Ciao a tutti, vorrei riallacciarmi a un messaggio del sempre interessantissimo Edoardo per proporre un tema di discussione che mi sta molto a cuore.
Edoardo sostiene - anche giustamente, sebbene noi in questo campo si abbia idee leggermente diverse - che la via per il futuro potrebbe essere la crescita sostenibile.
Recentemente, in biblioteca, mi è venuto tra le mani un bellissimo libro che si intitola "manuale pratico per la transizione", e racconta come rendere sostenibili le città attraverso esperienze concrete attuate dagli abitanti. A quanto pare, esiste un vero e proprio movimento per la "transizione urbana", che ha avuto origine alcuni anni fa nella cittadina inglese di Thotnes. Anche in Italia esistono città in transizione: vicino a Bologna, ad esempio, è città in transizione un piccolo comune ricco di storia e da me molto ben conosciuto: Monteveglio. In pratica, il punto cardine consiste nell'aumentare la "resilienza" della città, ad esempio valorizzando le risorse locali, diversificando l'economia, rivalutando il chilometro 0 anche per beni e utensili, creando posti di lavoro e riducendo l'inquinamento (naturalmente la mia è una semplificazione, le idee sottese al movimento sono ben più complesse).
Cosa ne pensate del movimento della transizione urbana? Come potrebbero gli architetti inserirsi in queste tematiche? E sopratutto, le ritenete attuabili come alternativa alla decrescita (felice o infelice)?
Sono sicura che ne uscirà una discussione molto interessante. E si, a mio parere noi architetti siamo molto coinvolti in tutto questo.
A voi la parola!
Ily : [post n° 308500]
Città in transizione - transition towns
sono dell'avviso che sia giusto il concetto di de-crescita a livello globale. Per quanto mi riguarda abito in una piccola realtà, mangio già a km zero. Non riesco a immaginare una decrescita ulteriore...
Penso che a livello professionale possiamo fare poco se non c'è un committente illuminato. E per committente intendo sia privato che pubblico...e di questi tempi mi sa che nessuno ha pagato la bolletta della luce.
Penso che a livello professionale possiamo fare poco se non c'è un committente illuminato. E per committente intendo sia privato che pubblico...e di questi tempi mi sa che nessuno ha pagato la bolletta della luce.
A livello utopistico è una realtà ideale ma poco attuabile, per il semplice motivo che le dinamiche socio-economiche sono molto più complesse e trascendono la realtà locale. Se per questo, credo in Irlanda, esistono addiritttura comunità con una LORO MONETA, riconosciuta dal governo per piccoli scambi, mercatini, ecc... ma qualsiasi micro-reltà è inserita in un contesto giuridico ed economico strutturato. Semmai va cambiato quello, a monte, per arrivare a benefici sulla qualità della vita a livello locale et individuale. Ergo è la politica che deve muoversi. Ma pensiamo all'energia elettrica come palliativo ECO, beh... ...eco non è, perchè è la più nobile energia e per ottenere 50 di elettrico devo muovere 200 di altro, costruire sistemi che alla fine hanno un costo ed un impatto enorme. Allora toniamo alle candele? La vedo molto improbabile, se non in uno scenario tipo The Day After.Sicuramente la riqualificazione dei centri ed il riassetto ambientale sono un primo passo per una presa di coscienza "attuata" sul territorio... ...ma anche solo lo stile di vita individuale risente di "vizi" che solo generazioni potranno cambiare, ci vorranno 50 anni, e tale "cambiamento" dovrà avvenire a tutti i livelli coralmente. Basta riuscire a convincere Rockefeller e compagnia bella.
la crescita sostenibile, non può che coincidere con una decrescita naturale della produzione in relazione ai reali bisogni delle prossime generazoni.
I nostri bisogni li stabiliscono le multinazionali che possiedono i mass-media ed influenzano la cultura di massa. Questi bisogni fanno parte di uno stile di vita consolidatosi nel Dopoguerra. A livello personale si può cambiare, ed in parte la Crisi ha già imposto un cambiamento ma, guarda caso, tutti hanno fame di crescita, compresi gli operai metalmeccanici che hanno bisogno di produrre le nuove Maserati. C'è bisogno di Maserati? Sì, se è quello a dare lavoro ed un potere d'acquisto all'operaio stesso. Finchè c'è da pagare bollette, mettere benzina, comprare al supermercato... nulla cambierà, al di là di qualche esperimento hippie. Ma il giochino si è rotto: Debito > Inflazione > Perdita potere d'acquisto > Debito?
hai perfettamente ragione Edoardo, ma dobbiamo svegliarci dal torpore indotto da un tenore di vita ereditato dai nostri genitori, e che i nostri figli non potranno mai sostenere, se li avremo i figli.
I metalmeccanici di 50 anni hanno le palle quadrate, hanno fame di crescita e si spezzano la schiena, le generazioni di oggi figlie dei metalmeccanici, hanno solo fame di crescita.
Si possiede un I-phone e sky? ok allora tutto a posto, un bel sussidio di disoccupazione e nessuno osa cercare lavoro, tanto c'è crisi, non si trova niente (speriamo ardentemente di non trovarlo il lavoro, sennò bisogna lavorare per prendere quanto la disoccupazione), bla bla bla....
Prova un pò a dire a un amico disoccupato con il diploma professionale che assumono in un supermercato...
Non parlo certo di liberi professionisti in crisi che si pagano i contributi per tentare di affermarsi.
Come dici tu, i mass media hanno grande influenza, e aggiungo io che abbindolano schiere di molluschi che si lamentano del pessimo operato della classe politica attuale, appena prima di recarsi sul posto di lavoro procurato dallo zio, dove tenteranno per tutte le 6 ore lavorative di fare il meno possibile e guadagnarsi il massimo in modo lecito e non, dimostrando di fatto, di essere una sorta di piccoli politici che non hanno possibilità di rubare molto.
Questo meccanismo nel quale il figlio dell'operaio deve essere identico al figlio del ricco imprenditore, non ha motivo di esistere ed è destinato ad esplodere.
I metalmeccanici di 50 anni hanno le palle quadrate, hanno fame di crescita e si spezzano la schiena, le generazioni di oggi figlie dei metalmeccanici, hanno solo fame di crescita.
Si possiede un I-phone e sky? ok allora tutto a posto, un bel sussidio di disoccupazione e nessuno osa cercare lavoro, tanto c'è crisi, non si trova niente (speriamo ardentemente di non trovarlo il lavoro, sennò bisogna lavorare per prendere quanto la disoccupazione), bla bla bla....
Prova un pò a dire a un amico disoccupato con il diploma professionale che assumono in un supermercato...
Non parlo certo di liberi professionisti in crisi che si pagano i contributi per tentare di affermarsi.
Come dici tu, i mass media hanno grande influenza, e aggiungo io che abbindolano schiere di molluschi che si lamentano del pessimo operato della classe politica attuale, appena prima di recarsi sul posto di lavoro procurato dallo zio, dove tenteranno per tutte le 6 ore lavorative di fare il meno possibile e guadagnarsi il massimo in modo lecito e non, dimostrando di fatto, di essere una sorta di piccoli politici che non hanno possibilità di rubare molto.
Questo meccanismo nel quale il figlio dell'operaio deve essere identico al figlio del ricco imprenditore, non ha motivo di esistere ed è destinato ad esplodere.
www.filef.info/index.php?option=com_content&view=article&id=181:boom…
Chissà se l'accordo tra Gargamella e Rigor Montis propenderà maggiormente verso gli interessi capitalistici o verso gli interessi della gente... ...forse Letta Enrico lo sa. Imho siamo ad un bivio, se il capitalismo non cambia si scolla la società (Grecia).
Chissà se l'accordo tra Gargamella e Rigor Montis propenderà maggiormente verso gli interessi capitalistici o verso gli interessi della gente... ...forse Letta Enrico lo sa. Imho siamo ad un bivio, se il capitalismo non cambia si scolla la società (Grecia).
Arch Ir e Edoardo, state parlando della stessa cosa... stiamo vivendo una fase cruciale in cui da un lato il capitalismo sta evolvendosi in una specie di creatura autodistruttrice e dall'altro il popolo che non riesce più a trovare un punto di riferimento stabile. Purtroppo siamo troppo piccoli per avere possibilità di dire la nostra, fatta salva l'opportunità di non sprecare il voto .