Baldo : [post n° 330413]
Implicazioni psichiche dell'architettura
Guardo nella mia scrivania molti libri e assorto nei miei pensieri ricordo momenti di assoluto silenzio mentre li leggevo.Uno tra questi è Genius Loci di Christian Norberg-Schuls .Che dire lo stupore e lo sgomento sono stati le mie prime impressioni.Stupore per aver trovato un libro carico di significati profondi e lo sgomento di constatare che l'architettura moderna non ha saputo bene interpretare un linguaggio raffinato ricco di significati( linee ,forma ,materia ) vedere le brutte interpretazioni delle città moderne e chiedersi il perchè di un tale disastro?
Secondo me l'appiattimento del "genius loci", cioè in pratica la perdita del sapere costruttivo proprio di ogni luogo, è dovuto sopratutto alla facilità dei trasporti, alla standardizzazione dei processi edilizi e a una "globalizzazione" della cultura (ovviamente anche edilizia e architettonica).
Infatti in passato (e sopratutto nell'architettura gotica e romanica, e ovviamente nell'edilizia minore) si usavano materiali e manodopera locale, perché i trasporti erano molto costosi e difficili (strade cattive, frontiere interne, barriere doganali, briganti eccetera): ovviamente questo localismo favoriva la declinazione degli stili dominanti (ad esempio il romanico) secondo varie scuole regionali, perfettamente adattate all'uso dei materiali reperibili in loco.
Esiste invece un'epoca in cui assistiamo a una standardizzazione dell'architettura e dell'urbanistica per certi versi simile a quella attuale: l'impero romano.
Infatti, se ci pensi noi troviamo la stessa urbanistica, le stesse tipologie edilizie (terme, anfiteatri, acquedotti) e perfino le stesse soluzioni decorative dall'Africa alla Britannia, perché le condizioni sociali ed economiche erano abbastanza simili a quelle odierne:
- sicurezza interna e assenza di frontiere (quindi strade sicure e pochi dazi doganali, niente pirati e briganti, eccetera);
- relativa facilità dei trasporti grazie alla rete stradale molto efficiente e alla flotta mercantile;
- emigrazione di maestranze da un capo all'altro dell'impero, costituite sopratutto di ex legionari (che guarda caso erano anche costruttori e ingegneri) e quindi esportazione di tecniche costruttive e creazione di un sapere condiviso;
- uso di tecniche e materiali innovativi (calcestruzzo, ampie vetrate per le terme);
- e sopratutto volontà "politica" di romanizzare le provincie sopratutto con l'esportazione dei modi di vivere (e quindi ovviamente degli edifici e del linguaggio architettonico) tipici della romanità.
Infatti in passato (e sopratutto nell'architettura gotica e romanica, e ovviamente nell'edilizia minore) si usavano materiali e manodopera locale, perché i trasporti erano molto costosi e difficili (strade cattive, frontiere interne, barriere doganali, briganti eccetera): ovviamente questo localismo favoriva la declinazione degli stili dominanti (ad esempio il romanico) secondo varie scuole regionali, perfettamente adattate all'uso dei materiali reperibili in loco.
Esiste invece un'epoca in cui assistiamo a una standardizzazione dell'architettura e dell'urbanistica per certi versi simile a quella attuale: l'impero romano.
Infatti, se ci pensi noi troviamo la stessa urbanistica, le stesse tipologie edilizie (terme, anfiteatri, acquedotti) e perfino le stesse soluzioni decorative dall'Africa alla Britannia, perché le condizioni sociali ed economiche erano abbastanza simili a quelle odierne:
- sicurezza interna e assenza di frontiere (quindi strade sicure e pochi dazi doganali, niente pirati e briganti, eccetera);
- relativa facilità dei trasporti grazie alla rete stradale molto efficiente e alla flotta mercantile;
- emigrazione di maestranze da un capo all'altro dell'impero, costituite sopratutto di ex legionari (che guarda caso erano anche costruttori e ingegneri) e quindi esportazione di tecniche costruttive e creazione di un sapere condiviso;
- uso di tecniche e materiali innovativi (calcestruzzo, ampie vetrate per le terme);
- e sopratutto volontà "politica" di romanizzare le provincie sopratutto con l'esportazione dei modi di vivere (e quindi ovviamente degli edifici e del linguaggio architettonico) tipici della romanità.
Sarò estremamente banale, il perché di un tale disastro, è semplicemente la realtà dei fatti:
per fare edilizia, per fare architettura, per creare volumi soddisfacendo o meno la committenza , pubblica o privata, sapere tutto o non sapere nulla di spirito dei luoghi o di linguaggi interpretativi, non ha alcuna rilevanza.
per fare edilizia, per fare architettura, per creare volumi soddisfacendo o meno la committenza , pubblica o privata, sapere tutto o non sapere nulla di spirito dei luoghi o di linguaggi interpretativi, non ha alcuna rilevanza.
Arch3B, ci aggiungerei anche l'eccessiva rigidità burocratica di leggi e regolamenti edilizi, che per ogni edificio prescrivono tot distanza dai confini del lotto. con queste premesse, è impossibile ottenere un tessuto urbano compatto e minimamente articolato. In pratica, in caso di lottizzazione indipendente o per parti il risultato è una serie di palazzine seriali isolate al centro del proprio lotto.
Beccatevi questo: www.designboom.com/architecture/jakob-macfarlane-orange-cube/
Quoto Arch3B se conosco Genius Loci di Christian Norberg-Schuls o no, non ci pago le bollette, l'IMU, l'assicurazione, inarcassa, le tasse, i corsi, il condominio, il cibo per i figli, il mutuo, il motorino...etc etc etc....io devo fare solo'ampliamento col piano casa per il committente X per la villetta Y del paese Z e litigare con il tecnico comunale sul regolamento edilizio del comune e il piano regolatore...e sperare che mi paghino
