Nella giornata in cui, dopo tanta attesa, la 19. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia ha aperto le porte al mondo intero, sono stati assegnati anche i consueti Leoni d'Oro e d'Argento.
Ci aspettavamo forse delle assegnazioni diverse, magari a progetti più "architettonici" o di "edifici costruiti". Ma forse la Biennale, con il suo essere imprevedibile, serve proprio a farci perdere l'orientamento, stimolando le riflessioni su temi sconosciuti.
Così la giuria internazionale, composta da Hans Ulrich Obrist (presidente, Svizzera), Paola Antonelli (Italia) e Mpho Matsipa (Sudafrica), dopo aver annunciato lo scorso mese i Leoni d'Oro alla Carriera a Donna Haraway e alla memoria a Italo Rota, nella mattinata del 10 maggio ha finalmente reso noti i nomi dei vincitori.
I premi della Biennale Architettura 2025:
quali sono, chi li assegna e perché
Protagonisti assoluti il Regno del Bahrain, con un'innovativa soluzione per il raffrescamento degli spazi pubblici di vita e di lavoro e il rivoluzionario progetto di ricerca ventennale Cafè Canal portato avanti da Diller Scofidio + Renfro, che quest'anno ha fatto degustare per la prima volta il caffè prodotto utilizzando le acque dei canali veneziani.
Leone d'Argento per la promettente partecipazione a un progetto che mostra gli intrecci tra potere e tecnologia-colonialismo, militarizzazione, automazione e recinzione e menzioni speciali a Santa Sede e Gran Bretagna, il primo per la capacità di rendere il pubblico partecipe del processo di definizione di un nuovo significato dello spazio; il secondo per il tentativo di immaginare una nuova relazione tra architettura e geologia.
indice dei contenuti
- Leone d'Oro per la migliore Partecipazione Nazionale al Regno del Bahrain
- Menzione speciale come Partecipazione Nazionale alla Santa Sede
- Menzione speciale come Partecipazione Nazionale alla Gran Bretagna
- Leone d'Oro per la miglior partecipazione a Canal Cafè - Diller Scofidio + Renfro, Natural Systems Utilities, SODAI, Aaron Betsky, Davide Oldani
- Leone d'Argento per una promettente partecipazione a Calculating Empires: A Genealogy of Technology and Power Since 1500 di Kate Crawford e Vladan Joler
- Due menzioni speciali
Leone d'Oro per la migliore Partecipazione Nazionale al Regno del Bahrain
Si intitola "Canicola" e, richiamando le torri del vento e i cortili ombreggiati (esempi dei tradizionali metodi di raffreddamento passivo) il padiglione curato dall'italiano Andrea Faraguna offre una proposta concreta per affrontare condizioni di calore estremo.
Il progetto - valido punto di sosta durante la visita dell'Arsenale - rappresenta un'unità modulare e scalabile per il raffrescamento passivo sia degli spazi pubblici che dei luoghi di vita e lavoro all'aperto in condizioni di caldo estremo, interpretando concretamente il tema della Biennale di Carlo Ratti.
Dove si trova: Arsenale
foto: © Andrea Avezzù. Courtesy of La Biennale di Venezia
Menzione speciale come Partecipazione Nazionale alla Santa Sede
Questo è l'anno del Vaticano. Tra Giubileo, e nomina del nuovo Papa, non poteva mancare il prezioso riconoscimento da parte della Biennale di Venezia.
Citando il libro Opera aperta di Umberto Eco del 1962, la Santa Sede accoglie il visitatore in uno spazio-cantiere, invitandolo a partecipare alla produzione di significato. Il progetto ridarà vita a una chiesa sconsacrata esistente, con un processo di restauro che avverrà su diversi livelli e coinvolgerà un'ampia gamma di competenze e mestieri.
Come sottolineato dalla giuria, Opera aperta rappresenta "una pratica vivente di cura responsabile e cura collettiva attraverso al creazione di uno spazio per lo scambio culturale".
Dove si trova: Complesso di Santa Maria Ausiliatrice, Fondamenta S. Gioacchin, Castello 450
foto: © Andrea Avezzù
Menzione speciale come Partecipazione Nazionale alla Gran Bretagna
La Gran Bretagna, in questa edizione, sembra aver voluto proseguire il discorso iniziato due anni fa con la Biennale di Lesley Lokko e, con il titolo GBR: Geology of Britannic Repair ha portato all'attenzione un dialogo tra il Regno Unito e il Kenya sul tema della riparazione e del rinnovamento.
Il Padiglione - curato da Owen Hopkins, Kathryn Yusoff, Kabage Karanja e Stella Mutegi - rivela un'architettura definita dall'estrazione, che genera disuguaglianze e degrado ambientale, premiato dalla giuria per il "tentativo di immaginare una nuova relazione tra architettura e geologia".
Dove si trova: Giardini
foto: © Marco Zorzanello
Leone d'Oro per la miglior partecipazione a Canal Cafè - Diller Scofidio + Renfro, Natural Systems Utilities, SODAI, Aaron Betsky, Davide Oldani
Non tutti si sono fidati a berlo, ma il prodotto di Canal Café - progetto di Diller Scofidio + Renfro, Natural Systems Utilities, SODAI, Aaron Betsky, Davide Oldani - che trasforma l'acqua dei canali di Venezia nella bevanda più richiesta al mondo, ha conquistato il premio più ambito.
Il progetto - ha sottolineato la giuria - "è la dimostrazione di come la città di Venezia possa fungere da laboratorio per immaginare nuovi modi di vivere l'acqua, offrendo al contempo un contributo concreto allo spazio pubblico veneziano".
La ricerca sperimentale Canal Cafè, iniziata quasi vent'anni fa parallelamente alla pratica architettonica di DS+R, mostra così come La Biennale di Venezia riesca a dare vita a progetti di lunga durata, andando ben oltre il tempo dell'evento.
Dove si trova: Arsenale
foto: © Marco Zorzanello courtesy of La Biennale di Venezia
Leone d'Argento per una promettente partecipazione a Calculating Empires: A Genealogy of Technology and Power Since 1500 di Kate Crawford e Vladan Joler
"La capacità di rendere visibile l'invisibile, attraversando lo spazio e il tempo" è alla base del Leone d'Argento assegnato a questo interessante progetto. Un manifesto visivo di grande formato che illustra come le infrastrutture digitali e sociali si siano sviluppare in modo interdipendente nel corso dei secoli.
"Oggi più che mai - ha sottolineato la giuria - è essenziale comprendere gli intrecci tra potere e tecnologia-colonialismo, militarizzazione, automazione e recinzione".
Nel complesso, l'opera offre una genealogia profonda della tecnologia contemporanea attraverso un potente diagramma che si configura come uno strumento per decifrare il presente e immaginare futuri alternativi.
Dove si trova: Corderie dell'Arsenale
foto: © Luca Capuano. Courtesy of La Biennale di Venezia
Due menzioni speciali
Alternative Urbanism: The Self-Organized Markets of Lagos di Tosin Oshinowo
La prima menzione speciale va allo zoom di Tosin Oshinowo sui mercati di trattamento dei rifiuti dell'economia industrializzata. La potenzialità del progetto sta nel suo essere un'iniziativa capace di incoraggiare ulteriori ricerche sui mercati in Africa e sull'importanza di questi come prototipi di innovazione.
Dove si trova: Corderie dell'Arsenale
foto: © Andrea Avezzù. Courtesy of La Biennale di Venezia
Elephant Chapel di Boonserm Premthada
Una struttura in biomateriali che appare come una struttura durevole in mattoni, a dimostrazione del fatto che "si può fare". Così lo studio di architettura di Boonserm Premthada ha impiegato lo sterco di elefante per ridurre al minimo l'uso di altri materiali, in un approccio profondamente integrato con l'ambiente.
Premthada ha infatti realizzato un santuario all'aperto chiamato Elephant World in una provincia della Thailandia, dove esseri umani ed elefanti convivono in armonia da secoli, celebrando un'alleanza millenaria, preservandone il contesto e le condizioni originarie.
Dove si trova: Corderie dell'Arsenale
foto: © Marco Zorzanello. Courtesy of La Biennale di Venezia
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