«La Torre si propone di riassumere culturalmente e senza ricalcare il linguaggio di nessuno dei suoi edifici, l'atmosfera della città di Milano, l'ineffabile eppure percepibile caratteristica [...]»

Così Ernesto Nathan Rogers - uno dei quattro fondatori di BBPR - descriveva il progetto della Torre Velasca, il cui cantiere - iniziato nel 1950, all'indomani della guerra - rappresentava a pieno titolo il fermento architettonico di quegli anni, dove tutto ruotava attorno al tema della ricostruzione. Si immaginava una Milano nuova, avveniristica, un'immagine, insomma, proiettata verso un futuro florido, tutto da scrivere.

Conclusa nel 1958, la Torre entrò prepotentemente a far parte dello skyline milanese, simbolo di una città in movimento, nel pieno del boom economico. Il pensiero di BBPR, sviluppatosi a stretto contatto con il razionalismo e poi declinato in forma del tutto personale - con senso critico verso il movimento moderno del Ciam a favore di una disciplina architettonica in continuità con il passato - mostrava così nuovi linguaggi e lessici capaci di fondere modernità, contesto e tradizione.

La sua idea era, infatti, quella di basare il dibattito architettonico sulla preesistenza, definendo il moderno come evoluzione, e non rivoluzione. Così, pur mostrandosi a tutti gli effetti come un progetto contemporaneo, Torre Velasca cercava di legarsi con una certa estetica preesistente, rimandabile ad edifici storici milanesi come il Duomo e la Torre del Filarete.

foto: © Giacomo Albo

Non mancò ovviamente il confronto con il Pirellone, progettato in quegli stessi anni, da Gio Ponti, Giuseppe Valtolina, Pier Luigi Nervi, Antonio Fornaroli, Alberto Rosselli, Giuseppe Rinardi e Egidio Dell'Orto, ma Torre Velasca, con la sua estetica dirompente e inconsueta, suscitò una maggiore attenzione - e altrettanta critica - tanto che, ancora oggi, o la si ama, o la si odia, senza mezzi termini.

Nel totale rispetto del monumento - dal 2011 sotto tutela della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Milano - il progetto di Asti Architetti cerca di adeguarsi alle esigenze della Milano odierna, una città in fermento quando venne costruita la Torre  e che, oggi, corre sempre più veloce ma che, ogni tanto, ha bisogno di fermarsi per respirare.

«Nel disegnare piazza Velasca - ha spiegato Paolo Asti, fondatore dello studio - la mia mano è stata guidata dalla precisa volontà di restituire alla città l'attacco a terra della Torre, reinterpretandone i rapporti con l'immediato intorno. La Torre Velasca è sempre stata un punto di riferimento dello skyline di Milano, tuttavia non parte della vita quotidiana dei milanesi che difficilmente hanno avuto un rapporto diretto, ravvicinato con la propria Torre. Il "piede" della Torre è stato sempre vissuto dai cittadini come un "non luogo" che inevitabilmente non ha permesso un giusto rapporto osmotico tra l'edificio e il proprio quartiere. Abbiamo quindi disegnato, uno spazio di rispetto alla Torre stessa, una sorta di "sagrato laico" che nel contempo ne esaltasse gli aspetti dimensionali e architettonici, favorendo il giusto rapporto di intrecci continui con la città. Un luogo di riposo della mente e del cuore ma nello stesso tempo un luogo di identitario, fecondo per la città, con lo sguardo rivolto verso il cielo».

Dopo i lavori delle facciate e il restauro degli interni - finanziati da Hines European Value Fund (HEVF) e tutt'ora in corso - il progetto della nuova piazza Velasca completerà l'intervento trasformando l'area che circonda la torre in luogo di incontro e socialità.

QUANTI PIANI HA E COSA C'È DENTRO LA TORRE VELASCA?
L'edificio ha 28 piani, due dei quali nel seminterrato. I primi due sono per attività commerciali ed espositive, i piani dal 2 ° al 17 ° hanno una combinazione di uffici e case, il 18 ° piano è occupato dalle strutture e dagli appartamenti di servizio, e gli ultimi (dal 19 al 25) sono destinati a appartamenti di lusso, sviluppandosi in una planimetria più ampia rispetto ai piani sottostanti conferendo alla Torre la caratteristica forma a "fungo", accentuata dai numerosi raggi obliqui.
Questi ultimi supportano l'espansione esterna dei piani superiori, ma sono stati l'oggetto dell'ironia dei milanesi che hanno dato all'edificio il soprannome di "grattacielo di leghe" o "grattacieli con bretelle".
Le grandi nervature esterne sono inclinate e biforcate agli angoli per sostenere il volume superiore, mostrando la struttura in cemento armato.

fonte e approfondimenti: archidiap.com

foto: © Giacomo Albo

L'intervento di Asti Architetti

La "necessaria ricucitura urbana tra la città e la Torre", così definita da Paolo Asti nel racconto del progetto - che vede coinvolti anche ARS Aedificandi, lo studio CEAS, ESA Engineering, in un continuo confronto con la Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio di Milano - sarà ultimata nel 2024 e mirerà, infatti, alla pedonalizzazione dell'area e al miglioramento della qualità ambientale.

Le azioni, tradotte nell'accesso pedonale all'edificio, nel recupero di spazi attigui prima inutilizzati e nell'inserimento dell'arredo urbano oggi assente, restituiranno una nuova area aperta alla città, entrando a pieno titolo nel concetto contemporaneo della "città dei 15 minuti", con infrastrutture di mobilità snella e di connessione internet, sfruttando gli spazi circostanti come luoghi di sosta, relax e anche di lavoro. La piazza sarà infatti arricchita da nuove piantumazioni e aree attrezzate con panchine fisse in legno e acciaio di colore scuro con servizio bike shering del Comune di Milano.

«Nella scelta dei materiali, nella distribuzione e nella organizzazione degli spazi attorno alla Torre e di collegamento con la città - racconta ancora Paolo Asti - sono stati scelti materiali, luci, dimensioni, presenza di verde edi servizi che garantissero un passaggio "morbido" dalla città alla Torre, il più possibile felice e interessante anche per permettere il semplice sostare nella piazza» -

La pavimentazione - in lastre di trachite di ampie dimensioni per creare un prolungamento ideale con i pilastri nervati della Torre - richiamerà, per disegni e materiali, altre storiche piazze del centro storico di Milano, mentre i marciapiedi perimetrale della piazza saranno rivestiti e delimitati da lastre e cordoli in granito di medie dimensioni.

Infine, i due lampioni storici progettati dai BBPR saranno interessati da un intervento di restauro e risanamento conservativo di tutti gli elementi, mentre le altre sorgenti luminose prevedono l'utilizzo di LED di ultima generazione.

render piazza Velasca | © Asti Architetti

foto: © Giacomo Albo

foto: © Giacomo Albo

foto: © Giacomo Albo

 CREDITI DI PROGETTO 

CRONOLOGIA
progettazione: 1950 -1955
realizzazione: 1956 -1958
data di riferimento: 1950 -1958
intervento di restauro: 2020-2023

AUTORI
progetto: BBPR
direzione lavori: Studio Rivolta e Orlandini
progetto strutture: Arturo Danusso
esecuzione: Sogene -Società Generale Immobiliare
direzione lavori: Sogene -Società Generale Immobiliare

INTERVENTO DI RESTAURO
progetto architettonico, autorizzazioni Soprintendenzae titoli amministrativi: Asti Architetti
progetto restauro facciate e autorizzazioni Soprintendenza: Asti Architetti - CEAS
DL restauro facciate e strutture: CEAS
progetto e DL impianti, ingegneria acustica, lighting design, progettazione antincendio, consulenza energetica e certificazioni LEED & Wirescore: ESA Engineering
progetto esecutivo restauro architettonico: Studio Fontana
direzione lavori
Generale: Jacobs Italia

COMMITTENZA
Rice - Ricostruzione Comparti Edilizi Spa (1950-1955)
Hines European Value Fund (HEVF) in qualità di investitore del fondo HEVF Milan 1 attualmente gestito da Prelios SGR S.p.A. e proprietario di Torre Velasca (2020-2023)
Hines Italy: development manager (2020-2023)

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