Sono alle prese con un caso particolare: un'unità immobiliare all'interno di un edificio dei primi del '900 non ha alcun titolo abilitativo e quindi nessun atto depositato in Comune. Esistono però al catasto 2 planimetrie dell'unità (ovviamente successive temporalmente, ovvero la seconda ha variato la prima, come di consueto). La prima, più vecchia, accatasta l'u.i. come abitazione. La seconda la varia in ufficio.
Ora, io dovrei fare il cambio d'uso dell'unità da ufficio ad abitazione (come da primo accatastamento).
Però il mio bellissimo Comune vuole una relazione a cura di un tecnico competente in materia di acustica per cambi d'uso da ufficio ad abitazione, in quanto l'edificio è a meno di 30 metri da una strada secondaria. La cosa è per me assurda, in quanto l'edificio è composto per il 95% da residenze, così come tutti i circostanti. Inoltre, datemi un caso di un centro storico in cui si abita a più di 30 metri da una strada secondaria. Vogliamo disabitare tutti i centri storici? No comment.
Polemiche a parte, io sarei per appellarmi al fatto che il secondo cambio d'uso è stato fatto solo in catasto e non in Comune, pertanto "vale" il primo uso, quello del primo accatastamento, in quanto il cambio d'uso successivo è da considerarsi abusivo, perché mai presentato in Comune ma solo al catasto.
In questo modo io non vado ad effettuare un cambio d'uso in Comune, ma vado solo a regolarizzare alcune situazioni difformi (modifiche tramezzi ed aperture) e, successivamente, a fare modifica catastale riportando l'edificio ad abitazione.
Cosa ne pensate?
Simonetta85 : [post n° 367709]