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INDICE

1.

Introduzione

2.

Concorrenza religiosa

3.

Assalto alle culture tradizionali

4.

Semplificazione geometrica contro connettività

5.

Architettura per il nuovo millennio

6.

Astrazione e perdita delle piccole scale

7.

Il fondamentalismo geometrico di Le Corbusier

8.

Architettura classica

9.

Fondamentalismo come forza determinante nell'architettura del ventesimo secolo

10.

Modularità ed omogeneizzazione

11.

Fondamentalismo geometrico contro la monumentalità

12.

Il ruolo delle astrazioni nella costruzione e distruzione degli edifici

13.

Radici politiche delle astrazioni disumanizzanti nell'architettura

14.

L'esigenza dell'astrazione per distruggere classi della società

15.

Conclusione


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IL FONDAMENTALISMO GEOMETRICO

di Michael W. Mehaffy e Nikos A. Salingaros

Nella storia della teoria architettonica, un testo, più di altri, si è distinto per il suo sostegno al fondamentalismo geometrico: il libro, del 1923, di Le Corbusier Verso una Architettura [1]. È il testo dove meglio è stata teorizzata la geometria del modernismo, e il programma per definire le modalità per un'espansione urbana servile ed incontrollata da attuarsi durante gli anni del secondo dopoguerra. In questo testo, attraverso dettagliate illustrazioni e appassionate argomentazioni, si scorgono i larghi vialoni, l'espansione incontrollata in orizzontale degli uffici, le torrette di calcestruzzo, e magazzini fatti come scatole situati ad una certa distanza dalla strada.

Verso una Architettura è stato innegabilmente un documento molto influente in campo architettonico e in quello della pianificazione urbanistica del ventesimo secolo. Mentre questo libro è usato in quasi ogni università come manuale della teoria architettonica, noi, in modo provocatorio, proponiamo una sua lettura in termini non scientifici, ma piuttosto come fosse un manuale di propaganda creato per distruggere la coerenza architettonica ed urbana. Allo stesso modo in cui il libro Mein Kampf di Adolf Hitler è letto spesso alle università, non come riferimento razionale sulla politica e sul governo, ma (mettendo da parte la reazione di repulsione del lettore) per capire come il suo autore poteva manipolare una nazione in modo da distruggere l'Europa ed attuare l'Olocausto.

Il Plan Voisin di Le Corbusier (identificata nel suo testo come La Città delle Torri) mostra il centro di Parigi distrutto e ricreato con la costruzione di enormi grattacieli. L'imposizione di una semplice quanto astratta e potente idea (le torri, come mezzo -- apparente -- per rimuovere gli elementi di disturbo della moderna società, quali gli odori e la polvere) finisce con il recidere i rapporti umani: taglia cioè quella rete di interconnessioni che sono gli elementi generatori del tessuto urbano di una città e fanno di esso un elemento vivo e correlato alla vita. La geometria monolitica proposta cancella una rete complicata di conessioni, e la sostituisce con una visione semplice e grandiosa. Ciò distrugge la complessità e la vita. L'architetto antropologo svizzero Nold Egenter riassume in modo appropriato la nostra propria valutazione: "Immaginate oggi Parigi con il programma di Le Corbusier realizzato! Un mortale deserto. Nessun turista la visiterebbe ". Per una strana coincidenza, anche Hitler, sen'altro un maestro nell'arte della propaganda anche con pretese verso quella architettonica, desiderava distruggere Parigi nel 1944.

Questa grande sconnessione è l'idea essenziale del modernismo, ed il suo essenziale limite. Esiste a tutti i livelli, dal programma urbano al programma delle singole costruzioni, giù fino alla piccola scala relativa agli ornamenti e ai dettagli costruttivi. Sotto questo sistema culturale i complessi rapporti organici di vita ed il mondo sono completamente tagliati. Nel 1923 Le Corbusier era un uomo chiaramente preso dalle filosofie semplicistiche e totalitariane che stavano mettendo radici nella società come un cancro. Ha soccombuto alle geometrie astratte e semplici che ha visto nelle macchine intorno lui [1] (pagina 11):

"L'estetica dell'ingegneria e dell'architettura sono due cose che marciano di pari passo e dipendono l'una dall'altra: una è ora al suo apice, l'altra in una condizione infelice di regressione ... L'ingegneria, ispirata dalle leggi dell'economia e governata dal calcolo matematico mette d'accordo tutto ciò con le legge universali. Realizzando, in tal modo, l'armonia."
Una geometria rudimentale e primitiva ha catturato Le Corbusier: certamente non proprio avanzata come la matematica e le scienza erano all'inizio di quel periodo storico, che si identifica con la nascità della civilizzazione. Egli confonde l'apparenza superficiale delle soluzioni tecniche con il progresso. Il fondamentalismo geometrico non è un avanzamento illuminato, come i modernisti hanno immaginato, ma una stretta reazionaria delle astrazioni geometriche semplici di Euclide, di Pitagora e degli antichi Egiziani [1] (pagina 30):

"L'architettura Gotica non è basata fondamentalmente sulle sfere, sui coni o sui cilindri. Soltanto la navata è espressione di una forma semplice, ma essa risulta legata alla geometria complessa del secondo ordine (archi di intersezione). È forse per questa ragione che una cattedrale non è molto bella e che cerchiamo così le compensazioni sull'esterno attraverso un'arte plastica carica di soggettività. Una cattedrale ci interessa come la soluzione ingegnosa d'un problema difficile, ma un problema di cui i postulati sono stati dichiati male perché non procedono dallegrandi forme primarie. "
Una cattedrale non è molto bella? Allora che cos'è bello? Le Corbusier spiega [1] (pagina 31):

"Abbiamo i montacarichi per il grano e le fabbriche Americane, i primi magnifici frutti di una nuova età. Gli ingegneri americani hanno schiacciato ed ucciso con i loro calcoli la nostra architettura."
Questa è la Grande Idea che spazza via tutti i detriti e che prepara la nuova età: quella della macchina. Naturalmente succede che tutti i detriti includano tutte le maggiori creazioni dell'umanità realizzate sull'intero globo nel corso dei millenni. Queste dovevano essere sostituite da costruzioni che imitassero i montacarichi per il grano americani. È oggi evidente a noi che le macchine primitive che Le Corbusier elogia ed illustra nel suo libro sono abbastanza rudimentali se comparate con le macchine successive. Ma Le Corbusier è completamente ed assolutamente preso da loro, così tanto da considerarle realmente superiori alla realtà che riflettono crudamente. Ciò è un esempio estremo del fenomeno che Whitehead ha chiamato una fallace e malriposta concretezza -- una esesperata idolatria delle astrazioni fino al punto in cui si perde ogni legame con la realtà sicuramente più ricca e più complessa di quella che essi rappresentano.

È facile essere catturati dalle astrazioni semplici, forti e, al contempo, seducenti. Seguendo con forza il suo pensiero, Le Corbusier indicava, in questo suo programma, una massiccia imposizione di queste astrazioni semplici al resto del mondo. Egli esorta tutti a non mostrare alcuna pietà per la sottigliezza e la complessità presenti nell'umanità; dobbiamo mostrare soltanto il disprezzo. Le città dovrebbero essere spianate con i bulldozer e ricostruite -- questa volta dando vita a blocchi su una scala enorme e totalizzante. Le Corbusier è un maestro nel fornire astrazioni fin troppo rudimentali e grezze riguardo ai profondi ed impercepibili legami relazionali. Com'era ossessionato e sedotto dalle proprie grandi astrazioni, non capì o ignorò deliberatamente, la ricchezza e i più intimi legami delle costruzioni tradizionali, quel genere di rapporti organici e sottili che la sua architettura, meccanica e cristallina non avrebbe mai potuto creare.

Nel giudizio retrospettivo, è sorprendente l'applicazione e il successo nella realizzazione, su scala globale, del programma di Le Corbusier. Come è accaduto tutto ciò? Chi era veramente Le Corbusier? Charles-Edouard Jeanneret-Gris era uno sconosciuto architetto svizzero, il quale lavorava a Parigi, guadagnandosi da vivere principalmente come pubblicitario attraverso il suo giornale L'Esprit Nouveau. Scrisse e pubblicò qualunque cosa potesse servirgli, per poi raccogliere tutti questi articoli arbitrari nei suoi libri. Dopo che adottò lo pseudonimo di "Le Corbusier", la gente cominciò a dare più peso alle sue idee architettoniche ed urbanistiche. La sua figura è emersa nel preciso momento in cui il mondo occidentale era disperatamente affamato di un utopico "mondo nuovo". Le sue idee perfettamente si adattavano al nuovo e rozzo spirito industriale. Le Corbusier e gli altri pionieri modernisti erano felici di essere al servizio del fervore rivoluzionario dei tempi, teorizzando ed incoraggiando la soppressione di tutto ciò che fosse legato alle antica vestigia del passato.

CONTINUA...