Sono un architetto iscritto all'ordine e quindi abilitato da quasi 10 anni. Ho una partita iva e sono iscritto a inarcassa.
In 10 anni di "lavoro" ho fatto solo un paio di progetti miei. Per il resto la mia attività è fare il collaboratore professionale (cadista & cose simili...) negli studi degli architetti, come "freelance", soprattutto progetti esecutivi di opere pubbliche. Da 5 anni ad oggi, non ho fatto nulla di mio, ma solo "collaborato" come detto sopra.
NON firmo nessuno dei progetti a cui collaboro, mai successo.
Vivo la precarietà dei "giovani" architetti partite iva che fanno i collaboratori... sono in regime fiscale cosidetto "dei minimi".
Sorvolando sul compenso orario, mi è stato chiesto dagli architetti titolari dello studio con cui collaboro da anni se io dispongo di una polizza assicurativa per tutelarmi dai rischi professionali (errori compiuti nei disegni che faccio, ad esempio...)
Qualcuno mi potrebbe suggerire qualcosa? E' realmente necessaria una polizza professionale a tutela di coloro a cui fatturo le collaborazioni, qualora io faccia dei "danni", anche se non firmo mai niente?
Purtroppo di spese ne ho già molte (commercialista, inarcassa etc...)...
geppetto : [post n° 231686]
assicurazione professionale per i giovani collaboratori
non dovendo firmare niente non hai alcun bisogno di una polizza assicurativa. Chi firma ha la responsabilità civile nei confronti del Cliente e della collettività. Ha quindi l'onere di controllare che i suoi collaboratori non facciano stupidaggini, perché è lui che ne risponde civilmente, in caso di danni, ed anche penalmente a seconda dei casi.
Se ti fanno una domanda del genere, scappa, è gente strana, o chiedi a un avvocato. Oppure fatti un'assicurazione professionale e gliela addebiti in fattura.
Se ti fanno una domanda del genere, scappa, è gente strana, o chiedi a un avvocato. Oppure fatti un'assicurazione professionale e gliela addebiti in fattura.
La domanda da parte dei tuoi "datori di lavoro-clienti" è del tutto senza senso. LORO devono avere una polizza professionale, non tu che collabori per loro e fatturi "prestazioni per loro conto e ordine". SE hanno una polizza professionale sanno bene che un'assicurazione risponde se ci sono i minimi pressupposti e cioè. 1° contratto con la committenza (e lì basta un preventivo scritto accettato mediante firma) e 2° una prestazione ufficiale (ad es. timbro e firma su un progetto). Tu non timbri e non firmi, tu non appari nei riguardi della committenza, quindi tu anche in caso di polizza, non saresti coperto nei loro confronti. E non possono rivalersi su di te! Punto
attenzione. lui non è un dipendente, ma un consulente.
quindi è comunque responsabile nei confronti del SUO cliente, cioè i tipi per cui lavora.
Se ho un'impresa e un mio collaboratore fa un danno, io ne sono responsabile nei confronti del cliente o della collettività, ma posso rivalermi in seconda battuta sul collaboratore. Io credo, però, solo in caso di dolo o colpa grave. Per questo consiglio la fuga o l'avvocato.
quindi è comunque responsabile nei confronti del SUO cliente, cioè i tipi per cui lavora.
Se ho un'impresa e un mio collaboratore fa un danno, io ne sono responsabile nei confronti del cliente o della collettività, ma posso rivalermi in seconda battuta sul collaboratore. Io credo, però, solo in caso di dolo o colpa grave. Per questo consiglio la fuga o l'avvocato.
Come dici tu, poipoi, solo in caso di colpa grave o dolo. La mia assicurazione non mi risarcisce i danni "da consulenza". Risarcisce i terzi (cioè il committente) per danni direttamente connessi al mio intervento, fisicamente valutabili. Anche perchè se il mio "capo" firma un progetto che io ho fatto in toto, nel momento in cui lo firma lo fa suo. E' scontato che lo abbia controllato, validato e accettato. Diversamente il cliente assume un tecnico per fargli fare cose di cui lui non ha competenza: si "affida" al suo sapere .... Nella mia polizza gli errori progettuali sono risarciti, se all'errore segue un danno o una rovina, ma non nei confronti di terzi professionisti ....
Vi ringrazio molto per le risposte, anche perchè se vado a chiedere direttamente ad un agente delle assicurazioni è evidente che lui mi dice "devi fare la polizza"... ovviamente... ;)
Intuivo anche io che, in quanto non firmo MAI, cioè... praticamente anche se faccio tutti i disegni di fatto "non esisto", se non nelle fatture, non dovrebbe essere necessaria una polizza RC.
Anche il mio commercialista, che ha detto di seguire altri architetti "collaboratori" come me (stesse tipologie di regime fiscale e stesso tipo di fatture, in tutti i sensi...), dice che in quanto "prestazione per conto di..." non esiste proprio la polizza RC e gli pare strano un discorso di questo tipo.
A questo punto però, da quello che dite, qualche dubbio mi viene lo stesso... insomma, pare che in Italia, facendo gli architetti "senza portafoglio", o sei uno che prende i lavori di architettura e li firma (condividendo diritti e doveri, anche in termini di parcella) oppure, anche se sei praticamente invisibile per sopravvivenza, giocoforza, i rischi ci sono sempre.
Già è dura arrivare a fine mese, i compensi sono assurdamente bassi e il lavoro è spesso molto stressante... nonostante ciò si rischia di perdere tutto il poco che si risparmia dopo le tasse e le spese (anche sanitarie, se si ha il regime dei "minimi") per vivere ipotizzando di pagare gli avvocati in caso di contenziosi... :(
Intuivo anche io che, in quanto non firmo MAI, cioè... praticamente anche se faccio tutti i disegni di fatto "non esisto", se non nelle fatture, non dovrebbe essere necessaria una polizza RC.
Anche il mio commercialista, che ha detto di seguire altri architetti "collaboratori" come me (stesse tipologie di regime fiscale e stesso tipo di fatture, in tutti i sensi...), dice che in quanto "prestazione per conto di..." non esiste proprio la polizza RC e gli pare strano un discorso di questo tipo.
A questo punto però, da quello che dite, qualche dubbio mi viene lo stesso... insomma, pare che in Italia, facendo gli architetti "senza portafoglio", o sei uno che prende i lavori di architettura e li firma (condividendo diritti e doveri, anche in termini di parcella) oppure, anche se sei praticamente invisibile per sopravvivenza, giocoforza, i rischi ci sono sempre.
Già è dura arrivare a fine mese, i compensi sono assurdamente bassi e il lavoro è spesso molto stressante... nonostante ciò si rischia di perdere tutto il poco che si risparmia dopo le tasse e le spese (anche sanitarie, se si ha il regime dei "minimi") per vivere ipotizzando di pagare gli avvocati in caso di contenziosi... :(
@poipoi scrive:
attenzione. lui non è un dipendente, ma un consulente.
quindi è comunque responsabile nei confronti del SUO cliente, cioè i tipi per cui lavora.
Se ho un'impresa e un mio collaboratore fa un danno, io ne sono responsabile nei confronti del cliente o della collettività, ma posso rivalermi in seconda battuta sul collaboratore. Io credo, però, solo in caso di dolo o colpa grave. Per questo consiglio la fuga o l'avvocato.
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Nottetempo ( che è quando, di fatto, l'architetto pensa a scapito del proprio sonno...) ho riflettuto su quanto scrivi.
Mi chiedo: se io, di fatto, sono uno che "collaboro" arrivando il mattino e facendomi dire cosa devo disegnare al CAD e come disegnarlo; poi oltre a questo devo rifilare, piegare etc... tutto quello che disegno per il titolare; devo anche rispondere al telefono, aprire alla porta, etc... e tutto questo ad un modesto compenso (tale che alla fine è una specie di "mensile" da 1000 euro circa...) FATEMI UN ESEMPIO DI DOLO O COLPA GRAVE TALE PER CUI DOVREI FARMI UNA POLIZZA RC PROFESSIONALE. E poi... esiste una polizza del genere?
Scusate il tono arrogante, ma... sapete, sono 10 anni che lavoro così e un tantino di preoccupazioni sorgono...
attenzione. lui non è un dipendente, ma un consulente.
quindi è comunque responsabile nei confronti del SUO cliente, cioè i tipi per cui lavora.
Se ho un'impresa e un mio collaboratore fa un danno, io ne sono responsabile nei confronti del cliente o della collettività, ma posso rivalermi in seconda battuta sul collaboratore. Io credo, però, solo in caso di dolo o colpa grave. Per questo consiglio la fuga o l'avvocato.
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Nottetempo ( che è quando, di fatto, l'architetto pensa a scapito del proprio sonno...) ho riflettuto su quanto scrivi.
Mi chiedo: se io, di fatto, sono uno che "collaboro" arrivando il mattino e facendomi dire cosa devo disegnare al CAD e come disegnarlo; poi oltre a questo devo rifilare, piegare etc... tutto quello che disegno per il titolare; devo anche rispondere al telefono, aprire alla porta, etc... e tutto questo ad un modesto compenso (tale che alla fine è una specie di "mensile" da 1000 euro circa...) FATEMI UN ESEMPIO DI DOLO O COLPA GRAVE TALE PER CUI DOVREI FARMI UNA POLIZZA RC PROFESSIONALE. E poi... esiste una polizza del genere?
Scusate il tono arrogante, ma... sapete, sono 10 anni che lavoro così e un tantino di preoccupazioni sorgono...
Mi scuso, ho inviato in messaggio dimenticando un concetto che vorrei capire dall'intervento di "poipoi": quello che faccio per vivere (disegnare al cad, rifilare, piegare, un po di segreteria etc...) presso lo studio del titolare per 8 ore giornaliere e 5 giorni di fila, è considerabile "CONSULENZA" solo perchè fatta da lavoratore autonomo iscritto ad albo professionale ed emissione di fattura "prestazioni per conto di"?
Ah, Geppeto, sfondi una porta aperta! Secondo me, NO! Non sei responsabile. Assolutamente. Se i tuoi capi vogliono condividere la responsabilità con te, devi firmare il progetto (e farti pagare di conseguenza). Il mio ragazzo è un dipendente di una società di ingegneria, firma poco ma qualcosa si. E' pagato bene. Ma è responsabile solo nei confronti della sua società (che eventualmente può prendere provvedimenti disciplinari contro di lui, ad es. licenziarlo). E la società ha stipulato una polizza apposita perchè si avvale di collaboratori e dipedenti. Polizza che i tuoi capi, Geppetto, evidentemente non vogliono fare, continuando a figurare come liberi professionisti autonomi. Se permetti una condizione moooolto più favorevole per loro, a livello fiscale e verso i "terzi" collaboratori. C'è una parola molto calzante x identificare questo tipo di personaggi .... meglio non usarla, va'.