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CV08 - Il Robot mangia-suburb di Andrew Maynard

 

di Silvio Carta

premessa: iconic building

Dopo numerose ed accese polemiche, le opere del moderno sono state gradualmente assimilate sino a diventare oggetto di protezione e apprezzamento e il do.co.mo.mo. ne è una sensibile testimonianza. C'è chi ha buone ragioni per sostenere che la stessa cosa accadrà anche alla odierna architettura delle icone 1, che fra un secolo ameremo e difenderemo strenuamente a fronte di ben altri atteggiamenti progettuali. Lo stesso Michiel van Raaij è inoltre convinto che il 2009 sarà un anno favorevole per le icone: la crisi finanziaria cancellerà con molta probabilità dei progetti, la strozzatura dei mercati influirà nelle decisioni imprenditoriali fino a far ritrarre possibili investimenti anche dal comparto delle costruzioni (come, tra l'altro, già accade), ma non è detto che questo porterà consequenzialmente ad una inversione della tendenza all'iconicità. Anzi.

Ci sono architetti e critici che vedono la crisi mondiale come un fatto positivo. Nel senso che la recessione potrebbe spostare l'attenzione degli investitori e dei compratori dai condomini lussuosi e dalle architetture iconiche, che rappresentano potenti lobby, a luoghi più emarginati dove l'architettura potrebbe in effetti fare la differenza 2.

Il critico del New York Times Nicolai Ouroussoff 3 approfitta della riflessione sulla situazione attuale per vedere nel prossimo futuro i top architects spostare il loro interesse verso le infrastrutture, le strade, i parchi, le scuole e il social housing. In tale prospettiva si potrebbe inserire la presunta iniziativa di Koolhaas di distribuire progetti anonimi (dunque senza copyright o ego) attraverso la creazione di un ulteriore ramo di oma, il quale non a caso, dovrebbe chiamarsi mao. 4

Il tutto porterebbe a credere al prossimo ritorno di una architettura modesta ed umile nelle forme, ma alta nelle intenzioni. Ovviamente tutto questo risulta difficile da credere, per il semplice motivo che l'architettura iconica è in grado di muovere i mercati, e può farlo solo attraverso l'ormai oliato meccanismo della costante offerta di nuove (presunte) identità sociali. Si tratta di un sistema ideologico-economico che per quanto in una fase di crisi ampiamente diffusa, non può cambiare in cosi breve tempo. Le icone hanno avuto il loro successo per varie ragioni che non tratteremo in questa sede, tuttavia è facile comprendere che accada per esse ciò che succede a livello quasi inconscio per gli architetti nei confronti del grattacielo. L'architettura iconica, come quella degli edifici alti in genere, suscita sul progettista un fascino irresistibile perché rappresenta l'emersione di un landmark capace di captare l'attenzione e l'interesse del pubblico sull'autore. A livello inconscio, il desiderio di affermare la propria presenza di progettista è talvolta fortissima.

Rem Koolhaas dichiara che oramai aggiungere l'ennesima icona in una città non ha più senso. A tal proposito propone per un concorso di un edificio nel distretto degli affari a Dubai una anti-icona 5. Contrariamente a quanto si possa pensare, l'anti-icona è una icona essa stessa, anzi, ci sarebbero ragioni per asserire che, in una cacofonia di tanti primi violini, un trombone che suona disperatamente per farsi notare, altro non ottiene che sembrare l'ennesimo violino.

La posizione di Willem-Jan Neutelings 6 prende distanza dalle nuove architetture iconiche dei giovani architetti. L'olandese dichiara che tutti dovrebbero tornare ad una architettura normale e neutra. Come van Raaij fa sarcasticamente notare, tutti tranne lui, il quale dichiara subito dopo nel corso di una intervista "I love to work on iconic buildings 7". In effetti buona parte del loro successo come architetti la devono alla costante ricerca di valori iconici nei loro progetti, concretizzata nella trasformazione di oggetti banali per contenuti o contesti in icone capaci di proiettare su altri livelli comunicativi degli edifici che diversamente non sarebbero mai stati nemmeno notati. Qua sta, in parte, il segreto del loro successo.

Arnold Schönenberg 8 spiega che gli accordi a più voci e la polifonia vera hanno una funzione espressiva nella composizione di una sinfonia. Accanto ad elementi minori, come suono, successione di suoni, motivi, figure, frasi, esiste un mezzo fondamentale di espressione, cioè la possibilità di simultaneità dei suoni. Ovviamente ogni strumento ha il suo ben determinato ruolo all'interno della composizione. Ciascuno produce un suon diverso orientato ad un segmento particolare del campo dell'udito. Le sue note devono necessariamente essere inserite in un sistema coordinato. È possibile che uno strumento stia in silenzio per quasi tutta la sinfonia e che debba suonare solo per pochi attimi quasi alla fine. Il suo ruolo è altrettanto fondamentale come quello dei violoncelli, che magari, suonano per gran parte del tempo. Ogni strumento ha un compito fondamentale per la riuscita armonica della composizione. Incluso il silenzio. Questo porterebbe alla trattazione del discorso su una delle differenze sostanziali a livello di struttura (e non di contenuti) tra musica classica e musica leggera, ossia la sovrapposizione ottusa dei suoni allo scopo di saturare le frequenze anziché la loro composizione in modo armonico.

Ma tornando a Willem-Jan Neutelings, il problema allora non sta nelle icone in se stesse, quanto nel loro uso spropositato nella città che finisce per negare il loro stesso valore a livello comunicativo.

CV08

Andrew Maynard è un architetto laureato all'università della Tasmania in environmental design. Nel 2002 ha iniziato la attività professionale autonoma con lo studio Andrew Maynard architects in Victoria, Australia.

Il suo progetto CV08, the suburb-eating robot offre un buono spunto di riflessione sul futuro delle periferie. Si dice futuro perché le suburb australiane, come quasi tutte del resto, sono figlie di un concetto di vita e mobilità basato sull'automobile e, di conseguenza, sul petrolio. È superficiale spiegare come mai, in questi ultimi tempi, questa concezione risulti quasi totalmente inadeguata. Per Maynard una periferia è "essentially a suburb is somewhere a car goes at the end of the day to sleep". Il concetto di suburb è nato attorno a nuove direzioni per la circolazione radianti rispetto al denso centro della città.

Prima abbiamo visto le suburb crescere lungo le linee ferroviarie, lasciando spazio ad aree per parcheggi o da adibire a sviluppo rurale. La diffusione dell'automobile ha permesso ed incentivato la trasformazione di queste aree in zone residenziali attraverso la produzione di case "generiche e senza fine" con prezzi relativamente economici.

Maynard ad ogni modo sostiene che l'epoca delle outer-suburb sia prossima alla sua fine, e lo sostiene poggiandosi sulla convinzione che dopo il 2011 l'uso del petrolio come mezzo primario di energia diminuirà sensibilmente. Come conseguenza si avrà che le automobili non potranno più circolare e, in generale, il movimento delle merci sarà drasticamente ridotto come la loro reperibilità nelle diverse parti del pianeta.

Una consistente carenza di cibo sarà dovuta alla diminuzione della produzione e distribuzione del cibo legata in misura sensibile all'uso di fertilizzanti derivati dal petrolio nei raccolti. Le persone allora saranno costrette a vivere dentro le città e densificarle fino ai limiti, lasciando le suburb delle aree deserte che lentamente verranno "metabolizzate dall'ambiente naturale".

La soluzione che Maynard propone è CV08, un robot capace di consumare le suburb abbandonate attraverso le sue due gambe anteriori. Dalle indicazioni che vengono date leggiamo che ognuna delle sei gambe ha una funzione ben distinta. La Demo Leg preleva dal suolo qualsiasi elemento "creato dall'uomo" (automobili, abitazioni, arredi urbani ecc.), ma si avverte, che lascerà qualcosa intatto per gli archeologi. Attraverso degli ingranaggi gli elementi vengono distrutti e schiacciati, per poi essere portati in alto, verso il corpo del robot ed avviati ad un processo di riciclo. La Flora Leg impianta un habitat di flora completo nello spazio liberato dalla Demo Leg. Molte delle piante sono state modificate geneticamente per avere un odore di biscotti al fine di attrarre gli insetti per una futura impollinazione, nonché per attirare le persone grassottelle che saranno catturate dalla gamba successiva. La Fauna Leg contiene vari tipi di animali in stato di ibernazione, i quali vengono opportunamente scongelati e liberati nell'habitat creato precedentemente dalla Flora Leg. Il passaggio di questa lascia una vegetazione abitata da animali opportunamente selezionati in base alle caratteristiche ambientali appena create.

La testa è dotata invece di un antenna ed un sensore per la identificazione della temperatura delle persone grasse, la quale suole essere maggiore di quella delle persone magre. La sesta gamba del robot è la Lipo Leg, progettata pensando al fatto che il 50% degli abitanti australiani sono sovrappeso per mancanza di movimento dovuto ad una vita preminentemente sedentaria, basata sull'automobile ed un eccesso di alimentazione. Un sistema di aspirazione attira dentro la gamba gli obesi precedentemente attirati (incluso quelli timidi, per i quali la parte inferiore della gamba è stata attrezzata con disegni di ciambelle) e li porta alla camera di liposuzione. Da chubby (grassottelli), vengono espulsi dal retro del CV08 sotto forma di thinny (sottili), assieme ad una bicicletta prodotta con i materiali di riciclo delle automobili. I nuovi uomini magri possono usare la bicicletta per tornare alle aree dense della città. Il grasso umano estratto sarà il nuovo combustibile del robot, in assenza del petrolio.

Con non poche polemiche (in gran parte volute), il progetto CV08 è stato presentato al Critical Visions 08: Form, Representation and the Culture of Globalisation nell'aprile del 2008 a Sydney. Una riunione organizzata dal Royal Australian Institute of Architects dove Maynard è stato invitato a presentare, assieme ad altri sei giovani architetti considerati emergenti in Australia, delle visioni per il futuro di Sydney e delle sue porzioni urbane.

Anno 2019

I robot CV08 dovrebbero entrare in produzione secondo l'autore all'inizio del 2019. E' superfluo discutere sulla effettiva realizzabilità di questo progetto, piuttosto è apprezzabile la natura provocativa dell'operazione. Il progetto parte da considerazioni reali e tangibili per andare a collocarsi in uno scenario di chiaro impianto distopico. La distopia non è un male, se è vista come una degenerazione estremizzata di un particolare aspetto che caratterizza l'attuale realtà. In questo senso una conseguenza estrema, per quanto inverosimile, di un fattore reale aiuta a costruire un possibile scenario in cui è più semplice capirne le conseguenze. È utile, ad esempio, per apprezzare quanto il problema dell'abbandono delle suburb dovuto a flessioni economiche e cambi di rotta sociale sia possibile e concreto.

Il CV08, nella sua manifestazione curiosa, nel captare l'attenzione attraverso le storie dei grassottelli attirati dai biscotti e trasformati in magri forniti di bici, pone luce su un problema, quello della effettiva creazione di aree abbandonate delle città, che si potrebbe distaccare da quelli tra i quali è spesso incluso come sotto-categoria (quali il global warming, la globalizzazione, la sostenibilità), se non addirittura appiattito. Il rischio infatti che si ha quando si parla troppo di general topics come quello, ad esempio, della sostenibilità è quello di spostare più o meno consciamente l'arrivo del problema reale nel tempo. Una sorta di consapevolezza che l'acqua nel pianeta finirà, che il buco nell'ozono sarà sempre più grande, ma che sia tutto proiettato in una dimensione futura e che poco abbia a che fare con noi, abitanti del presente. Storie come questa del CV08 ci avvicinano al problema rendendolo in un certo senso più tangibile e vero.

C'è di più.

Ciò che si può apprezzare da un secondo punto di vista della vicenda è il fatto che in una tale proiezione distopica si ricorra ancora a l'uso delle icone. Nel senso che il robot, usato come strumento per avviare una riflessione sul nostro immediato futuro, si manifesta con linguaggio di chiara provenienza manga. Il palese riferimento a questa cultura rimanda gli strumenti interpretativi dell'osservatore ad un sistema di informazioni ben più ampio di quello dell'immagine del robot stesso 9. La maggior parte dei manga, da Kenshiro di Tetsuo Hara ad Arale di Akira Toriyama, si collocano in uno scenario distopico. Di per se quindi, il solo linguaggio grafico usato da Maynard rimanda ad una sfera di significati che ci avvertono della possibilità di un imminente futuro non desiderabile 10. In sostanza i robot usati si comportano da icone architettoniche dal momento in cui, attraverso il modo in cui si manifestano e si comportano, collocano l'osservatore in una sfera interpretativa legata all'immagine di una società fittizia nella quale le tendenze sociali sono portate ad estremi apocalittici.

In questo senso i CV08 di Maynard si comportano come delle icone dunque 11.

Se si torna con la memoria fino ad uno dei progetti (considerabili con cautela come geniale) padre delle architetture icone, ovvero il Chicago Tribune di Loos del 1922, è facile capire quale sia stata la loro l'influenza sul nostro modo di progettare e vivere l'architettura. Dall'Opera house di Utzon a Bilbao, dalla Pyramide du Louvre di Pei alla Swiss-re di Foster, le icone si sono evolute a seconda delle società e delle persone, passando attraverso guerre, periodi di sviluppo, globalizzazione e crisi. A chi vede pertanto le icone come prossime al loro tramonto (determinato dalla crisi finanziaria) per poi essere rivalutate e stimate in un prossimo futuro come degli oggetti morti e senza più un ruolo in una diversa realtà sociale, non posso che suggerire di non sottovalutarle.

Michiel van Raaij sostiene 12 che non possiamo ritirarci dalle starchitecture e pretendere che non sia accaduto nulla, e probabilmente nemmeno lo vogliamo. Ripensando a Maynard che affida ad un pronipote della colonna di Loos, un robot appunto, circa un secolo dopo, un compito ben più delicato, ossia quello di risolvere una situazione urbana e sociale indesiderabile creata dai propri padri, non posso che essere d'accordo.

Bring out the robots, Mr. Maynard. It's time.


1 Raaij, van Michiel, 2009, it's going to be ugly, articolo pubblicato su archinect.com nel dicembre 2008

2 ibidem

3 Nicolai Ouroussoff, ARCHITECTURE; It Was Fun Till the Money Ran Out , 21 dicembre 2008

4 Per una lettura critica più approfondita sulla paradossalità insita in operazioni basate su principi di copyleft si rimanda a Centi, Gilberto, Luther Blissett: l'impossibilità di possedere la creatura una e multipla, Synergon, Bologna 1995 . Un interessante percorso artistico e di polemica sociale nato per certi versi con la mail art di Ray Johnson ed approfondito da autori come Luther Blissett o Wu ming.

5 Dubai Renaissance by OMA , pubblicato su De Zeen – desgin magazine, 7 giugno 2007

6 How to Design an Icon, articolo apparso su archinect.com il 31 gennaio 2008

7 ibidem

8 Schönenberg, Arnold, Manuale di armonia, 1922, ed.it. Il Saggiatore, Milano, 2008

9Per una più ampia trattazione del processo semiotico per cui una immagine rimanda a significati a livelli diversi si legga Eco, Umberto, Apocalittici e Integrati, Rcs libri, Milano, 1964

10 Si noti in oltre il fatto che affidare la soluzione per le suburb a dei robot, implicitamente trasporta il discorso su la lunga schiera di esempi cinematografici e letterari a fondo distopico, da Mad Max (George Miller, 1979) a 2001: A Space Odyssey (Stanley Kubrick, 1968) in cui il rapporto uomo-macchina ha una visione critica ben definita incentrata sul predominio della seconda sul primo. In questo senso si potrebbe interpretare come volutamente polemica la scelta del robot come colui che pone soluzione agli errori dell'uomo.

11 Si confronti Sanders Peirce Charles, Esperienza e percezione. Percorsi di fenomenologia, ETS, 2008

12 Raaij, van Michiel, 2009, articolo citato.

Silvio Carta 8.10.1979

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