Edoardo : [post n° 249053]

Onestamente, quali scenari in futuro?

Al di là della mera sopravvivenza al "momento", al di là dei personalismi frammentari... ...credete che all'uscita dal tunnel troveremo lo stesso paesaggio di quando ci siamo entrati? Sarà una vera uscita dal tunnel o la crisi non è che l'inizio di una recessione mondiale e, finita la crisi...

Quale strategia per adeguare la nostra professionalità agli scenari, non tanto attuali, ma in divenire, ovvero, a lungo termine?

Questo vuole essere un tavolo di discussione serio e aperto a tutti, lasciando da parte i personalismi ed i rancori.

Grazie per le VS. opinioni.
Alfonso2 :
Ciao Edoardo, io penso a come era lo scenario alla fine degli anni 90 quando mi sono immatricolato. Era il boom delle lottizzazioni e tutto andava bene.
Ora come ora credo che l'edilizia difficilmente tornerà ad un boom come allora.
Si è costruito troppo e male (almeno in veneto).
Io penso al mio piccolo comune: 6500 abitanti, al momento considerando il costruito abitato ed il costruito vuoto c'è posto per 11000 abitanti
Impossibile attrarre tutta quella gente considerando che i comuni vicini sono nella stessa situazione, con uffici tecnici che non vedono da mesi un progetto di nuova costruzione.
Questa è la mia opinione.
Nella mia zona (Treviso) continuano ad esserci nuovi interventi (centri commerciali e addirittura capannoni industriali a volte) ma sono meno di una volta.
C'è un piccolo paradiso architettonico in veneto con lavori di archistars: Jesolo.
Li continuano ad edificare torri, palazzoni e complessi. Ma parliamo di una sola città.
Ily :
Caro Edoardo, io purtroppo (o per fortuna?) penso che la crisi sia sistemica, e che abbia a che fare con la necessità di una decrescita sostenuta anche da vari economisti come ad esempio Serge Latouche.
Ho letto il suo libro "La decrescita felice" e lo condivido pienamente: purtroppo un modello economico basato su una crescita costante nel tempo non è possibile perchè il pianeta terra è un sistema finito, per quanto grande, e quindi semplicemente non è possibile la crescita infinita (le risorse sono infatti finite e limitate).
Che cosa faremo? Onestamente non lo so.
Io spero in un cambio di paradigma, in un recupero dei valori della lentezza, del tempo libero, dei saperi manuali. Spero in un mondo in cui saremo circondati da meno "cose" ma da più ricchezza intangibile, dovuta ad esempio alla condivisione di piccole cose della quotidianità: stare cogli amici, coltivare un orto, cucirsi una coperta, sferruzzare una sciarpa. Penso a un mondo in cui torneremo all'artigianato, alla cultura della riparazione, del riciclo, del riuso, alle tecniche costruttive tradizionali, a un'agricoltura più finalizzata al consumo locale che all'esportazione.
Non potremo più essere tutti impiegati, avvocati o architetti: serviranno contadini, artigiani, ciapinari come diciamo noi bolognesi. Ognuno di noi dovrà sapersi arrangiare, fare tante cose diverse anche manuali, un po' come i nostri nonni contadini, che anche intagliavano il legno, tessevano e filavano, facevano cesti, riparavano gli attrezzi ecc.
Certo, non sarà tutto bello, sarà molto difficile, dovremo prendere gravi decisioni, ad esempio, con poche risorse disponibili per le cure mediche, dovremo stabilire se e come curare un vecchio di 90 anni, se mantenere in vita un bambino con gravi handicap e costose cure e una speranza di vita di pochi anni. Problemi drammatici, lancinanti.
E gli architetti? Penso che il futuro della nostra professione sarà mantenere in efficienza gli edifici attuali, e recuperare quello che si può, un po' come facevano nel medioevo.
Ecco, questa fase rappresenta secondo me non la fine del benessere (o meglio del consumismo), ma l'inizio di un mondo più umano.
Io sono ottimista. Voglio esserlo, e conto di cavarmela.
Edoardo :
Ciao Alfonso.


Dove sono io (area nord di Bologna) è paralisi totale.
Imola, dove ho parenti, un crogiolo di coop-architetture, anche valide... ...un boom di uffici per il terziario, quasi tutti costruiti e quasi tutti invenduti. (Via Selice)
A Modena si costruisce ancora, mi dice un amico falegname, ma è la coda del passato... ...piuttosto, gli speculatori vanno direttamente dalle banche a comprare i palazzi invenduti (anche restauri di pregio in zone centrali). A prezzo di costo.
E il costruttore per rientrare è costretto ad accettare.

Ma a quale riconversione dobbiamo prepararci?

A prescindere dal fatto che nessuno vede le lottizzazioni come una via d'uscita, anche a livello etico, non solo di mercato.

Con l'assalto all'euro possibile in questi giorni, ed il legame banche-edilizia, c'è da sorridere?
DR COSTA :
Il problema è che se l'edilizia ed in generale il comparto che ruota intono ad essa si ferma, si ferma l'economia.
Pensate a quante persone ruotano intorno ad un progetto di un edificio: progettisti,imprese edili,fornitori vari, elettricisti, idraulici ecc..
In italia una vera e propria bolla immobiliare non c'è stata come in Spagna, quando dicono che ci sono un milione di alloggi sfitti, la maggior parte è in edifici fatiscenti da demolire, quindi possibilità di nuovi lavori ce ne sarà ancora.
Il problema credo sia anche nella tipologia degli studi italiani: tutti o quasi architetti,ingegneri,geometri singoli soprattutto in provincia.
In italia si dovrebbero creare studi più grandi con più figure professinali, anche nelle realtà più piccole con la possibilità di parteciapare anche a gare di appalto e a concorsi di una certa entità.
Ma soprattutto servirebbe una burocrazia snella e una normativa chiara; in Svizzera in quattro mesi ti approvano il progetto di una azienda, cioè edificio ed autorizzazioni per l'attività.
In Italia aspetti 20 giorni per buttare giù una parete.
Questa è la vera differenza e chi ha i soldi da investire e non necessariamente è un costruttore difficilmente investe nel mattone e chi deve aprire una azienda la va ad aprire in Francia e in Germania.
Edoardo :
Ily, il tuo pensiero mi trova d'accordo.

Non tieni conto però di due variabili impazzite:

1) I forti squilibri sociali che impedirebbero un pacifico "Ritorno alle origini" peraltro raggiungibile forse tra due generazioni per ovvi motivi contingenti e culturali;

2) L'assalto degli speculatori globali che possono aggredire la nostra bella Europa a loro piacimento.

3) La fine del Welfare, concausa dei moti di instabilità;

4) La crescita dei paesi emergenti, in primis la Cina ed il pericolo per le nostre aziende. (Vedasi comparto ceramiche)

Per questo, secondo me, una società neo-medievale è utopistica, è come fermare un treno in corsa... ...ed è un treno che sta deragliando.

I segnali sono funesti, attendiamo Wikileaks sulle banche.
Ily :
Caro Edoardo,
ho una grandissima stima per le tue idee.

1) PER FORTUNA A BOLOGNA NON COSTRUISCONO PIU'
Negli ultimi anni sono spuntate mostruosità come funghi: i costosissimi uffici comunali, borgo masini, adesso quella specie di ziggurat assiro-babilonese in via Stalingrado. Vetro e cemento, cemento e vetro.
Villette a schiera ovunque. I lavori del civis. I lavori per la stazione (ed è pure crollato lo scavo).

2) Sai cosa stanno facendo a Detroit? Demoliscono le fabbriche e ci fanno... DEGLI ORTI!!! Secondo me è questa la via. Noi architetti siamo troppi, troppi per il fabbisogno. Potremmo campare magari facendo sia gli architetti part-time sia qualcos'altro (ad esempio i contadini).
Forse diventeremo come i capimastri medievali.
Ma occorrebbe un sistema economico molto più informale, con meno regole, e molto più locale, un po' come le cittadine del far-west.

Comunque prepariamoci ad avere MENO COSE, a non cambiare i vestiti tutti gli anni, i mobili ikea ogni tre anni, il telefonino tutti gli anni, la macchina ogni cinque anni.
Io sto cercando di vivere con sobrietà, senza essere consumista (tranne per cose che mi piace fare), fregandomene della moda, e vivo bene, accidenti se vivo bene!
Edoardo :
Infatti, COSTA, gli studi grossi sono sempre gestiti come botteghe private con schiavi al servizio, gli schiavi crescono e, se hanno i soldi e gli amici, fondano il loro microstudio.
E' drammatico.

Questo aspetto che evidenzi in effetti è interessante, una riorganizzazione per essere competitivi anche fuori dal proprio orticello, e magari, per vincere concorsi all'estero.
Ily :
X Edoardo:

E puntare all'autarchia? Il problema dei prodotti cinesi è sono sostanzialmente pensati come "usa e getta" e di solito sono di qualità pessima. Secondo me dobbiamo proprio cambiare mentalità: ad esempio non comprare un armadio (ikea) nuovo, ma far riparare il vecchio da un falegname.
Secondo me si potrebbe essere autosufficienti per molte cose.
Edoardo :
Lo sai Ily che io uno/due anni fa spendevo e spandevo ed ora la penso come te? Il bello è che ora ho più soldi di prima ma cerco di trovare la ragione delle cose.
Esempio: TV invisibile causa digitale terrestre, 3 opzioni:

1) Bang & Olufsen 55 pollici a led con Surround a manetta;
2) Televisorino nuovo HD LCD da poco;
3) Bagaglio (decoder?) da 30 euro.

Anni fa qualcuno si sarebbe messo le rate per il Bang... ...io mi prendo un bel decoder e morta lì.
Edoardo :
Ily, se il falegname è d'accordo?! Se pò fà!!!

Ikea? Tsè! Negozio di arredamento con progetto e tutto in ciliegio massello! (Scherzo).
Edoardo :
Scusate, sono scaduto nel personalismo, mea culpa.
Lebia :
Seguendo una lezione due settimane fa, l'insegnante ha parlato dell'iperproduzione di nuove edificazioni del periodo che va dagli anni del dopoguerra fino agli '80. Intorno al '94-'95 secondo il CESME il recupero dell'esistente supera la nuova costruzione, con la previsione della crisi nel mercato delle nuove costruzioni. Queste "nuove" abitazioni hanno un ciclo di vita medio di 40 anni (per via dei materiali, ecc.) dopo di che necessitano di una riqualificazione perchè le loro condizioni non sono più accettabili. Se teniamo conto che la nuova costruzione costa di più rispetto al recupero, il quale nell'ultimo decennio viene agevolato anche a livello economico, non è che dobbiamo guardare in questa direzione anzichè aspettarci che riparta il mercato della nuova costruzione?
Lebia :
Nel punto in cui uso il termine "nuove" abitazioni mi riferisco a quelle costruite dal dopoguerra agli anni '80, sono loro che in teoria avrebbero un ciclo di vita massima di 40 anni dopo di che è necessaria una riqualificazione.
Rileggendo ho scoperto che la frase era ambigua e non era ben definito quello a cui mi riferivo. Scusate.
Alfonso2 :
Per esperienza diretta:
ero in Dubai durante l'estate del 2008 e ho vissuto sulla pelle lo sviluppo edilizio che si è fermato in poche settimane. Il paese è andato per aria entro Natale e ho visto che quello che doveva essere uno degli sviluppi immobiliari più solidi degli ultimi 5 anni è crollato. Per finire il famoso edificio più alto del mondo hanno bloccato tutti gli altri cantieri.
E li cosa fanno ora gli architetti? Molti degli stranieri ora tornano a casa, italiani compresi.

Sono molto d'accordo con Edoardo. Questo è un treno in corsa e un ritorno alle origini, anche se necessario, sarà molto difficile. Dal punto di vista sociale mi sembra un pò utopistico. Ci sono paesi dove in pochi mesi è cambiato tutto e non c'è stato un ritorno alle origini ma ci sono stati disordini sociali e recessione (quella dura).
federico :
Non credo che un ritorno alle origini, come lo ha definito Edoardo sia un'opzione credibile, né auspicabile. Il libro sulla "decrescita felice" l'ho letto anche io, ma senza offesa mi sembra una bella favola: un cambiamento di sistema verso quel modello non è credibile, né sostenibile da un punto di vista macroeconomico e ritengo che richiederebbe un "bagno di sangue sociale" non accettabile.
Si sarà ormai capito che non credo nel valore del passato in quanto tale. Esempio: La Storia dell'architettura ci insegna che è stata la produzione di serie, la specializzazione e l'industrializzazione dei processi ad allargare la fascia di coloro che potevano accedere al "bene casa" ed al miglioramento dei comfort connessi. Intendo che la qualità della vita si è legata, per un periodo di tempo, ad un sistema che produceva grandi quantità e di conseguenza prezzi competitivi anche per chi tanto agiato non è. Credo che ciò non possa essere messo in discussione (chi viene da famiglie di origine contadina come me sa dai racconti dei nonni che la vita in una casa colonica era veramente grama).
In altre parole, la modernità ha permesso la produzione di talmente tanta ricchezza, che la sua diffusione è stata inevitabile. D'altra parte questo modello "ipertrofico" oggi non va più bene (è scaduto anche quello) e nel tempo (e fin da subito) ha palesato altri problemi che prima non c'erano. A mio parere, il libro di Latouche ha il merito di rimettere in discussione il paradigma di una modernità che non funziona più, ma le alternative non possono essere quelle che lui propone.
D'altro canto, dal punto vista professionale, potrei anche essere ben contento che non si costruisca più così tanto, visto che in questi anni lo si è fatto troppo e male. Dico potrei se anche in questo caso non ci andassero di mezzo i colleghi più giovani e deboli. Penso altresì che il mestiere dell'architetto tradizionale sia un po' tramontato. Il deus ex-machina del costruire non si potrà più produrre. Da una parte saremmo costretti ad operare più su progetti di cosmesi (ingressi, tettoie, pensiline) e molto più sull'esistente (ampliamenti e via dicendo anche perché il territorio dove non è già saturo, lo sarà nel giro di un decennio). In secondo luogo saremo obbligati a reinventarci la nostra pratica su tematiche di confine o al limite della professione (in Francia ci sono ad esempio gli architetti-archeologi e tanti altri campi interessanti; la progettazione del verde da noi è un luogo poco praticato; le nuove politiche di housing sociale come co-housing, autocostruzione, ecc...). In pratica non sarà più possibile sopravvivere coltivando pochi interessi, ma bisognerà mettere insieme tanti piccoli, piccolissimi interventi. Infine, la collaborazione con altri architetti in studi tecnici pluricompetenze mi sembra inevitabile.
Certo è che, purtroppo, molti ci rimetteranno le penne (spero non io), perché i volumi di un tempo non sono più riproponibili (fa eccezione il mio comune dove per 10 anni non si è costruito praticamente niente. Risultato: oggi abbiamo qualche occasione in più rispetto ai territori vicini che sono praticamente fermi).
Scusate l'intervento fiume!
Edoardo :
Già il fatto che cambia tutta la pianificazione, con l'adozione dei PSC e nessun tecnico, sia libero che comunale, risulta veramente padrone delle nuove norme e delle procedure, la dice lunga sulla discrasìa tra la corsa normativa e burocratica e la paralisi del lavoro, lavoro che fà da banco di prova proprio per l'attuazione delle norme stesse.
E' come una scatola iper-resistente... ...ma vuota.

Chi ha capito bene qual'è il significato del P.O.C. e come funziona? Oppure che diff. c'è tra un P.P.I.P. e un P.U.A., la concertazione (perequazione urb.) con le amministrazioni è uno strumento efficace per migliorare la qualità dei piani, oppure è una zavorra spostata solo da interessi politico-clientelari?
Edoardo :
Oppure vogliamo parlare della girandola di nuovi certificatori energetici, che dovrebbero operare in un contesto di adeguamento energetico... ...adeguamento ahimè spesso molto costoso ed inattuabile perchè i privati hanno pochi soldi da spendere.
Un amico arch. (benestante) si stà facendo una casa con muri in legno costituiti da elementi a T, isolante bio e rivestimento in doghe di larice (parete ventilata).
E' sconvolto dai preventivi ma vuole applicare quello che ha studiato ALMENO per casa sua...
DR COSTA :
Se vuole avere una casa passiva,il tuo amico, può utilizzare altre tecnologie per le strutture in legno, senza spendere un capitale.
Da noi in Toscana, la certificazione energetica è stata relegata a pezzo di carta straccia nel giro di due mesi, da quando è uscita la legge reginale che ne imponeva l'obbligo.
Troppi programmi,troppe variabili da inserire e risultati sempre diversi.
Le persone se ne accorgono subito e tirano il prezzo.
Oggettivamente non ha nessun valore, sullo stesso edificio chiami 10 certificatori con dieci programmi differenti con gli stessi dati di ingresso e avrai 10 risultati differenti altro che più o meno 5 %.
Lebia :
X Federico

"In secondo luogo saremo obbligati a reinventarci la nostra pratica su tematiche di confine o al limite della professione (in Francia ci sono ad esempio gli architetti-archeologi e tanti altri campi interessanti; la progettazione del verde da noi è un luogo poco praticato; le nuove politiche di housing sociale come co-housing, autocostruzione, ecc...)."
E' quello che sostengo anch'io. Il problema è che molti architetti vedono il loro lavoro solo, esclusivamente ed unicamente come la nuova costruzione.
federico :
@ Edoardo
Anche nel campo della sostenibilità non dovremmo fare i talebani. Il legno è un bel materiale, ma è poco durevole. Ad esempio un bel cappotto in Eps è resistente all'acqua, dura molto di più e costa molto meno anche se deriva dalla lavorazione del petrolio.
@Lebia
Se certuni sono così ottusi peggio per loro!
Edoardo :
Federico, tutti saremmo ottusi, perchè la nostra formazione è altro... ... basterebbe che gli incapaci andassero loro a zappare la terra, anzichè portare avanti lo studio che si trovano ad avere ereditato, sfruttando la gente.
Quando, attraverso i concorsi, qualche giovane capace che si è messo in gioco soffierà il lavoro al mafiosetto locale ed alla sua prole inetta, solo allora giudicheremo chi è ottuso per condizione o per necessità.
Poi magari a zappare la terra ci vado io, perchè non valgo nulla.
Attualmente, purtroppo, non ci è dato saperlo, per vari motivi, in buona parte già citati da altri.
E con questo mi riallaccio al post dove viene criticato quel sistema nepotistico-clientelare che contribuisce all'immobilità del lavoro e, di conseguenza, sociale.
Edoardo :
Questo perchè, purtroppo, quando il lavoro si contrae anche le logiche per accaparrarselo diventano più spietate, e gli squilibri emergono in maniera devastante.
Vi fossero maggiori regole, quel poco si redistribuirebbe e, forse, crescerebbe anche di qualità, creando nuovi scenari di mercato, anche a livello sovra-locale.
Ily :
X Federico:

E chi dice che l'epds sia migliore rispetto ai materiali tradizionali?
Che poi il legno non sia durevole è tutto da dimostrare: a Bologna ci sono alcuni portici in legno che hanno secoli, SECOLI, e in Russia e in Svezia ci sono CHIESE COMPLETAMENTE DI LEGNO RISALENTI AL MEDIOEVO, tuttora in uso (certo, nel corso dei secoli si sono via via sostituiti i pezzi ammalorati).
Vogliamo parlare della qualità edilizia di un edificio costruito con metodi tradizionali rispetto agli edifici costruiti nell'epoca della prefabbricazione e dell'industrializzazione del cantiere?
Secondo me la vera sostenibilità consiste in un ritorno alle tecniche costruttive tradizionali, coniugate magari con le nuove tecnologie per -ad esempio- lo sfruttamento dell'energia solare.
Per quel che riguarda la produzione energetica, basta ridurre il fabbisogno energetico. Come? Semplicemente CONSUMANDO MENO, o meglio SPRECANDO MENO.
E anche limitando l'uso della plastica dove possibile, e della benzina. Sapete quante tonnellate di petrolio e rifiuti plastici risparmieremmo semplicemente se ci mettessimo tutti a bere l'acqua del rubinetto (cosa che faccio da quando sono nata)? Oppure a usare la coperta della nonna anzichè il piumino trapunto di tessuto sintetico?
Certo, questo cambiamento implica che -ad esempio- le ridenti lottizzazioni della campagna dovranno essere abbandonate, a favore magari dei centri storici dei piccoli paesi, dovremo abituarci ad avere meno luci, ad andare (a piedi!!!) dal minimarket del quartiere anzichè (in macchina) al supermarket del centro commerciale.
So che ci vorranno degli anni, e che non sarà un processo indolore, ma alla fine vinceranno quelli che sapranno fare un po' di tutto e arrangiarsi.
Sarà un mondo molto più interconnesso (grazie a internet) ma molto più LOCALE.
Per quel che riguarda la nostra situazione, basterebbe ridurre notevolmente gli attuali posti delle facoltà di architettura, ovviamente eliminando la laurea triennale: si alzerebbe il livello dell'insegnamento, ci si laureerebbe prima, si troverebbe più facilmente lavoro una volta usciti, ed essendoci meno offerta si alzerebbero anche i salari.
Il diritto allo studio? Facciamo un bell'ESAME (serio!!!) di ammissione e poi entreranno solo i più bravi, facendo una vera scrematura iniziale.
Ragazzi, non tutti possono andare all'università: non tutti hanno le capacità, la voglia, la costanza per farlo (per i mezzi invece si potrebbero fare delle serie borse di stupio per i meritevoli, come sta scritto nella Costituzione).
DR COSTA :
Io l'esame di ammissione ad Architettura nel lontano 1997 non lo superai feci ricorso al Tar e lo vinsi insieme a molti altri.
Me lo sono meritato ? Credo di si perchè ho sempre avuto una media alta e mi sono laureato con 110/110 in progettazione a Firenze.
Lo sbarramento io lo metterei con gli esami se non superi gli esami fondamentali del biennio in un determinato tempo, e sapete benissimo di cosa si parla vieni buttato fuori.
In questo modo i più bravi andranno avanti e chi si è iscritto perchè figlio di architetti o ingegneri e tira a campare con gli esami tanto se esce a 30 anni il lavoro lo ha di già viene buttato fuori.
Non si seleziona un bravo architetto a 19 anni con domande di cultura generale perchè si rischia di avere facoltà piene di gente da quiz del tipo il Millionario ma che una volta laureata se ce la fà saranno architetti mediocri e magari con la strada spianata con i clienti di "famiglia".
Lebia :
tutti saremmo ottusi, perchè la nostra formazione è altro...
quanti anni fa hai preso la laurea?
Lebia :
X Ily

Ily, lascia perdere l'esempio del legno. In realtà, io, te e Federico stiamo dicendo la stessa cosa.
1. "Secondo me la vera sostenibilità consiste in un ritorno alle tecniche costruttive tradizionali"...cosa sappiamo realmente sulle tecniche costruttive tradizionali? poco e niente, non abbiamo neppure i modelli per i calcoli sismici. Eppure abbiamo sempre costruito ma abbiamo perso quei saperi.
2. "le ridenti lottizzazioni della campagna dovranno essere abbandonate, a favore magari dei centri storici dei piccoli paesi"...vuol dire passare dalla nuova costruzione al recupero
Dobbiamo reinventarci, tutto qui. Ora l'Architetto non è più quello che fa solo ed esclusivamente nuove costruzioni, dobbiamo trovare altri campi di applicazioni. Il problema è che poi ci sono persone che si attaccano a questioni stile "tutti saremmo ottusi, perchè la nostra formazione è altro...", la verità è che a reinventarsi si fa fatica e ci vuole impegno, bisogna imparare da capo a lavorare in altri SETTORI DELL'ARCHITETTURA. Anche solo per tornare a costruire con la muratura tradizionale, beh, dobbiamo tornare a studiare perchè sappiamo poco e niente su di lei, perchè nelle scuole si insegna da una vita solo il cemento armato e le murature tradizionali sono praticamente sparite dagli insegnamenti.
Edoardo :
Lebia, hai frainteso me?

Ti rispondo, se ti serve per attaccarti a qualcosa:
Laurea specialistica nel 2004.

"La nostra formazione è altro" e confermo quanto ho scritto.

Intendo integrare il mio post, per chi fraintende per attaccare e per chi invece apporta discussioni costruttive, col mio punto di vista:

1) In ogni lavoro un architetto deve poter progettare, anche un restauro è un progetto, un interno...
Non ho mai associato la progettazione alle lottizzazioni (tanto odiate da chi non le ha mai fatte) o alle casette (idem) ma il nostro lavoro deve trovare ragion d'essere ad ogni scala, in ogni contesto.
Perde ragion d'essere quando rimane mera tecnica, mero conto. A quel punto, per quanto mi riguarda, vado a fare altro (ma questo è il mio caso e il mio pensiero).

2) Desidero poter operare in un mercato più aperto, ove la concorrenza sana può essere uno stimolo per tutti ed essere prodromica a nuove opportunità per "fare" l'architetto, magari insieme ad altri, magari guardando lontano. Per questo cerco di non guardarmi solo la punta delle scarpe come fanno molti ma cerco di alzare la testa.

E desidererei che anche i miei colleghi, soprattutto giovani, avessero lo stesso spirito.
Edoardo :
Dopo Fazio & Saviano siamo diventati tutti... ...ELENCATIVI eh eh!
Tes :
Che bello saper di non essere gli unici al mondo a sperare in un rinnovamento!!!
A volte mi sento di essere troppo presa da una visione utopistica del futuro (quello breve, nemmeno il futuro lontano).
Non ho idea di quello che avverrà da qui a 5 anni, ma vorrei tanto credere che saremo capaci di affrontare una cultura nuova, forse all'nizio imposta dalla crisi e dalle nuove esigenze meno effimere rispetto a quelle alle quali siamo legati per abitudine di un mondo del consumo folle e sfrenato...

Anche io decoder, per intenderci ahahahah!!! ;-)

per Ily: grazie di essere passata dal mio blog :-)
Edoardo :
Concordo con DR.COSTA, i test d'ammissione sono una cazzata pazzesca, come lo è fare selezione con analisi matematica (ebbi Cianchi e Manselli a Firenze, mentre a Ferrara facevano i quz!).
La selezione và fatta lungo il percorso universitario, formando persone in un contesto simbiotico con il mercato lavoro, ove il tirocinio diventa il tuo LAB PROG. e ti spacchi le ossa.

Il problema è che gli accademici sono essi stessi fuori dal mercato, e quindi....
Edoardo :
Certo Tes, ma quando ti passerà davanti il figlio di babbo, tuo ex collega di studi, con il suo Audi Q7 nuovo e ti inzacchererà mentre sarai in bici sotto la neve, promettimi che gioirai lo stesso.

(per alcuni la crisi esiste meno, grazie alla politica e al clientelismo)
Ily :
Dai Lebia, non mi dire che non sapresti far eseguire a regola d'arte una bella muratura di pietrame, una malta di calce, una trave composta o una capriata come si deve ;-), perchè non ci credo. Se sai restaurarli, vuol dire che sai anche come sono fatti, e che quindi sapresti riprodurli.
I saperi non sono persi: abbiamo Vitruvio, e abbiamo Leon Battista Alberti, e il Vasari, tutti i manuali settecenteschi, e l'edilizia storica da copiare, e fior di ricerche come ad esempio il manuale del recupero di Città di Castello o l'atlante dell'architettura tradizionale ferrarese.
Ecco, non credo che saprei progettare una cattedrale gotica, ma a una casetta a schiera modello lotto gotico dovrei arrivarci ;-)
Se ce la faceva un capomastro analfabeta possiamo farcela anche noi ;-)
Per i modelli sismici invece credo che dovremmo rivedere alcune cose...
Ily :
X Edoardo

Sti cazzi che a Ferrara facevamo i quiz per analisi I e II!!! Due scritti facevamo, e colloquio orale tosto!!!
Ily :
Sempre per Edoardo:

Io il figliolo di babbo lo manderò affan per avermi inzaccherato, e poi lo compatirò per la sua ignoranza.
Piuttosto i soldi meglio spenderli per i viaggi e per star bene, che per una macchina costosa o i vestiti firmati.
La mia 600 azzurra del 2003 funziona perfettamente, e dell'Audi non saprei proprio che farmene!!!
Ily :
Ah già, e poi lo sorpasserò sghignazzando mentre sarà imbottigliato nel traffico col suo macchinone, mentre io colla mia biciclettina riuscitò a passare fra le macchine ferme!!!
Edoardo :
No, Ily hai frainteso... ...il macchinone è una metafora.

Per analisi matematica, scusa, devono avermi riferito cose sbagliate, oppure appartenenti ad un periodo diverso dal tuo.

Proprio lì comunque il punto, chi perde meno tempo col circolo di Mohr (utilissimo a livello teorico in scienza d.C. e sempre maggiormente del teorema di Cramer), può magari spendere un periodo utile nel fare un laboratorio-tirocinio in un'azienda/studio, dove applichi la teoria alla pratica. Ma a 24 anni, non a 40.
Se sei adatto lo fiuti da giovane... ...e magari ti canalizzi meglio nel mercato poi. Ecco che si ritorna al problema oggetto del topic.
Edoardo :
E, Ily, se oltre ai soldi lui progetta e fattura mentre tu, molto meno ignorante, non potrai?
Ti istigo apposta, voglio essere cinico.
Edoardo :
Consiglio "Le radici delle cattedrali" di Bechmann, bellissimo libro... ...che me l'hanno fregato e vorrei ricomprare.
Edoardo :
Comunque meglio la bici dell'Audi A1 per emulare i benestanti. Con la bici hai più stile.

(soprattutto se è una Kona Coilair deluxe da 5.000 euro)
SCHERZO!
Lebia :
X Ily
Riprodurli dopo averli accuratamente studiati sì, ma comporta prima anche la fatica di studiarli prima e di capire come sono fatti. Però il capomastro anafalbeta aveva dalla sua l'esperienza, lui li costruiva ogni santo giorno.

X Edoardo
Perdonami ma mi sfugge il filo del discorso.
Noi stavamo parlando del fatto che il lavoro dell'architetto non abbraccia solo la nuova costruzione ma altri campi quali l'urbanistica, i sistemi costruttivi, il restauro, la progettazione di parchi e giardini, l'arredamento e non ultimo, di cui ci dimentichiamo sempre, anche il design. Io ho argomentato che ci sono molti architetti per cui il loro lavoro è solo ed esclusivamente la nuova costruzione e rifiutano qualsiasi degli altri settori dell'architettura descritti sopra.
Federico ha detto che se questi ottusi non vogliono capire che il mercato sta cambiando sono solo cavoli loro e tu hai risposto con "Federico, tutti saremmo ottusi, perchè la nostra formazione è altro...".
Ho chiesto in che anno ti sei laureato perchè i laureati delle generazioni precendenti non hanno avuto la possibilità di studiare in maniera approfondita altri settori al di fuori della nuova progettazione perchè il loro piano di studi non lo prevedeva. Ecco perchè ti ho chiesto in che anno ti sei laureato. Tutto qui. Che un architetto progetti mi sembra il minimo indispensabile...il nostro lavoro, in qualunque settore dell'architettura sia, è sempre progettuale.
Tes :
ahahahaha Edoardo...devo ammettere che lo scenario del figlio di papà rende perfettamente!!!
No, mi incacchierò, lo ammetto...devo darti ragione!!!

Vale che giro a piedi anche adesso? ;-)
federico :
Non per fare una polemica personale con chicchessia, ma per chiarire i miei concetti e contribuire alla discussione. Premesso anche che bisogna capire cosa si intende per tecnologie tradizionali ed il discorso è lungo e pochi post non sono sufficienti, quindi qualche fraintendimento è inevitabile.
Mi piace proporre recuperi delle tecnologie passate (anche nella professione), ma ciò non deve essere avulso da un processo di verifica scientifico per quanto riguarda prestazioni, costi, possibilità e facilità d'impiego, e soprattutto grado di accettazione da parte degli abitanti.
Un recupero ci DEVE essere, ma non si può partire dal presupposto che l'antico ha sempre e comunque una supremazia su quello che è venuto dopo.

Esempio: dalle mie parti come muratura è tradizione usare il laterizio. Questo per vari motivi: è un materiale legato essenzialmente ad idea di solidità e durata insito nella nostra cultura; nelle nostre zone è quello che si comporta termicamente meglio sia d'estate che d'inverno; c'è disponibilità nel territorio dei componenti per produrlo. D'altro canto la tecnologia d'impiego è completamente cambiata e non è più quella tradizionale: dai mattoni pieni siamo passati ai blocchi di laterizio alveolato (più velocità, più leggerezza, migliore coibenza tecnica); le indicazioni di posa seguono altre logiche; gli spessori sono mutati; la produzione è passata da artigianale ad industrializzata.

Problema legno: confesso il mio innamoramento per questo elemento, sto per iniziare pure un corso di aggiornamento sul tema (questo per dire che non ho pregiudizi), ma ciò non c'entra nulla con i dati di fatto. Se si parla dei materiali usati correntemente OGGI in cantiere per le partizioni che confinano con l'esterno (a quello mi riferivo, non alle parti strutturali che impiegano il lamellare), il legno ha tanti pregi ed il solo grave difetto che, nonostante tutti i trattamenti, a LUNGO ANDARE si deteriora e, soprattutto, s'inzuppa di acqua (e parlo con sicurezza perchè collaboro con un professionista che fa prove sperimentali sia in laboratorio che in cantiere). Prova ne sia che spesso si mettono delle barriere al vapore nei sistemi che lo impiegano. Ciò permette un ciclo di vita inferiore a materiali più solidi (non a caso nei paesi in cui viene usato correntemente, il concetto di casa non comprende quello di solidità, permanenza e durabilità).

Questo per dire che, senza un'analisi sul campo, non si può preferire aprioristicamente una cosa piuttosto che l'altra: ci saranno dei casi e dei progetti in cui tutte le componenti della costruzione faranno preferire soluzioni tradizionali; altre volte si andrà più sull'innovativo; molto più spesso bisognerà mediare tra i vari elementi.

In generale, comunque NON credo sia giusto rifiutare la modernità solo perchè adesso sono usciti fuori i suoi aspetti più deteriori. Sembrerà orrendo dirlo, ma è grazie al consumo abnorme delle risorse a nostra disposizione (e relativi problemi) che si è prodotto un salto nella qualità della nostra vita che poco tempo prima sarebbe stato inimmaginabile.

Concludendo, Per me, la sfida odierna, non è tanto ricercare un'età dell'oro perduta, ma produrre delle correzioni gigantesche nel modo con cui lavoriamo, consumiamo, produciamo. Dal passato credo si possa recuperare soprattutto la consapevolezza del limite e la misura d'uomo che tanto manca nella nostre "oggettive" agglomerazioni urbane.

E riscusate per la lunghezza!
Edoardo :
Ti quoto Federico, ma queste correzioni non possono avvenire in una generazione. Né in due, forse.
Prendi una rivista, Cartier, Bulgari, Mercedes, Renzo Piano, Costa Crocere, Infissi Schuco, Jean Nouvel, Rolex, Fuksas...

Sono stati questi i nostri riferimenti e si deve cambiare.

Ma dobbiamo cambiare solo noi, diventando degli eremiti, o deve, contestualmente, cambiare anche il mondo che ci circonda?
Auto elettriche costosissime, bio architettura élitaria...

Perchè la cultura generale non cambia i modelli di riferimento, non tanto per noi ormai, fottuti da 40 anni di consumismo, ma per i nostri figli (ammesso che qualcuno possa permettersi il lusso di farli e mantenerli)?

Serve una nuova educazione globale ma, ripeto, alla Unilever, alla Nestlé, alla Exxon chi glie lo va a dire?
federico :
Eh, infatti. Mica ho detto che sarà facile ed indolore...
Però è un cambiamento che si produrrà fatalmente prima o poi. Se però aspettiamo troppo saremo travolti da questo cambiamento.
Diamoci da fare!
Edoardo :
E la burocrazia, le norme, le leggi... ...si flessibilizzeranno anch'esse per venire incontro al nostro "fare" primitivo?
Io per la baracchina prefabbricata in legno 3x2 sto facendo una D.I.A. e riconteggiando tutta La S.u. e la S.a. di tutta la proprietà, perchè deve rientrare in un 70% della S.u., essendo considerata S.a.
Questa zuppa quanto costerà al cliente?
E' edilizia sostenibile questa???
Edoardo :
Ho capito, nel pollaio ci saranno galline dalle uova d'oro.
Ily :
Ragazzi, quando finirà il petrolio (e secondo le teorie del peack oil o ci siamo già oppure manca poco) semplicemente non sarà più possibile praticare una produzione dei beni di tipo industriale.
Non esisterà più l'ikea, ma si useranno (e si ripareranno) i vecchi mobili della nonna, oppure si tornerà dal falegname per farsi fare il comò di vero legno, preso dal bosco più vicino. Il comò sarà costoso, ma ben fatto, e durerà tutta la vita. I più bravi si faranno da se i propri mobili. Ci sarà un recupero dell'autoproduzione per gli oggetti per la casa di uso più comune: coperte, tovaglie, ricami vari, biancheria ecc, esattamente come facevano i nostri bisnonni.
Non esisteranno più le fabbriche di mattoni su larga scala, ma piccole fornaci di tipo ottocentesco, magari mosse da una piccola centrale elettrica locale.
Non si userà più il legno lamellare, non potendo usare una segheria industriale ne, sopratutto, avendo a buon mercato i collanti e le resine chimiche. Nemmeno il cemento armato sarà comune, essendo costoso produrre e trasportare i tondini. Quindi, il ritorno ai muri di mattoni pieni (o, nelle zone montagnose o comunque rocciose, di pietrame)legati con la malta di calce (materiale relativamente facile da produrre anche con mezzi di fortuna) con solai e tetti di legno massiccio. Si recupereranno gli edifici vecchi curandone molto di più la manutenzione, e i materiali da costruzione (coppi, mattoni, travi, infissi ecc) si recurereranno, dove possibile, da edifici abbandonati o in rovina, come si è sempre fatto per secoli.
Edoardo :
...non si potrà più andare neppure in bici, perchè non ci saranno più i coppertoni... o per lo meno non potremo permetterceli ...non si potrà più avere il k-way per ripararsi dagli schizzi del Q7 a bio-etanolo con gomme in resina di mais da 2.000 euro l'una, mais sottratto ai poveracci, ed alla foresta dove i poveracci vivevano ed ora vivono in villaggi-fabbrica per produrre le gomme Continental in fibra di mais per le auto dei ricchi che saranno sempre più numerosi... ciao!
Edoardo :
Ragazzi, secondo me la convergenza sarà questa:

avremo 2 ECONOMIE PARALLELE ed interdipendenti, quella del mondo dei ricchi "New Global Class" e quella della nuova "Pauper Class", che ingloberà i ceti medi e anche qualcosina in più.
Il bel mondo che abbiamo visto non lo dovremo più neppure guardare, le riviste, i siti come questo con le archistar...
L'ascensore sociale che volevamo prendere studiando non esiste più, s'è rotto e bisogna pure spiegarlo ai genitori.

Quindi, aspettiamoci una situazione duplice, in cui l'architettura sarà appannaggio delle élites, mentre l'edilizia povera (impossibile ora) sarà forse il nostro banco di prova.

Ma questa situazione, personalmente, non la accetto e morirò senza accettarla.
Edoardo :
Anche il professionista o l'imprenditore che devono chiudere sono pauper-class.
Edoardo :
Avremo più gioiellerie Bulgari... ...e a un km mercatini multietnici dove barattare oggetti usati...

Non è paradossale, in tempi di recessione mondiale, l'uscita di una Bugatti Veyron Supersport da 2 milioni di euro? Eppure il mercato c'è.
Edoardo :
Tratto da "Global class, Pauper class e Middle class proletariat" di EUGENIO ORSO e COSTANZO PREVE:


"La classe media ha rappresentato almeno in parte, estendendosi a tutto l’occidente “avanzato”, la realizzazione del sogno di una società comunque capitalista, ma caratterizzata dall’emancipazione dei lavoratori e dal progressivo prevalere dai “colletti bianchi” – espressione di un raggiunto benessere materiale e portatori della prospettiva futura di ulteriori miglioramenti, primi depositari delle ormai defunte aspettative crescenti – ed ha storicamente acquisito un’indubbia importanza, non soltanto numerica, sul piano sociale. Un potere finanziario nomade e internazionalizzato, liberticida e privo di scrupoli, quale è quello di cui è investita la classe globale, nell’era della delocalizzazione della produzione, della contrazione dell’occupazione nei settori più tradizionali e della diffusione dell’economia immateriale, non ha più necessità di servirsi di una numerosa e ben pagata burocrazia, costituita da “colletti bianchi” e capaci tecnici idealmente eredi delle vecchie aristocrazie operaie, che anzi può rappresentare un pericolo, essendo tali soggetti ben acculturati, con elevati livelli di scolarizzazione che consentono di comprendere e affrontare le complessità del presente e, almeno in parte, in grado di gestire autonomamente sistemi complessi, sostituendosi ai loro remoti padroni."
desnip :
Edoardo, da come nomini frequentemente modelli di auto e bici, marche e dettagli, non credo si tratti di una semplice passione... Secondo me ci soffri a doverne fare a meno. Prova ad ignorarle queste cose, e non avrai bisogno nemmeno di domandare alle ragazze cosa provano quando vengono inzaccherate dall'Audi qlcsa mentre sono sulla loro bici, perchè non te ne fregherà niente, come succede a loro...
Edoardo :
Personalmente, se non recepisci neppure un paradosso, penso che sia tu ad avere seri problemi.

Potrei narrarti le cose che mi sono comprato, auto compresa, ma non voglio scadere nel personalismo ed entrare in squallidi ed infantili giochetti, come vorresti.
Sento spesso nominare l'Ikea, piuttosto... ...ma non sono certo io a nominarla!
Edoardo :
Constato una grande apertura mentale in certi tecnici...
Edoardo :
x Ily, questo libro è proprio sul tema della fine dell'era del petrolio, l'ho visto ed ho pensato al tuo post:

www.ariannaeditrice.it/vetrina.php?id_macrolibrarsi=26512
Edoardo :
Comunque, per metterci d'accordo, sabato andiamo tutti all'Ikea col Q7!!!

...passa a prenderci Alfonso.

Ok?
maurizio :
:D
Ily :
Edoardo, che è sto Q7?!?
Io non vado all'Ikea, piuttosto vado al mercatino dell'usato e mi compro dei mobili veri...
Edoardo :
Ah ah! E' un macchinone da oltre 2 tonnellate!
L'ho usato perchè è visto come un simbolo di arroganza ed è "griffato" Audi... ...per esempio un Defender o un Hummer possono anche servire a qualcosa, un SUV da oltre 2 tonnellate è, nell'immaginario collettivo del popolino ignorante, di cui sono parte, uno status symbol per gli arricchiti.
Chi è veramente ricco usa ben altro e non si fà vedere.

P.S. Un amico ristoratore ha preso una Ferrari F430... ...cos'è una Ferrari? Se questo mi chiede un progetto, io non posso, con la puzza sotto al naso, fare lo snob intellettuale e gli devo dire: "Che bella Ferrari, te la sei proprio meritata!!!"
Edoardo :
Ah, l'ha presa per andare a gnocca.
"Cos'é la gnocca?"

Purtroppo, avendo perso contatto con i compagni di studi mi sono contaminato con gli ignoranti provinciali... ...e rovino l'alto livello intellettuale e forbito dei professionisti che postano qui. Scusate.
Alfonso2 :
Mi dispiace Edoardo ma guido una semplicissima Golf. Onestamente non prederei mai un suv per semplici motivi ecologici.
I soldi preferisco buttarli sulla casa. L'auto quando inquina poco, ti è comoda e ti salva la vita in caso di incidente va più che bene.
Sono alpinista da una vita e dove arrivo io con la panda 4x4 le audi non ci arrivano.
E poi...che razza si investimento è l'auto? Soldi che possono scomparire se te la rubano, se fai un incidente, ecc. Il fine è andare in giro, non l'auto.
Edoardo :
Alfonso, hai perfettamente ragione.

Ti cito perchè sei stato assurto simpaticamente a ruolo di "ricco" della bacheca. Se la mia ironia però ti infastidisce, come è lecito che sia, mi asterrò dal citarti!

Alfonso2 :
Figurati se mi infastidisco.... non sapevo però di essere ricco.... E tornando al discorso ti aggiungo pure che non c'è niente di più ridicolo del cittadino (con rispetto per i cittadini) in montagna col Suv che finisce dentro il fosso...e io che gli passo a fianco col sorriso...e la panda immatricolata nel 96.
Ily :
Alfonso, per una volta sono completamente d'accordo con te!!!
E' proprio irrazionale secondo me spendere decine di migliaia di euro per una macchina con tutte le paranoie conseguenti: oddio me la rigano, oddio me la sporcano, oddio se faccio il bozzo, oddio, oddio, oddio.
Esattamente come trovo sciocco spendere centinaia di euro per un vestito firmato. Mia mamma per la laurea mi ha regalato una bellissima sciarpa firmata (uno dei tre capi firmati di griffe "prestigiose" che ho, dei quali due regalati -non su mia richiesta- e uno ereditato da mio padre), che io adoro e che uso spessissimo. Ogni tanto mia madre mi fa: "Usala meno, finirai per rovinarla, è di valore". E io le rispondo: "La adoro, è una sciarpa, la uso come sciarpa, quando sarà rovinata la farò aggiustare".
In effetti, un oggetto (anche se firmato) va usato, sennò perchè si è speso i soldi?!? A meno che ovviamente non sia un oggetto puramente ornamentale (quadro, soprammobile ecc). Ad esempio: io adoro le cose Muji e mi sto comprando varie cosette (ho detto in altro post che quando metterò su casa al Muji store di Bologna stapperanno lo champagne). Ma perchè mi piacciono, non perchè sono fatte da una famosa casa di design.
Ily :
Faccio outing: Muji è la mia unica debolezza bassamente consumistica :-((( (domani le cornici fotografiche magnetiche saranno mie!!!)
Edoardo :
E pensare che una ragazza che conosco ha fatto la commessa da Luis Vuitton e mi ha raccontato di donne che entravano e chiedevano: "Mi faccia vedere qualcosa che ancora non ho"... ...poi se dava loro una sacca senza il logo per riporre la borsa nuova la offendevano perchè volevano la sacca firmata per farsi vedere dagli altri.
Edoardo :
Siamo andati Off Topic, ma è stato divertente vedere come nella nostra escalation siamo riusciti senza volerlo magari, a riportare "In particulare" i concetti espressi con buone intenzioni all'inizio.
Non vedo nulla di male se accettiamo di essere parte di una società ANCHE ma non solo consumistica... ...e la sfida sarà, senza ipocrisìe, superare il consumismo e non rinnegarlo, trovando uno spirito di adattamento anche nel lavoro, che ci porterà a trovare il valore delle piccole cose senza sentirsi vittime del Sistema.
Ily :
Edoardo, mi sono dimenticata di dire che io indosso la sciarpa in modo che non si veda la firma... mi vergogno a ostentarla, non so se mi spiego...
Edoardo :
Anch'io, pensa che ho staccato lo Spirit Of Ecstasy dal cofano della mia auto per non far capire la marca.....


....scherzo eh!
Edoardo :
Ily sei stata da Muji in via Ugo Bassi? Come sono le cornicine? Forse ci vado domani pomeriggio... ...per fare un regalo a mia sorella...
Ily :
Tante volte sono stata da Muji... Le cornicine magnetiche è da un po' chele sto puntando ;-)
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