El Lissitsky : [post n° 58268]

migliorare il sistema

Carissimi colleghi,
la drammaticità della situazione professionale in Italia è sotto gli occhi di tutti: poco lavoro, livello generale bassissimo, sfruttamento degli stagisti e nonsolo, fuga dei cervelli, ecc.
Penso che la cultura architettonica italiana e gli Ordini si interessino troppo poco di capire le cause di questa situazione disastrosa e cercare dei rimedi.
Credo sia necessaria una consistente riforma degli Ordini professionali (scatole vuote) e delle Università (esamifici di bassissimo livello).
Vi propongo di iniziare un dibattito sui provvedimenti da adottare per migliorare il sistema e restituire dignità a un lavoro come il nostro che versa davvero in cattive acque.

Io inizierei da due modifiche fondamentali:
A)
Definire e limitare le competenze di Ing, Arch, e Geom. Ora tutti fanno tutto e l'offerta di lavoro travolge letteralmente la scarsa domanda. Che gli Ordini delimitino meglio le proprie prestazioni:
Architetti: progettazione, design
Ingegneri: impianti e calcoli
Geometri: computi, pratiche catastali, ecc.
In questo modo tutti tornerebbero a lavorare meglio e di più. Questo è il sistema che vige in molti paesi dove le cose vanno nettamente meglio.
B)
Abolire i professori di carriera nelle Università ed essere molto più selettivi, diminuendo il numero di laureati.
La progettazione deve essere insegnata solo da professionisti sul campo e non da logorroici accademici che non hanno mai costruito neanche un'edicola. Da architettura ormai escono cani e porci ed è uno scandalo che i suddetti cattedratici coltivino la morale del "tanto sarà il lavoro a bocciarli" per mantenere alto il numero di iscritti e non perdere la loro preziosa "cattedra-parcheggio".
Aspetto con speme vs. proposte e/o critiche
Ronin :
immagino che se mentre studiavi ti avessero chiesto se eri favorevole a diminuire il n° di laureati (magari cominciando da te) non saresti stato proprio d'accordo...
E' vero, i geometri e i periti ci fanno grande concorrenza, tuttavia non mi pare che le villette progettate da loro crollino a migliaia: dunque perchè mai non dovrebbero poter fare qualcosa che da 50+ anni dimostrano di saper fare? (idem per i periti: non mi risulta che gli impianti elettrici fatti da loro provochino più incidenti di quelli progettati da ingegneri).
Sempre a parlare di competenze, non sarebbe meglio invece occuparsi di (in)capacità?
patty :
concordo con te El Lissitsky...c'è troppa confusione e poca professionalità in giro....
...da un lato ci sono in circolazione troppi architetti e spesso, spiace ammetterlo, poco praparati.....d'altro lato c'è una fastidiosa invadenza da parte di altre figure professionali, magari non adeguate, nei campi di nostra competenza...
continuo cocciutamente a credere che architetto, geometra, perito ed inegnere dovebbano lavorare in simbiosi...ma la realtà è solo un tentativo di prevaricarsi l'un l'altro...in particolar modo sulla figura dell'architetto...considerato un "non tecnico"...
...troppo spesso si pensa che l'architetto non sia necessario, se non per imbellettare il prodotto finale...così si spiegano le BRUTTURE che vediamo ogni giorno...
cosa possiamo fare? non lo so...sinceramente!
matteoo :
sono d'accordissimo nel selzionare di più le persone che entrano all'università, primo, e secondo selezionare di più agli esami.
io sono motivatissimo, ma quando in aula ci sono 300 persone di cui la metà invocano la puasa dopo 45 minuti di lezione, così non mi sta bene.
non mi sta bene che bisogna essere pigiati in 300 in aule da poco più di 100 persone, tanto l'ufficio che assegna le aule ai corsi già sanno che buona parte non seguirà ma i corsi, ma agli esami? file interminabili per fare un orale e vari turni per fare lo scritto. conseguenza: il professore dopo un po' si annoia a sentire le stesse identiche cose, dalla fatica fa passare cani o porci oppure boccia tutti perchè se ne vuole andare a casa.
altra conseguenza: scarsità delle preparazione generale.

i miei laboratori sono composti da 80/90 persone, fate un calcolo di tempo accettabile che il prof impiegherebbe a revisionare i nostri lavori.
conseguenza: lavori solamenete abbozzati e molto lacunosi di dettagli tecnici se non addirittura statici. quindi io alla fine sono costretto a farmi un laboratorio fai da te, un buon manuale e si cerca di fare un buon collage.

quando uscerò dall'università che conoscenze avrò da spendere sul mercato? pressochè nessuna se non i minimi dimensionamenti di un alloggio.

perchè gli ingegneri non si lamentano del loro esame di stato? perchè sono più preparati, perchè la loro università screma molto di più della nostra
marzi :
Io non sono d'accordo che l'università non ci formi adeguatamente al mondo del lavoro nello studio in cui collaboro sono utilissima e naturalmente inadeguatamente pagata.
Per me l'organico degli ordini è composto dagli stessi vecchi progettisti che ci sfruttano e a cui non gioverebbe un'inversione di marcia.
Inoltre temo che la conflittualità tra le varie figure professionali nasca più per una mancanza di opportunità per il nostro lavoro e quindi ripieghiamo su competenze di gran lunga inferiori alla nostra formazione....
Il fatto è che dopo 10/11 ore di lavoro in studio io proprio la forza di lavorare ad un concorso non la trovo.....
cello531 :
Sarò schematico:
1. non sono d'accordo nella ripartizione delle competenze da te indicata: un'ingegnere civile con indirizzo architettonico-progettuale come me potrebbe anche spararsi a sentirsi limitato alla progettazione di impianti e alla redazione di calcoli;
2. la responsabilità dell'Università nella formazione di laureati campati per aria, anche in termini di competenze tecniche è disarmante (e il livello continua a scendere): ho sentito più di un collega fare domande come "... ma di che colore è una pignatta?" oppure "... secondo te una trave in lamellare con una luce di 10 m andrà bene alta 80 cm? (risposta: se non la calcolo non ne ho idea..." e poi altre amenità che ti fanno tentare l'HARAKIRI...

3. sottolineando che I LUOGHI COMUNI NON HANNO SENSO (architetti che disegnano i fiorellini, ingegneri che usano solo il cemento armato e altre cazzate), credo che siano problemi seri anche i seguenti:
- il geometra viene spesso convinto a scuola di essere una specie di ingegnere, calcoli strutturali compresi;
- l'architetto e l'ingegnere junior è stato convinto di a
cquistare una laurea INTERA a prezzi di SALDO, facendo una marea di esamucci tipo interrogazioni liceali: sarà capace di acquisire la stessa elasticità mentale se un esame gli viene spezzettato in 3 o 4 esami?
- gli insegnanti dell'architetto dovrebbero smetterla di fare cose che ancora oggi si continuano a fare, ossia SMETTIAMOLA DI FARE PERDERE TEMPO ALLA GENTE COI PLASTICI: FUORI SI PROGETTA CON LA SIMULAZIONE; smettiamola di pensare che la composizione architettonica possa prescindere da un'analisi approfondita di tutti gli aspetti del progetto: la struttura deve essere davanti agli occhi quando si concepisce la forma, la funzione relativa agli ambienti ai percorsi non si inserisce a posteriori, il contesto e la storia sono indispensabili in un progetto;
- gli ingegneri siano consapevoli dei propri limiti e delle diversità di competenze necessarie nei vari settori.

In ogni caso DIAMO ALMENO UN'INFARINATURA DI CANTIERE agli studenti, EVITIAMOGLI LE FIGURE MESCHINE CON LE IMPRESE QUANDO ANDRANNO IN CANTIERE PER LE PRIME VOLTE, DIAMOGLI IL SENSO DELLA NECESSITA' DI COLLABORARE CON ALTRE PERSONE DI DIVERSE COMPETENZE.

A disposizione per critiche costruttive e opinioni.

Saluti

Marcello Contu
marzi :
Volevo una tua opinione ( e del resto del forum s'intende!!!) sul prediligere una simulazione ad un plastico per lo studio di un progetto...mi spiego il fatto è che facendo una simulazione temo sempre di arricchirla solo di sfondi mozzafiato, davanzali, fioriere,portabiciclette...il plastico utilizzato invece per lo studio del progetto e quindi fatto e poi riaggiornato in un certo qual modo vissuto, non parlo di quei plastici appesi ai muri per far "bello" lo studio, mi pare sempre il più veritiero insomma il cartone grigio non tradisce se un volume è sproporzionato non puoi "aggiustartelo" cambiando vista!!!!
Non smetto di pensare che il mio lavoro sia fare l'architetto e non il muratore....anche se poi per campare ci si adatta.....
cello531 :
Credo che la simulazione diventi efficace per farti comprendere la distribuzione dei volumi se non si cerca il sensazionale:
- sono utili le viste assonometriche esterne del modello;
- altrettanto le viste prospettiche con obiettivi non troppo "grandangolari", i quali dilatano e distorcono gli spazi: se si imposta un angolo di visuale simile al nostro (60°), avremo una percezione virtuale abbastanza verosimile.
Gli sfondi sensazionali e le altre cose possono subentrare in fase di presentazione del progetto, quando sei già certo che il tutto funzioni.
Ho inoltre notato che un giro virtuale dell'abitazione (alle condizioni sopra descritte) aiuta il Committente, sia pubblico che privato, a rendersi conto se il progetto è adatto alla proprie esigenze. In questo aiuta realizzare anche l'arredamento del modello...
Il plastico, per quanto accurato, non mi sembra possa più essere ritenuto al passo coi tempi, per lo meno come unico strumento da impiegare; può invece essere interessante per due aspetti:
1. plastico di studio per le fasi iniziali del progetto (per chi ci è abituato);
2. un buon completamento del progetto, anche come impatto visivo, se è di buona fattura.
Personalmente continuo a lavorare con le simulazioni e mi trovo bene, soprattutto per la possibilità di modificare dinamicamente il progetto negli aspetti che ci si accorge insufficientemente/erratamente sviluppati.
Un altro aspetto che non mi convince del plastico è l'eccessiva manualità: quando mi trovo a fare delle cose che occupano talmente la mente, come la difficoltà materiale di realizzare il plastico, l'attenzione per realizzarlo meglio possibile, smetto di pensare, cosa che mal si lega con l'attività del progettare.
Salutoni.

Marcello Contu
Arch_ino :
Salve, non sono d'accordo del tutto su quanto scritto da Cello531. Io sono chiaramente di parte essendo architetto iunior, ma la mia opionione va presa in considerazione in quanto sto ancora studiando per la laurea magistrale e conosco benissimo la riforma in atto, così come la laurea V.O. di cinque anni. Dunque posso dire che dopo 36 esami, il tirocinio interno all'univ, il tirocinio esterno di 6 mesi (entrerà in vigore forse dall'anno prossimo) ed un esame di Stato a 4 prove mi pare davvero inadeguato dire che un professionista triennalista abbia preso la laurea a prezzi di saldo, semmai è molto più adeguato dire che un professionista con laurea quinquennale Vecchio Ordinamento pensa di avere una laurea Magistrale senza aver fatto almeno una 15 di esami, 2 tirocini interni all'università, uno esterno di 6 mesi (entrerà in vigore dall'anno prossimo) ed un esame di Stato a 4 prove. In quanto alla duttilità mentale, i ragazzi giovanissimi sono molto più rapidi nell'apprendere di quelli di qualche anno prima e se mancano di qualcosa non è nell'elasticità mentale ma forse nella profondità di pensiero. Io comunque non ne farei una questione di titoli di studio, chi lavora nel campo delle costruzioni svolge lo stesso mestiere. La questione è di capire il proprio ruolo all'interno di un'attività così complessa, e questo ruolo in parte ce lo "cuciono addosso" i nostri titoli di studio ed in parte tutto il nostro bagaglio personale di esperienze, cultura ed anche il nostro carattere. Geometri, ingegneri, architetti... spesso c'è un forte rischio di scadere davvero nel provincialismo e perdere di vista il buon costruire. Pensiamo più a far bene le cose, tutti, e soprattutto noi architetti.
l :
mettiamo il caso che uno di noi decidesse di organizzare una giornata" particolare" cioè un meeting di architetti per discutere di questi argomenti...dovrebbe chiedere il permesso all'ordine degl'architetti della propria provincia?
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