Qlc giorno fà in un intervista ad un noto politico italiano, sì è parlato della sospensione del valore legale della laurea. Poi anche della riforma/soppressione degli ordini professionali.
Una domanda: esattamente, in che cosa consiste il valore legale della laurea?
ema : [post n° 67740]
valore legale del titolo di studio
alla laurea ti dicono "in nome dei poteri conferitimi dalla legge.........."e se dottore in ...... se poi per la legge devi sostenere un esame chiamato "di stato" ci sono dei conflitti quantomeno etici poiche lo stato da una parte ti da un titolo ma dall'altra ti dice devo fare un'altra verifica perche l'esame di prima non e' sufficiente: come dire il tiolo dell'universita non ha valore legale. Di fatto attualmente un dottore arch puo lavorare senza iscriversi all'ordine pagando le tasse e avendo di fatto lo studio se la laurea non sarevbbe legale ci si dovrebbe iscrivere all'ordine (peraltro inutile)e pagare le quate annuali
il partrocchio esiste perche ci appoggiamo a leggi del 1927 quando i laureati erano pochi e c'era il re a cavallo con la corona
non ti preoccupare l'esame per gli architetti rimarra' poiche ci sono troppi interessi guarda ad esempio tutti i neolaureati che come pecore al macello si iscrivono per il bollino da tenere nel cassetto non rendendosi conto che in effetti hanno solo spese e che sostenuto l'esame ci si puo iscrivere quando si vuole ma intanto preferiscono pagare ;
daltronde come stupirsene gli e' stato inculcato in anni di universita' che avranno il bollino la tesserina e una fichissima spillina (in metallo non meglio identificato) da mettere sulla giacchina
il partrocchio esiste perche ci appoggiamo a leggi del 1927 quando i laureati erano pochi e c'era il re a cavallo con la corona
non ti preoccupare l'esame per gli architetti rimarra' poiche ci sono troppi interessi guarda ad esempio tutti i neolaureati che come pecore al macello si iscrivono per il bollino da tenere nel cassetto non rendendosi conto che in effetti hanno solo spese e che sostenuto l'esame ci si puo iscrivere quando si vuole ma intanto preferiscono pagare ;
daltronde come stupirsene gli e' stato inculcato in anni di universita' che avranno il bollino la tesserina e una fichissima spillina (in metallo non meglio identificato) da mettere sulla giacchina
condivido pienamente i tuoi commenti...anche perchè sono tra quelli che nn solo s'iscriverà tra mooolto tempo (regalare soldi a quelle cose chiamate ordini?Giammai...), ma che se nè andato pure all'estero...
Cmq se l'esame di stato fosse tolto, nn mi preoccuperei affatto, sarei solo che contento...
Cmq se l'esame di stato fosse tolto, nn mi preoccuperei affatto, sarei solo che contento...
Può essere utile questa definizione: "...la laurea in quanto tale ha un valore legale ben preciso, nel senso che nell'assunzione per un determinato impiego (specialmente in un ente pubblico) c'è l'obbligo legale di assumere persone con una certa qualifica, e di concedere loro un compenso adeguato. Inoltre, anche gli ordini professionali ammettono come requisito minimo una laurea di un certo tipo..." tratto da www.scienze.unipd.it/AREA_STUDENTI/3+2domande.html Può essere utile informarsi anche qui http://it.wikipedia.org/wiki/Laurea_triennale dato che è un problema acuitosi con la nuova riforma. In gran parte d'Europa non esistono gli ordini professionali e la laurea non ha valore legale, esattamente perchè, come diceva Zen, la nostra legislazione risale ai primi del '900. Un gran passo per "liberalizzarci" potrebbe essere appunto quello di abolire il valore legale dei titoli di studio, questo aprirebbe una competizione fatta non più solo sul possesso dei titoli, ma sulla bravura nel mondo pratico, sulla competitività reale dei soggetti. In effetti favorirebbe la professionalità e la "bravura" a discapito dei titoli di studio, così come l'abolizione degli ordini professionali (fenomeno protezionistico tipicamente italiano)... infatti non riesco a capire come chi discrimina professionisti dalla qualifica accademica minore possa interessarsi ad un'idea così liberalista. Saluti a tutti.
fonte ARCHITETTO MANUALE PER LA PROFESSIONE aut.E.Milone casa ed DEI
pag.103
i campi di competenza degli architetti sono fissati per legge, oltre che in italia, in belgio, francia e spagna.
nel regno unito, germania e olanda è protetto per legge il titolo di architetto ma non l'attività (nessuno può chiamarsi architetto se non è iscritto ad un organo pubblico di controllo della professione, come un ordine, un collegio, registro o camera)....in danimarca , finlandia, svezia e irlanda non sono protetti ne il titolo ne l'attività di architetto, però è in corso un processo di regolamentazione della professione...spinto da esigenze di mercato e dal governo, per dare maggiori garanzie sulla professionalità....ebbene questo è quanto riportato in una edizione del 1999...non credo che nel frattempo le cose siano cambiate...forse prima di parlare del paradisiaco mondo estero,tutto libertà e assenza di regole, bisognerebbe informarsi un po' di più...per altro negli altri paesi europei il numero di architetti per unità di popolazione è nettamente inferiore a quello italiano, infatti sulla rivista dell'ass laureati del poli di milano del marzo 2004, in verità un po nascosto in ultima pagina, veniva riportato quanto letto sul sito <www.archieuro.archiword.it> e cioè che ..è italiano il 29.3% degli architetti europei. in pratica abbiamo un architetto ogni 548,8 abitanti, contro i 7423 abitanti del regno unito, i 3165 della francia, e i 2039 dell'olanda;e questi dati sono in continua crescita, basti pensare che solo il poli di milano ha quasi il doppio degli studenti di architettura presenti in tutto il regno unito, con oltre 13000 iscritti contro i 7948 d'oltre manica e, ogni anno, si contano 3000 iscritti in più" allora ragazzi, come la mettiamo? nei paesi sopracitati non c'è ne il re a cavallo, ne un paese barzelletta...la qualità architettonico ambientale è tangibile rispetto all'italia, e il rapporto committente pubblico/privato-architetto non è improntato su principi poco leciti come da noi, la normativa di quei paesi è chiara e snella, chi è addetto al controllo è ispirato da principi di correttezza, lealtà e trasparenza...come qui in italia..e come vedete la normativa sul valore legale del titolo, sull'esistenza di praticantato e esame di stato (ma su ciò non voglio tediarvi ulteriormente, basterebbe informarsi un po di più..), e sull'esigenza di iscrizione ad un ordine-collegio o quant'altro è ben diversa da quanto riportato in maniera sleale e scorretta dai ns politici e da chi ne riporta qui sopra gli interventi, improntati probabilmente su interessi incoffessabili...ma non basta ciò che viviamo giornalmente, il litigarci come bestie affamate il lavoro, in maniera spesso scorretta rispetto alle norme deontologiche (io personalmente ho promosso due procedimenti sanzionatori nei confronti di colleghi solo nell'ultimo anno..), o l'ambire al posto sicuro nelle braccia della pubblica amministrazione, culla spesso(non sempre sia chiaro) di inefficienze e impreparazione, per non dire altro?....siamo cosi sicuri che la liberalizzazione a tutti i costi sia un bene?
pag.103
i campi di competenza degli architetti sono fissati per legge, oltre che in italia, in belgio, francia e spagna.
nel regno unito, germania e olanda è protetto per legge il titolo di architetto ma non l'attività (nessuno può chiamarsi architetto se non è iscritto ad un organo pubblico di controllo della professione, come un ordine, un collegio, registro o camera)....in danimarca , finlandia, svezia e irlanda non sono protetti ne il titolo ne l'attività di architetto, però è in corso un processo di regolamentazione della professione...spinto da esigenze di mercato e dal governo, per dare maggiori garanzie sulla professionalità....ebbene questo è quanto riportato in una edizione del 1999...non credo che nel frattempo le cose siano cambiate...forse prima di parlare del paradisiaco mondo estero,tutto libertà e assenza di regole, bisognerebbe informarsi un po' di più...per altro negli altri paesi europei il numero di architetti per unità di popolazione è nettamente inferiore a quello italiano, infatti sulla rivista dell'ass laureati del poli di milano del marzo 2004, in verità un po nascosto in ultima pagina, veniva riportato quanto letto sul sito <www.archieuro.archiword.it> e cioè che ..è italiano il 29.3% degli architetti europei. in pratica abbiamo un architetto ogni 548,8 abitanti, contro i 7423 abitanti del regno unito, i 3165 della francia, e i 2039 dell'olanda;e questi dati sono in continua crescita, basti pensare che solo il poli di milano ha quasi il doppio degli studenti di architettura presenti in tutto il regno unito, con oltre 13000 iscritti contro i 7948 d'oltre manica e, ogni anno, si contano 3000 iscritti in più" allora ragazzi, come la mettiamo? nei paesi sopracitati non c'è ne il re a cavallo, ne un paese barzelletta...la qualità architettonico ambientale è tangibile rispetto all'italia, e il rapporto committente pubblico/privato-architetto non è improntato su principi poco leciti come da noi, la normativa di quei paesi è chiara e snella, chi è addetto al controllo è ispirato da principi di correttezza, lealtà e trasparenza...come qui in italia..e come vedete la normativa sul valore legale del titolo, sull'esistenza di praticantato e esame di stato (ma su ciò non voglio tediarvi ulteriormente, basterebbe informarsi un po di più..), e sull'esigenza di iscrizione ad un ordine-collegio o quant'altro è ben diversa da quanto riportato in maniera sleale e scorretta dai ns politici e da chi ne riporta qui sopra gli interventi, improntati probabilmente su interessi incoffessabili...ma non basta ciò che viviamo giornalmente, il litigarci come bestie affamate il lavoro, in maniera spesso scorretta rispetto alle norme deontologiche (io personalmente ho promosso due procedimenti sanzionatori nei confronti di colleghi solo nell'ultimo anno..), o l'ambire al posto sicuro nelle braccia della pubblica amministrazione, culla spesso(non sempre sia chiaro) di inefficienze e impreparazione, per non dire altro?....siamo cosi sicuri che la liberalizzazione a tutti i costi sia un bene?
Il discorso meriterebbe sicuramente un ulteriore approfondimento, anche per non dare adito a maliziose interpretazioni. Spero di avere tempo il tempo di acquisire ulteriori e più aggiornate informazioni in merito. Dubito anche io che la liberalizzazione a tutti i costi sia un fatto positivo, ma di certo è necessario un comune denominatore con il contesto professionale europeo. Mi piacerebbe sentire il parere di architetti della comunità europea che lavorano qui in Italia. Saluti.
Caro alberto qui hai scritto: "e da chi ne riporta qui sopra gli interventi, improntati probabilmente su interessi incoffessabili..."
Ti risponderò solo che i miei interessi inconfessabili sono solo quelli di capire...cosa diffusa, ma mai banale/scontata.
Oltretutto ho solo fatto una domanda e nn ho riportato nulla del discorso del politico di turno.
E la domanda era in che cosa consiste il valore legale...
Gradirei molto che tu mi spiegassi che interessi inconfessabili ci possono essere dietro un quesito come questo.
Oltretutto permettimi un'osservazione: dalla tua dialettica si manifesta un tantino di astio verso il settore lavorativo in cui eserciti (nn è che sei pure un accademico?Mi sembra di scorgere della pignoleria).
Beh...nn è colpa mia...cmq tranquillo, avrai difficoltà a promuovere procedimenti disciplinari a mio carico, perche:
1- vivo-lavoro all'estero
2- mi guardo bene dall'iscrivermi a quelle cose chiamate ordini
3- Vivo e lascio vivere
Un affettuoso saluto.
Ti risponderò solo che i miei interessi inconfessabili sono solo quelli di capire...cosa diffusa, ma mai banale/scontata.
Oltretutto ho solo fatto una domanda e nn ho riportato nulla del discorso del politico di turno.
E la domanda era in che cosa consiste il valore legale...
Gradirei molto che tu mi spiegassi che interessi inconfessabili ci possono essere dietro un quesito come questo.
Oltretutto permettimi un'osservazione: dalla tua dialettica si manifesta un tantino di astio verso il settore lavorativo in cui eserciti (nn è che sei pure un accademico?Mi sembra di scorgere della pignoleria).
Beh...nn è colpa mia...cmq tranquillo, avrai difficoltà a promuovere procedimenti disciplinari a mio carico, perche:
1- vivo-lavoro all'estero
2- mi guardo bene dall'iscrivermi a quelle cose chiamate ordini
3- Vivo e lascio vivere
Un affettuoso saluto.
mi dispiace che tu abbia frainteso, probabilmente per la mia prosa in quel punto non molto chiara, ma gli interessi inconfessabili erano riferiti ai politici a cui tu facevi riferimento...considera che non avendo assistito al dibattito di cui tu parli, non ho idea di chi fossero, però ti do comunque una ipotesi di spiegazione, che si lega al numero particolarmente elevato di architetti italiani...molti dei ns problemi professionali in italia, secondo me derivano da questo numero eccessivo sfornato dalle università, a cui non fa da corretto contraltare un adeguata richiesta di prodotti architettonici,,,quindi tanti, troppi architetti, in alcuni casi nemmeno troppo preparati(ovviamente mi riferisco a persone conosciute personalmente, così qui nessuno si sente chiamato in causa e si offende..), e poca clientela di qualità..in italia secondo me l'università e non solo quella di architettura, è diventata un enorme business, tutto giocato sulla pelle dei fruitori, a cui da anni si vende il mito laurea = posto di lavoro fisso = felicità...e con questa logica ci siamo trovati a fine anni '70 con il maggior numero di medici, poi di avvocati, poi di architetti, veterinari, etc,etc... con le relative problematiche di inserimento nel lavoro..queste sono state la conseguenza di scelte politiche, che si sono susseguite l'una dopo l'altra, come conseguenza del mitico '68.....compresa la penultima riforma universitaria, quella delle lauree brevi e di quelle specialistiche, tutta volta ad allineare la percentuale dei laureati, rispetto agli iscritti iniziali, alla media europea....i numeri diversi dei laureati degli altri paesi cosa significano?,,,che nelle altre nazioni vivono un popolo di ignoranti, o forse che li l'accesso all'università è diverso?
il promuovere la liberalizzazione del mercato, senza adeguate misure di blocco meritocratico all'accesso universitario secondo me avrebbe come unica conseguenza l'acuire la guerra tra di noi, accentuare ancor più di quanto non avvenga oggi, deroghe alla correttezza...
per altro non capisco il tuo essere polemico...vivi e lavori all'estero, quindi probabilmente non nel ns marasma, e di questo non posso che far altro che complimentarmi con te per la scelta, anche con una punta di bonaria invidia...mi dai dell'accademico, solo perchè preferisco in un confronto cessere e portare a conoscenza tutte le sfaccettature dell'argomento? sinceramente, quando si discute di cose serie non mi piace scadere in chiacchiere da massaia o da bar, e quindi, quando si fa riferimento al paradisiaco estero, mi piacerebbe che le cose si raccontassero tutte correttamente...quanto alla polemica battuta sul promuovere provvedimenti disciplinari, a me sembra che sia tua a volerli promuovere a mio carico, e credo di poter sperare in una bonaria soluzione della ns polemica, data la mia iniziale precisazione
un affettuoso saluto anche a te
il promuovere la liberalizzazione del mercato, senza adeguate misure di blocco meritocratico all'accesso universitario secondo me avrebbe come unica conseguenza l'acuire la guerra tra di noi, accentuare ancor più di quanto non avvenga oggi, deroghe alla correttezza...
per altro non capisco il tuo essere polemico...vivi e lavori all'estero, quindi probabilmente non nel ns marasma, e di questo non posso che far altro che complimentarmi con te per la scelta, anche con una punta di bonaria invidia...mi dai dell'accademico, solo perchè preferisco in un confronto cessere e portare a conoscenza tutte le sfaccettature dell'argomento? sinceramente, quando si discute di cose serie non mi piace scadere in chiacchiere da massaia o da bar, e quindi, quando si fa riferimento al paradisiaco estero, mi piacerebbe che le cose si raccontassero tutte correttamente...quanto alla polemica battuta sul promuovere provvedimenti disciplinari, a me sembra che sia tua a volerli promuovere a mio carico, e credo di poter sperare in una bonaria soluzione della ns polemica, data la mia iniziale precisazione
un affettuoso saluto anche a te
valore legale del titolo di studio vuol dire, in sintesi, che qualunque sia l'università in cui vi siete laureati, la laurea è equivalente, e nelle selezioni (concorsi pubblici, per esempio) ha lo stesso punteggio.
All'estero così non è (i laureati ad harvard valgono di più di quelli che si laureano in un ateneo qualsiasi).
Vi è chi sostiene che l'abolizione sia l'unico modo per riformare il sistema universitario (in questo modo, le università verrebbero valutate per la REALE preparazione che sono in grado di fornire, e sarebbero "castigate" dal mercato quelle che preparano poco, in quanto poi i loro laureati sarebbero "scartati" in favore di altri).
Viceversa questo sistema ha l'indubbio limite di creare delle università sì d'elite, ma anche costosissime, che quindi possono permettersi di frequentare solo i ricchi o i pochi davvero geni (quelli cioè, che raggiungono i risultati necessari per le borse di studio).
All'estero così non è (i laureati ad harvard valgono di più di quelli che si laureano in un ateneo qualsiasi).
Vi è chi sostiene che l'abolizione sia l'unico modo per riformare il sistema universitario (in questo modo, le università verrebbero valutate per la REALE preparazione che sono in grado di fornire, e sarebbero "castigate" dal mercato quelle che preparano poco, in quanto poi i loro laureati sarebbero "scartati" in favore di altri).
Viceversa questo sistema ha l'indubbio limite di creare delle università sì d'elite, ma anche costosissime, che quindi possono permettersi di frequentare solo i ricchi o i pochi davvero geni (quelli cioè, che raggiungono i risultati necessari per le borse di studio).