geppetto : [post n° 232700]

Deontologia e collaboratori

Sono un architetto regolarmente iscritto all'Albo e quindi con partita iva, inarcassa: sono quindi un libero professionista a tutti gli effetti.

Tuttavia da quasi 10 anni la mia "attività" è fare il collaboratore professionale presso gli studi di architetti (disegno CAD, segreteria, pratiche edilizie, progetti esecutivi...).

Ho lavorato per vari studi e ho perduto ormai il conto di quanti progetti ho "fisicamente" disegnato per gli altri (e non solo...).

Capita come consuetudine ormai, e mi sono abituato, al fatto che il mio nome non compare mai in nessun lavoro... praticamente non esisto come architetto, pur non firmando mai i progetti. Ed è ovvio, perchè i lavori non sono miei... ma... c'è un ma...

Fino a poco tempo fa la deontologia professionale parlava chiaro e obbligava i titolari dei lavori, se sollecitati dall'interessato, a riconoscere il contributo (anche puramente intellettuale) dei collaboratori di qualsiasi grado fossero. A maggior ragione i collaboratori iscritti agli ordini e di fatto "colleghi", giovani o meno...

Oggi ho letto la nuova deontologia professionale, che recita in questo modo:
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Titolo IV
RAPPORTI INTERNI
Art. 23
(Rapporti con collaboratori e dipendenti)
1. Nei rapporti con i collaboratori e i dipendenti, l’Architetto è tenuto ad assicurare
ad essi condizioni di lavoro adeguate.
2. L’Architetto è responsabile disciplinarmente quando incarica i collaboratori di
prestazioni per le quali non sono abilitati.
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PRATICAMENTE OGGI NON VI E' NESSUN OBBLIGO DEONTOLOGICO A RICONOSCERE I COLLEGHI COLLABORATORI!!!

Dalla lettura di tutto il testo della deontologia pare che abbiano più tutele in questo senso gli ingegneri, ma anche i geometri, addirittura i tirocinanti e i praticanti non laureati e non iscritti all'ordine... infatti si fa riferimento ai collaboratori iscritti ad altri ordini e ad altro grado, e anche al tirocinio pre-laurea. Ma i collaboratori laureati in architettura e iscritti all'ordine, sono "spariti"...

Ditemi che mi sto sbagliando, che ho perso qualcosa, o che ho letto la deontologia sbagliata. Ho letto questa qui:

www.awn.it/AWN/Engine/RAServePG.php/P/115471AWN0800/M/25371AWN0804

Se non mi sono sbagliato, come è possibile che ci sia una lacuna di questo tipo nella nuova deontologia professionale?
geppetto :
Non riesco a capire... ma la deontologia professionale non interessa più a nessuno? Nessuna risposta?

Leggo tanti colleghi qui che si lamentano e piangono su questo e su quello, a volte con disperazione, soprattutto per condizioni di lavoro che ormai sono insostenibili, specie per i giovani iscritti agli ordini. Condizioni che ovviamente NON si sono scelti loro, ma sono il risultato di un "adattarsi" per sopravvivere.

Eppure... sono giorni che ho scritto e nessuno risponde: avevo postato in "fisco e professione" ed è finito in "blablabla"...posso comprendere... ma ugualmente il tema pare non interessare nessuno...

La deontologia è praticamente la nostra "costituzione"... è ad essa che, il giudice, in caso di contenziosi, farà riferimento, oltre ai codici civili e penali.

Forse se deontologicamente i collaboratori professionali ("colleghi") fossero più tutelati, forse ci sarebbero meno i problemi e le disgrazie che spesso leggo in questo forum... non ho più parole...
sky :
Non ti arrabbiare Geppetto! Forse questo silenzio sta a significare che nessuno...o quasi...ha letto il nuovo codice! Forse siamo troppo presi a leggere annunci di lavoro...boh? Comunque a mio parere quello che tu scrivi è molto grave e sta a significare, una volta di più, la totale indifferenza e inutilità del nostro "ordine professionale".
geppetto :
Secondo me gli ordini invece servono... il problema è che non hanno nessun potere per far rispettare adeguatamente la deontologia.

La deontologia è più importante del fatto che ci siano o meno gli ordini.

Chi è iscritto da qualche anno, e a casa sua possiede ancora le vecchie copie della deontologia professionale, faccia un confronto con la nuova e si accorgerà in merito a ciò che dico.

Prima si diceva chiaramente e senza dubbio che l'architetto deve riconoscere l'opera svolta dai colleghi, non solo quelli a cui subentra, ma anche a chi in concerto vi presta il proprio lavoro, anche con prestazioni fatturabili "per conto di", cioè senza necessariamente essere titolari di quel lavoro e senza alcun rapporto con la committenza.

Oggi questo "dettaglio" è implicitamente sparito, per cui DI FATTO leggendo la deontologia non c'è nessun obbligo da parte di chi ci "ospita" a lavorare presso il loro studio a riconoscere il nostro contributo al lavoro. Ciò è una grave lacuna, che può essere il semplice (e diffuso ormai...) "dimenticarsi" di mettere il nome di TUTTI i collaboratori nelle intestazioni delle tavole o nelle pubblicazioni, fino a "sotto-pagare" o addirittura non pagarli proprio.

Siccome la deontologia la fanno gli organi nazionali e gli ordini approvano, mi sembra veramente strano che nessuno si sia accorto di questo. Forse su 144.000 architetti iscritti in Italia sono l'unico... non lo so...

Mi sembra anche strano che chi ha redatto questa nuova deontologia abbia tenuto conto nello specifico del rapporto fra noi e gli altri iscritti ad altri ordini (geometri, ingegneri etc...), abbia chiarito il rapporto con i tirocinanti (che non sono laureati nè abilitati) ma abbia dimenticato completamente che la "forza motore" della produzione architettonica italiana oggi siano i collaboratori professionali presso gli studi, che di solito sono colleghi architetti, giovani o meno.

Invece è proprio quelli che collaborano negli studi che avrebbero bisogno di più chiarezza deontologica, che può essere impugnata anche in termini di rapporti di lavoro.

Apprezzo quello che dici, che tutti siamo presi dal cercare e leggere annunci di lavoro, ma quello che scrivo, a mio avviso, HA A CHE FARE CON IL LAVORO.

Specie perchè, a leggere la nuova deontologia, oggi non è neanche possibile recarsi negli studi a cercar lavoro mostrando ciò che abbiamo fatto per gli altri... addio a portfolio, book personali etc...
sky :
Hai senza dubbio ragione e hai fatto un gran bene a "ricordarci" quello che avviene al di sopra di noi! Ma a quanto pare questo dibattito non decolla... Io lavoro in uno studio medio grande, dove si fanno anche opere pubbliche e gli importi superano spesso (quasi sempre) il milione di euro...sarebbe bello potermene fregiare nel mio curriculum, e poter io stessa partecipare a qualche gara per affidamento d'incarico. E invece resto nell'ombra... :-(
Quindi d'accordissimo con te, ma dopo la presa di coscienza cosa suggerisci?
geppetto :
Scrivere al CNA non mi pare utile, visto che la deontologia la fanno loro e non ci chiedono nessun parere in merito. Anzi, se vuoi iscriverti all'ordine, praticamente ti obbligano a firmarla.

Senza se e senza ma.

Penso che la miglior cosa da fare per ora è parlarne fra noi, in tutti i modi, il più possibile. Tu sicuramente conosci altri colleghi che "vivono" come te, e come me: parla a loro di questo problema e sensibilizzali a leggersi la deontologia.

A dire la verità ero preoccupato anche all'ipotesi di scrivere qui del problema, perchè molti "titolari" in Italia non sanno niente di tutto questo e da oggi potrebbero rendere la vita più difficile a tanti miei colleghi. Se fino ad oggi hanno onestamente "riconosciuto" i collaboratori, ora potrebbero smettere di farlo.

Parlarne il più possibile con i colleghi che stanno come noi o peggio di noi invece è una buona partenza.

Il tema qui non decolla perchè molti non sanno neanche cosa sia la deontologia, visto che non è neanche oggetto ormai di alcun esame universitario e viene chiesta raramente anche all'Esame di Stato.
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