DS : [post n° 468609]

Agibilità e lavori sulle parti comuni. AIUTOOOO!!!!

Salve a tutti, ho presentato al Comune il 28/08/2022 la CILA per effettuare lavori di rifacimento dell'impianto idrico dell'appartamento di mia proprietà (sono un ing.edile iscritto all'albo). Ho comunicato la chiusura lavori il 26/10/2022. Nel frattempo, il 17/10/2022, come condominio abbiamo presentato la CILA-S per i lavori superbonus. Nonostante questi non siano ancora partiti, ho presentato la SCA, ma i tecnici del Comune l'hanno dichiarata irricevibile in quanto formalmente ci sono dei lavori sulle parti comuni non sono conclusi. E' possibile una situazione simile? Devo attendere che i lavori condominiali vengano terminati prima di potermi riconoscere l'abilitabilità di casa mia???
Albo :
Ma perché una Sca per una cila? Hai fatto frazionamenti? Eri privo di agibilità?
DS :
No. Non ho fatto frazionamenti. Stando a quanto riportato nel TUE, “La sussistenza delle condizioni di sicurezza, igiene, salubrità, risparmio energetico degli edifici e degli impianti negli stessi installati, valutate secondo quanto dispone la normativa vigente, nonché la conformità dell’opera al progetto presentato e la sua agibilità sono attestati mediante segnalazione certificata”.
Avendo modificato l'impianto idrico ho provveduto a richiedere la SCA. Nella modulistica di fine lavori della CILA è richiesto.
Albo :
Parere personale, anche a seguito di confronti con tecnici comunali di diversi comuni, il tuo caso per me non necessita di presentazione di SCA se l'unità è già dotata di agibilità.
Come hai giustamente citato l'art 24 comma1 parla di "Edifici" non unità o porzioni a meno di rientrare in quanto scritto nel art.2.
Fermo restando che secondo art. 4 è tua facoltà (non obbligo se sei fuori art. 2) richiederlo.
Nei comuni dove opero per le Cila di sole modifiche interne, viene rigettata la richiesta di SCA.

Tornando al punto della questione, se le opere che si stanno svolgendo riguardano gli impianti condominiali o le strutture hanno ragione in quanto con la SCA attesti una serie di cose che riguardano l'edificio nel suo complesso tra cui gli impianti ai sensi dell'art. 5 comma e) ed e)-bis ed essendo in corso i lavori non puoi dare le vecchie certificazioni, il problema è che se non presentata entro 15 giorni dal fine lavori sei in sanzione per ogni giorno di ritardo fino a un massimo di 500 e qualcosa, ti conviene concordare come muoverti con il tecnico del comune.
DS :
Grazie mille per le risposte!
Quindi per gli interventi del mio appartamento non devo presentare alcuna SCA, ma basta allegare le DICO nella comunicazione di fine lavori?
desnip :
Io invece non concorod con la presentazione della cila per il rifacimento di un impianto idrico...
DS :
È previsto dall'art.15 della L.R. 23.1985 della Regione Sardegna. Tu che avresti presentato?
archspf :
Concordo con i colleghi che mi precedono:
- non occorre titolo per rifacimento impianto idrico
- non accorerebbe nuova agibilità/aggiornamento se non vi sono modifiche a livello di fabbricato e che comportino trasformazioni richiamate nell'art. 24 comma 2
Archifish :
Al netto di normative regionali che non conosco, direi:
- NO titolo abilitativo (edilizia libera)
- NO segnalazione certificata di agibilità e/o fine lavori (al netto delle considerazione di archspf)
- SI' conformità (da conservare per i posteri)
desnip :
@DS: Mah... certamente le Leggi regionali possono essere più restrittive rispetto alla norma nazionale, ma non mi sembra che l'art. da te citato lo dica espressamente.
Cmq se in Sardegna è la prassi agire in questo modo, tant'è, non posso dire niente.
paola2 :
Cosa intendi per "rifacimento impianto idrico"?
DS :
Intendo il rifacimento l'impianto di distribuzione idrica e gli scarichi dell'appartamento (cucina, lavanderia e bagno). L'art.. 15, comma 2 della L.R. 23.1985 dice che i lavori di manutenzione straordinaria che non riguardano le parti strutturali dell'edificio possono essere eseguiti senza alcun titolo abilitativo edilizio previa comunicazione dell’avvio dei lavori.
Paola2 :
Già...
Anche se diversi comuni della prov. Di Bergamo la accettano.
ma se il cliente vuole usufruire del bonus ristrutturazioni diventa terreno di conflitto.
Tra la norma finanziaria e quella urbanistica.
Qualcuno di voi ha mai utilizzato la CIL accompagnata da una dichiarazione fatta dal committente che cmq le opere rientrano negli interventi che usufruiscono del bonus 50%?
DS :
In che senso diventa terreno di conflitto?
archspf :
La CIL è operativa solo per opere contingenti e temporanee. Per tutto il resto o l'intervento è soggetta a titolo o è edilizia libera. Se l'intervento secondo il fisco è agevolabile ma tuttavia non necessita titolo, lo ripetiamo allo sfinimento, è sufficiente dichiarazione di atto notorio del committente.
paola2 :
Aggiornamento sul tema...
Ho appena chiuso una telefonata con un tecnico comunale, della prov. di Bg, che per lavori di rifacimento integrale di un bagno vuole la C.I.L.A.
E, nonostante l'appartamento sia già dotato di agibilità, a fine lavori vuole pure la SCA con allegati i nuovi certificati di conformità di idraulico ed elettricista....
arch_mb :
Io lavoro come tecnico comunale e sogno il giorno in cui si potranno fare modifiche interne senza dover denunciare nulla. Già la normativa bizantina ci costringe a vessare - perché di questo si tratta - cittadini, tecnici, impiantisti, con giri di carte francamente illogici, ma dove la normativa lascia un respiro, perdio, diamolo! Paola2, quello cui sei sottoposta tu mi pare il trionfo delle carte inutili, fatte per il piacere di farle
DS :
Quindi questa situazione delirante è abbastanza diffusa...
Paola2 :
Avevo anticipato questa variegata interpretazione della norma nella mia provincia..
Ma ammetto che la richiesta di nuova agibilità per un semplice bagno mi ha lasciata perplessa visto che nel comune adiacente neanche mi han chiesto la conformità dei nuovi impianti...
DS :
@paola2. Ma nel.tuo caso.era già presente un'agibilita'?
desnip :
@arch_mb: quindi quel giorno che sogni tu, noi liberi professionisti avremo smesso di lavorare... :-)
Figurati se il cittadino comune che deve fare modifiche interne va a farsi fare un progetto dall'architetto, visto che ha la moglie che legge CosediCasa...
paola2 :
@DS: SI. e lo ho fatto presente.
Mi aspettavo mi chiedesse di depositare le DI.CO integrative relative alla tipologia dell'intervento previsto.
Invece mi ha proprio richiesto una nuova agibilità.
Quindi il mio cliente, che non ha avuto le certificazioni di conformità degli impianti esistenti dal precedente proprietario, messo che non saltino fuori dalla documentazione depositata con il PdC che ha autorizzato il fabbricato, dovrà rifarsi le DI.CO di tutto l'appartamento.
Archifish :
Ci sarebbero tutti gli estremi per portare la cosa in tribunale. Purtroppo, in Italia, la giustizia è un'opinione, i tempi sono biblici ed i costi assurdi.
Ciò che chiedono, a partire dalla CILA per opere che non la prevedono (salvo spostamento di tramezzi) è assurdo e non dovuto. A ciò si aggiunge l'impossibilità teorica di redigere le DICO per l'intero appartamento da parte di chi non ha materialmente realizzato gli impianti a meno di non riverificarli tutti (come?).
Personalmente, visto che il rifacimento di un bagno o dell'impianto idrico rientra in edilizia libera, provvederei a chiedere l'annullamento della CILA (o a non presentarla) e mi limiterei a conservare le conformità degli impianti modificati. Non so se formalmente sia corretto, ma la soddisfazione/certezza di non aver commesso alcun illecito e lasciare l'U.T. con un pugno di mosche sarebbe impagabile.
A fronte di comuni che per incompetenza ci complicano la vita, possiamo solo prevenire, essendo noi competenti ed evitando che ce la complichino.
paola2 :
Archifish, quindi tu che faresti?
Il cliente deposita una comunicazione di edilizia libera, perche' tu tecnico gli dici che e' così, e poi si vede recapitare la comunicazione che deve fare una Cila.
Come pensi che la prenderebbe?
archspf :
@paola2 il cliente non deve depositare nulla, nemmeno una Cil che peraltro non sarebbe comunque utilizzabile per tali fattispecie di interventi.
In tale condizione il comune non potrebbe recapitare nulla al committente.
Paola2 :
Dissento sul fatto che il cliente non debba comunicare alcunché.
Non ne avrà l'obbligo ma ne ha facoltà.
E il dissenso è nella misura in cui in assenza di qualsiasi tipo di comunicazione / pratica edilizia, il Caf di turno, in sede di dichiarazione dei redditi, glielo va a chiedere.
Anche in presenza di autodichiarazione che l'intervento rientra tra quelli detraibili.
Cosa già successa.
Perché dobbiamo anche prevedere i problemi posti dall'impreparazione del Caf di turno.
Non ci bastano i ns...
Archifish :
Il CAF di turno deve limitarsi ed imparare a fare il proprio mestiere, così come noi ci limitiamo e dovremmo essere capaci di fare il nostro. Il CAF di turno non ha competenze per stabilire se e quale titolo abilitativo sia necessario (ed a quanto pare nemmeno certi uffici comunali).
Professionalmente e deontologicamente, poi, imporre/suggerire al committente adempimenti e quindi costi non dovuti non mi sembra corretto.
paola2 :
Chiariamo un punto.
IO non voglio imporre nulla al cliente.
Archifish :
Nessuno ha asserito che tu voglia imporre qualcosa. Purtroppo, però, assecondare richieste illegittime prevenienti da enti o istituzioni per non complicare la vita alla committenza, significa inevitabilmente non operare nell'interesse di quest'ultima.
Ciò premesso, alla luce di tutte le riflessioni fino ad ora emerse, probabilmente, la strada da seguire consiste nell'informare adeguatamente la committenza di ciò che prevede la legge e della discordanza con quanto preteso da comuni, caf e commercialisti. Starà a chi recita il ruolo del cliente decidere se e quanto risultare accondiscendente, fermo restando che in qualità di tecnico, continuo ad essere molto restio a presentare documenti che, oltre a risultare inutili, vanno contro quanto prescritto dalla legge; anche perchè, alla fine, la firma in calce è pur sempre la mia ed agli atti, anzichè di una pretesa errata, resta traccia della mia "incompetenza".
Credimi, che sul tema, mi sono confrontato più volte coi colleghi e per questioni dalle conseguenze potenzialmente tragiche. Vivo in una regione in cui, alcuni comuni, esigono, ad esempio, la denuncia delle opere per qualsivoglia intervento solo perchè incapaci di distinguere l'impiego "strutturale" o "non strutturale" di materiali disciplinati dalle NTC. Ti sembra corretto imbastire una sorta di pratica strutturale, magari coinvolgendo uno strutturista (con relativi costi), per una CILA in cui vado a modificare un tramezzo o per realizzare un muretto di cinta? Come ti comporteresti nell'interesse tuo e del committente?
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