Edoardo : [post n° 416448]

Musei che vogliono essere opere d'arte.

Guardavo il museo a forma di rosa del deserto a Doha, Qatar, di Jean Nouvel... a me sembra sensazionale ma al contempo violento, e rifletto su quello che l'architettura oggi, per vendersi, debba diventare. Idem per MAXXI e Guggenheim di Bilbao: musei opere d'arte, forme costosissime, prodigi d'ingegneria e modellazione. La forma diventa architettura (di risulta?).
Insomma, non mi stupirò se in Congo vedremo un museo a forma di banana (ho già in mente un'idea).
Il discorso è più ampio, ma ora non ho tempo. Cosa ne pensate..?
ponteggiroma :
penso semplicemente che l'architettura, così come l'arte, la musica ed altre forme di espressione umana rappresentino e rispecchino il periodo storico in cui vengono concepite. Evidentemente questo è quello che siamo: carciofi, banane, vongole, lumache, ecc....
Edoardo :
www.jeannouvel.com/en/projects/musee-national-du-qatar/ ...voilà: una bellissima opera d'arte, una scultura... un'architettura? Una scultura che diventa architettura?
Edoardo :
Però le banane c'erano pure nei ruggenti anni del Razionalismo, dell'architettura organica ecc ecc... Il Guggenheim di Wright, strano e buffo da fuori rispetto ai cubi razionalisti, non è stato progettato per emulare una lumaca ma la forma elicoidale è essa stessa funzione, ovvero percorso museale. Stop. Il resto lo fanno le opere. Qua invece il museo vuole sostituirsi all'arte, vuole dominare... non c'è bisogno che venga riempito, è un'enorme opera dell'architetto. Una scultura funzionalizzata. E il museo dell'Amatriciana, come lo famo???
ponteggiroma :
il museo dell'Amatriciana non verrebbe mai realizzato così proprio perchè Amatrice ha altre aspettative in questi periodi.
Nouvel, come tutti noi d'altronde, si piega al volere della cultura committente e ne riesce ad esprimere in pieno il carattere (sensato o insensato che sia)
Edoardo :
Ma davero? Dici che si è piegato? Onore al merito. Io voglio parlare della "sensatezza", andando oltre. Uno dei tanti esempi di architettura non "piegata": https://it.wikipedia.org/wiki/Novocomum
ponteggiroma :
"penso semplicemente che l'architettura, così come l'arte, la musica ed altre forme di espressione umana rappresentino e rispecchino il periodo storico in cui vengono concepite."
copio e incollo ....
Edoa' nun fà finta de nun capì!
Edoardo :
E ce 'o sò! Però non tutti oggi fanno architetture imitative... zoomorfe, geomorfe o oroforme o a forma di qualcos'altro... nemmeno per i musei. Ecco un caso estremo: https://siviaggia.files.wordpress.com/2017/08/piano-house.jpg ...ecchine uno meno naif : https://www.prague.eu/object/907/1.jpg , un altro: www.viaggidiarchitettura.it/wp-content/uploads/2016/11/1361376932512… ...poi però ci sono i Meier i Piano...
FranzArch :
Edoardo hai già letto "semiotica dei nuovi musei" di Isabella Pezzini?
Se no fallo perchè secondo me ti stai confrontando col tema del museo in maniera erronea a maggior ragione se pensi che a forma non corrisponda o quasi mai funzione nell'architettura museale.
Non è così.
Edoardo :
Franz Arch... non ho scritto questo, comunque grazie!
FranzArch :
Se non ho capito male (e non credo di aver capito male), sostieni che l'architettura museale per vendersi è diventata "imitativa" e/o estrema cedendo ad un formalismo svuotato dalla funzione (Al contrario dell'esempio che riporti del Guggenheim Wrightiano dove rintracci il dualismo forma-funzione).

Ti ho solo suggerito che, nella stragrande maggioranza dei casi non è così che ci si dovrebbe approcciare all'architettura museale e ti ho suggerito un breve saggio abbastanza interessante sul tema.
Se ho frainteso spiega in maniera più chiara il tuo punto di vista e ne parliamo.
ponteggiroma :
"spiega in maniera più chiara il tuo punto di vista "
Hai chiesto l'impossibile Franz, ci dobbiamo accontentare di ciò che riusciamo a captare
Edoardo :
Anch'io mi scopro poco allenato, forse, nel captare criptiche affermazioni ponteggi... mentre erano molto chiare le osservazioni alla Nuvola di Fuksas da parte tua, qualche tempo fa. Allora qualcuno avrebbe potuto risponderti che "sono i tempi che viviamo, siamo nuvole...ecc.." ma mi pare, invece, che il dibattito allora era ben accetto in merito alla "sensatezza" di un oggetto di quel tipo. @FranzArch al di là di una probabile funzionalità di certe creazioni (non sono stato a Doha nè a Bilbao ma sono stato al MAXXI), la mia osservazione voleva essere sul protagonismo dell'opera/museo rispetto al contenuto. Ecco, per me, l'approccio "progettuale" teoricamente migliore (anche se poco sensazionale e remunerativo forse) è proprio la ricerca della "assenza" architettonica della struttura museale rispetto al contenuto. Ed il contenuto non deve essere il museo stesso, sennò diventa il museo di sè stesso... bellissimo che sia.
Leonardo :
Viene svuotato di contenuto il contesto, si confonde il significato con il significante. Non voglio essere retorico, ma i fatti ce lo dicono. Però non è la prima volta eh... si pensi ai templi greci e romani, quanto di più plastico e scultoreo si possa immaginare... non è che servisse proprio un enorme mausoleo per tenere dentro due statue ne tanto meno era necessario farlo sul cucuzzolo del monte. Ma è bello, è tant'è.
FranzArch :
Ma il tema dell'assenza architettonica della struttura museale è un controsenso storico grosso come una casa però. Intendo dire, parliamo di suggestione personale o l'approccio è storico/critico?
Perchè nel primo caso vale tutto (assumendosene la responsabilità) nel secondo direi di no.
Perchè il museo, come architettura, nasce come luogo di culto (pensa al mondo ellenistico che partorì il museo di alessandria e la sua biblioteca) in cui il sapere e l'attività intellettuale erano consacrati agli dei e questa attività avveniva ovviamente in edifici maestosi e architettonicamente estremamente ricercati.
Questo, se vuoi lontanissimo, retaggio rimane ancora oggi tanto è vero che le stratificazioni dei più importanti museo del mondo tendono sempre a restituire edifici per forza di cose non convenzionali, vuoi per questioni di funzione (le necessità di spazi e controllo della luce di un museo oceanografico o di storia naturale sono diversi dalle specificità richieste ad un museo d'arte e infatti il museo oceanografico di Monaco o il Met di New York sono diversi da un MOMA o Guggenheim) vuoi perchè il retaggio del "tempio" del sapere e dell'arte in qualche modo riemerge anche ai giorni nostri e quindi il contenitore dell'arte e del sapere è esso stesso arte, specchio del contenuto.

In questo senso ipotizzare o meglio teorizzare un approccio "teoricamente migliore" (la teoria è una roba importante, substrato imprescindibile del fare architettura) legato all'assenza di architettura (qualunque declinazione di assenza si immagini) di fatto significa negare la storia del museo e testimonia un approccio non teorico ma squisitamente pragmatico al fare architettura, che è un approccio però che porta alla Piano-House(atroce per altro) non ad una Neue Nationalgalerie di sua maestà Mies.
Spero di essermi spiegato.

ponteggiroma :
ecco, ora dagli ultimi tre interventi non capto più niente.
Mi tiro fuori
Edoardo :
Perlomeno ponté non hai scritto che "rosico" come brillantemente facesti a novembre per un mio post, forse hai captato un pò di rispetto?
Edoardo :
FranzArch, le categorizzazioni che vuoi fare le riconosco nei contenuti ma non riesco proprio a considerarle come categorie separate, così come non vedo si possa arrivare alla Piano House (?) attraverso la valorizzazione degli spazi espositivi. Trovo presuntuoso (e rischioso) un museo/opera d'arte che porti il visitatore a concentrarsi più sull'architettura (magari anche perchè prova fastidio) piuttosto che sulle opere. E' come un attaccante fortissimo che non passa mai la palla e preferisce morire piuttosto che rendere protagonista un compagno di squadra. Non sto dicendo che quel giocatore sia scarso, anzi è un geniaccio, ma l'azione (risultato) se passasse la palla spesso sarebbe migliore. Però lo pagano per fare il fenomeno quindi è giusto così.
Leonardo :
Sono d'accordo, non dimentichiamo che l'architettura è anche servizio, funzione, contenitore...
FranzArch :
Ma io non trovo così scissi valorizzazione degli spazi ed architetture di livello però ergo o mi spieghi, magari con degli esempi, delle architetture che per te sono TROPPO e ne parliamo oppure trovo davvero complicato trovare una quadra del discorso, non dico essere d'accordo.
Cos'ha, per dire l'hemisferic di Valencia di Calatrava che non va?
Ti piace di più l'Hayden planetarium del museo di storia naturale di New York?
E gli spazi del Muse di Piano?
O il MoMa sempre a NY cos'ha in termini di spazio e di forma-funzione che non va?

A me sembra che il problema sia concentrarsi sul segno e quindi sulla pelle e non sull'esperienza e sugli spazi che essa genera.
Potrei parlare di decine di esempi perchè la mia tesi è stata la progettazione di un museo ed ho una preparazione sul tema estremamente approfondita ma chiudo l'intervento con un piccolo hint/domanda.

Il museo ebraico di Berlino di Libeskind come lo consideri?
Un monumento all'ego di un architetto o un'opera che ha il suo quid e la sua ragion d'essere?
Edoardo :
C'è un limite FranzArch tra esibizione dell'ego artistico ed espressività comunque a servizio ed in armonia con la funzione museale (elica di Wright). Per me un museo che si spettacolarizza partendo da un effetto formale e "dopo" diventa contenitore rimane un'operazione di mktg a livello proprio di approccio progettuale (tipo il mega tendone "yurta" ad Astana di Foster, realizzato storto da un ingegnere, credo indiano, che di fatto lo caratterizzò un minimo ma per motivi strutturali). Che poi: 1) Ciò sia bellissimo da vedere; 2) RISULTI funzionale addirittura dopo; 3) Possa la rosa del deserto omaggiare un'identità (geologica?) di un popolo non ci piove (anche perchè saremmo nel deserto e forse è meglio così) ed io per primo ne ammiro l'idea e la realizzazione. Ma come opera, in primis artistica.
FranzArch :
Si ma non mi hai risposto su Libeskind però.
Inoltre non capisco perchè scindi esito formale e funzione quando ti ho riportato diversi esempi (che ti invito, se ne hai voglia a circostanziare) dove i due vanno di pari passo e stabilire un prima ed un dopo (prima la forma o prima la funzione?) è sostanzialmente impossibile.

Ripeto il museo ebraico di Berlino come lo giudichi?
Edoardo :
Non ho scisso nulla, ho evidenziato la preponderanza di certi aspetti su altri. Ed il tutto è già stato scritto da me, quindi, seppur d'accordo nel riconoscere che tali opere possano risultare anche "funzionali" o "colte", l'approccio (tu parlavi di approcci) che le generano imho è più dettato dallo stupire, dalla celebrazione di una creazione sensazionale, piuttosto che da un processo intellettuale che mette al centro lo spettatore non del contenitore ma del contenuto. Questo PER ME. Spero di essermi chiarito.
FranzArch :
Ma se l'approccio è forma-funzione di fatto stiamo parlando di un approccio assolutamente ETICO al fare architettura ergo non capisco, e lo dico sinceramente, secondo quale logica si stabilisce che il germe da cui genera un'opera è principalmente dettato "dallo stupire, dalla celebrazione di una creazione sensazionale" ecc ecc.

E' un illogico bello e buono e attenzione non mi interessa in questo senso di discutere di questo o quel progetto è proprio l'approccio intellettuale e critico che mi sfugge.
Voglio dire rispetto la posizione ovviamente però davvero non riesco a comprenderla.




Edoardo :
Beh, FranzArch... come voleva far notare qualcuno, un progetto è anche un prodotto da vendere.. e per essere venduto deve far dire WOW alla committenza la quale, spesso, non è una giurìa di colti ed incorruttibili esperti. Quindi il perchè forse devi chiederlo alla committenza che vuole rappresentanza, stupore, celebrazione... oltre che identità. Che poi un architetto esperto, soddisfacendo questi requisiti e con budget stellari, riesca anche a "far funzionare" l'edificio non lo nego a priori... ma stiamo, secondo me, assistendo ad una "evoluzione" architettonica dettata anche dallo spostamento del baricentro geografico ed economico della committenza... oltre che dalla tipologia della stessa. Insomma, per un "museo dell'alimentazione a Roma" lo stesso progettista non avrebbe pensato a un nido di fettuccine secondo me, poichè i riferimenti culturali, il "peso" storico del luogo.. è diverso, nonchè la committenza. Quindi non ne faccio un atto d'accusa deliberato ma analizzo questa deriva in un contesto più ampio. Ciò non mi esime però dal muovere critiche o, più semplicemente, volermi confrontare in un dibattito critico sui tempi che viviamo.
FranzArch :
Avevo scritto un post molto lungo ma è andato perduto credo.
In ogni caso la committenza da sempre vuole rappresentanza, stupore, celebrazione, ieri erano papi e mecenati vari oggi arabi.

In ogni caso il discorso è corretto se si pone sul piano della "forma come scopo" (citando Mies) che di fatto è la negazione del forma-funzione, in ogni altro caso non ravvedo grosse problematiche o meglio non riesco a pensare a degli strumenti che mi facciano dire se il segno è per lo spettacolo o per la funzione.
Sul discorso mediazione mi trovi d'accordo ma infatti JN fa la rosa del deserto a Doha non a Genazzano.
Edoardo :
Mah, dipende... c'è stupore e stupore. JN fa la rosa del deserto a Doha... non so, tuttavia, a ipotetica parità di budget, se potrebbe fare delle mega sfere arancioni a Palermo a guisa di arance (che potrebbero comunque rivelarsi funzionali, ben aggregate). Ho visto le Setas a Siviglia (kerto microlamellare), i Parasol cosiddetti... una scultura enorme che sovrasta il centro qualificando uno spazio urbano. Embè non mi son dispiaciute ma a FIrenze sarebbe impossibili vederle (vedasi pensilina/ona ingresso Uffizi di Isozaki).
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