Edoardo : [post n° 277494]

Architettura è politica.

E' inutile girarci intorno, sentite questo aneddoto:
"Progettiamo, con lo studio dove lavoro, 4 anni fa, un ampliamento di una palestra in un comune rosso emiliano (dove tutto è bello e funzionante). L'opera, dal costo stimato di 1 milione e mezzo di euro, è co-finanziata dal comune e dall'associazione patrocinatrice. Nell'attesa del reperimento di fondi, il comune fa pressione per far lavorare le varie Coop per i prefabbricati e gli impianti, rendendo problematica la coesistenza. Dopo un periodo di stallo, adesso pare che il comune abbia voglia di realizzare l'opera da solo, prendendo in mano tutto ma facendo fare un nuovo progetto ad un loro burattino, un architetto rosso che avrà anche il compito di far lavorare tutto il carrozzone rosso."
Questo era un lavoro a cui tenevo molto, anche se i miei titolari non rossi a dire il vero sono sempre stati scettici a riguardo, avendo esperienza in materia. Un mio conoscente poi, figlio di un ingegnere in consiglio comunale, sta realizzando una facciata in legno a vista nel centro storico del medesimo comune. Chissà perchè, forse perchè è bravo.
Alla luce di questo, penso che il 90% del lavoro consista nel tessere rapporti in politica oppure frequentare circoli di ricchi (se si può) per farsi amici ricchi o benestanti. Con i i PUA, tuttavia, a volte anche se si ha un progetto rilevante per un privato, le P.A. possono metterti i bastoni tra le ruote pesantemente.... ....altro che fare gli alternativi e i creativi.
Paolo :
L'architettura è SEMPRE stata politica. A parte qualche lungimirante mecenate privato che ha commissionato opere oggi a tutti note (vedi ad esempio la Casa sulla cascata di Wright), tutto quello che vediamo di pubblico è sempre stato un compromesso tra amministrazioni di vario colore, professionisti anch'essi di vario colore (rossi, verdi, gialli, blu berlusconiano ecc.), imprese, contingenze politiche particolari. Il meccanismo delle gare di progettazione, che vorrebbe sembrare democratico e imparziale, invece ha ancora di più rispetto al passato agevolato i soliti noti, inserendo nei bandi i fatturati minimi degli anni precedenti, le opere dello stesso genere progettate in precedenza ecc., questo a scapito sempre dei giovani professionisti che in fatto di CV e fatturato non sono certo avvantaggiati.
In passato invece, con gli incarichi fiduciari, poteva anche capitare (non spesso ma capitava) che ad es. un piccolo Comune affidava al giovane professionista locale un progetto, cosa che oggi con le gare non è più possibile se non per piccoli importi.
Risultato: Architettura= Politica......Ciao
Edoardo :
Eh, già.... ...mi piaceva ricordarlo, sia mai qualcuno, soprattutto giovane, non ne fosse a conoscenza.
Perchè il liberalizzatore neo presidente non scassa i sistemi che bloccano tutto in alto, piuttosto che favorire la concorrenza tra morti di fame eliminando i minimi? Se un'auto è corrosa dalla ruggine non basta riverniciarla per dare l'apparenza di aver liberalizzato... ...bisogna buttare la lamiera e sostituirla con una sana.
gg :
L'obiettivo dei liberalizzatori non sono gli architetti, ma altre categorie che hanno ancora il numero chiuso (notai e farmacisti) e i minimi tariffari (i giornalisti, che se non sbaglio erano stati esclusi nel 2006).
I minimi inderogabili sono stati eliminati e nessuno li ha mai più ripristinati. Nessuno può abrogare quello che è stato già eliminato.

I minimi tariffari non hanno mai impedito parcelle sottocosto ai giovani architetti. Nessun privato ha mai pagato secondo i minimi anche prima della loro abrogazione. Il rispetto dei minimi della tariffa era un privilegio per quei pochi che avevano la possibilità di lavorare con il pubblico. A noi giovani non era consentito comunque, ma per altri motivi.

Dieci anni fa si guadagnava bene perché c'era lavoro, giravano soldi, non perché c'erano i minimi tariffari. Gli stessi soldi facili che una certa finanza ha fatto girare con meccanismi fasulli, e che oggi sono la causa del disastro in cui ci troviamo.
Edoardo :
...allora spariamoci.
gg :
spararci no.
cominciamo a lottare per qualcosa di realizzabile e di cui vale la pena.
suggerimenti che non siano tariffe minime e fintepartiteiva?
Edoardo :
Se il male esiste non si può far finta di non vederlo: fintepartiteiva è un problema, minimi pure, come nepotismo e mancanza di trasparenza. Il mercato deve avere delle regole, che sono etiche... ...ma è inutile stare a polemizzare con chi è prevenuto. Ogni che ci pare, visto che questo è uno spazio libero, io come altri sentiamo la necessità di denunciare qualcosa penso sia sempre di apporto ad una discussione. Se non ti piace sei libero di starne fuori o di rivelarci la tua visione del mondo in un tuo thread. Grazie.
gg :
Ne parlavo l'altro giorno con la redazione di p+A. Viviamo nella civiltà delle "bouncing news" e dell'informazione virale. Se qualcuno scrive una stupidaggine come quella che sono state abolite le tariffe minime, c'è una quantità industriale di persone che in maniera totalmente acritica ripete, "rimbalza" questa stupidaggine sul suo profilo FB, sul suo blog, sul suo giornale, sul suo telegiornale [sic!]. E questa NON notizia, diventa una certezza.

Non ci sarebbe da preoccuparsi se non fosse che questi meccanismi sono noti e manipolabili facilmente.

Viviamo in un particolare momento storico in cui una notizia è + o - vera se ha più "mi piace" di un'altra. È il meccanismo virale delle pubblicità e di una certa comunicazione politica: "ripeti all'infinito una tesi parzialmente vera e diventerà pubblica opinione, certezza assoluta". Attenzione: il meccanismo vale anche per le poche notizie che sono vere davvero, sempre che le si possa definire tali in quest'epoca di condizionali, di presunti e di si dice.

Anche in passato l'autorevolezza di un'opinione si è sempre misurata in funzione di chi e di quanti la riportavano. La differenza sta nel fatto che oggi non si fa alcuna fatica a riportare l'opinione di un altro. Basta fare click sul "mi piace" o il "condividi" che sta sotto. Mentre solo qualche anno fa non potevi far altro che scrivere a un giornale o rielaborare un concetto sul tuo blog.

È in questa "facilità" che io vedo, non certo un pericolo, anzi, ma una differenza di sostanza rispetto al passato. Non è "autorevolezza" quella che stiamo misurando, ma solo una "popularity", che non è per niente lo stesso.

Ripetere all'infinito che i minimi sono un problema, che le fintepartiteiva sono un problema, ne fanno un vero problema per molti. Io penso che non siano IL problema ma una manifestazione del problema, che sta a monte, la mancanza di accesso al lavoro, il nepotismo, i meccanismi "mafiosi" di attribuzione degli incarichi, le cricche e le caste che detengono il potere e non lo molleranno certo perché io e te ne stiamo qui a discutere.

Sono pienamente d'accordo con te sull'analisi, ma ho la sensazione che tu creda che "denunciare" basti per risolvere il problema. La storia (non io) ti dice che è necessario ma non basta, e serve ben altro. Con le parole soltanto non si è mai andati avanti, mentre sono servite spesso per riportare indietro la storia. Per fortuna c'è anche qualcuno che qualcosa la fa in concreto, anche piccole cose, tutti i giorni, e magari senza vantarsene, che è sempre molto elegante.

Hai tutta la mia comprensione e il mio appoggio.
desnip :
"I minimi tariffari non hanno mai impedito parcelle sottocosto ai giovani architetti. Nessun privato ha mai pagato secondo i minimi anche prima della loro abrogazione. "
Ah... come mi consola quando lo dice anche qualcun altro! Di solito mi sembra di essere una voce nel vento...
I giovani professionisti nati professionalmente dopo l'abolizione dei minimi non ne hanno idea, e forse pensano che prima le cose funzionassero in un altro modo.
In quanto al fatto che 10 anni fa si guadagnasse di più, fortunamente per me è il contrario, altrimenti avrei dovuto chiudere bottega.
Edoardo :
gg, non credo che la tua attenta analisi possa essere estesa così facilmente, pur restando apprezzabile nei contenuti.
Fondamentalmente il problema denunciabile è a monte, d'accordo, ma questo non esclude che ciò che ne scaturisce sia evidente ed arginabile con l'applicazione di regole. Se non ci si è riusciti non vuol dire che sia sbagliato... ...al di là delle tematiche a monte.
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