisciplinare, coniugherà le attività di architettura ai processi partecipativi ed ecologici. Attraverso il riuso del materiale tratto dalla rimozione di un'abitazione a Cortina d'Ampezzo, sono stati realizzati manufatti per ospitare il pollaio e altri che rendono possibile la sosta nell'orto, il riparo, l'incontro o semplicemente la contemplazione. Sono le costruzioni di un chiosco con pergola (limonaia), un parasole con sedute, il deposito dei semi con pergola e riparo, una serra» - conclude.

Bozzetto di studio: genesi e percorso realizzativo delle installazioni nel giardino del monastero benedettino | ©studio Albori

Bozzetti di studio delle figure Álvaro Siza | ©Álvaro Siza

Modello di studio generale delle figure negli spazi dell'Abbazia di San Giorgio Maggiore realizza- da Álvaro Siza | ©Álvaro Siza

Piazza San Marco dall'Isola di San Giorgio | foto: ©Marco Cremascoli

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