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Uno sfogo e un confronto

Salve a tutti.
Un consiglio di... conduzione di sè e dei rapporti professionali.
Sono arch, e per una ristrutturazione di un appartamento, ovviamente mi sto avvalendo di una impresa edile. Li ho presentati io ai clienti.
Ora, il muratore, essendo sempre in cantiere, pian piano è riuscito a guadagnarsi la fiducia del cliente a mio discapito: di colpo il cliente diventa sospettoso nei miei confronti e scelte progettuali vengono rimesse in discussione in cantiere tra cliente e muratore in mia assenza, e il progetto cambiato senza che io venga interpellata. Ho già fatto presente ad entrambi i problemi che questo modo di operare genera. Oggi, dopo riunione in cantiere su alcuni lavori non svolti alla perfezione dall'impresa e dei quali ho chiesto il rifacimento (NB: questi hanno sempre fatto quello che volevano anche contrariamente alle mie disposizioni, prima volta che gli si chiede di correggere un errore), mi sono vista chiamare dal muratore che mi ha intimato di non rivolgermi ai più con saccenza a lui, di non contattare direttamente le altre maestranze (elettricisti, idraulici, posatori) ma di passare attraverso di lui e infine che non sono capace e ho poca esperienza e dovrei invece affidarmi a professionisti come lui. Ha 22 anni e l'impresa è quella di papà.
In tutto questo, i clienti dicono solo che non vogliono litigare con nessuno e che queste sono "liti" in cui non vogliono entrare.
Ditemi, ma è sempre così? Ma cosa fareste voi, architetti dall'esperienza decennale??
Grazie a chi vorrà rispondere
archspf :
Prima regola: mai presentare/consigliare imprese o fornitori.
Seconda regola: anche se ci si conosce, massima formalità: alla prima "c...ta" si manda verbale e/o si intima il fermo temporaneo.
Terza regola: se non si segue il progetto, diffida sia all'impresa che al committente ed in caso di ulteriore reiterazione si intima il sollevamento dell'incarico per azioni contrarie a quanto impartito dal ruolo sovraordinato del DL (e si specifica che la rescissione fà scattare la penale).

L'unica cosa giusta è quella di nominare un unico referente: il direttore tecnico dell'impresa.

Per quello che ti hanno detto/fatto, rispondi come se ti avessero insultato personalmente: mandali tranquillamente a quel paese.
Adam Richman :
Sul contattare direttamente le altre maestranze: se sono subappaltori del muratore, formalmente ha ragione, non puoi bypassarlo; se invece hanno un contratto con il committente hai il diritto/dovere di parlare con loro come con il muratore.

Sul fatto di presentare imprese/fornitori ai clienti: pur concordando con archspf, nella realtà sono molti i colleghi che (prescindendo dagli aspetto etici e deontologici) lo fanno, perché si fidano di quelle imprese e/o perché prendono una provvigione.
Kia :
Spesso è il committente che non ha la minima idea di chi contattare per fare un determinato lavoro per cui è un po' difficile esimersi dal metter su per lui un team di imprese per ristrutturare casa....e lo si fa anche senza le "provvigioni" (io non ho mai chiesto nulla alle imprese né mai mi è stato proposto da loro) ma solo per far partire il lavoro con soddisfazione di tutte le parti. Detto questo purtroppo la situazione in cui si è trovato il collega non è così insolita ed è parecchio fastidiosa.
sclerata :
sono sincera, mi è successo solo appunto in un caso analogo di impresario molto giovane (che ha ereditato impresa di papà ormai in pensione) e molto, come dire, plateale nelle sue esternazioni.
Non tanto come ne quanto coi committenti, che guardacaso in tutti i lavori (anche quelli dove io non c'entro nulla) ad un certo punto non lo vogliono più nè vedere nè pagare, e mi ha fatto fare un paio di figure di palta che non avete idea..

Roba che ad ogni minimo screzio minaccia querele, urla, fa casino. Con la differenza che nei 3 casi in questione è stato lui a proporre me come tecnico.
io memore di come si comporta, con tutto il rispetto, sempre mantenendo un profilo basso, non l'ho MAI consigliato a nessuno.
Se consiglio, consiglio altri con cui mi è capitato di lavorare BENE, oppure fa direttamente il committente.

Inizia a scrivere IP, rapporti di cantiere, sopralluoghi, tutto tracciato e tutto in conoscenza a impresa e committente. Sei e devi essere superpartes.
ponteggiroma :
Perché non lo sapevi che in italia i muratori sanno fare tutto? Pratiche edilizie, progetti, norme d'igiene, sicurezza sul lavoro, ecc....Ma all'università non ti hanno detto niente?
Unico consiglio, se proprio ci tieni ancora a lavorare con i privati, scrivi, scrivi, scrivi e del resto fregatene, fregatene, fregatene
ivodivo :
prescindendo dall'anomalia di base di questa vicenda per cui l'impresa inizialmente amica tua diventa il tuo principale nemico e sulla quale non è possibile fare riflessioni non potendo conoscerne tutti i risvolti, sono piuttosto colpito dalle "regole del Fight Club" esposte da archspf (permettimi l'ironia).
Io consiglio di fondare i rapporti tra tecnico e impresa su presupposti reciproci di massima comprensione, collaborazione e rispetto (a maggior ragione se il cantiere è piccolo e il lavoro privo di particolari vincoli o difficoltà come mi pare sia questo il caso), per cui:
Prima regola: se il committente ti chiede se hai un'impresa di fiducia e tu ne hai una non vedo perchè non usarla (questo non vuol dire che poi prendi una provvigione!)
Seconda regola: ok la formalità, ma prima di arrivare a "sparare" verbali a raffica e fermi cantiere contare fino a cento e poi ricominciare a contare fino a cento altre 5 volte
Terza regola: seguire il progetto fino alla morte ok per quanto riguarda gli aspetti burocratico/normativi che se modificati potrebbero far decadere la rispondenza alle normative, se invece si arriva a sollevarsi dall'incarico per la scelta del colore delle pareti della cucina parliamone...
In sintesi: il cantiere è un ambiente con dinamiche complesse, con rapporti professionali ed umani difficili, con carichi di stress elevati per tutti i soggetti coinvolti (impresa, committente, progettista) per cui se tutti si mettono ad usare le "regole del fight club" la vedo dura....
Autorevolezza non vuol dire Autoritarismo
ponteggiroma :
se il committente ti chiede impresa "di fiducia": o hai un vero rapporto di fiducia e quindi ti fidi ciecamente (e non mi sembra questo il caso) oppure "meni", come dice giustamente archspf
Francesco :
Caro IP,
come dice un collega è inutile fare guerra!
Guarda da un punto di vista diverso la situazione in cui ti trovi...hai presentato un'impresa che pensavi fosse.. diciamo amica hai scoperto che in realtà non ha dato consiglio a te ma al cliente..invece di darti un supporto diretto..
Ci sono inprese che invece collaborano e discutono con il progettista perchè esperienza o altra visione di un lavoro possono dare spunti di discussione per ottimizzare il risultato finale..Ovviamente non è questa l'impresa..il cliente se avesse avuto carattere e senso di responsabilità avrebbe discusso con te delle idee avute dall'impresa...cosa hai ottenuto? un cantiere che ti ha FORMATO dato una esperienza nuova...Percio' non vedere il risultato negativo ma positivo..la prossima volta sicuramente per un cantiere più importante avrai modo di pianificare ed organizzarti meglio..
Nella professione liberale non si finisce mai di apprendere..percio' gira la pagina e vai avanti.
Ciaoo
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