Legge di Stabilità 2012: nessuna riforma degli ordini professionali e delle tariffe

La manovra di finanza pubblica, la legge di stabilità, è legge, approvata con un "maxi" emendamento molto ridotto rispetto agli annunci della vigilia. Molte le misure per lo sviluppo che ne dovevano far parte. molte le parole dette su giornali e televisioni, numerosi gli emendamenti proposti in Commissione Bilancio del Senato, proposti e ritirati per i motivi noti: la difficoltà di accordarsi su temi importanti, i veti incrociati, il governo che va in crisi, la fiducia dei mercati e degli elettori che crolla ulteriormente. Così per far presto, e scongiurare la bancarotta, il DDL si assottiglia fino a sparire quasi del tutto, almeno per quelle parti che promettevano chissà quali riforme di Ordini professionali e eliminazione di tariffe.

Riforma degli ordini professionali

Non ci sono novità sostanziali rispetto a quanto già stabilito dalla Manovra 2, il D.Lgs 138/2011. Viene ribadito che gli Ordini professionali dovranno essere riformati con un DPR entro 12 mesi, cioè entro il 13 agosto del 2012. I principi della riforma non vengono modificati: accesso libero alla professione, la formazione continua obbligatoria, tirocini da regolamentare, assicurazione professionale obbligatoria, libertà per il professionista di farsi pubblicità, distinzione del ruolo amministrativo degli Ordini da quello deontologico con l'istituzione dei Consigli di Disciplina.

Eliminazione delle tariffe professionali (?)

A giudicare da quanto è stato ripetuto in questi giorni su televisioni e giornali, e riportato anche nella famosa prima lettera d'intenti presentata alla UE dal nostro Presidente del Consiglio, il Governo avrebbe eliminato le tariffe professionali. In realtà è stato soltanto eliminato un riferimento alle tariffe professionali, comunque derogabili, che lo stesso Governo aveva introdotto nella Manovra di ferragosto, su cui l'Antitrust aveva fatto delle osservazioni.

La frase che viene modificata è la seguente (art. 3 comma 5d del D.Lgs 138/2011). Abbiamo evidenziato la parte abrogata: "... il compenso spettante al professionista è pattuito per iscritto all'atto del conferimento dell'incarico professionale prendendo come riferimento le tariffe professionali. E' ammessa la pattuizione dei compensi anche in deroga alle tariffe". Nell'incarico al professionista non potrà più essere riportato alcun riferimento esplicito alla Tariffa professionale.

L'Antitrust aveva giudicato contraddittorio il riferimento alle tariffe, un passo indietro rispetto alla disciplina dettata dal decreto legge 4 luglio 2006, n. 223 che aveva abrogato l'obbligatorietà delle tariffe fisse o minime. Da qui la precisazione, nell'ottica di una più ampia liberalizzazione del mercato dei servizi professionali.

Considerato che non viene messa in discussione la derogabilità dei minimi tariffari per gli incarichi da Enti Pubblici o da Committenti privati, introdotta dal Decreto Bersani, l'utilità pratica di questa distinzione è prossima allo zero. Il parametro di riferimento poteva risultare utile per il committente che riusciva a farsi un'idea dello sconto in relazione ad una cifra ritenuta congrua, un principio richiamato dall'esigenza di chiarezza e trasparenza delle informazioni nei conferimenti d'incarico. Ma poco cambia per il professionista tra avere un riferimento derogabile - teoricamente anche all'infinito - a non aver alcun riferimento.

Rimane inalterato, invece, un altro riferimento alla tariffa che si trova nello stesso comma, che riguarda le controversie giudiziali: "... In caso di mancata determinazione consensuale del compenso, quando il committente è un ente pubblico, in caso di liquidazione giudiziale dei compensi, ovvero nei casi in cui la prestazione professionale è resa nell'interesse dei terzi si applicano le tariffe professionali stabilite con decreto dal Ministro della Giustizia". In caso di contenzioso legale fra professionista ed Ente pubblico, si può fare riferimento alla Tariffa professionale. Viene da chiedersi perché la possibilità viene prevista espressamente per i soli Enti pubblici, escludendo aziende e privati cittadini.

la Società tra professionisti sostituisce l'Associazione professionale

La vera novità contenuta nel maxi emendamento alla Legge di Stabilità, consiste nell'abolizione delle Associazioni fra professionisti. Al loro posto la cosiddetta Società tra professionisti.

Ammessa la multidisciplinarietà e gli investitori. Possono partecipare a questo tipo di Società "professionisti iscritti ad ordini, albi e collegi, anche in differenti sezioni, nonché dei cittadini degli Stati membri dell'Unione europea, purché in possesso del titolo di studio abilitante, ovvero soggetti non professionisti soltanto per prestazioni tecniche, o per finalità di investimento;". Cioè professionisti iscritti a differenti Albi o Collegi di tutta Europa, o anche non professionisti o investitori.

Ciascuna prestazione professionale deve essere eseguita da uno dei soci, in possesso dei requisiti necessari per svolgere quell'incarico. Ciascun socio professionista deve osservare il proprio codice deontologico. Entro sei mesi verrà emesso un Regolamento per disciplinare la materia.

Affronteremo più diffusamente l'argomento in un articolo a parte.

Niente più Certificati e DURC per le pubbliche amministrazioni

Buone notizie per chi si vede richiedere un certificato in occasione di Concorsi per la Pubblica Amministrazione. All'art. 15 si riporta che le certificazioni rilasciate dalla P.A. "in ordine a stati, qualità personali e fatti sono valide e utilizzabili solo nei rapporti tra privati."

Certificati e atti di notorietà sono sempre sostituiti da autocertificazioni in caso di "rapporti con gli organi della pubblica amministrazione e i gestori di pubblici servizi". Sulle certificazioni verrà apposta, a pena di nullità, la dicitura: "Il presente certificato non può essere prodotto agli organi della pubblica amministrazione o ai privati gestori di pubblici servizi".

Novità anche per le richieste di DURC per gare pubbliche, in quanto "... le informazioni relative alla regolarità contributiva sono acquisite d'ufficio [...] dalle pubbliche amministrazioni". Saranno le stesse Pubbliche Amministrazioni a doversi organizzare individuando "un ufficio responsabile per tutte le attività volte a gestire, garantire e verificare la trasmissione dei dati o l'accesso diretto agli stessi da parte delle amministrazioni procedenti".

Gli "appuntamenti" mancati. Cosa c'era tra gli emendamenti ritirati.

La riforma delle professioni prevista dagli emendamenti poi ritirati era di sicuro più vasta e includeva l'adozione di provvedimenti in tempi più brevi. Si tentava di accelerare sul tema delle tariffe prevedendo che le relative disposizioni introdotte dalla Manovra fossero operative già con la approvazione della legge di stabilità. Inoltre veniva delineata una modifica degli statuti degli ordinamenti professionali, da attuare entro 6 mesi, volta a facilitare l'ingresso dei giovani alla professione, a dettagliare i compiti degli Ordini professionali e a stabilire nuovi criteri di ordine deontologico in grado di garantire al cliente una qualificata e corretta prestazione, informandolo in maniera trasparente sui suoi contenuti e modalità.

I nuovi statuti avrebbero dovuto definire i compiti essenziali degli ordini professionali, includendovi, oltre all'organizzazione dell'aggiornamento tecnico-professionale a carattere tendenzialmente gratuito, anche quello di facilitare la collocazione dei giovani presso gli studi professionali, gestendo anche corsi integrativi ad hoc. Per il tirocinio professionale, fissato dall'emendamento di durata non superiore ad 1 anno, si stabiliva che dovesse essere corrisposto un compenso commisurato all'apporto prestato dal giovane, da sommare ad un rimborso spese.

Sempre per favorire le giovani leve si prevedevano leggi in grado di agevolare l'ingresso nel mondo del lavoro per i più meritevoli ma svantaggiati, attraverso l'erogazione di borse di studio, di contributi per iniziare l'attività uniti al rimborso del costo della polizza assicurativa obbligatoria.

E così anche l'ultimo atto di un governo che aveva promesso liberalizzazioni e sburocratizzazioni, semplificazione e modernizzazione, si rivela, almeno per noi professionisti architetti, un grande bluff, l'ennesimo di questi tre anni vissuti da molti nell'illusione di un leader forte che gestiva una maggioranza mai vista prima in parlamento. Tre anni di annunci a cui non hanno seguito fatti concreti, almeno non nella direzione che ci saremmo aspettati. Se escludiamo i lodevoli e ripetuti tentativi di diffusione della Posta Elettronica Certificata, non possiamo che essere quantomeno critici su misure come il Piano Casa, i concordati e gli scudi fiscali, lo spesometro, le New Towns dell'Aquila e la mancata ricostruzione del suo Centro Storico, gli annunci di condono edilizio, la nuova disciplina per le gare di progettazione, il metodo Protezione Civile, l'abolizione della DIA e l'introduzione della SCIA, le minori risorse per la Scuola e l'Università pubblica, l'eliminazione delle agevolazioni IVA per i contribuenti minimi, per non parlare dell'aumento della pressione fiscale (locale e nazionale), l'aumento dell'IVA, l'elevazione dell'età pensionabile e delle imposte INPS.

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