GV : [post n° 274966]

Rilascio concessione e pagamento professionista

Lancio una pietra. Perchè non inserire tra i documenti necessari al rilascio della concessione edilizia la fattura di pagamento della progettazione già liquidata al professionista, vistata dall'Ordine professionale? Sottolineo fattura e non dichiarazione di pagamento. Tutto questo risolverebbe innumerevoli problemi. Per chi ha lavorato e non viene pagato, e per il fisco. Che ne dite?
Paolo :
E' una cosa che sostengo da sempre.
Assieme a tutti i pareri dei vari Enti e ai versamenti e marche da bollo varie per ritirare Autorizzazioni o Concessioni, ci vorrebbe pure una Liberatoria del progettista, che attesti che la prestazione è stata pagata.
In molti Stati esteri questa cosa già esiste, ed è l'unico modo per tutelare la libera professione dai "pagherò". Ma i nostri cari Ordini Professionali in Italia esistono solo per pagare uno stipendio alla segretaria e per accaparrarsi incarichi con le terne di collaudo ecc., quindi non proporrebbero mai al Governo una cosa del genere.....Anche se il Governo vedrebbe questo come un "Limite " all'economia (se il cliente paga il prog., poi non ha i soldi per iniziare i lavori), fregandosene di una categoria di tecnici che sta affondando.
sil :
siamo l'ultima ruota del carro, chissenefrega se ci pagano o no? quando hanno pagato imprese e fornitori per il resto va tutto bene.
francesco :
ottima idea! per questo, non verrà mai attuata...
GV :
Beh, io vi dico che se è una buona idea, potrebbe camminare da sola. Basta spingere. Fatela girare, postatela ai colleghi, proponetela ai "capoccioni" a capo degli Ordini. E magari dato che le elezioni sono vicine proponetela ad un futuro "onorevole", magari ci riuscirà. Io lo farò, soprattutto per i colleghi più giovani e per quelli che lo diventeranno.
sil :
resta però comunque scoperto chi lavora nel pubblico; è normale infatti che cvon il mitico patto di stabilità, la gente venga pagata un anno e più dopo aver consegnato un progetto
carmen :
bella cosa...ma trovandomi a discutere proprio di queste cose presso uffici tecnici...mi è stato ricordato che il loro lavoro giustamente non è svolgere mansioni di controllo fiscale ma solo tecnico...
GV :
Oggi chi lavora con il pubblico resta comunque un "fortunato". Ha un disciplinare d'incarico, un finanziamento dell'opera certo, ha un incasso garantito e senza sorprese, magari ha un pagamento un pò più lungo ma le garanzie di un incarico pubblico puoi portarle anche in banca! Con il privato puoi far valere i tuoi diritti, ma talvolta devi scomodare un giudice di pace.
GV :
Infatti! Potrebbero prestare la stessa attenzione quando controllano se un certo documento è munito di marca da bollo, o se una certa dichiarazione (a volte fasulla o inutile) è presente nella "carpetta". Controllare se la fattura di pagamento del professionista è presente all'interno della documentazione, senza entrare nel merito della congruità del pagamento. Tutto quì.
archila :
@ carmen: sarà, però la dichiarazione dell'organico dell'impresa, il DURC in originale e le visure della camera di commercio sono capaci di controllarli...
Se il dirigente dà un ordine, loro devono eseguire, finita lì.
sil :
io ho fatto dei lavori per i quali non ho mai ricevuto compenso, ed essendo comunque una magra parcella, non mi conviene nemmeno andare per avvocati.
GV :
Cari colleghi, quì non si tratta di interpellare avvocati, giuristi o giudici di pace. Si tratta di prendere coscienza di un dato di fatto. I lavori effettuati per i privati (che sono i più numerosi) non vengono retribuiti adeguatamente o non vengono retribuiti mai! La soluzione è quella estrema. "Costringere" il committente a riconoscere il nostro lavoro dimostrando all'Ente preposto al rilascio della concessione che lo stesso è stato progettato secondo le norme di legge e che lo stesso è stato retribuito secondo le stesse norme. Se il committente saprà che oltre agli oneri di concessione verrà "costretto" a pagare anche il professionista che gli ha consentito di realizzare la casa dei propri sogni o una palazzina da speculatore, lo farà. Lo farà perchè lo impone la legge!
sil :
è vero GV hai ragione potremmo proporlo a colleghi ed ordini
desnip :
Quanto proposto da GV viene da me propugnato da tempo, anche su questo forum, quindi non posso che trovarmi d'accordissimo.
Il fatto che non venga applicato, però, dipende molto dagli stessi architetti. la maggior parte dei nostri colleghi NON VUOLE far sapere quanto incassa, perchè dichiara molto meno.
poipoi :
concordo con desnip.
Se molti architetti, lavorando per aziende, non hanno alcuna possibilità di evadere, c'è invece chi, lavorando con i privati, questa possibilità di controllo non la vuole. Per fortuna non molti, almeno a leggere le statistiche dei redditi di categoria.
Se non sbaglio qualche anno fa l'ordine arch.roma propose di inserire la quietanza della parcella del professionista nella documentazione da presentare in Comune. Mi pare fosse in una proposta di legge presentata alla precedente Giunta Regionale del Lazio. È cambiata la Giunta e la cosa si è persa.
Il problema è che non tutti sono d'accordo nel perseguire la trasparenza nelle procedure. C'è chi con questa mancanza di trasparenza ci campa e magari ci alza pure i soldi per un viaggio in kenia.
poipoi :
... e comunque (e poi mi taccio) leggo in queste parole la vana speranza che i problemi si possano risolvere con un intervento "divino", con una Legge. E' sempre qualcun altro a dover controllare, a dover risolvere il problema. Mai una volta che legga una proposta attuabile dal basso. Eppure basterebbe un po' di unità, di coesione e di collaborazione reciproca per fare anche grandi cose.
Permettetemi di dire che un paese civile è tale anche con poche leggi, ma fatte rispettare da tutti, dove il compito del controllo se lo assumono in primo luogo cittadini, la collettività e poi un'autorità costituita che ha il compito di reprimere eventuali storture.
Questa coesione, questa comunanza, tipica dei dopo guerra, quando la solidarietà è quella degli scampati, quando la forza è quella della ricostruzione.
Ma evidentemente non abbiamo ancora toccato il fondo. Manca poco.
Sole :
Sono anch'io d'accordo con desnip. E purtroppo quelli che dichiarano meno di quanto incassano non credo che siano nemmeno così pochi. Io lavoro in uno studio e non ho mai fatto lavori miei ma molto spesso mi capita di sentire i miei colleghi che lavorano "in nero" per i clienti privati, o fatturano la metà o un terzo e se ne vantano pure. Ovviamente quando gli dico che sono degli evasori mi danno dell'ingenua.
poipoi :
ingenua?
se paghiamo tutte 'ste tasse è anche per colpa di questa gentaglia.
Se di quello che fatturo mi entra in tasca il 45% scarso e con quello ci devo campare e pagare lo studio, ci sono altri aggettivi che "ingenuo".
desnip :
Se non mi sbaglio questa procedura di presentare anche la parcella nella documentazione da allegare alla dia, c'è anche al comune di Napoli, con la nuova procedura telematica.
Non vorrei dire una sciocchezza, perchè non ho mai presentato dia a Napoli, ma almeno a livello di proposta sono sicura che c'era.
archila :
e quindi Napoli fa da apripista nel campo della legalità?? Beh, questa è un'ottima notizia.
Edoardo :
In merito all'opinione personale espressa sulla legge, dipinta come intervento divino, mi permetto di rimarcare questo principio, che spesso ci si "dimentica":
La legge non è un intervento divino, bensì popolare, in quanto chi è deputato a legiferare viene eletto dal popolo. E' alla base del concetto stesso di democrazia, o perlomeno dovrebbe esserlo in una vera democrazia dove la politica è l'espressione della volontà popolare (intervento dal basso) e non solamente un sistema di potere.
GV :
Cari colleghi, noto con piacere che il dibattito che ho aperto sta avendo un buon riscontro di opinioni, ma come sempre alla fine devia verso una direzione diversa. E' chiaro che in una società evoluta, come quella per esempio dei paesi nord europei, la mia proposta non avrebbe senso in quanto la professione di architetto, designer, creativo, viene riconosciuta, apprezzata e retribuita forse ancor prima di svolgere tutto l'incarico. Non esiste "il nero", perchè tutti pagano e pagano il giusto. Il cambiamento deve venire da noi professionisti che ogni mattina indossiamo un elmo ed una corazza per combattere una battaglia dura e lunga. Per noi professionisti che non abbiamo alle spalle una struttura con 100 disegnatori (anche loro schiavi), ma che tiriamo "il carro" da soli per vivere dignitosamente. Dobbiamo far sentire le nostre voci all'interno degli Ordini provinciali, con i colleghi Consiglieri che ti chiamano solo quando hanno bisogno di essere votati in Consiglio. L'idea parte proprio da lì.
desnip :
Ok, allora un'idea potrebbe essere "non ti voto se non porti avanti questa mozione".
Ma dobbiamo essere in tanti a farlo. Inoltre ho il timore che se chiedo una cosa del genere ad un aspirante consigliere verrei giudicata "ingenua", per non dire scema...
Edoardo :
Vincolare i pagamenti richiederebbe una legiferazione che coinvolge tutte le categorie... ma sarebbe auspicabile e giusto. Il problema è sempre legato al ruolo degli ordini, unico tramite tra noi ed il parlamento... ...non è materia per la quale si possa fare un referendum. Gli architetti delle cricche politiche forse ricevono milioni di euro con metodi "estemporanei"... ...mah. Di fatto chi dovrebbe occuparsi di produrre leggi in merito non è neppure al corrente di quanto costi 1 lt. di benzina (inchiesta Quattroruote). Il sollecito dovrebbe arrivare dagli ordini, compatti, al Parlamento. Qualcuno dentro ai Consigli dovrebbe farsi carico di raccogliere le firme e poi coordinarsi tra loro...
Sole :
scusate, non volevo deviare, per me sarebbe una soluzione giustissima e anche un modo semplice per controllare l'evasione fiscale, stavo solo riflettendo che non so se si riuscirà a trovare coesione e/o se c'è la volontà di attuare una proposta del genere in quanto ho l'impressione - purtroppo- che a molti dei nostri colleghi la possibilità dell'evasione fiscale faccia comodo.
desnip :
E' così, sole. Infatti, quella mia e di GV, più che una proposta può considerarsi una provocazione.
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