Pa : [post n° 311465]

Consigli

Ciao ho 32 anni ed ancora non ho trovato il mio punto fisso. Il lavoro scarseggia,
Non mi posso costruire una vita e blablabla le solite cose... Vorrei fare un esperienza all estero anche se credo non sia retribuita... Tanto per cambiare...
Secondo voi e' l ennesima cazzata che faccio oppure può portare benefici?
Quanti di voi sono stati all estero? Vi ringrazio in anticipo per la vicinanza
Kia :
scusa, non ho capito se intendi partire per non tornare o se è semplicemente un'esperienza che vuoi fare ma limitata nel tempo.
Ma poi, tra l'altro, perchè non dovresti essere retribuita all'estero? fuori italia penso siano più seri da questo punto di vista. Basta che non iniziamo noi italiani a esportare il modello "lavoro gratis perchè vivo di aria".......
Pa :
Pensavo ad un periodo tramite il Leonardo! Forse barcellona
carrie :
Fossi in te eviterei la Spagna, la situazione, a quanto ne so, non è molto diversa dall'Italia. Punterei sui paesi del nord.
pepina :
o Cina
Arch&Cons :
Anch'io sto cercando lavoro all'estero perchè in Italia la mia formazione pesa con un macigno ed ora come ora, mi impedisce di trovare un lavoro perchè le mie competenze sono troppo costose per gli studi professionali. Ringrazio l'architetto che ha avuto il coraggio di spiegarmelo perchè mi ha aperto gli occhi su nuove opportunità: provare a far accettare la mia formazione, le mie competenze e il mio amore per la mia professione in altri paesi diversi dall'Italia. Così ho iniziato ad inviare candidature, nel mio caso, sulla base della mia formazione, nel settore della pubblica amministrazione. Accenni di interesse ne ho ricevuti ed adesso sono qui ad attendere le risposte definitive.
Forse non ci sono solo possibilità di esperienze, ma anche occasioni concrete di lavoro. Provare richiede solo l'impegno a confezionare un curriculum ed una lettera di motivazione efficaci nella lingua di quel paese.
fanny :
ciao Pa' ,ank'io stò pensando,che l'unica soluzione,almeno x me sia espatriare. Visto che l'unica lingua che conosco è il francese,la scelta obbligata è la Francia.Qualcuno sà o ha esperienza diretta in quel paese?grazie a chi vorrà rispondermi.
Arch&Cons :
In realtà potresti prendere in considerazione anche la Svizzera francese e il Belgio. Anche lì si parla francese.
Edoardo :
Australia, Brasile, USA forse. In Europa l'emorragia di arch. "scappati", soprattutto dalla Spagna, ha oramai totalmente inflazionato il settore. In paesi mitizzati come UK, Francia, Olanda, so che non è più assolutamente come anni fa e non si sa se il gioco vale la candela.
Arch&Cons :
Se ti candidi per posizioni ad elevata specializzazione, con percorsi formativi che nel loro paese non ci sono o sono settori protetti e a numero chiuso a cui si accede tramite una formazione post-laurea precisa e tu hai i corrispondenti titoli italiani, prendono almeno in considerazione la tua candidatura anche se non sai niente della legislazione di quel paese, perchè quello che a loro interessa è il modus operandi (se lavori con la legislazione del tuo paese, ci vuole poco ad imparare quella di un altro stato). Se invece ti candidi per la posizione di architetto/collaboratore, secondo me, tra un loro connazionale che ha già conoscenze in materia di legislazione edilizia e uno straniero che non sa nulla, è ovvio che scelgono il connazionale.
Kia :
Arch& Cons secondo me ha ragione....per le figure ben specializzate è più semplice. Lo vedo in continuazione per gente che conosco e che lavora nell'ambito della ricerca e ha determinate "skills" acquisite in laboratori italiani e tranquillamente esportabili, e ben pagate, all'estero.
Del tipo che qua in italia al massimo ti danno un assegno di ricerca di un anno mentre in un laboratorio straniero possono farti anche un contratto di 3-4 anni (il tempo stimato per portare a termine un progetto).
Per gli architetti probabilmente è tutto diverso.
elena :
Scusa ma a questo punto sorge spontanea la domanda. Ma perchè la tua specializzazione quale è?
Arch&Cons :
elena, se ti riferisci a me: diploma post-laurea di III livello in un settore specifico e doppia abilitazione professionale, quella "generica" e quella specifica. Kia, concordo perfettamente con la tua risposta, ma secondo me anche nei diversi campi dell'architettura ci sono "skills" esportabili. Sono convinta che queste "skills", se individuate e proposte (ovviamente al giusto interlocutore che ne ha bisogno e che le sta cercando), riescano comunque a farti accettare anche se magari hai carenze iniziali rispetto allo svolgimento della tua professione in quel paese.
siria :
Ciao purtroppo è vero che Uk e francia ormai sono sature di espatriati e che il lavoro scarseggia.
Io punterei su brasile, ma dipende che lingue padroneggi, almeno per il primo periodo di adattamento.
Ma soprattutto dipende dalla quantità di energie che puoi metter il gioco: fisiche, psicologiche ed economiche!
l'unica cosa è che nn so quando le skills nella ricerca possano essere esportabili ...

CICCIO :
Io opterei per la citta di perth in australia
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