sclerata : [post n° 450663]

mi piacerebbe sapere

tolta Ily (quello che fa l'ha spiegato e si è capito), tutti i nostri Dasvidania, 100% e compagnia cantante, che si sono reinventati la loro profossione chi in russia, chi negli usa, chi in italia ma lavorando solo per l'estero, chi progettando al 90% senza pratiche e burocrazia, CONCRETAMENTE, cosa fanno?

Mi piacerebbero risposte chiare, no supercazzole.

Sono appena tornata dalle ferie e trovo un bell'ambiente "frizzante" ...
unfor :
Non lo so, ma a me piacerebbe imparare a fare il parlatore.
sclerata :
@unfor: pure a me...

Sarà più chiara: io voglio sapere, la mattina, varcata la soglia dello studio, cosa fate?
Vi contatta il committente tizio perchè deve fare la tal cosa? qual è questo "modus operandi" di progettare che non esiste in italia... e manco in europa?
ponteggiroma :
io il conto alla rovescia per la pensione, unico motivo per cui valga veramente la pena lavorare...
Edoardo :
Chi sente il bisogno di millantare successi è il primo a provare disagio (forse per cose che non ci dice?). Mi chiedo quindi: sono realmente sempre "successi" questi obiettivi, sono traguardi? Anzi, talvolta il disagio è positivo, essendo il motore per compiere scelte (giuste o sbagliate ma comunque scelte). Forse chi si incensa cerca di coprire piuttosto la propria frustrazione ed i suoi rimpianti?
sclerata :
@ponteggi: quello anche io :D
ArchiFra :
Io ho fallito talmente tanto che, pur di pagare le bollette e far mangiare mio figlio, mi sono buttata sui concorsi pubblici.
Tanta invidia verso i post mirabolanti di professione stratosferica, ma dubito altamente di essere stata uno schifo totale io come sembra da certi racconti che fanno passare il messaggio che riescono solo i geni, e gli altri non valgono nulla
Edoardo :
ArchiFra, anche per i geni conta il cu...0, modestamente IO ne so qualcosa! Ah ah!

Perchè ho letto un libro.. che ne parla... mica per altro... vado a SCIAre. :- (
Alessandro :
Non mi pesa rispondere a questo post. Da qualche mese mi sono licenziato dopo 6 anni in Germania e ora lavoro in (o dall') Italia. Il mio ex capo e altri 2 studi tedeschi hanno deciso di lavorare con me. Mi occupo di progettazione residenziale. Ville, complessi residenziali, hotel. Progettazione preliminare, def ed esecutiva. 3d, Renders, Animazioni. Non sono uno che ce l'ha fatta, ma solo uno che cerca di farcela. Tutto il mio lavoro dipende dall'estero perchè fino a ora diciamo che ho avuto prove di garanzia e serietá da questi partner. Inoltre io non so come stanno le cose ora in Italia ma 6 anni fa la situazione era davvero squalificante e le offerte come dipendente erano a partita iva con paghe orribili. Ora in quel paese un dipendente ha sempre un regolare contratto pagato degnamente e un libero professionista viene mediamente pagato di piú. Chi torna in Italia ha anche un contributo per almeno 5 anni fiscale che è molto attraente e mi ha convinto. Alla fine fatturo in Italia e quindi pago le tasse qui (senza fare neanche concorrenza ai miei colleghi connazionali). La trovo una cosa non male. Non giudico chi opera in Italia, dico solo che ci sono molte opportunitá fuori ed è un peccato che tanti colleghi, come ho fatto per anni anche io, si perdano lavorando solo qui con paghe indegne o clienti improbabili, ma auguro a tutti fortuna e felicitá in patria!
kia :
"modus operandi" di progettare che non esiste in italia... e manco in europa".......e sarà il modus operandi marziano forse!
desnip :
Alessandro, ma ti forniscono i rilievi di tutto? Perchè quando penso alla progettazione io penso sempre al rilievo preventivo dello stato di fatto (terreno o edificio esistente che sia), per questo non immagino si possa fare a distanza. Rilievo a parte è cmq fondamentale "conoscere" lo stato dei luoghi...
Alessandro :
Dipende dal progetto. Per esempio ora ho un progetto definitivo da ridisegnare come esecutivo, per questo progetto, visitare i lotti è poco importante. Ho giá foto e documentazione dei lotti giá progettati precedentemente. A volte ho bozze di progetto da "mettere cad" oppure rilievi con foto da riprogettare. Peró ti devo dire che in Germania quasi mai uno studio di architettura modifica un appartamento esistente. una modifica interna è una cosa che le persone fanno senza architetto (al massimo vanno da un Intern) e comunque di solito è un lavoro non economicamente pensabile per una parcella di uno studio perchè costerebbe troppo rispetto al costo del lavoro. Ora per esempio ho un altro progetto per una vecchia grossa casa familiare che va trasformata in una specie di palazzina plurifamiliare con divisione per piano. In quel caso il mio collega fa i rilievi e mi manda vecchie piante e nuove misurazioni con foto ecc. Il lavoro che svolgo è di sostegno a colleghi del luogo quindi il rapporto con il territorio, che comunque conosco bene, non è tagliato fuori. Resta il fatto che di tanto in tanto passo su per appuntamenti reali, incontri ecc.
desnip :
Insomma, smart working anche per gli architetti.
Alessandro :
Beh no, non proprio, smart working l'ho fatto quando ero dipendente. Io poi non so a che paradigma facevano riferimento i colleghi che hanno scritto negli altri post e non li rappresento. Io devo contattare nuovi partners e firmare contratti di collaborazione. Chiaro che lo smart working del coronavirus ha dato a tutte queste cose una spinta, i imei clienti vanno spesso convinti a collaborare da distanza, sicuramente prima sarebbe stato meno facile. ma se per questo io lo smart working lo facevo giá da prima della pandemia. Qui si tratta di farsi affidare alcuni progetti a parti di progetti e di farli in proprio.
desnip :
Ma "progetti" o "disegni"?
Alessandro :
Come ti ho detto capita l'uno o l'altro compito. Come capita anche in Italia. per esempio anche in Italia ho lavorato all'esecuzione dell'esecutivo di un progetto in fase definitiva. L'esecutivo non è solo disegni. Naturalmente comprende anche il ridisegno del progetto, dei dettagli ecc.
Insomma io non ho bisogno di vantare qualcosa ma per favore non mi far passare per un disegnatore in smart working, perchè non c'entra niente ok? Per esempio uno dei lavori a cui lavoreró tra un paio di mesi è un concorso in cui saró a capo della progettazione. Devo avere rapporti con clienti e con le imprese locali oppure preparare documenti per le autorizzazioni comunali. Chiaramente non posso occuparmi di DL passando una volta al mese!
fulser :
Noi lavoriamo un po' all'estero e posso confermare che quanto descritto da Alessandro è piuttosto normale; ultimamente siamo in Francia, e il mercato non è evoluto come in Germania ma è certamente più avanzato che in Italia, e comunque le figure professionali hanno oneri ed onori ben delimitati, il che aiuta a definire anche le responsabilità.
Sinceramente la parte di progettazione esecutiva, al livello di definizione che vedo nei cantieri esteri, non esiste in Italia; non che sia tutto rose e fiori, ma insomma va da sè che questa progettazione viene riconosciuta anche economicamente; credo che il nocciolo del problema sia in gran parte lì: in Italia ci sono dei costi che nessuno paga e vengono subiti dall'elemento più debole (spesso il ragazzo-di-studio-del-progettista-subappaltatore-del-vero-progettista-che-firma o la piccola impresa artigianale ultima arrivata).
Adam Richman :
@Alessandro: Il fatto che tu abbia lavorato per 6 anni Germania presumo sia stato fondamentale per creare la rete di relazioni e competenze che - oltre a spirito di iniziativa - ti permette di fare cosa fai oggi. Sbaglio?
Alessandro :
Io sono partito un po' disperato con l'idea che in Italia non volevo proprio più lavorare come architetto. Ma questa è stata la mia esperienza. Non conoscevo la lingua e quindi ho perso molto tempo lavorando e studiando. Con moglie bambino piccolo... Tanti casini da portare avanti. Perciò mi è servito un sacco di tempo con lezioni serali e turni tra me e mia moglie per tenere il bambino la sera. La lingua richiede un sacco di tempo. Il sistema normativo è completamente diverso. Il metodo di lavoro in generale e quello di lavorare per un architetto sono davvero molto diversi.
Anche questo richiede impegno per capire come funziona. Anche il cantiere è diverso. Materiali e tecniche di costruzione tradizionali o di uso comune sono davvero diversi. Almeno per me che venivo da Roma. Alla fine emerge una diversa mentalità o metodo di lavoro. Questo è stato molto utile per migliorare le mie capacità come professionista. Non intendo criticare il sistema italiano. Critico il sistema che avevo io. Comunque quando cominci a conoscere più di un modo di lavorare, di ragionare e anche di progettare la cosa si fa interessante. Perché puoi scegliere il meglio di entrambi. Dirò banalità ma i tedeschi sono davvero rigidi e anche con i paraocchi, però poi producono il doppio, lavorano neanche troppo tempo ma ho visto persone con una capacità di concentrazione davvero incredibili, hanno un proprio metodo rigido ma di alta resa. Invece di solito noi siamo meno produttivi ma molto più flessibili.
Questo forse è quello che si guadagna dopo un periodo di lavoro fuori oltre alla lingua. Per la rete di relazioni, devo dire che è una cosa che a parte i miei ex capi, ho semplicemente contattato alcuni studi che cercavano personale e ho scritto on line su siti tipo questo. Il fatto è che li non sanno più a chi dare i resti, come si dice a Stuttgart. Sono pieni di progetti fino alle orecchie. Cercano Capi progetto in quasi tutta la Germania disperatamente. Alcuni me lo hanno proprio confessato.
ArchiFish :
Molto significativo il contributo al dibattito portato da Alessandro.
Fermo restando che trovo interessante il costume di esternalizzare certe prestazioni tecniche senza scadere nello "sfruttamento" di colleghi come accade da noi, ciò che mi ha fatto riflettere è un frase all'apparenza insignificante:
"in Germania quasi mai uno studio di architettura modifica un appartamento esistente. una modifica interna è una cosa che le persone fanno senza architetto (al massimo vanno da un Intern) e comunque di solito è un lavoro non economicamente pensabile per una parcella di uno studio perchè costerebbe troppo rispetto al costo del lavoro"
Ci trovo contemporaneamente analogie e profonde differenze rispetto a quanto accade da noi. In primo luogo devo dedurre che la normativa, all'estero, sia meno bizantina e asfissiante rispetto alla nostra. In seconda istanza c'è una presa di consapevolezza del fatto che sovente i costi tecnici, incidono a dismisura su interventi modesti, cosa che altrove, a quanto pare ha prodotto una sorta di deregulation, mentre da noi, solo abusivismo.
Correggetemi se ho male interpretato.
desnip :
"in Germania quasi mai uno studio di architettura modifica un appartamento esistente. una modifica interna è una cosa che le persone fanno senza architetto": beh, ma anche in Italia è quasi sempre così! :-) (ma pure le modifiche esterne....)
Ciò premesso, anch'io ritengo interessante il contributo di Alessandro e lo ringrazio per averci spiegato in dettaglio come si svolge il suo lavoro.
Ily :
Ma perché avete tutti questa ossessione per la progettazione? :D

Comunque non mi sono "rienventata", faccio quello che sognavo da anni di fare. Per me la progettazione è qualcosa che faccio perché è proprio necessario (per salvare un edificio storico DEVI riadattarlo in modo rispettoso, e questa è progettazione, ma progettazione bella, dove l'architetto deve scomparire completamente), ma che potrei tranquillamente delegare a un bravo collega.

Comunque - ora che ci penso - se mi chiedono "che lavoro fai" di solito rispondo che "mi occupo di restauro": difficilmente dirò "l'architetta" e penso a me stessa come... boh? Ed è vero che normalmente mi scambiano per restauratrice, o ingegnera (dipende dalla specifica consulenza) e quindi mi tocca correggerli. Perché si, ovviamente, sono vincolata a usare titolo e timbro :-)
fulser :
esattamente Archifish, sicuramente la burocrazia è meno bizantina. Conosco bene la Germania perchè la frequento da decenni in quanto ho amici tedeschi purosangue e la vivo anche dal punto di vista "quotidiano", ed ho visto la costruzione delle loro abitazioni. Le regole sono POCHE e CERTE; il progetto e la documentazione dell'abitazione media consiste di pochissimo materiale (una cartellina di pochi cm di spessore); eventuali controlli sono certi ed inesorabili. Esempio: i miei amici avevano il progetto della loro abitazione firmato da tutti i loro vicini; hanno fatto una piccola modifica abusiva (una finestra, adesso non ricordo i dettagli), dopo qualche giorno l'ispettore del comune è passato (ovviamente di sua iniziativa), ha constatato, ha verificato se la variazione implicava problemi statici o solo estetici ecc, nel giro di qualche giorno multa, sanzione applicata, pagata, chiusa la pratica. Indescrivibile per noi. Poche regole e uffici comunali e catasto che funzionano fanno la differenza.
Certo i metodi costruttivi sono diversi: un elemento ha quella caratteristica e quella scheda tecnica? si fa in quel modo, punto, almeno nell'edificio medio. Se fai una scelta diversa allora anche l'approccio è diverso.
ArchiFish :
Mi domando come facciano a sopravvivere senza 4 o 5 titoli abilitativi diversi, senza una decina di figure professionali che a vario titolo rischiano la galera, senza la Manutenzione Straordinaria che può essere edilizia libera oppure no, senza svariati tipi di ristrutturazione (pesante, leggera, alleggerita, leggerissima, sovrappeso), senza leggi decreti circolari e chiarimenti, deroghe e smentite, senza tempi biblici per qualsiasi procedimento che coinvolga un ufficio pubblico, senza 5 o 6 tipi diversi di incentivo che possono richiedere o meno tonnellate di carta e firme, ma soprattutto senza IPRIPI e senza la denuncia dei lavori dove con adeguati calcoli si dimostra che si tratta di un elemento che non va calcolato.
Nel nostro paese, per così poco, l'architetto non verrebbe nemmeno retribuito.
Ridiamo per non piangere.
Edoardo :
"Progettazione bella = deve sparire l'architetto" non l'avevo mai sentita nemmeno ai corsi di restauro. :- ))) Direi piuttosto che la progettazione (intervento) deve sparire "alla vista", o no? Per fortuna, comunque, che quegli edifici qualcuno li progettò... altrimenti ci sarebbero da restaurare solo caverne.
Edoardo :
"Progettazione bella = deve sparire l'architetto" non l'avevo mai sentita nemmeno ai corsi di restauro. :- ))) Direi piuttosto che la progettazione (intervento) deve sparire "alla vista", o no? Per fortuna, comunque, che quegli edifici qualcuno li progettò... altrimenti ci sarebbero da restaurare solo caverne.
desnip :
Bravo Edoardo. :-)
ponteggiroma :
@archifish, magari da quelle parti l'architetto viene retribuito per quello che fa veramente e non per il numero di firme che mette.
Comunque non so li, ma qui in italia non c'è nessuno che progetti, i progetti al massimo li fanno gli enti pubblici (comuni soprintendenze, ecc...) e già questo la dice lunga.
E non mi venite a dire che chi fa interior design progetta per favore.
Edoardo :
C'ho preso? Ho vinto qualcosa? Vi mando fattura. :D
ponteggiroma :
comunque i fenomeni so' spariti...
Adam Richman :
@archifish: visto il sovraffollamento in Italia di architetti+ingegneri+geometri che fanno spesso le stesse cose, la burocrazia asfissiante ha l'assurdo vantaggio di dare lavoro a tanti professionisti. Ad es., per ampliare una villetta: progettista e DL generale, strutturista, esperto energetico, acustico, csp/cse, geologo, eventuale topografo, certificatore energetico, collaudatore strutturale. E nonostante ciò siamo una categoria mediamente con le pezze al cul*. Concordo che il sovraffollamento di norme (e relative responsabilità) sia pesante, ma paradossalmente serve a fatturare (poco, ma meglio che niente) . La priorità per il futuro credo dovrebbe essere ridurre drasticamente il numero di architetti+ingegneri+geometri. All'estero gli architetti pare siano trattati meglio (cioè pagati di più) e che facciano lavori più interessanti perché sono pochi rispetto alle esigenze del mercato. O almeno è l'idea che indirettamente mi sono fatto
ponteggiroma :
stavi per caso pensando all'epurazione?
Alessandro :
@ Richman se ti vuoi candidare come volontario bastano pochi click e sei subito fuori dal club!
La soluzione che vorrei suggerire io, sarebbe di guardarsi fuori dal proprio paese e investire su un mercato piú interessante e redditizio.
@ Fulser si in Baviera (dove lavoro io) per la costruzione di una nuova villa o di un edificio serve almeno 1 elaborato grafico con piante e prospetti + 2 cartacei A4 (tipo 5 o 6 fogli in totale) e un modulino (tipo istat) on-line. Per le domande si va una volta all'ufficio e si torna con una risposta certa.
Quanto al bello e al brutto, avere la facilitá di realizzare non significa automaticamente sapersi concentrare sulla qualitá della composizione. Operazioni banali e produzioni compositive e architettonicamente scarse sono molto diffuse anche qui, seppur con facciate moderne e msteriali innovativi e costosi. Piuttosto direi che una alta proliferazione dell'edilizia dá ampio sfogo agli architetti incapaci e alla realizzazione di cose discutibili. Per fortuna qui dopo un po' si ridemolisce e si fa tabula rasa.
Questo è un problema fondamentale della nostra produzione edilizia. In Italia si costruisce troppo lasciando opere non compiute e orribili. Non si demoliscono nemmeno i fabbricati abusivi, figuriamoci l'edilizia precaria o schifosa diffusa nei nostri comuni grandi o piccoli. Poi c'è ancora una edilizia diffusa che non è proprio orribile ma è molto vecchia, sismicamente pericolosa, e credo che ci sia bisogno di alcuni provvedimenti nazionali per sostenere una sostituzione edilizia a grande scala. Abbiamo migliaia di cantieri abbandonati non finiti. altrettanti lotti edificabili sprecati. Si continua ad erodere il suolo invece di recuperare quello giá usato per una nazione che ha una demografia in decrescita.
C'è un problema grave nelle amministrazioni locali che tutelano proprietari inadempienti e costruttori fuorilegge. Questo rende il nostro paese un po' simile ai film western dove c'è lo sceriffo ma la banda di pistoleri fa il comodo proprio. è questo quello che molti si chiedono quando pensano se investire in Italia.
Adam Richman :
Secondo me è proritario che le facoltà di architettura e ingegneria edile italiane limitino drasticamente il numero di nuovi iscritti, per interrompere il futuro arrivo sul mercato di professionisti in sovrannumero.
Per noi che ormai ci siamo cascati e che facciamo parte della marea di architetti 30-50enni che sgomitano per un lavoro decente che per tutti evidentemente non c’è, l’epurazione sommaria è una opzione ;-) Nella realtà ognuno trova la soluzione che riesce: chi campa decentemente di attività professionale, chi resiste nonostante un fatturato insostenibile (magari come collaboratore sottopagato), chi diventa dipendente privato o pubblico (io, di fatto autoepurandomi a malincuore dal mondo professionale), chi va all’estero (Alessandro, pare con buoni risultati), chi cambia completamente settore, ecc.
Ripeto sul tema semplificazioni: in un settore sovraffollato, il fatto che le incombenze burocratiche siano troppe ha almeno il vantaggio di dare lavoro ai professionisti, per quanto brutto e noioso. Se domani si decidesse ad es. che anche in Italia si possa ristrutturare un appartamento senza attività professionali (no pratica edilizia, no DL, no CSP/CSE, no catasto, ecc.) gli architetti con le pezze al cul* sarebbero ancora di più. Se fossimo 30.000 architetti potremmo dedicarci a temi più “alti” e semplificare la burocrazia sarebbe sostenibile, ma essendo in 150.000 i compromessi lavorativi sono mediamente inevitabili. O almeno questa è l’idea che mi sono fatto.
fulser :
@Alessandro: completamente d'accordo con te sulla produzione edilizia italiana; pensa che una delle mie opzioni per la tesi di laurea era sulla demolizione.
PS: anche i miei amici vivono in Baviera.
desnip :
Su una cosa concordo completamente con Adam Richman: il fatto che in Italia la burocrazia sia la nostra slavezza.
Io ci campo grazie alla burocrazia... Una volta un mio capo molto più giovane di me, ma vecchio dentro, mi ha detto, al mio lamentarmi sulla ennesima "complicazione" mascherata da semplificazione: "Desnip, bene venga! Più fanno le cose complicate, più noi lavoriamo!" sfregandosi le mani. Ed è così.
Ily :
Quasi tutta l'edilizia minuta e tradizionale non è stata "progettata" nel senso in cui noi intendiamo oggi: cioè, non c'era un architetto che faceva il disegno e il muratore che lo eseguiva. Ad esempio una signora anziana mi ha raccontato che la sua casa d'infanzia, una splendida casa di sasso anche con finestre ad arco, venne costruita dal suo bisnonno contadino con l'aiuto di figli e vicini. Semplicemente, facevano una "casa a forma di casa", usando i materiali locali al meglio delle proprie possibilità. Niente egocentrismo, niente "segni nel paesaggio", ma edifici in grandissima armonia con il loro contesto ambientale, solidi, robusti e oggi molto confortevoli.
E invece mio nonno mi raccontò che, quando era bambino (anni '20 del '900, a Lavino vicino a Bologna) i parrocchiani della sua parrocchia decisero di costruire il campanile della chiesa, che non era mai stato ricostruito. Un capomastro del paese disegnò il progetto: il classico campanile a forma di campanile emiliano, come ce ne sono tantissimi, e gli stessi paesani - quasi tutti contadini - lo costruirono con il lavoro volontario. Con le offerte comprarono i materiali e cominciarono il lavoro: i contadini scavarono le fondamenta e con i loro carri portarono via la terra di scavo e andavano a prendere la sabbia e la ghiaia per la malta nel greto del fiume lì vicino, e durante la costruzione fungevano da manovali portando sui ponteggi i secchi di calcina, mentre gli artigiani specializzati (fabbri, falegnami e muratori) la domenica costruivano muri, porte e gli infissi dei grandi arconi della cella campanaria.

Per me si, il bravo architetto è quello che scompare: ho sempre pensato che uno spazio - o un edificio - debba dare l'impressione di essersi "progettato da se".
Ily :
Per certi colleghi che progettano le solite stecche di villette postmoderne con timpano di mattoncini con oblò modello lavatrice al centro, colonne finto doriche in c.a. e ringhierine in colori sgargianti (un colore diverso per ogni villetta) sì, l'epurazione fisica sarebbe una soluzione necessaria, giusta e moralmente accettabile per il progresso materiale e spirituale della società. Ma siccome sono per la non violenza, propongo la soluzione cinese: campi di rieducazione. Potrebbero dunque essere validamente impiegati come manovali nei cantieri di restauro per impastare - A MANO, COL BADILE - la malta di calcina.

Io ho già provveduto ad auto-epurarmi facendo la restauratrice (analisi stratigrafiche degli elevati, consulenze specialistiche su affreschi, analisi del degrado, relazioni di restauro) e l'ingegnera (analisi di dissesti, valutazioni sismiche preliminari e simili). Risultato: grande soddisfazione professionale, occhi a palla da parte dei clienti, istinti omicidi-suicidi ogni volta che devo trattare con un ufficio pubblico e... "mi avevano detto che oggi sarebbe arrivata la restauratrice per analizzare gli affreschi..." "si sono io ma sono architetta [naturalmente devo usare il nostro titolo per ovvia serietà e deontologia professionale - ndr]" ".... (occhi a palla) sei il primo architetto che sento occuparsi di affreschi" "si lo so, stai tranquillo che non ti deluderò".

Ho smesso di dire che faccio l'architetta perché "ma... di interni?" o "ti piace casa nostra" (oscena villetta postmoderna di cui sopra) erano domande che non potevo più sopportare senza provare istinti omicidi.
Edoardo :
Celebre è il caso di "Casa Malaparte" a Capri. A Libera fu dato il benservito e Curzio M. se la fece da solo come voleva lui insieme ad un costruttore (Ametrano?). Ricordo ancora il corso con quella gran cartola di Pettena (Storia Arch. contemporanea).
desnip :
Ily le uniche villette "con timpano di mattoncini con oblò modello lavatrice" e cose simili che conosco sono quelle realizzate dai famosi "artigggiani" (fabbri, manovali e falegnami che non sono più quelli di un tempo) a cui ovviamente i committenti danno molta più importanza, perchè non sono "intellettuali" come gli architetti e preferiscono seguire i loro consigli.
Inoltre quando sento la frase "ti piace casa nostra" riferita a osceni appartamenti ristrutturati è sempre seguita da un "l'ha progettata mia moglie / mio marito" o "mia moglie ha fatto lei l'architetto perchè legge cose di casa" e via celiando...
Edoardo :
Io una volta ho visto tagliare una sezione di Imhoff per fare una finestra tonda. Genius loci.

P.S. scusate se posto molto ma Desnip mi ha ringalluzzito.
sclerata :
@desnip: per non parlare di quelli che esordiscono dicendoti "mi diletto di architettura"
ecco, allora continua a dilettarti che io mi tiro fuori!

Comunque per stare in tema di committenti che si affidano al manovale di turno...nell'unica villa che mi è capitato di progettare avevo posizionato l'ingresso sul lato sud per tutta una serie di motivi distributivi e non ( qui in estate la pioggia di stravento arriva sempre da ovest) e l'ho spiegato 10mila volte al committente, che poi dopo qualche tempo è arrivato a dirmi che lui la porta di ingresso la voleva a ovest.
E da lì "sei sicuro, guarda che quando piove di stravento al 99% ti entra l'acqua nell'ingresso!"
"no no la facciamo a ovest che è meglio, è più comoda e poi me l'ha detto il Felice"
Il Felice era un artigiano ingaggiato da lui non so a che titolo, che faceva un po' tutto e un po' niente (l'impresa era un'altra, ma quello poi erano cavoli del CSE, che non ero io).
Hanno fatto sta porta a ovest, considerando che ha voluto una villa ipermoderna senza gronde...al primo temporale estivo, c.v.d. aveva l'acqua dentro e sempre su consiglio del mitico Felice ha messo sopra la porta uno di quei favolosi tettucci trasparenti che trovi al Briko.
Il mio lavoro era già finito, ma quando passo si lì mi sanguinano gli occhi.
Ily :
@desnip: per non parlare di quelli che esordiscono dicendoti "mi diletto di architettura"
ecco, allora continua a dilettarti che io mi tiro fuori!

Beh io conosco studiosi dilettanti di edilizia tradizionale in grado di dare parecchi punti a professori navigati, laureati e certificati.
Io stessa ho un'amica - diplomata all'istituto tecnico - che ti sa datare perfettamente ogni portale, ogni finestra e ogni edificio medievale rinascimentale dell'appennino emiliano, con le relative citazioni bibliografiche. Io stessa la consulto sempre quando ho dubbi su una certa datazione e ogni tanto ci concediamo dei giri didattici per borghi e cascine (dove lei insegna a me, ovviamente). E lei si, si diletta di architettura.
Certo, se invece parliamo di chi pretende di saperne più di noi architetti per aver letto due numeri di Donna Casa, è un altro discorso ovviamente.
sclerata :
ecco Ily, io parlavo del secondo caso, putroppo.
Sai quante (perchè sono quasi tutte donne) ne ho incontrate?

Oppure orgogliosi di aver scelto per casa loro il mitico stile "classico moderno"
bah.
ponteggiroma :
vero Edoardo, Desnip ha la capacità di ringalluzzirci ogni volta...
Giancarlo P. :
Scusate il ritardo, ma approfitto del post per chiedere: qualcuno in questa pagina web, se la sente di definirsi Coordinatore BIM? O più in generale, percepisce che il suo lavoro è definito maggiormente dall'acronimo BIM che dal "Arch." dinnanzi al suo Nome e Cognome?

Chiedo per capire se, da qui a due-tre anni, l'esperienza che sto maturando in Messico avrà un qualche valore una volta tornato in patria: da contratto - alle dipendenze a tempo indeterminato, con ferie pagate al 125% ed altre prestazioni di legge, ma ahimé con valori ben al di sotto dei minimi di legge italiani - sono Progettista Architettonico, alle dipendenze del Líder di Progetto; da organigramma dell'ufficio Disegno ed Ingegneria, sono Líder BIM del gruppo di lavoro (4 persone, includendo il Líder di Progetto e due Modellatori/Documentatori), per cui alla pari con il Líder di Progetto ma focalizzandomi sull'uso corretto della Metodologia BIM all'interno del gruppo; nei fatti, la metà del tempo la passo modellando la parte architettonica e strutturale per poi generare la documentazione esecutiva, e l'altra metà risolvendo dubbi dei miei colleghi su come automatizzare i computi metrici, ottimizzare e/o estrarre informazioni dal modello, far da intermediario tra l'ufficio Ricerca & Sviluppo BIM ed il gruppo di lavoro. Un profilo lontano anni-luce dall'idea di architetto completo (creatore di idee progettuali e gestione completa del progetto dai bozzetti fino alle pratiche in Comune e coordinazione del cantiere, includendo calcolo strutturale e dimensionamento impiantistico), ma è comunque un qualcosa inerente alla nostra professione che vorrei provare a far fruttare a Genova come prima scelta, ed un qualunque posto dello Stivale come seconda possibilità.

Qualcuno che si sente chiamato ad esporre la sua esperienza in merito, o a fornire consigli?
Special_k :
Ti rispondo io che al momento vivo abbastanza vicino a Genova. Lavoro al principato di Monaco e se conosci Revit o sei Bim Manager sei immediatamente assorbito da qualche recruiter. Forse si, bisogna conoscere un po il francese. Ma comunque mi ritrovo molto nella tua descrizione e anche se non faccio solo quello, devo dire che l'idea che avevo dell'architetto era molto diversa. Ma sicuramente sarebbe stata lontana anni luce da quello che potevo fare in Italia, credo.
Giancarlo P. :
In effetti poche volte aggiungo nei siti di ricerca di lavoro che sono disponibile anche per San Marino e Monaco, dando per scontato che sia difficilissimo entrare in mercati di meno di duecentomila candidati: rinnoverò gli account dove ho omesso tale disponibilità.

Il francese livello B2 è condicio sine qua non, o è comunque possibile iniziare in inglese, con l'impegno di migliorare il francese con corsi intensivi durante il periodo di prova?

Quando ho perso il lavoro che avevo a Città del Messico mi son trasferito in una città di un milione di abitanti, visto che nella capitale messicana il rischio di fare 1h20-1h45 casa-lavoro da lunedì a sabato è molto elevato: nel caso monegasco, quanto ci si deve allontanare dal Principato affinché sia possibile spendere meno del 50% dello stipendio in spese di abitazione (affitto o mutuo, bollette, tasse)?

In merito al tipo di assunzione, è possibile lavorare come dipendente senza iscrizione all'Albo, o è fortemente consigliata la collaborazione con parcella ed iscrizione all'Albo italiano?

Infine, in merito alla cultura lavorativa monegasca: chiedere il rango potenziale di remunerazione durante il colloquio è un peccato capitale come in Italia, o addirittura gli annunci di impiego mostrano fin da subito la RAL come in Messico, rendendo superflua la domanda in sede di colloquio?
Special_k :
Cerco di risponderti a tutto. francese B2 significa che lo parli meglio di me; al colloquio almeno io cerco di non dire mai quanto voglio ma far parlare loro per non darmi la zappa sui piedi ma cmq in genere è scritto nell'annuncio. Vivi a Nizza o Mentone e se non guadagni almeno tre volte l'affitto la casa non te l'affittano proprio per regola. Solo i monegaschi possono firmare. Dunque ricapitolando ti direi di puntare a lavorare per uno studio, usare Revit, parlare francese e chiedere almeno 2.500 euro. Farai il lavoro da architetto? Eh forse molto poco, e più disegnatore, project manager. In Italia fossi in te io non ci metterei più piede salvo rari casi ergo botte di culo
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