dobbiamo muoverci in modo diverso.
Questo è uscito dall'avvincente incontro di ieri con il presidente di inarcassa (i mitici 4 crediti di deontologia obbligatori..)
L'avranno ripetuto mille volte lui, il presidente del nostro ordine e il presidente degli ingegneri (c'erano anche loro..)
Ma in soldoni, voi cosa intendete per cambiare il modo di essere liberi professionisti?
Fare rete con altri professionisti? con le imprese? in realtà provinciali dove ognuno guarda al suo orticello, è geloso delle sue commesse, dei suoi contatti, e se sei giovane e sconosciuto ti guardano con sufficienza e quasi compassione?
Puntare un'immagine accattivante? Un bel sito? Un bel portfolio? E cosa mettiamo noi giovani sul sito o sul portfolio? La scia della sciura maria? L'accatastamento dello zio reginaldo?
sclerata : [post n° 376862]
Il libero professionista di una volta non esiste più...
ah...a titolo informativo.
il presidente inarcassa (che è un architetto) ha ripetuto fino alla nausea che la prestazione occasionale, se siamo iscritti all'albo, NON LA POSSIAMO FARE.
sapevatelo!
il presidente inarcassa (che è un architetto) ha ripetuto fino alla nausea che la prestazione occasionale, se siamo iscritti all'albo, NON LA POSSIAMO FARE.
sapevatelo!
Piacerebbe pure a me. Hanno tutti dai 50 in su e studi avviati solidi e strutturati per non parlare del presidente di inarcassa che non quanto eserciti effettivamente...
Parole parole parole...ma appunto...in pratica?
Parole parole parole...ma appunto...in pratica?
mi dispiace, ma io sono etero e almeno per il momento, non ho intenzione di muovermi in modo "diverso"
Sarà un nodo di dire "guardare altri orizzonti" ... cambiare mestiere?!
@ponteggi: troppo forte ;)
@ponteggi: troppo forte ;)
Ho dato la mia opinione un paio di post più in basso: a mio avviso muoversi diversamente vuol dire struttutarsi, specializzarsi, fare sinergia con i colleghi e allargare i propri orizzonti. Io sono uno di quelli convinti che la libera professione come l'abbiamo fatta fino ad oggi non funziona più, anche se operativamente trovo molte difficoltà a mettere in pratica queste belle parole. Trovo effettivamente troppo individualismo, e troppa attenzione al proprio orticello.
Io ho la mente aperta, ad accettare critiche costruttive, a scambiare le mie opinioni ed a discutere delle mie commesse con altri tecnici, a collaborare e trasmettere, convinta sempre che "l'unione fa la forza". Purtroppo però mi trovo d'accordo con sclerata, la maggior parte è gelosa, addirittura nello studio dove lavoravo, dove ero il supervisore di tutte le attività, alcuni subordinati seguivano l'idea del "top secret". C'è l'idea della competizione, del "se provo a parlarti di un cliente ho paura che me lo freghi", del "tutto mio e del guai a chi me lo tocca" ...
Per fare quello che proponi, erre, che condivido appieno e sarebbe anche bello per conoscere i diversi punti di vista, e per accrescere la propria cultura personale, bisognerebbe prima far cambiare la mentalità a molte persone, ed allora, posso dirti, siamo ancora troppo lontani dall'evoluzione!!
Per fare quello che proponi, erre, che condivido appieno e sarebbe anche bello per conoscere i diversi punti di vista, e per accrescere la propria cultura personale, bisognerebbe prima far cambiare la mentalità a molte persone, ed allora, posso dirti, siamo ancora troppo lontani dall'evoluzione!!
Che cosa intendono ... beh, la prima considerazione è che noi giovani non abbiamo la minima più pallida idea di ciò a cui loro fanno riferimento perché non l'abbiamo mai visto. Consideriamolo un vantaggio e non cerchiamo di trarre conclusioni e confronti ponendoci domande professional-esistenziali perché non riusciamo ad incasellare le loro parole per capire se stiamo effettivamente sbagliando. Magari noi la situazione attuale, essendoci nati, la sappiamo gestire benissimo. Solo il tempo potrà dircelo.
Arch&Cons parrebbe che quello a cui loro facevano riferimento era semplicemente che lavoravi e venivi pagato. che non si era così in tanti.
fine. non è che abbiano detto chissà che cosa o abbiano svelato chissà quale segreto...
e cmq la domanda "non esiste più la libera professione come una volta" "ok, allora cosa cambia oggi? come dobbiamo muoversi oggi?" sorgerebbe anche spontanea...
cmq dopo 4 ore di descrizione dei mirabolanti servizi offerti da inarcassa...pareva quasi fosse presidente di un ente benefico...
fine. non è che abbiano detto chissà che cosa o abbiano svelato chissà quale segreto...
e cmq la domanda "non esiste più la libera professione come una volta" "ok, allora cosa cambia oggi? come dobbiamo muoversi oggi?" sorgerebbe anche spontanea...
cmq dopo 4 ore di descrizione dei mirabolanti servizi offerti da inarcassa...pareva quasi fosse presidente di un ente benefico...
...Il libero professionista di una volta non c'e' piu', ma il baraccone burocratico che gli sta sulle spalle si'...
il "professionista di una volta"? basta fare un accesso atti per vedere come lavoravano. Approssimazione totale ma avevano le tariffe, non erano così tanti e si sono fatti dei bei soldini. Tutte le sanatorie e i casini inestricabili per quelli che stanno cercando di lavorare adesso per due spiccioli vengono proprio dai "professionisti di una volta"......in confronto noi, la generazione autocad siamo molto meglio ma purtroppo cadiamo male come periodo storico
Arci, non sono d'accordo col "baraccone burocratico". Una volta la presentazione di una semplice ristrutturazione di casa non richiedeva tutte le carte di adesso. Se vado a beccarmi vecchie pratiche anche del mio capo, c'era pochissima roba presentata in comune. Il resto del faldone è pieno di disegni per arredi su misura....eh già, perchè una volta facevano anche quello gli architetti e non chissà per quali clienti danarosi, bensì per i cliente anche medio.
Sapete però cos'è che più di tutto mi preoccupa? Il fatto che siamo tutti consapevoli che la crisi ci sta uccidendo, che il nostro lavoro, per lo meno per come lo fa la maggior parte di noi, non da le giuste soddisfazioni (quando non ne da affatto), ma ogni volta che partecipo ad una discussione del genere, su questo o su altri siti, o anche parlandone dal vivo, gli architetti non hanno la benché minima idea di come poter riprogettare la propria professione... e dire che a progettare dovremmo essere dei maestri.
arci, scusa avevo frainteso!!! allora sono super d'accordo con te. E direi anche che il "professionista di una volta" che è in pensione, ci è andato con regole mooolto più a suo favore rispetto a quelle a cui siamo soggetti noi...
erre appunto questo che vorrei capire.
dobbiamo riprogettare la nostra professione, va bene, ma concretamente?
uno che oggi ha un paio di clienti, ha qualche annetto di esperienza e vuole mettersi "sul mercato" senza essere figlio di, parente di, o sfondato di soldi, che fa?
dobbiamo riprogettare la nostra professione, va bene, ma concretamente?
uno che oggi ha un paio di clienti, ha qualche annetto di esperienza e vuole mettersi "sul mercato" senza essere figlio di, parente di, o sfondato di soldi, che fa?
A mio avviso è l'Ordine che deve sostenerci o noi far sì che succeda!
- Andrebbe innanzitutto educato il cliente sulla nostra professione: sul nostro ruolo, a prescindere dall'età, perché se a 24 anni minimo ci danno il timbro, abbiamo come chiunque altro la famosa "licenza di uccidere", come la chiamavano alcuni miei colleghi di studi. Su quali sono le responsabilità che ci assumiamo quando usiamo quell'arma, sul valore della stessa.
- Andrebbe fatto capire alle istituzioni, comuni compresi, che più loro aumentano i costi (oneri urbanizzazione, diritti vari) e più facilitano il fai da te e più noi siamo professionisti senza esercitare la professione. I Comuni dovrebbero agire a nostro favore, e non "guardare il loro orticello" ed il loro interesse di far ritornare in qualche modo il bilancio a fine anno.
- Andrebbe fatta una legge univoca nazionale, per permettere al pinco pallino professionista di Roma di operare con tranquillità anche nel Comune di Milano, se il proprio cliente ha bisogno di un APE per la sua seconda casa lombarda o pratiche simili, per cui ci sono vincoli di operatività.
- Andrebbero, infine, insegnate le varie pratiche professionali con esempi dei più anziani sull'effettivo e corretto esercizio professionale, senza che ogni sera ci ritroviamo post "posso fare prestazione occasionale", "non ho chiesto preventivamente ... quanto posso chiedere" o la proposta indecente che la sottoscritta fece di "accettare il rimborso spese al posto del compenso" ...
Insomma, dovremmo essere più tutelati e seguiti, che quando richiedi una consulenza sul sito dell'Ordine ti rispondono dopo un anno, e tu caso mai, per urgenza, hai risolto in altro modo, molto tempo prima.
Il problema maggiore però è che siamo in Italia, e ci siamo rassegnati tutti a quei burattini che stanno al governo a farsi le leggi ed a togliere a chi già non ha (ultima notizia ti tolgo la casa se salti le rate del mutuo!) ... il '68 è stato dimenticato, i valori sono stati dimenticati e noi siamo rimasti in balia di noi stessi che pur di "guadagnare" tendiamo a fare beneficienza!
Io sono a favore di fare qualcosa, a pensare al come ... ma come mi disse tempo fa il mio avvocato "se sei sola a remare controcorrente, prima o poi ti stanchi, e quella ti trascina via" o come mi disse il mio caro amico "in questo mondo, o ti adegui o muori!"
Per cui ... che fare?! C'è sempre la speranza di svegliarmi un giorno e vedere che la ruota inizia a girare per il verso giusto.
- Andrebbe innanzitutto educato il cliente sulla nostra professione: sul nostro ruolo, a prescindere dall'età, perché se a 24 anni minimo ci danno il timbro, abbiamo come chiunque altro la famosa "licenza di uccidere", come la chiamavano alcuni miei colleghi di studi. Su quali sono le responsabilità che ci assumiamo quando usiamo quell'arma, sul valore della stessa.
- Andrebbe fatto capire alle istituzioni, comuni compresi, che più loro aumentano i costi (oneri urbanizzazione, diritti vari) e più facilitano il fai da te e più noi siamo professionisti senza esercitare la professione. I Comuni dovrebbero agire a nostro favore, e non "guardare il loro orticello" ed il loro interesse di far ritornare in qualche modo il bilancio a fine anno.
- Andrebbe fatta una legge univoca nazionale, per permettere al pinco pallino professionista di Roma di operare con tranquillità anche nel Comune di Milano, se il proprio cliente ha bisogno di un APE per la sua seconda casa lombarda o pratiche simili, per cui ci sono vincoli di operatività.
- Andrebbero, infine, insegnate le varie pratiche professionali con esempi dei più anziani sull'effettivo e corretto esercizio professionale, senza che ogni sera ci ritroviamo post "posso fare prestazione occasionale", "non ho chiesto preventivamente ... quanto posso chiedere" o la proposta indecente che la sottoscritta fece di "accettare il rimborso spese al posto del compenso" ...
Insomma, dovremmo essere più tutelati e seguiti, che quando richiedi una consulenza sul sito dell'Ordine ti rispondono dopo un anno, e tu caso mai, per urgenza, hai risolto in altro modo, molto tempo prima.
Il problema maggiore però è che siamo in Italia, e ci siamo rassegnati tutti a quei burattini che stanno al governo a farsi le leggi ed a togliere a chi già non ha (ultima notizia ti tolgo la casa se salti le rate del mutuo!) ... il '68 è stato dimenticato, i valori sono stati dimenticati e noi siamo rimasti in balia di noi stessi che pur di "guadagnare" tendiamo a fare beneficienza!
Io sono a favore di fare qualcosa, a pensare al come ... ma come mi disse tempo fa il mio avvocato "se sei sola a remare controcorrente, prima o poi ti stanchi, e quella ti trascina via" o come mi disse il mio caro amico "in questo mondo, o ti adegui o muori!"
Per cui ... che fare?! C'è sempre la speranza di svegliarmi un giorno e vedere che la ruota inizia a girare per il verso giusto.
sclerata provo ad ampliare la risposta che già ti ho dato, e lo faccio con piacere visto che è un argomento che mi sta particolarmente a cuore, anche se ti dico subito che non ho "la risposta". E mi scuso da subito se sarò un po' lungo...
Ormai ho una discreta esperienza: faccio da una decina d'anni la libera professione, sperimentando sia la collaborazione e condivisione di una vision con altri colleghi che, come ora, la libera professione "monocomponente", mentre, prima ancora, ho collaborato per uno studio molto efficiente, da cui ho imparato qualcosa.
Per farti capire la sensazione che provo oggi, lavorando da solo nel mio studio, ti spiego una immagine che mi viene spesso in mente: marchionne che lavora da solo alla fiat: fa da solo il progetto di una nuova auto, ne disegna la carrozzeria, ne studia gli interni, la meccanica, tiene d'occhio le varie normative sulle emissioni, sulla sicurezza attiva e passiva, e nel frattempo si preoccupa del marketing, dei rapporti con i fornitori, dell'immagine della sua azienda, degli aggiornamenti necessari alle altre autovetture già in commercio, ecc, insomma mi immagino questo povero marchionne che sta 24 ore su 24 su questa roba, non riposa mai, non torna mai a casa e, naturalmente, non riesce a competere con le altre case automobilistiche che sono più strutturate e organizzate.
Nel nostro lavoro che cosa serve? Un bel sito internet fatto bene? Si, ma è proprio il minimo sindacale. Una pagina facebook che ti dia un minimo di visibilità? Si, ma è un altro minimo sindacale. Partecipare a bandi pubblici? Si ma ti serve curriculum e fatturato. Partecipare a concorsi (magari internazionali)? Si ma ti serve il tempo. Fare marketing? (che non è una brutta parola!!) si ma ti servono tempo e, forse, soldi. Fare pubbliche relazioni? Altro tempo. Poi bisogna essere puntuale con i preventivi, con le scadenze.
Quello che posso dirti, per esperienza, è che quando lavoravo con dei colleghi tutto ciò, anche se con grandi difficoltà, riuscivamo a farlo, ed i risultati, per essere giovani ed inesperti, non erano proprio da buttar via, mentre ora che lavoro da solo ho abbandonato alcune di queste cose, le altre le faccio quando ho tempo, e passo le giornate chino sulla scrivania a rispettare le scadenze, a leggere le leggi che cambiano ogni giorno, a telefonare ai clienti, ma mi sento come il marchionne di sopra: lavoro troppo e sono poco competitivo.
Detto questo (e penso di essere stato già troppo prolisso) sarei ben lieto di attivare una tavola rotonda in cui discutere sulla maniera operativa di organizzare uno studio di architettura, perché penso che la risposta non la troverai su nessun manuale, ma sono sempre più convinto che non vi sia altra strada per continuare a fare la libera professione.
Ormai ho una discreta esperienza: faccio da una decina d'anni la libera professione, sperimentando sia la collaborazione e condivisione di una vision con altri colleghi che, come ora, la libera professione "monocomponente", mentre, prima ancora, ho collaborato per uno studio molto efficiente, da cui ho imparato qualcosa.
Per farti capire la sensazione che provo oggi, lavorando da solo nel mio studio, ti spiego una immagine che mi viene spesso in mente: marchionne che lavora da solo alla fiat: fa da solo il progetto di una nuova auto, ne disegna la carrozzeria, ne studia gli interni, la meccanica, tiene d'occhio le varie normative sulle emissioni, sulla sicurezza attiva e passiva, e nel frattempo si preoccupa del marketing, dei rapporti con i fornitori, dell'immagine della sua azienda, degli aggiornamenti necessari alle altre autovetture già in commercio, ecc, insomma mi immagino questo povero marchionne che sta 24 ore su 24 su questa roba, non riposa mai, non torna mai a casa e, naturalmente, non riesce a competere con le altre case automobilistiche che sono più strutturate e organizzate.
Nel nostro lavoro che cosa serve? Un bel sito internet fatto bene? Si, ma è proprio il minimo sindacale. Una pagina facebook che ti dia un minimo di visibilità? Si, ma è un altro minimo sindacale. Partecipare a bandi pubblici? Si ma ti serve curriculum e fatturato. Partecipare a concorsi (magari internazionali)? Si ma ti serve il tempo. Fare marketing? (che non è una brutta parola!!) si ma ti servono tempo e, forse, soldi. Fare pubbliche relazioni? Altro tempo. Poi bisogna essere puntuale con i preventivi, con le scadenze.
Quello che posso dirti, per esperienza, è che quando lavoravo con dei colleghi tutto ciò, anche se con grandi difficoltà, riuscivamo a farlo, ed i risultati, per essere giovani ed inesperti, non erano proprio da buttar via, mentre ora che lavoro da solo ho abbandonato alcune di queste cose, le altre le faccio quando ho tempo, e passo le giornate chino sulla scrivania a rispettare le scadenze, a leggere le leggi che cambiano ogni giorno, a telefonare ai clienti, ma mi sento come il marchionne di sopra: lavoro troppo e sono poco competitivo.
Detto questo (e penso di essere stato già troppo prolisso) sarei ben lieto di attivare una tavola rotonda in cui discutere sulla maniera operativa di organizzare uno studio di architettura, perché penso che la risposta non la troverai su nessun manuale, ma sono sempre più convinto che non vi sia altra strada per continuare a fare la libera professione.
Identità del professionista.
- L'ingegnere si occupa di ingegneria, strutture, impianti, antincendio.
- L'architetto si occupa del progetto architettonico
- Il geometra fa il geometra.
Ricerca ed innovazione:
- non rimanere agli standard degli anni 90 o anno di laurea
- aggiornarsi sulle nuove tecnologie/software
- seguire un proprio filone di ricerca personale sulla disciplina architettonica (mah non ho tempooo..)
Concorsi:
- con la scia dello zio reginaldo non si va avanti
- dedicare il 20% del proprio spazio ai concorsi di Architettura ad affidamento di incarico e dl.
- I concorsi ti fanno portfolio anche se non si vincono
- i concorsi non vinti non pagano in soldi, ma in esperienza e immagine
Fare rete (Utopia):
- se si vuole diventare burocrati si diventa burocrati
- se si vuole fare i progettisti si diventa progettisti
- uno passa all'altro la clientela che non interessa.
Faccia di bronzo
- Partecipare a convegni, eventi, mostre, vernissage, ambienti ricchi di persone che hanno gusto (e soldi)
- Creare esigenze nelle persone
- Aumentare la propria rete di contatti
- Biglietti da visita a raffica
- Proporsi
Arte
- sulla scia dello zio reginaldo non vi è nessun approccio all'arte
- trovare l'arte negli oggetti, nel piccolo, dedicarsi anche disegno industriale
- proporre progetti ideali a possibili investitori -> farsi conoscere
- concorsi (vedi su) -> farsi conoscere
Ambizioni
- ambire a determinati obbiettivi, non rimanere impalati alle piccole pratiche
- se ci sono solo le piccole pratiche decicarci non più di 2/4 del proprio tempo
- non tirare a campare
- uscire dalla provincialità, dal paesello e dalla mentalità da tecnico consumato
Maestro
- non intraprendere la libera professione pensando di spaccare
- avere dei maestri che ci insegnano è fondamentale
- dipendere da qualcuno inizialmente ci fa crescere e ci fa stare un po' riparati da eventuali momenti di crisi
- i maestri devono essere maestri non tecnici consumati dai quali dobbiamo scappare
Investimenti
- che cosa è più prezioso il tempo o i soldi ? (entrambi)
- la pubblicità è l'anima del commercio
- trovare una fonte di reddito alternativo (l'affitto di una casa, un' attività parallela)
Tutte probabili utopie realizzabili o non. Dipende da chi siamo e cosa vogliamo nella nostra vita. Da che dote abbiamo, da quante palle abbiamo, da come siamo messi economicamente. Il lavoro arriva con il lavoro e la dedizione smisurata ad esso. Solo la passione non paga, ma ci spinge più in là è un'ottima energia per andare avanti.
Chi non si vuole migliorare, non si può lamentare.
Chiaramente tutto questo tralasciando eventuali problemi legati alla propria vita personale.
- L'ingegnere si occupa di ingegneria, strutture, impianti, antincendio.
- L'architetto si occupa del progetto architettonico
- Il geometra fa il geometra.
Ricerca ed innovazione:
- non rimanere agli standard degli anni 90 o anno di laurea
- aggiornarsi sulle nuove tecnologie/software
- seguire un proprio filone di ricerca personale sulla disciplina architettonica (mah non ho tempooo..)
Concorsi:
- con la scia dello zio reginaldo non si va avanti
- dedicare il 20% del proprio spazio ai concorsi di Architettura ad affidamento di incarico e dl.
- I concorsi ti fanno portfolio anche se non si vincono
- i concorsi non vinti non pagano in soldi, ma in esperienza e immagine
Fare rete (Utopia):
- se si vuole diventare burocrati si diventa burocrati
- se si vuole fare i progettisti si diventa progettisti
- uno passa all'altro la clientela che non interessa.
Faccia di bronzo
- Partecipare a convegni, eventi, mostre, vernissage, ambienti ricchi di persone che hanno gusto (e soldi)
- Creare esigenze nelle persone
- Aumentare la propria rete di contatti
- Biglietti da visita a raffica
- Proporsi
Arte
- sulla scia dello zio reginaldo non vi è nessun approccio all'arte
- trovare l'arte negli oggetti, nel piccolo, dedicarsi anche disegno industriale
- proporre progetti ideali a possibili investitori -> farsi conoscere
- concorsi (vedi su) -> farsi conoscere
Ambizioni
- ambire a determinati obbiettivi, non rimanere impalati alle piccole pratiche
- se ci sono solo le piccole pratiche decicarci non più di 2/4 del proprio tempo
- non tirare a campare
- uscire dalla provincialità, dal paesello e dalla mentalità da tecnico consumato
Maestro
- non intraprendere la libera professione pensando di spaccare
- avere dei maestri che ci insegnano è fondamentale
- dipendere da qualcuno inizialmente ci fa crescere e ci fa stare un po' riparati da eventuali momenti di crisi
- i maestri devono essere maestri non tecnici consumati dai quali dobbiamo scappare
Investimenti
- che cosa è più prezioso il tempo o i soldi ? (entrambi)
- la pubblicità è l'anima del commercio
- trovare una fonte di reddito alternativo (l'affitto di una casa, un' attività parallela)
Tutte probabili utopie realizzabili o non. Dipende da chi siamo e cosa vogliamo nella nostra vita. Da che dote abbiamo, da quante palle abbiamo, da come siamo messi economicamente. Il lavoro arriva con il lavoro e la dedizione smisurata ad esso. Solo la passione non paga, ma ci spinge più in là è un'ottima energia per andare avanti.
Chi non si vuole migliorare, non si può lamentare.
Chiaramente tutto questo tralasciando eventuali problemi legati alla propria vita personale.