Salve. Mi viene proposta la direzione dei lavori di un progetto di ristrutturazione di una casa di abitazione sita in Oristano. In realtà si tratta di intervento di demolizione e ricostruzione, sia perché dell’edificio esistente non resterebbe nulla, sia perché il nuovo edificio del vecchio conserverebbe solo l’ingombro planimetrico (o area di sedime). Il progetto è stato redatto da altro professionista che ha rinunciato alla direzione dei lavori, per cui ho un margine molto limitato nelle variazioni da proporre, anche perché è ormai chiaro che il progetto è fortemente determinato dal volere della committenza.
La casa di cui trattasi è una casa campidanese costruita in mattoni di terra cruda, con le due proprietà confinanti a destra e sinistra analoghe, tutte a piano terra. Nell’intervento di demolizione e ricostruzione (su due livelli) la committenza vorrebbe ovviamente massimizzare le superfici, per cui insiste con la decisa volontà di costruire a partire dalla mezzeria del muro in comunione. Dato il fatto che la nuova costruzione debba essere in struttura di CA, sarebbe necessario incassare i pilastri e le relative fondazioni nella muratura in terra cruda e nella corrispondente fondazione in pietrame. Ammesso e non concesso che l’intervento sia realizzabile con una certa facilità, data la puntualità verticale del pilastro e della testata della trave rovescia perpendicolare al muro esistente, mi trovo ad avere maggiori dubbi sulla fattibilità e legittimità dell’esecuzione di una trave orizzontale al livello del solaio fra piano terra e primo ed il conseguente innalzamento sopra la stessa trave di un muro da 30 cm di confine verso l’esterno, di cui almeno 20 cm andrebbero a sostituire la muratura di terra cruda che dovrebbe essere “mangiata” come nel caso dei pilastri, ma in questo caso per tutta l’altezza del timpano dalla quota di gronda all’intradosso delle falde.
Il mio timore è logicamente che un tale intervento possa arrecare agli immobili confinanti dei danni strutturali abbastanza probabili, anche se lievi, e che ciò possa innescare problemi legali nei confronti del committente e soprattutto nei miei. Come posso io oppormi alla volontà del committente, cosa già tentata in molte maniere, o per lo meno tutelare me stesso da eventuali accuse delle proprietà confinanti? Esistono sentenze che possano scoraggiare la committenza dall’essere interessati solo alla massimizzazione della superficie?
Grazie per l’attenzione
cimet : [post n° 296067]
costruzione sul confine in situazione rischiosa
a quello che mi è sembrato di capire dalla tua lunga e dettagliata descrizione si tratta di inserire una struttura in c.a. all'interno di un muro portante condiviso... Se è così il problema non sta tanto nel ricercare sentenze o appellarsi a normative varie, il problema è più che altro di BUONSENSO, ma insomma come si può pretendere di inserire una struttura puntiforme all'interno di una parete portante, magari anche di una certa età, senza un'adeguato progetto esecutivo con tanto di autorizzazioni del genio civile ed inoltre qualora le stesse ci fossero come si può pretendere di conoscere lo schema statico di una vecchia parete portante, magari anche scavando per realiszzare le fondazioni. In secondo luogo il vicino starebbe li tranquillo a farsi "MANGIARE" la parete confinante senza sapere quello che state combinando? Insomma per farla breve dovresti prospettare al tuoi committente tutti gli oneri necessari a realizzare un progetto esecutivo approvabile e fatto con tutti i crismi ed inoltre bisognerebbe coinvolgere anche il vicino nel discorso, visto che l'intervento riguarderebbe anche la stabilità della sua costruzione. Vedrai che messa così il committente si tirerà indietro e qualora non lo facesse ti consiglio caldamente di lasciar perdere....
come ha detto giustamente ponteggi, quindi solo per rafforzare il consiglio di defilarti elegantemente se il committente non seguisse l'iter corretto, il problema non è tanto legato a sentenze...ma alla legge!!! Per realizzare una qualsiasi opera serve il progetto strutturale calcolato e verificato depositato al genio civile, se il vecchio progettista ha fatto un progetto architettonico che ha permesso la realizzazione dell'opera a livello amministrativo comunale e urbanistico il committente deve capire che non basta. Serve il progetto (oltretutto che rispetti le norme antisismiche) depositato e credo anche autorizzato dal genio, anzi mi chiedo come mai per un intervento del genere che coinvolge i confinanti, una struttura esistente in muratura, una demolizione consistente e ricostruzione con altra tipologia edilizia, il comune non abbia chiesto copia del deposito del genio. Io credo sia assurdo che un intervento del genere venga affrontato solo dal punto di vista architettonico e non strutturale. tu come DL devi si verificare che il progetto sia realizzato correttamente ma hai il dovere, se carente, di segnalarlo...tutelarti a priori nel caso il progetto sia carente dal punto di vista sia burocratico che esecutivo la vedo molto dura.
Grazie mille, concordo assolutamente e per questo cercavo conforto...
I calcoli sarebbero certamente da fare e depositare al genio civile, ma ciò non toglie che nella pratica la cosa più probabile è che si arrechino danni alle proprietà confinanti.
Ancora grazie
G. M.
I calcoli sarebbero certamente da fare e depositare al genio civile, ma ciò non toglie che nella pratica la cosa più probabile è che si arrechino danni alle proprietà confinanti.
Ancora grazie
G. M.
Grazie anche a te, e ho puntualizzato nella risposta a ponteggiroma che non si prescinderebbe dal calcolo e dal deposito al genio. Resta valida la tua perplessità sulla conduzione delle istruttorie sulle pratiche ed aggiungo la mia, di perplessità, sulla definizione di ristrutturazione ed ampliamento come da progetto, in luogo di DEMOLIZIONE E RICOSTRUZIONE con ampliamento. "Ristrutturazione ed ampliamento" che, grazie al "piano casa" edizione Sardegna va in DIA, anche se ormai anche questo termine è obsoleto.