"Rovine. Fanno sognare e donano poesia a un paesaggio". Così scriveva Gustave Flaubert nel Dizionario dei luoghi comuni, parole che sembrano essere state prese come riferimento da Amelia Tavella, progettista francese (già insignita del titolo di Cavaliere nell'Ordine Nazionale al Merito, da parte della Gran Cancelleria della Legion d'Onore), incaricata del restauro del Monastero di Saint Francois, a Sainte-Lucie-de-Tallano, nel sud della Corsica.

Realizzato nel 1480, questo splendido monastero in pietra, vicino alla chiesa, appare quasi incastonato nel paesaggio, come se fosse lì da sempre, tra uliveti, rocce e aree boschive.

Lasciata in completo stato di abbandono, con il tempo la struttura è riuscita a intessere una relazione di interdipendenza con la natura, permettendole di entrare nei suoi spazi per ricevere, in cambio, protezione e sostegno, proprio come un'armatura vegetale. Una simbiosi architettura-natura che sembra proprio essere l'elemento ispiratore dell'intero progetto di restauro e ampliamento di Amelia Tavella.

"Costruire dopo le rovine - racconta - rappresenta l'abbraccio tra passato e modernità, come se promettessero di non tradirsi mai. L'uno diventa l'altra e nessuno cerca di rubare la scena".

Secondo le richieste, oltre a riportare allo splendore l'architettura storica, molto amata dalla comunità, obiettivo del progetto era la valorizzazione dell'edificio attraverso un processo di rifunzionalizzazione attuato mediante l'inserimento della Maison du Territoire (Casa del Territorio), un centro culturale per la coesione sociale, con sale espositive, una mediateca e spazi dedicati all'infanzia.

foto: © Carlo Oriente

Nel complesso, il progetto si configura, quindi, come un gesto di supporto al passato che, pur orientato ad accogliere la contemporaneità, tiene viva la memoria della storia. In questo senso, la giovane progettista sembra assumere il ruolo di una sarta, che osserva quanto ha tra le mani cercando di ricucire i segni della memoria per dare nuova forma al presente.

L'architettura si inserisce tra le rovine come un anello di congiunzione tra le parti, le emula nella forma, ma prende le distanze a livello di finitura, con una scelta materica che ricade sul rame, in perfetta armonia cromatica, ma con la volontà di affermare la propria contemporaneità.

"Mi piaceva l'idea di un possibile ritorno alla rovina - prosegue la progettista - come se il rame potesse essere annullato: questa possibilità è una cortesia, rispetto verso il passato e verso il patrimonio corso. Ho costruito la "Maison du Territoire" allineandomi con l'ammasso originario. Per mimetismo ho riprodotto la sagoma dell'edificio preesistente".

Con l'introduzione del rame, viene ricostruita la sagoma del volume scomparso, riproducendo le volte dei portali e l'inclinazione del tetto a falde.

foto: © Carlo Oriente

"Il rame - spiega Amelia Tavella - è elegante come la pietra, ma a differenza di questa, consente alla luce di giocare con la sua superficie, creando riflessi verso il cielo". La superficie perforata, che richiama i moucharabieh, (riferimento alla tradizione mediterranea del costruire), consente all'illuminazione diurna di penetrare nelle sale, diffondendola come se attraversasse la vetrata di una chiesa. Qui, inoltre, la rimozione degli intonaci aggiunti nel tempo, ha permesso di riportare la pietra a vista.

Un recupero funzionale che, con estrema eleganza e raffinatezza, consente all'edificio di essere nuovamente vissuto, in forma nuova, per accogliere la comunità e sperare che, rispondendo alle esigenze di oggi, possa continuare a vivere e a tramandarne la storia.

foto: © Carlo Oriente

 CREDITI DI PROGETTO 

Progetto: Amelia Tavella Architectes
Cliente: Collectivité de Corse
Luogo: Sainte Lucie de Tallano, Corsica (Francia)
Superficie: 1.000 mq
Supervisione edifici storici: Perrot & Richard
Strutture: ISB
Impianti: G2I 
Progetto acustico: Acoustique & Conseil
Anno di progetto: 2019
Fine lavori: 2021

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