Gas radon, l'Italia spinta dall'Ue ad un piano di prevenzione da 120 milioni

di Mariagrazia Barletta

Per evitare la procedura di infrazione europea, l'Italia si impegna sul fronte radon e stanzia un fondo da 90 milioni (spalmato negli anni dal 2023 al 2031) per finanziare interventi di riduzione e di prevenzione del radon indoor e un altro da 30 milioni (distribuiti tra il 2023 e il 2025) per avviare il piano nazionale d'azione previsto dalla direttiva 2013/59/Euratom che stabilisce norme di sicurezza per la protezione contro i pericoli derivanti dall'esposizione alle radiazioni ionizzanti.

Con il Dl Salva-infrazioni, convertito in legge, l'Italia tenta di recuperare i ritardi accumulati nella lotta al radon, un gas radioattivo classificato dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) nel primo gruppo delle sostanze per le quali vi è la massima evidenza di cancerogenicità. Dunque, una sostanza cancerogena che rappresenta uno dei principali fattori di rischio di tumore ai polmoni, dopo, ovviamente, il fumo.

Ecco, allora, che la direttiva Euratom obbliga gli Stati membri dell'Ue a predisporre un Piano d'azione per il radon che affronti i rischi a lungo termine dovuti all'esposizione al gas cancerogeno nelle abitazioni, negli edifici pubblici e nei luoghi di lavoro. Ciò in relazione a qualsiasi fonte che possa emetterlo, come il suolo, i materiali da costruzione o l'acqua.

L'Italia ha recepito la direttiva 2013/59/Euratom, ma non ha elaborato e attuato il Piano d'azione contro il radon, così la Commissione europea ha aperto nei suoi confronti una procedura di infrazione, avviata con l'invio della lettera di richiesta di informazioni. Con il piano d'azione ogni Stato membro dovrebbe realizzare indagini sulle concentrazioni di radon in ambienti chiusi o nel suolo, effettuare misurazioni nelle tipologie di luoghi di lavoro ed edifici pubblici a maggior rischio e elaborare strategie per ridurre l'esposizione al radon nelle abitazioni.

Il piano dovrebbe anche sensibilizzare l'opinione pubblica sull'argomento e identificare efficaci strategie per facilitare gli interventi di risanamento negli edifici esistenti e individuare i materiali da costruzione con esalazione di radon significativa. Dovrebbe, inoltre, prevedere un sostegno alle indagini finalizzate al rilevamento del radon e agli interventi di risanamento, soprattutto per le abitazioni private con concentrazioni di gas estremamente elevate.

Dunque, il fondo da 30 milioni serve, da un lato, ad individuare le aree in cui la soglia limite di concentrazione di radon in aria sia superata in un numero significativo di edifici e, dall'altro, a dare attuazione al Piano nazionale di cui sono responsabili i ministeri dell'Ambiente e della Salute.

Gli altri 90 milioni (10 milioni per ciascun anno dal 2023 al 2031), affidati al ministero dell'Ambiente, puntano a finanziare gli interventi di riduzione e prevenzione del radon indoor.

Gli interventi di riduzione e prevenzione del radon indoor finanziabili comprendono le attività di monitoraggio, analisi, rilevamento geologico, bonifica e risanamento delle costruzioni dalla sostanza inquinante, in eventuale sinergia con i programmi di risparmio energetico e di qualità dell'aria in ambienti chiusi. Le risorse saranno poi distribuite dal ministero sui territori in base all'individuazione, da parte delle regioni e delle provincie autonome, delle aree prioritarie dove la stima della percentuale di edifici che supera la soglia critica per la presenza del radon (di 300 Bq/m³) è pari o superiore al 15%.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

pubblicato il: