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Corpo, Cittą, Architettura.

Il contributo delle arti sceniche nel rinnovamento del rapporto uomo-ambiente.

di Annachiara Eliseo

Finalista 2010

L'intervento di Rem Koolhaas alla conferenza internazionale"L'enjeu capitale" 1, tenutasi a Parigi nell'Ottobre 2009, ha colpito per la sua chiara e disincantata riflessione sulla realtà della vita metropolitana che ha portato alle seguenti conclusioni: lo spazio pubblico della città si sta tramutando nello spazio del divieto e della privazione 2 e sta perdendo la sua fondamentale vocazione di luogo di relazione  e di espressione, vocazione così perfettamente descritta da Walter Benjamin in Das Passagen-Werk. 3

"La strada si manifesta come un intérieur abitato, come la dimora della collettività, poiché le vere collettività, come tali, abitano nella strada. La collettività è un essere perennemente desto, perennemente in movimento, che tra i muri dei palazzi vive , sperimenta, conosce e inventa, come gli individui al riparo delle quattro mura di casa loro".  

"De-sensualisation of the human relation to reality" 4

La progressiva artificializzazione e la"de-sensualizzazione  del rapporto dell'uomo alla realtà"  sta producendo i suoi amari frutti in termini di disagio sociale diffuso.

Interessante è l'analisi del sociologo statunitense Richard Sennet che definisce gli spazi della città contemporanea come  spazi che inibiscono il corpo, che lo rendono inattivo ed inerte: "espaces pacifiantes".

 "La société moderne s'en est donc prise au corps humain: elle a pacifié le corps. Vivre dans des"espaces morts", telle est la façon dont les gents rendent compte à la fois du manque des stimulations offertes par leur environnement et de la sensation d'êtrepacifié.  […] L'environnement moderne est empli de bruits mécaniques, il est devenu un paysage de silences humains". 5

Questo è dunque il rischio a cui andiamo incontro, quello di costruire intorno a noi un"paesaggio di silenzi umani", definizione che rimanda per contrasto alla bellezza delle parole parole di Hofmannsthal  che agli inizi del secolo scorso descriveva Parigi come"paesaggio fatto di pura vita".

"Reprendre la rue". 6  Un excursus storico.

La definizione di Hofmannsthal viene riportata da Walter Benjamin nel descrivere la città-paesaggio dei flâneurs .

"I parigini stessi hanno fatto di Parigi la città promessa dei flâneurs," paesaggio fatto di pura vita", come disse una volta Hofmannsthal. Paesaggio, ecco cosa diventa la città per il flâneur, o più esattamente: in modo netto la città si scinde per lui nei suoi poli dialettici: gli si apre come paesaggio e lo racchiude come stanza". 7

I flâneurs, con un anticipo di cent'anni, intuirono la rilevanza del semplice atto del"passeggiare" elevandolo a pratica estetica. In effetti il loro"trasognato scivolare" 8 lungo le strade di Parigi si manifesta come una  nuova e profonda esperienza del paesaggio urbano.

Nel caso di Benjamin tale esperienza, che ha il corpo come protagonista, diviene strumento analitico volto alla costruzione di una sintesi filosofica.

"Che cosa sappiamo di angoli e di strade […] noi che non abbiamo mai sentito sotto i piedi scalzi il calore, la sporcizia, gli spigoli delle pietre e non abbiamo mai analizzato l'idoneità delle asperità del selciato a guidarci?" 9  

Nella stessa direzione della ricerca artistica e filosofica dei flâneurs vanno tutte le avanguardie che  agli inizi del XX secolo, attribuirono alla riappropriazione fisica ed ideale dello spazio un ruolo centrale nel processo di rinnovamento della cultura. L'azione creativa del corpo nello spazio si fa strumento di questa riappropriazione e, dalla seconda metà del '900, si sviluppano ovunque  forme d'arte e spettacolo legate alla specificità del luogo, che trovano il loro compimento in tutte le manifestazioni spettacolari site-specifics, dagli happenings, alle performances alle recenti messe in scena di Teatro dei Luoghi.

Il principio della riappropriazione dello spazio pubblico attraverso la creazione assume un valore fortemente politico nell'ultima delle avanguardie, quella situazionista  e diviene  pilastro fondante della teoria dell' urbanismo unitario, le cui finalità sono così coerentemente esposte da Constant:

"Le rapport entre espace habitable et espace social devra changer au profit de l'espace social, afin de répondre aux besoins d'une nouvelle vie de nomade émergente.  […] cet espace formera le décor au jeu, à l'invention et à la création d'un environnement de vie. […] A l'avenir ce ne sera pas l'utilité mais le jeu qui déterminera la façon de vivre de l'homme.[…] La rébellion se focalise en premier lieu sur la reconquête de l'espace social, la rue, pour ainsi établir les contacts indispensable au jeu". 10

L' importanza attribuita al gioco, alla creazione spontanea, che con il corpo plasma lo spazio di vita adeguandolo ai mutamenti della società è il tratto più innovativo ed interessante del discorso di Constant ai fini della nostra analisi.

"Espaces d'action" 11. Teatro e città: una relazione di duplice utilità

Una strada parallela nella ricerca di un rinnovato rapporto  uomo-ambiente  è quella tracciata dalle scienze sociali. Gli studi in ambito sociologico, antropologico, psicopatologico  forniscono ragioni ulteriori alla ricerca artistica e filosofica sul tema della riappropriazione dello spazio attraverso il corpo. Nel definire i bisogni primari dell'uomo come unità bio-psico-sociale si conferma il ruolo primario dell'esplorazione, della percezione e del riconoscimento del paesaggio nel processo di adattamento all'ambiente. Se l'esperienza creativa ed artistica si inserisce in questo processo naturale si può verificare ciò che Peter Brook definisce "accrescimento del livello di percezione" 12, cui segue un approfondimento della conoscenza del luogo ed una vera e propria presa di possesso dello stesso luogo nei suoi caratteri estetici, simbolici, materici. Questa consapevolezza conferisce a tutte le pratiche artistiche che si attuano sul luogo e per il luogo un ruolo significativo e definito nel ricucire il delicato rapporto tra i l'uomo ed il suo spazio di vita.

A tale proposito il contributo pratico e teorico di coloro che operano nel campo delle arti sceniche è sempre più determinante, adottato e ricercato  nell'ambito della progettazione e riqualificazione degli spazi pubblici. Nell'analisi del sociologo urbano Isaac Joseph sembra che il sodalizio tra scienze sociali,  sciences de l'espace, e  arti viventi si espliciti  completamente.  Egli definisce"les gents de théâtre", e gli scenografi in particolare,"des professionnels de la restauration de la rue" 13. Le esperienze degli ultimi decenni evidenziano infatti come la creazione di un evento drammatico in un determinato contesto locale sia in grado di rinnovarne l'identità e la percezione e confermano la pratica artistica quale strumento di riappropriazione materiale ed ideale di un luogo. Il teatro e la città si trovano dunque in una relazione di reciproca utilità: la città apre le sue porte al teatro donandogli un "nuovo soffio di vita" 14  e l'arte restituisce un valore aggiunto ai luoghi che da essa vengono toccati.  Gli spazi della vita pubblica, così come i luoghi abbandonati o dimenticati tornano ad essere"spazi dell'azione","operatori di socializzazione" 15.

Sempre Isaac Joseph in "Reprendre la rue", evidenzia la fecondità della metafora drammaturgica nell'analizzare la vita sociale degli spazi pubblici urbani, e si sofferma sull' azione del corpo nello spazio:

"C'est cette dimension"scénographique" des espaces urbains, comme lieux pour l'action plus que comme œuvres spectaculaires et célibataires, que nous découvrons dans les études sur les qualités sensibles des espaces publics et, notamment, dans les travaux sur la lumière et sur l'espace sonore" 16.

Questa considerazione di Joseph sulla dimensione "scenografica" degli spazi urbani potrebbe essere estesa ad ogni ambito della progettazione.

Le ricerche e le sperimentazioni nel campo delle arti sceniche, accanto agli studi sulla percezione e sulle qualità sensibili del luogo,  riportano il corpo, l'esperienza sensibile, il gioco e l'azione al centro del rinnovamento dello teoria della progettazione, nella continuità della tradizione  organica . L'architettura nasce per rispondere al corpo, per esser percepita attraverso tutti i sensi, ed è  prima di tutto corpo, come ci ricorda Peter Zumthor in Atmospheres:

 "That's what architecture means to me and that's how I try to think about it. As a bodily mass, a membrane, a fabric, a kind of covering, cloth, velvet, silk, all around me. The body! Not the idea of the body, the body itself! A body that can touch me".17

 

"L'architetto dei coreografi"

La ricerca sul movimento, che trova la sua applicazione pratica nella danza contemporanea, amplia le conoscenze tradizionali in merito all'uso dello spazio ed apre il campo a nuove sperimentazioni artistiche che puntano su un approccio multi-disciplinare. Emergono in questo paesaggio figure come la coreografa tedesca Sasha Waltz, che viene definita l'"architetto dei coreografi". Tale appellativo è calzante sia per ciò che riguarda il suo approccio creativo, che parte dall'analisi dei  luoghi e dalle architetture, sia per ciò che riguarda il suo linguaggio coreografico che si esprime in una vera e propria architettura di corpi in movimento. La performance Dialoge 09- MAXXI Deconstruction I (Novembre 2009)concepita per presentare al pubblico il nuovo Museo nazionale delle arti del XXI secolo è un esempio della felice fusione tra danza ed architettura. Le"architetture di corpi" di Sasha Waltz, espressamente concepite per gli spazi  ampie  sinuosi del MAXXI hanno sottolineato e svelato le qualità intrinseche dell'opera di Zaha Hadid.

Vorremmo concludere con una citazione di Giancarlo Consonni sull'incontestabile affinità tra le arti sceniche e le scienze dello spazio:

"Il teatro e l'architettura stanno in una relazione originaria [...] essi hanno in comune il linguaggio dei corpi, il quale precede la parola e va oltre il dicibile" 18.

1 L'enjeu capitale. Conférence, débats, rencontres, Paris 1-2 Octobre 2009, Centre Pompidou, Chaos générique. Intervenants: Rem Koolhaas , Kengo Kuma, Brendan MacFarlane  Thom Mayne (Morphosis) et Dominique Perrault.

2 Nel 1990, in City of Quartz, Mike Davis descriveva ugualmente la città di Los Angeles come"città vietata" facendo riferimento ad una concezione"sadica" della strada.

3 Walter BENJAMIN, Das Passagen-Werk,Frankfurt am Main, Suhrkamp Verlag, 1982  (tr. it. I "passage" di Parigi, Vol.II,  Torino, Einaudi, 2000).

4 Juhani PALLASMAA,"The Eyes of the Skin - Architecture and the Senses , John Wiley and sons, 2005

5"La società moderna se l'è presa con il corpo umano: ha pacificato il corpo. Lo ha allontanato dagli spazi nei quali esso si evolve. Vivere in"spazi morti", questo è il modo in cui la gente descrive in una sola espressione la carenza di stimoli offerti dall'ambiente e la sensazione di essere assopiti. [...] L'ambiente moderno è saturo di rumori meccanici; è divenuto un paesaggio di silenzi umani".  Da: Richard SENNET, Espaces pacifiantes, in  Prendre place, espace public et culture dramatique, Paris, Recherches, 1995,  a   cura di Isaac JOSEPH.

6"Riprendere la strada" citazione da Isaac JOSEPH ,Reprendre la rue in:  Prendre place, espace public et culture dramatique, Paris, Recherches, 1995,  a   cura di Isaac Joseph.

7 Cfr. nota 3.

8 Citazione da Franz HESSEL, Pariser Romanze, Berlin, Ernst Rowohlt Verlag, 1920 ( tr. it. Romanza Parigina,Roma, Biblioteca del Vascello, 1993).  "Parigi è la città più carnale che ci sia. È per questo che qui siamo diventati puro spirito. Attraversiamo le mille tentazioni della realtà come in un giardino fiorito. […]Il nostro cammino per le strade è un trasognato scivolare, senza neanche dover muovere gli arti. Il salire e il discendere scale, illuminate o buie che siano, ampie e maestose, oppure strette e ripide, per noi è simile ad un turbinio, a una caduta in un sogno".

9    Cfr. nota 3.

10 CONSTANT, Nouvel Urbanisme , (pubblicato nella rivista Provo n. 9, 1966).

"Il rapporto tra spazio abitato e spazio sociale dovrà cambiare a vantaggio dello spazio sociale al fine di rispondere ai bisogni alla nuova emergente vita nomade. [...] Questo spazio sarà la scenografia del gioco, dell'invenzione e della creazione dell'ambiente di vita. [...] In futuro non sarà l'utile, ma il gioco che determinerà i modi di vivere dell'uomo. [...] La ribellione si focalizza in primo luogo sulla riconquista dello spazio sociale, la strada, per stabilire i contatti indispensabili al gioco".

11 Citazione da Isaac JOSEPH ,Reprendre la rue in:  Prendre place, espace public et culture dramatique, Paris,  Recherches, 1995,  a   cura di Isaac Joseph.

12 Peter BROOK, The shifting point, Berlin, Alexander Verlag GmbH,1987 (tr. it. Il punto in movimento.1946-1987, Milano,  Unilibri, 1988).

13 Cfr. nota 11

" Les gents du théâtre ont ceci d'intéressant qu'ils ont fait toute leur carrière d'après guerre dans des lieux abandonnés qu'il leur a fallu reprendre, et qu'ont les sollicite aujourd'hui comme des pompiers de la réanimation des grands ensembles, des professionnelsde la restauration de la rue".

" Le persone di teatro hanno questo di interessante: hanno costruito tutta la loro carriera nel dopoguerra in luoghi abbandonati, che hanno dovuto recuperare, e oggi li si considera come dei pompieri della rivitalizzazione dei"grands ensembles", dei professionisti del restauro della strada".

14 Cfr. nota 12

15 Cfr. nota 11

16 Cfr. nota 11.

"E' questa dimensione "scenografica" degli spazi urbani, come luoghi per l'azione, più che come opere spettacolari ma fini a loro stesse, che stiamo scoprendo attraverso gli studi sulle qualità sensibili degli spazi pubblici e soprattutto attraverso i lavori che hanno come oggetto la luce e lo spazio sonoro".

17 Da Peter ZUMTHOR, Atmospheres, Basel, Birkhäuser,2006

"Questo è ciò che l'architettura significa per me  ed è il modo in cui cerco di approcciarla. Come una massa corporea, una membrana, un tessuto, una sorta di rivestimento, panno, velluto, seta, tutto intorno a me.  Il corpo! Non l'idea del corpo, ma il corpo vero e  proprio. Un corpo che mi può toccare".

18 Giancarlo CONSONNI (a cura di), Teatro, corpo, architettura, Bari, Laterza, 1998

Annachiara Eliseo

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