Prevenzione e monitoraggio del patrimonio edilizio unica via contro rischio sismico

La vera opera di prevenzione di cui il nostro Paese ha assolutamente bisogno per fronteggiare il rischio simico passa da una valutazione seria della condizione del nostro patrimonio edilizio.

La vera opera di prevenzione di cui il nostro Paese ha assolutamente bisogno per fronteggiare il rischio simico passa da una valutazione seria della condizione del nostro patrimonio edilizio.

Più che pretendere dalla comunità scientifica un ruolo da indovini per prevedere l’impossibile, definendo quando e dove arriverà una forte scossa di terremoto, è più urgente e sensato avviare le necessarie verifiche della tenuta statica degli edifici, a partire dalle strutture pubbliche sensibili come gli ospedali e le scuole. Pensare di evacuare preventivamente territori e intere città è ipocrita: il vero problema sono gli edifici fragili e mal costruiti“.

Così il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza, ha dichiarato commentando i recenti fatti relativi alla sentenza su L’Aquila, in relazione alla scossa di terremoto registrata questa notte tra Calabria e Basilicata.

Quello della sicurezza è un tema che riguarda tutto il Paese e che deve essere affrontata in modo concreto e sistematico. Secondo l’ultimo rapporto di Legambiente Ecosistema Scuola, infatti, oltre il 60% del patrimonio edilizio scolastico è precedente al 1974, anno di entrata in vigore delle norme sulle edificazioni nelle zone a rischio sismico, il 36,5% degli edifici necessita di manutenzione urgente, solo il 10% è costruito con criteri antisismici e solo il 54% possiede il certificato di agibilità.


Il nostro Paese ha subito, negli ultimi decenni, una cementificazione incontrollata in cui anche le illegalità connesse al ciclo del cemento, l’utilizzo di materiali scadenti e in alcuni casi addirittura di cemento depotenziato, contribuiscono ad aggravare il rischio a cui siamo quotidianamente esposti – ha aggiunto Simone Andreotti, responsabile Legambiente Protezione civile. Solo considerando in maniera seria le opportunità che le nuove tecniche di edificazione ci offrono, avviando indagini di microzonazione sismica per conoscere gli effetti delle onde dei terremoti in una determinata porzione di territorio, sarà possibile prendere opportune e realistiche misure di prevenzione“.


 “La conoscenza e la consapevolezza della fragilità del nostro patrimonio edilizio e il conseguente risanamento delle situazioni più a rischio costituiscono l’unico modo per provvedere alla sicurezza dei cittadini – ha concluso Cogliati Dezza – con l’opportunità di contribuire pure al rilancio del comparto edilizio con una prospettiva e una mentalità nuove, che non punti più su ulteriori cementificazioni ma sul risanamento e la ristrutturazione di qualità dell’esistente“.

Fonte: Legambiente

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