Architetta dubbiosa : [post n° 337974]

Sono a un bivio

Ciao a tutti,
adesso tocca a me...
lavoro in uno studio da sei anni, adesso sono rimasta sola col titolare perché il mio collega è andato via e non verrò sostituito. Orario abbastanza buono, prendo mille euro lordi al mese, ovviamente a partita Iva. Inutile dire che non ci sopravvivo, ma ci pago a mala pena l'affitto di casa. Soddisfazioni professionali pochissime, soddisfazioni economiche men che meno. Eppure so di essere brava nel mio campo (il restauro), so di valere. Sto cercando di avviare qualche collaborazione esterna, di mandare via qualche curriculum. So che mettermi in proprio è pura follia, ma so benissimo che se trovassi un'altra collaborazione in uno studio resterei comunque "la signorina", la dipendente (magari!!!), la garzona, la ragazza di bottega a quasi 33 anni e rischierei di lavorare molte più ore e trovarmi pure peggio. Ecco, io di collaborazioni interne in uno studio non ne voglio proprio più sentire parlare. Per ora resto qui, almeno l'affitto lo pago, ma è dura ragazzi, davvero. Non avere tempo per i propri studi e i propri obiettivi (scrivere libri di achitettura storica), in questi che sono i nostri anni migliori.
Architetta dubbiosa :
Tra l'altro dall'anno prossimo mi triplicano i contributi Inarcassa e non so proprio come farò. Certo, ho una casa di proprietà, solo da ristrutturare, ma non so se andarci a vivere io oppure affittarla e cambiare città.
biba :
cara Architetta dubbiosa, scusa per quanto sto per dire, ma quello che scrivi fa accapponare la pelle per quanto è rappresentativo di come siamo caduti in basso e, soprattutto, di come oramai ci sembri quasi giusto o quantomeno inevitabile dover continuare a vivere in questa situazione insostenibile e irrispettosa delle nostre reali capacità.
Mi sa che noi giovani (che poi... giovani... a trent'anni? mica tanto) abbiamo un po' la sindrome di Stoccolma: può essere mai che un architetto dopo 6 anni nello stesso studio prenda 1000 euro lordi al mese (a meno che non lavori meno di 8 ore al giorno)? Ed è possibile che sia anche dubbiosa sul da farsi? Ma secondo te un titolare che ti paga così, merita il tuo rispetto? Merita il tuo impegno e tutto il tuo lavoro? Io dico di no.
Questo non è un attacco personale perché purtroppo nella tua situazione ci siamo passati tutti, e ci mancherebbe anche di dirti che la colpa è tua. Però, insomma... bisogna anche smettere di nascondersi dietro a un dito e prendere il toro per le corna. Se le cose non ti vanno bene, alzati e dillo.
Tu vali, di sicuro. Se ora il tuo collega se ne va e non viene sostituito è segno, sì, che si lavora poco, ma anche che il tuo capo sa benissimo che su di te può fare affidamento. E allora fatti alzare lo stipendio! Vedrai che può permetterselo! La cosa peggiore che può capitarti è che ti dica di no. E nel frattempo che ti cerchi il lavoro che desideri, quantomeno non morirai di fame e, cosa non secondaria, la smetterai di mancare di rispetto a te stessa.
Isil :
Dubbiosa, io pure temporeggio.
Cerco lavoro ma ovviamente di fare l'architetto non se ne parla. In primo luogo perchè non ho intenzione di continuare a fare la schiava a partita iva nè tantomeno ho intenzione di fare la fame da vera libera professionista.
Questa è l'amara verità di chi non ha le chiappette parate!
Io cerco qualsiasi cosa senza troppi rimorsi, possibilmente part-time (ho una bimba).
aff :
sono anche io nella vostra situazione, anche se di anni ne ho 29. mi sto dando ai concorsi pubblici, cercando di studiare la sera e il week end (lavoro tutto il giorno in uno studio, schiavizzata), in ambiti che nulla hanno a che fare con l'architettura, ma ci provo... è dura mettersi a studiare la sera dopo una giornata di lavoro ed è dura rimettersi a studiare a 30 anni dopo una laurea, esame di stato e un master... ma cosa possiamo fare? la strada dell'insegnamento poi è sbarrata
Architetta dubbiosa :
Io sto cercando delle collaborazioni: scrittura di articoli per blog e siti web, lavori di grafica, piccole consulenze, cose del genere.
gg :
dubbiosa.
spiegami la differenza fra "interna in uno studio a partita IVA" e "collaborazioni per scrittura di articoli per blog e siti web". Dov'è il vantaggio.
Plag :
Massimo rispetto per la tua situazione, considerando poi il periodo in cui tutti ci troviamo ... ma ho una domanda...
Ma perché inizi a "guardarti in giro" dopo sei anni che lavori li e non prima!?!?
Personalmente, fin dalla mia prima collaborazione, ho cercato di ottenere miei incarichi .. certo ... poi una volta trovati non ti nascondo di aver lavorato tutte le sere fino a notte fonda e nei fine settimana ... ma alla fine mi ha permesso , di aprire un mio studio in piena crisi!
Nonostante mi stia andando bene, ti posso dire che un po' di preoccupazione c'è sul futuro... ma non tornerei indietro per nessuna ragione al mondo! preferisco un po' di preoccupazione e di incertezza, che mi spingono a fare "capriole" per continuare a fare l'architetto piuttosto di tornare a subire le paturnie del titolare del momento!



Edoardo :
Un collaboratore interno è un dipendente, quindi 1000 euro lordi a p.iva sono una forma degenerata di lavoro (purtroppo). A valle di questa situazione nata per restare tale, a mio avviso, bisogna fare tesoro di ciò che si è imparato e scegliere due strade, scappando il prima possibile:

1) Libera professione con clienti tuoi;
2) Carriera in società di ingegneria e/o architettura ( = estero ).

E' fondamentale pubblicizzarsi, anche togliendo clienti al "badrone".. e guardarsi intorno. Se necessario investire in corsi qualificanti ( per emigrare ovviamente).

In bocca al lupo.
franz :
1000 euro lordi a partita iva si chiamano sfruttamento. Punto e basta. Lo so che è così in moltissimi studi, ma non è una buona ragione per farseli andare bene.
Chiediti questo: il titolare dello studio in cui lavori merita la tua beneficenza?
Edoardo :
Integro il mio post aggiungendo a: "bisogna fare tesoro di ciò che si è imparato" con la frase: "se si è perlomeno imparato qualcosa". Spesso gli offritori di collaborazione hanno come ultimo obiettivo non tanto l'insegnamento (non sono nè insegnanti nè artisti di bottega e non è loro dovuto).. ma proprio la crescita dei loro sottoposti come figure professionali e umane.
Anche da questa sterilità culturale si capisce da subito la qualità di un rapporto e di un'esperienza, trascendendo anche il trattamento economico e forse addirittura contrattuale (mi sbilancio).
Architetta Dubbiosa :
Me li sono fatti andare bene perché:
1) Il rapporto umano con il datore di lavoro era improntato al reciproco rispetto: niente insulti, niente scenate, niente atteggiamenti maleducati. In definitiva poche "paturnie".
2) Orario umano: pochissimi straordinari, no lavoro nei week end, niente nottate (tranne due volte fino alle 23 in sei anni).
3) Niente spese per andare al lavoro (vado a piedi).
4) Ferie pagate ad agosto.
Chi sta meglio? Io oppure uno che di euro ne prende magari 1600 lordi ma lavora dieci-dodici ore al giorno, ad agosto e se si ammala non viene pagato, e non puoi mai fare programmi perché il suo week end fuori porta o la cena fuori rischia di saltare per la solita urgenza (un we si e uno no)?

X Edoardo

A me la "carriera" in quanto tale non interessa, soprattutto se per la "carriera" devo sacrificare interessi e passioni. Io l'unica "carriera" che davvero vorrei è nel restauro (ad esempio scrivendo libri).
L'ipotesi di emigrare all'estero non rientra nei miei piani.
Comunque sì, ho imparato parecchie cose :-)

X Plag

Anche io ho avuto dei miei incarichi, però non riuscirei sempre a lavorare di sera e nei week end dopo il lavoro (vedi sopra).

X GG

Semplice: interno a partita Iva sei dipendente, hai un orario fisso e devi fare quello che ti dice il capo.
Collaborazioni con siti web: hai una data di consegna ma tu puoi scegliere se lavorare di mattina, di notte o di pomeriggio. E poi secondo me è molto più gratificante scrivere un articolo in cui metti del tuo e che viene pubblicato col tuo nome e cognome, piuttosto che compilare pratiche edilizie secondo le indicazioni del capo, rispondere al telefono e fare ricerche sui RUE.
Architetta Dubbiosa :
Franz, se avessi potuto fare altrimenti credi che ci sarei rimasta? Credi che non abbia niente di meglio da fare? Credi che sia felice di studiare i miei libri di storia e restauro solo di sera e nei week end?
Sai benissimo che negli studi è uguale dappertutto: un orario normale implica stipendi bassissimi, mentre stipendi decenti (dai 1500 in su) implicano generalmente il non avere una vita fuori dal lavoro e ritmi di lavoro allucinanti. Gira e rigira, uno che prende 1500 euro per dieci ore al giorno e magari deve pure andare al lavoro in macchina non è messo tanto meglio di chi ne lavora otto ma va al lavoro in bicicletta e ci mette cinque minuti...
domenico :
Scusami architetta dubbiosa,ma non ho capito davvero cosa vuoi... Fai un orario decente, dici, e uno stipendio fisso che non è così ridicolo come dici (x il solo fatto che non sia una percentuale ma un fisso di 1000 ritieniti fortunata). Che cosa desideri? Vuoi guadagnare di più? Vuoi lavori tuoi (ma dici che la carriera non ti interessa)? Vuoi più tempo libero? O, come mi sembra di intendere,vuoi 2000 euro al mese x scrivere libri di restauro?
kia :
@architetta dubbiosa
Cerca di trovarti dei clienti tuoi partendo dalle piccole cose. E' l'unico sistema per emanciparsi un minimo e uscire dal "lavaggio di cervello" a cui si è sottoposti negli studi dove ti inducono a credere che 1000 euro lordi a p.iva dopo 6 anni vada bene.
A me stanno stretti anche 1500 + iva perché a fronte di tutto quello che devo sborsare di tasca mia per contributi , rc, corsi ecc.ecc. mi resta meno che se facessi la commessa e in più ho un sacco di preoccupazioni....
Architetta dubbiosa :
Caro Domenico, adesso prendo € 6,66 lordi all'ora.
Netti quanto saranno, 4?
Una colf ne prende di più per dare lo straccio per terra.
Si, vorrei guadagnare in modo dignitoso, avere più tempo libero da dedicare ai miei studi di restauro e alla scrittura di libri di architettura storica.
A me ormai sta stretta la vita di collaboratrice di studio, tout court.
Plag :
Senz'altro sbaglio (e assolutamente non voglio mancare di rispetto) ... a me sembra che tu abbia ancora l'idea della figura dell'architetto che normalmente ha un neolaureato ... ossia "io sono bravo, ora sono laureato, ora sono architetto e solo per questo appena mi presento mi devono ricoprire d'oro senza farmi fare troppa fatica".
Secondo me ... bisogna semplicemente lottare per quello che si vuole essere e/o diventare ... rimango dell'idea che la libertà la si ottiene con i propri lavori e che quindi se serve lavorare di sera (dopo l'orario di lavoro dello studio) lo si fà ... se bisogna lavorare nei fine settimana, lo si fà !
Purtroppo non è possibile fare l'impiegata comoda che stacca alle 18 senza responsabilità e preoccupazione , ma avere la "gloria" di un Professionista!
Ps. dopo sei anni dovresti essere in grado di redigere una pratica edilizia in piena autonomia senza le indicazione del titolare.
Edoardo :
Plag, plagi un pò i post di molti "illuminati" con queste dichiarazioni un pò banalotte. Penso che l'autrice magari sia un pò confusa ma non è scema. Saluti.
poipoi :
concordo con Plag. Penso anch'io che mettersi in proprio comporti innanzitutto un cambio di mentalità. Se continui ad applicare le logiche di un qualsiasi lavoratore dipendente rischi di non farcela. I dipendenti non sono scemi e i liberi professionisti no. Sto solo dicendo che non è facile cambiare sistema.

Chi ha la fortuna di avere un fisso mensile, difficilmente lo molla. E questo nonostante si pensi di avere le capacità per farcela. Ma farcela, poi, è un'altra cosa. E non dipende solo dalle capacità, ma dalla volontà, dalla fortuna, e magari proprio da una mentalità che spesso un dipendente non ha o che non è disposto ad acquisire per una cosa che non è sua.

Saper fare l'architetto è solo una parte del problema. Trovare il lavoro e saperlo mantenere è un'altra cosa.

Buona fortuna, dubbiosa. Qualunque decisione tu prenda.
Plag :
Caro Edoardo, avevo ben inteso la confusione dell'autrice senza la tua "illuminante" precisazione.
Perdonami se ti sono risultata "banalotta" ... credevo che nel blog si potesse esprimere le proprie opinioni liberamente nel rispetto dell'altro, ma evidentemente trascuravo il fatto che debbano essere soggette alla tua approvazione dato che possiedi "il verbo".


Dee :
@Architetta dubbiosa, credo siano anni difficili e che non sia facile giudicare da esterni la tua condizione. Regna l'incertezza. Purtroppo oggi siamo al paradosso che una persona come te deve considerarsi "fortunata" anche se in realtà non lo è, data la paga misera (ma certo non la peggiore che ci sia negli studi, compreso quello in cui lavoravo fino a pochissimi mesi fa). Per come la vedo io (ma posso sbagliare), la moderna professione rende abbastanza difficile la possibilità di conciliare il lavoro "fatto di pratiche" e "progetti" e la stesura di libri (o altro legato al restauro o all'architettura storica). Certo, poi c'è chi lo riesce a fare, ma nella maggior parte dei casi sono soggetti che possono contare su persone che portano avanti l'attività di studio. Io di anni ne ho 29 e, come te, mi sono reso conto che in studio la situazione non sarebbe mai cambiata, dovunque fossi andato. O meglio, ciò che poteva cambiare erano solo lo stipendio (in peggio, perché oltre certe cifre è impossibile arrivare come "finta partita IVA") e le ore di lavoro (passando da una condizione "normale" a quella di "schiavo"). Personalmente, con molta paura e pronto al peggio, mi sono chiesto che senso avesse continuare in uno studio a queste condizioni (nota bene: anche io mi trovavo bene a livello personale e come orari). Ok, paga sicura (ma minima) ogni mese, però con quale futuro? Arrivare a 40 anni nelle stesse condizioni, senza essermi potuto aprire altre porte o senza aver almeno provato a tentare un'altra strada, fatta di rischi, insidie e responsabilità, ma in cui potevo essere un po' più me stesso? Io ho scelto quest'ultima, non so come andrà, starò a vedere. Sto imparando a convivere con il fatto che non ho uno stipendio fisso ma devo risparmiare per pagare le spese del mese in cui magari non ho entrate. Non è facile essere liberi professionisti oggi, ma almeno si è "liberi", o almeno ci si prova. Fermo restando che io stesso mi sono detto che se andrà male cambierò, senza tornare alla condizione precedente però, perché lavorare a certe cifre, in certe condizioni per sempre non è accettabile, non tanto per il tipo di incarico in se, ci mancherebbe, quanto proprio perché sarebbe impossibile riuscire a campare di quello. Alla soglia dei 30 mi sto giocando tutto, ma meglio farlo ora che più avanti. Magari sbaglio...
domenico :
Concordo con poipoi che concorda con Plag... Anche io francamente ho avuto la stessa impressione... Edoardoooooo? Mi hai ricordato questo:
http://presstletter.com/2014/02/abilitazioni-per-professore-e-altri-…
la candidata non è scema... -.-'
mari :
Secondo me è inutile consigliare a "dubbiosa" di mettersi in proprio. Mi sembra di aver capito che non ha più interesse a svolgere il lavoro da architetto. "trovo più gratificante scrivere un articolo che compilare pratiche" è quanto scrive. Io ci sono passata per tutte le fasi che leggo in questi post, fino a cambiare lavoro.
In uno studio sono riuscita a rimanerci per poco, perché a quelle condizioni - le solite - non riuscivo a resistervi. Poi mi sono messa in proprio nel campo della sicurezza e contemporaneamente ho seminato per cambiare lavoro nel campo della comunicazione. Quello che voglio dire è che si può cambiare strada, magari non è un'operazione che riesce subito, ci vuole un po' di tempo ma poi con un po' di fortuna, molto impegno, perché quello ci vuole sempre, si riesce a fare altro e con soddisfazione. Ogni strada va scelta con decisione e imboccata con coraggio, poi qualcosa di positivo accade sempre.
Scrivere di restauro, è un po' difficile, nel senso che è molto facile pubblicare qualcosa se sei all'interno dell'università (ho avuto una parentesi anche in quest'ambito) ma altrimenti la vedo dura, ma se sei convinta inizia a prendere contatti e inizia a scrivere.
In bocca al lupo!
Plag :
@mari ... concordo in pieno!
non volevo suggerire a "dubbiosa" di mettersi in proprio ... quella è stata la mia scelta ed ogni giorno mi impegno come molti di noi e spesso "sacrifico" altri aspetti della vita, ma è una questione di priorità personali.


@dubbiosa
in bocca al lupo!

Architetta dubbiosa :
Mari, io non voglio cambiare strada, e sono molto orgogliosa di essere Architetto. Io amo l'architettura, l'amo moltissimo, e amo il mio campo che è il restauro. Io voglio dedicarmi all'architettura storica: sento di avere tanto da dire e da fare in quel campo, la gioia che mi procura ammirare e toccare una facciata affrescata è immensa. Ma per fare questo ho bisogno di un lavoro che mi permetta di guadagnare abbastanza per mantenermi, e contemporaneamente mi permetta di organizzarmi il mio tempo.
Quello che non mi piace proprio sono la burocrazia stupida e asfissiante, le ore e ore passate a studiare regolamenti edilizi fumosi e poco chiari, la gente che fa gli abusi edilizi e poi viene a piangere in studio (e io penso regolarmente: dovevi pensarci prima, coglione!): tutto questo a mio parere non è fare l'architetto, ma il burocrate passacarte. Esattamente come all'università trovavo infinitamente inutili i laboratori di progettazione, per come erano strutturati: tante idee progettuali basate sul nulla o quasi, poca ricerca e insegnamento di storia dell'architettura contemporanea, poca attinenza con la realtà, revisioni in cui il professore giudicava in base a non si sa cosa.
Sì, trovo infinitamente più gratificante scrivere un articolo sull'opus sectile, che compilare una pratica edilizia a sanatoria o un modulo di 42 pagine sui requisiti cogenti specificando che l'appartamento è allacciato all'acquedotto pubblico o i comignoli hanno la reticella parapasseri. Per me scrivere un articolo sull'opus sectile è esattamente fare l'architetto. Se potessi viaggerei per tutta Italia a fotografare e studiare le architetture storiche, scriverei libri e articoli per favorirne la conoscenza e la conservazione. E questo a mio parere è esattamente fare l'architetto.
Architetta dubbiosa :
Grazie Plag, crepi il lupo!
Conoscete Champollion? Era un genio. Ha decifrato i geroglifici. Faceva il professore universitario di lingue antiche, ma visse anche in povertà, faceva il professore per guadagnarsi da vivere. Ma ha dedicato la vita a decifrare i geroglifici e all'antico Egitto, erano la sua unica ragione di vita (o quasi: ebbe comunque una moglie e dei figli). L'ha fatto per amore, amore dell'antico Egitto che in vita sua vide una volta sola: morì giovane, a quarantadue anni.
mari :
Anche fare quello che dici mi sembra un "voler cambiar strada". Comunque quello che tu vuoi fare non è esattamente "fare l'architetto", ma rientra nel campo della ricerca. E' esattamente quello che si fa ai dottorati in "Conservazione dei beni architettonici", in molti di questi si studiano le tecniche costruttive storiche, te ne vai in giro a studiare, catalogare tipologie costruttive murarie o capriate o altro per tirar fuori dati cronotipologici. Lo fanno a Milano, lo fanno a Genova e anche a Napoli, ma un po' in tutte le università.
Edoardo :
Infatti anch'io ho espresso la mia opinione e ho provato a darle dei consigli (basta leggere). La mia impressione è che da dietro a una tastiera siamo tutti fenomeni, tutti eroi di chissà quali sacrifici, come se altri, con altre aspettative e contingenze, fossero dei disadattati. Spesso quest'ipocrisia serpeggia tra chi, invece di lavorare, posta in maniera autoreferenziale. Come diceva un ex sindaco di Roma: "Io che mangiai pane e cicoria...".
Ho criticato quell'atteggiamento solo perchè ho sentito mancanza di rispetto verso chi si apre e chi denuncia in maniera sincera dei problemi e dei dubbi personali, non volevo offendere nessuno.
Architetta dubbiosa :
Hai ragione.
franz :
Arch. dubbiosa, se ti sei offesa non era mia intenzione. Comunque ti sei risposta da sola, una colf a passare lo straccio guadagna più di te. Lo trovi giusto?
Io non trovo giusto che, in ossequio alla laurea e agli studi intrapresi, uno accetti di farsi sfruttare. Capisco che il tuo datore di lavoro sia una persona rispettosa ed educata, ma questa dovrebbe essere la NORMALITA'. Così come normale dovrebbe essere riconoscere uno STIPENDIO e non una mancia a chi lavora. Purtroppo quello degli studi d'architettura è un mondo a parte, dove i valori umani e quelli economici non valgono niente. Ti do' il mio consiglio: molla lo studio, trovati un lavoro "normale" dove guadagni gli stessi soldi lavorando part-time e nel tempo rimanente scrivi libri. Non te l'ha mica detto il dottore che devi lavorare in uno studio.
In bocca al lupo
D :
"Ma per fare questo ho bisogno di un lavoro che mi permetta di guadagnare abbastanza per mantenermi, e contemporaneamente mi permetta di organizzarmi il mio tempo". Sono un architetto di 30 anni e credo che in molti vorrebbero lo stesso. Certo è che in uno studio se difficilmente avrai la prima cosa di cui parli (abbastanza guadagno per mantenerti) ancora più difficilmente avrai la seconda (tempo da dedicare a te). Personalmente (magari sbagliando) qualche mese fa mi sono messo a valutare la mia situazione. In uno studio guadagnavo poco (meno di te), facevo orari normali ed ero in buoni rapporti con l'architetto per cui lavoravo. Però più passava il tempo più mi rendevo conto che: a) anche cambiando studio le condizioni sarebbero state le stesse (se non peggiorate); b) non potevo (o forse non volevo) andare avanti fino a 40 anni e oltre in questo modo, perché avrei buttato forse gli anni più "produttivi". Quindi ho deciso di provare a mettermi in proprio, anche se bisogna sfatare il mito del "mi metto in proprio=tempo libero e mi gestisco io". A mio avviso "mi metto in proprio=mi sbatto, lavoro duro, ma sono davvero un libero professionista, sono spesso soddisfatto di quello che io faccio (e che non eseguo come una macchina) con tutti i pro (e i molti contro) che ci sono. Secondo me però potresti provarci, imponendoti di dedicare del tempo ai lavori (pratiche) e del tempo alla scrittura o a quanto concerne l'architettura storica. Se guardi l'aspetto economico (fondamentale) però non ne esci. Ne in uno studio, ne in proprio penso sia facile e possa andare bene, di questi tempi. Ci vuole tanto coraggio e bisogna completamente cambiare modo di vita. Un conto è stipendio (misero) sicuro, un altro è dover mettere da parte dei soldi nel mese in cui si hanno delle entrate, per far fronte a quelli in cui non ci sono pagamenti. Vivi in bilico, ma almeno sei un po' artefice del tuo destino. Non so se sia la strada migliore e giusta, ma io sto provandoci. Se dovesse andare male non tornerei in uno studio, cambierei lavoro, perché é chiaro che lavorare per uno studio non può (salvo casi eccezionali) essere "il lavoro della vita" (sia dal punto di vista pratico/ecomico che da quello della soddisfazione personale).
Con rammarico devo però dire che a mio avviso (posso sbagliare) in Italia "fare l'architetto" (se non sei Renzo Piano) è soprattutto "compilare una pratica edilizia a sanatoria o un modulo di 42 pagine sui requisiti cogenti specificando che l'appartamento è allacciato all'acquedotto pubblico o i comignoli hanno la reticella parapasseri". Poi di tanto in tanto capitano anche (rare) delle belle opportunità però. "Se potessi viaggerei per tutta Italia a fotografare e studiare le architetture storiche, scriverei libri e articoli per favorirne la conoscenza e la conservazione": oggigiorno facendo l'architetto non puoi fare questo, quindi se senti il bisogno di fare ciò secondo me dovresti prima di tutto trovare un lavoro che ti dia i soldi per farlo (diverso da questa professione), a quel punto potrai cercare un master, un'attività didattica o di ricerca, un tuo "spazio" da dedicare a quello che ti appassiona. Non sono in possesso della verità assoluta, spero di sbagliarmi, ad ogni modo ti faccio un grande in bocca al lupo!
Plag :
@Edoardo ...
mi confermi che hai voluto dare una tua interpretazione a ciò che io ho scritto travisando l'intento.
L'aver scritto "io mi impegno" non implica che "il resto del mondo non fa nulla!", che "la nostra amica sia incapace" o che "tu non sia impegnato in ciò che fai" ... ho portato solo il mio modo di essere, condivisibile o meno, ma rispettabile.
Rilassati un attimo che è fuori luogo tutta questa tua acidità!
... e con questo tolgo il disturbo..




Architetta dubbiosa :
Caro Franz,
non mi sono offesa. In fondo sono io che ho chiesto pareri.
Il problema è che tutti i lavori sono mal pagati, e col part-time non ci campi. che adesso ti fanno lavorare a tempo piano con queste schifezze di stage e ti pagano una miseria (400 euro al mese, ad esempio). E devi pure ritenerti fortunato, per la bellissima occasione che ti danno.
In generale è il mondo del lavoro (ovviamente parlo dell'Italia) a essere proprio allucinante: per quattro soldi in croce esigono disponibilità totale ben oltre l'orario contrattuale e che tutto passi in secondo piano rispetto al lavoro, figli compresi (generando valanghe di sensi di colpa, ovviamente). Quindi in pratica ciascuno si ritrova a dover coltivale la sua vita vera nei ritagli di tempo: il datore di lavoro può negarti di passare le vacanze con tuo marito non dandoti le ferie per "esigenze aziendali" (e le mie esigenze famigliari, affettive, esistenziali?!?), di passare il week end coi figli (e vederli così solo due ore la sera, e non poter mai fare nulla assieme, se non in vacanza. Ammesso che marito e moglie abbiano le ferie nello stesso periodo, ovviamente), a rovinarti la salute (millemila malattie psicosomatiche, stress, frustrazione, e perfino depressione). Il lavoro può importi come devi vestirti, può importi di rinunciare alle tue passioni (che ne so, lo sport, lo studio, i viaggi), di perdere momenti irripetibili che non torneranno mai più (ad esempio le recite di tuo figlio, o la laurea del tuo migliore amico, o il matrimonio di un amico lontano - no ferie no matrimonio), può impedirti di studiare (e dove lo trovi il tempo di frequentare l'università in tutto questo?). Ci vorrebbero tutti dediti al lavoro sempre, vedendo figli e amici nei ritagli di tempo e la domenica pomeriggio tutti a fare la spesa all'outlet come massima aspirazione nella vita.
Sento di gente con lavori "normali" che si fa straordinari gratis senza preavviso, che rinuncia alle ferie, che non osa alzare la testa o altrimenti gli viene resa la vita impossibile (mobbing), che dice stancamente "è il lavoro", che è sempre scontenta e di corsa.
Architetta dubbiosa :
D, sei la mia anima gemella.
Io conto di essere produttiva dal punto di vista intellettuale almeno fino a 110 anni, eh :D
Edoardo :
Bellissimo post "D", lo trovo veramente profondo e sincero. Purtroppo è vero che il lavoro in uno studio italiano, stando così le cose, non può essere il "lavoro della vita", ma non dovrebbe essere così a mio avviso. Alludo soprattutto a quelle realtà grosse ma gestite con mentalità "di bottega" per comodo.. che all'estero magari sono gestite come imprese. Ecco che il bivio dell'autrice ...bivio non è più... diventa una scelta obbligata dopo un pò.
Per me l'architettura è possibile solo da un certo livello in su. Lavorare come "architetti" sotto quel livello vuol dire fare una professione ben diversa, ostica, poco gratificante e poco remunerativa. A volte per nulla. Bisogna avere l'onestà di ammettere questo, che anche per me è un cruccio.. non è affatto un vanto e non capisco chi attacca qualcuno che rifiuta quasta miseria.

@Plag: scusa, non volevo essere polemico con te nello specifico, ho solo preso spunto dal tuo commento per denunciare un atteggiamento comune che detesto.
Architetta dubbiosa :
No Franz, non lo trovo giusto. Come non trovo giusto che uno debba passare tutta la sua vita in un ufficio per 1200 euro al mese, magari a subire insulti e sfuriate senza poter fiatare, dovendo magari mandare all'aria una serata a teatro che aspettava da un anno per la solita emergenza dell'ultimo secondo, perché il capo che ti dice alle 17:30 che hai un lavoro da finire per l'indomani alle 9. E tu non puoi dire no perché poi ti rendono la vita impossibile.
Questo è il mondo del lavoro. Dove sono il rispetto e l'educazione? Il venirsi incontro? E forse la cosa peggiore è che se tu ti lamenti per tutto questo, altri lavoratori ti dicono: sei fortunato, un lavoro ce l'hai, c'è la crisi, sei un ingrato.
poipoi :
Hai diritto a un lavoro, non a quel lavoro.
Non esiste un sistema al mondo in cui decido di specializzarmi in lettere aramaiche antiche e ho diritto ad avere proprio quel lavoro. Magari.

Come diceva qualcuno, non esiste un regime che consenta questo.
Nei regimi comunisti passa solo chi ha le qualità per quel lavoro (e una parte di raccomandati). Gli altri a zappare la terra.
Nei regimi capitalisti emergono solo i più bravi (e una quota di raccomandati). Gli altri fanno altro. Aprono un negozio, fanno le colf, si industriano.

Hai diritto ad essere pagato per il lavoro che fai. Se non ti è sufficiente, cambia lavoro o cerca di fare in modo che ti paghino di più. Come facciamo tutti.

Quando parlo di mentalità, parlo proprio di questo atteggiamento infantile.
Se guadagni meno di una colf, è perché di colf non se ne trovano e di architetti ne trovi a pacchi.

Pretendere una certa cifra per il solo fatto di "aver studiato", non per il valore che produce il lavoro che fai, è vivere nel mondo dei sogni.
La realtà è che di colf non ce ne sono e architetti ce ne sono troppi.
franz :
Se permetti quello che descrivi non è il mondo del lavoro, è un "certo" mondo del lavoro, ossia quello degli studi d'architettura in Italia. Io ho scelto di non farne più parte e non ho rimpianti. Recentemente mi è stato dimezzato l'orario di lavoro, ma con il mio part-time guadagno poco più dei famosi 1000 euro lordi, e faccio l'impiegato, non il gigolò. Nel tempo libero seguo un corso per certificatore energetico, per poter arrotondare in futuro (spero).
Certo non è quello che immaginavo quando mi sono laureato, ma non è che per lavorare devi per forza incassare mazzate e umiliazioni.
kia :
ah!ah! ciao ragazzi! come volevasi dimostrare adesso sono le 19.20 e sono ancora in studio a mandar mail che il capo si è dimenticato di fare lui stesso o almeno di dirmi di fare io....
Architetta dubbiosa :
Poi Poi, non ho detto che esigo essere pagata per scrivere libri di architettura. Ho solo detto che in generale nell'anno 2014 in Italia il mondo del lavoro in generale (con poche eccezioni, purtroppo) è un meccanismo in cui vieni spremuto come un limone finché servi, e poi quando non servi più vieni gettato via senza tanti complimenti.

X Franz

No, purtroppo di storie del genere in blog e forum su internet, e anche sulle lettere dei giornali, ne ho sentite parecchie.
Gente che si vede miracolosamente prorogare lo stage di altri sei mesi, e io penso: se quella persona è abbastanza valida da essere tenuta, perché non deve essere pagata?!?
Commesse di centri commerciali che lavorano come ciuchi sette giorni su sette, con due mezze giornate libere alla settimana.
Camerieri stagionali in Romagna pagati in nero, costretti a lavorare tredici ore al giorno e messi a dormire in cantina (le camere servono per i clienti paganti).
Praticanti avvocati e commercialisti che lavorano gratis per almeno due anni con orari allucinanti, e il ricatto "o così o non ti firmo il libretto della pratica" (e quindi tu non puoi dare l'esame di avvocato).
Donne incinte che quando rientrano vengono demansionate e isolate, dicendo loro che "non sono più affidabili" (cioè non possono garantire disponibilità piena e totale fuori dall'orario di lavoro).
Gente sull'orlo dell'esaurimento nervoso e della depressione in balia di capi arroganti che insultano e umiliano, e si prendono tutti i meriti, ma che non può andarsene perché non trova altro.
Gente informata che deve partire per una trasferta di una settimana il lunedì per il mercoledì (e i miei impegni, la mia organizzazione famigliare?).

Ti basta?!?

Ecco qualche esempio sparso:
http://it.answers.yahoo.com/question/index?qid=20080317034720AAt6HCM
http://nuvola.corriere.it/2014/03/09/la-lettera-impariamo-a-dire-no-…
www.ilfattoquotidiano.it/2012/10/01/avvocati-e-architetti-sfruttati-…
www.ilfattoquotidiano.it/2012/09/16/giovani-e-lavoro-storie-dei-lett…
www.ilfattoquotidiano.it/2012/10/01/medici-a-partita-iva-infermieri-…
franz :
Guarda, mio fratello ha 35 anni, diplomato perito meccanico, fa il dipendente a tempo indeterminato, prende 3000 euro netti al mese, con rimborso benzina, ferie pagate, week end libero. Sarà anche un'eccezione (come lo invidio!) ma è per dire che esistono anche realtà dove comprendono il valore del merito e lo ricompensano adeguatamente. E' così che dovrebbe essere a prescindere, ma noi per primi non dobbiamo svenderci!
poipoi :
dubbiosa. Hai tutto il diritto di essere pagata per scrivere libri. Ma devi scrivere libri che possano interessare a qualcuno. È esattamente questo il senso: produci cose interessanti e ti verrà riconosciuto un compenso adeguato.
In qualsiasi posto del mondo vieni spremuto e quando non servi più vieni gettato via. È questo che non riesco a spiegare. La differenza è se sei in grado di riprenderti oppure no, di renderti indispensabile oppure no. Cioè dare un valore al tuo lavoro.
desnip :
"Achitetta dubbiosa", hai mai pensato di crearti un blog o un sito tuo sulle materie che ami?:-)

Faresti il lavoro che desideri e guadagneresti con la pubblicità. Tra l'altro, a differenza di altre materie che sono inflazionate, non so di blog che parlano di restauro ed architettura storica...
... :
Bello ... quasi quasi ci faccio un pensierino anche io!
Architetta dubbiosa :
Infatti ho appena cominciato a farmi il mio sito! Che avrà un blog accluso :D
... :
ma quanto costa la gestione di un sito? ed è difficile farlo da soli?
gg :
dipende dal sito.
E alle volte non è consigliabile farselo da soli. È come comprare i biglietti d visita alle macchinette.
kitto :
Con un sito internet si può arrotondare, non viverci. A meno che non realizzi un sito di interesse mooolto generale e ovviamente ben fatto (a quel punto hai bisogno di uno staff anche di sole 2 o 3 persone x iniziare).
Il restauro non mi sembra rientri negli interessi di un'ampia fetta di popolazione.
L'unica soluzione che ci vedo io è l'università. Anche perchè non parli mai di Progetto di restauo, ma di scrivere libri. E chi scrive libri di restauro in Italia? Ricercatori e docenti universitari. O al massimo riviste specializzate che, con tutto il rispetto, non saprebbero che farsene di un tuo contributo, non essendo la tua una firma autorevole. Gira e rigira anche sulle riviste scrivono ricercatori e docenti universitari.
P.S. Se fare l'architetto significa scrivere libri di restauro allora non ho capito niente dell'architettura. Per me fare l'architetto significa, molto banalmente, fare il Progetto di restauro e successivamente salire sul ponteggio e seguire i lavori.
Ultima cosa. Poipoi scrive delle grandi verità. Impietose, ti mettono di fronte alla realtà, crudele e dura. Ma questo è il mondo del lavoro: guadagna chi serve a qualcosa. La colf mi pulisce la casa e magari mi cucina. Tu cosa mi dài? Anch'io prima di laurearmi approfondii, davvero tanto, gli esami di storia dell'architettura, mi procurai i testi originali dei più autorevoli studiosi, ma alla fine mi resi conto che poteva essere soltanto un hobby.
desnip :
Concordo con kitto che per scrivere libri di restauro serve una carriera universitaria.
Il mio suggerimento era per permetterti di fare qualcosa che ti piace senza rimetterci, ma anzi guadagnandoci qualcosa con la pubblicità.
Non ho detto che uno si fa il blog di restauro e ci campa e pure bene...
desnip :
P.S.: sul fatto che "guadagna chi serve a qualcosa" ho i miei dubbi. Ci sono un sacco di esempi di gente che non serve a niente e guadagna, oh se guadagna...
kitto :
Ahahah purtroppo è vero.
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