Io ho un problema che negli ultimi anni mi sta portando a riflettere molto sul mio lavoro.
Mi spiego meglio: chi di voi mi conosce, sa che lavoro nel restauro.
E per il restauro faccio un po' di tutto: consulenze su affreschi e decorazioni facciata, docenze in corsi per restauratori e altri tecnici, analisi di dissesti, progettazione e direzione dei lavori di cantieri di restauro, ultimamente anche la schedatrice di edifici rurali in un progetto su scala nazionale.
Si, firmo anche progetti e relazioni.
Si, faccio alcune DL (di restauro).
Si, faccio anche dei progetti (pochi, e molto di restauro).
Ovviamente sono laureata in architettura.
Ovviamente sono iscritta all'ordine.
Ovviamente mi presento come architetta (se proprio devo, di solito preferisco nome e cognome): ho bisogno di un titolo professionale e quello è l'unico che posso usare legalmente.
Quando guardo il mio codice Ateco - 71.11.00 - penso che il mio lavoro all'attività di uno studio di architettura non ci assomiglia nemmeno un po'. E che quello che fa un vero architetto, a me non interessa poi tanto.
Ecco: io non mi sento (più) architetta. Quando mi chiedono "che lavoro fai" di solito rispondo che mi occupo di restauro. Quando nei sopralluoghi, dopo aver parlato di affreschi o di lesioni, mi tocca specificare il mio titolo (dopo essere stata scambiata per restauratrice, o storica dell'arte, o ingegnera), dico che no, sono un'architetta, ricevo occhi a palla e increduli "davvero?!?".
Se penso al mio collega standard, salta fuori una restauratrice, non un architetto.
A dicembre sono andata all'assemblea dell'Ordine, e mi sentivo vagamente fuori posto.
Di recente in un mio cantiere è arrivato il CSE, un architetto: elegante, curato, insomma il tipico architetto.
Io invece avevo una delle mie adorate felpe con il cappuccio, le scarpe da cantiere, i jeans infangati, le tasche piene di ammennicoli (bisturi, pennello, metro da muratore) e stavo insieme al capocantiere a studiare un pezzo di muro medievale. Non sembravo proprio la DL, ma una delle restauratrici che stavano lavorando. Eravamo proprio due mondi diversi...
E quindi vi chiedo: ma chi è il vero architetto, e soprattutto cosa fa, come ragiona, come si atteggia?
Qualcun altro è come me?
Ily : [post n° 491217]
Io non mi sento (più) architetta
Guarda Ily, io lavoro in una città dove si va a piedi e quindi si incrociano spesso i colleghi per strada nelle attività di ogni giorno e devo dire che quelli "fighetti" ci sono per carità, però non sono la totalità. E dipende un po' dall'età. C'è chi va via con il tabarro, non so se avete presente di che si tratta :-) Anche io come Ily ho uno stile molto "casual" , diciamo che sono vestita quasi come i miei colleghi uomini, per star comoda e per non dare nell'occhio, e viaggio con una sacca piena di metri e blocco. D'inverno una bella cuffia di lana per non morire assiderata in cantiere.
Il tabarro?!? ADOVOOOOOOOOO :-):-):-)
O sono viaggiatori del tempo, o fanno il cosplay di un architetto liberty!
"e viaggio con una sacca piena di metri e blocco. D'inverno una bella cuffia di lana per non morire assiderata in cantiere".
La mia borsa da sopralluogo, bellissimo regalo della mia dolce metà, consiste di uno zainetto monospalla da fotografo, in cui stazionano h24:
- pastelli a cera
- gessetti colorati
- matita da muratore
- biro a quattro colori
- biro-calibro (una figata assurda!!!)
- pennarelli indelebili di 4 colori diversi
- metro laser
- metro lungo tre metri
- mini-livella
- filo a piombo
- alcuni fessurimetri
- sacchettini ziplock di varie misure per il prelievo di campioni
- bisturi con relative lamette di ricambio
- piccolo multitool con pinza
- righello speciale misura-crepe
- torcia da 1000 lumen con fascio regolabile
- torcia UV
- torcia da testa con piccola lampada UV (un investimento enorme: BEN 10 € da Decathlon)
- una confezione di fascette piccole da elettricista
- I-pad con app specifiche
- guanti da lavoro
- mascherina ffp2: la mascherina ovviamente serve per sopralluoghi in presenza di sospetto eternit, con strati fossilizzati di cacche di piccione.
In macchina, accanto allo zainetto, stanno fissi anche le scarpe da cantiere (utilissime anche per i miei giri in posti fangosi con il mio amato bene) e un caschetto da speleologo, molto più comodo di quelli standard da cantiere. Il caschetto lo uso poco ma recentemente mi ha salvato da alcune capocchiate epiche contro l'intradosso di una volta lunettata cinquecentesca con finitura a marmorino :-D
Quanto alla cuffia di lana, ne ho scrocc... eh, chiesta una allo stand MAPEI all'ultimo salone del restauro :D
O sono viaggiatori del tempo, o fanno il cosplay di un architetto liberty!
"e viaggio con una sacca piena di metri e blocco. D'inverno una bella cuffia di lana per non morire assiderata in cantiere".
La mia borsa da sopralluogo, bellissimo regalo della mia dolce metà, consiste di uno zainetto monospalla da fotografo, in cui stazionano h24:
- pastelli a cera
- gessetti colorati
- matita da muratore
- biro a quattro colori
- biro-calibro (una figata assurda!!!)
- pennarelli indelebili di 4 colori diversi
- metro laser
- metro lungo tre metri
- mini-livella
- filo a piombo
- alcuni fessurimetri
- sacchettini ziplock di varie misure per il prelievo di campioni
- bisturi con relative lamette di ricambio
- piccolo multitool con pinza
- righello speciale misura-crepe
- torcia da 1000 lumen con fascio regolabile
- torcia UV
- torcia da testa con piccola lampada UV (un investimento enorme: BEN 10 € da Decathlon)
- una confezione di fascette piccole da elettricista
- I-pad con app specifiche
- guanti da lavoro
- mascherina ffp2: la mascherina ovviamente serve per sopralluoghi in presenza di sospetto eternit, con strati fossilizzati di cacche di piccione.
In macchina, accanto allo zainetto, stanno fissi anche le scarpe da cantiere (utilissime anche per i miei giri in posti fangosi con il mio amato bene) e un caschetto da speleologo, molto più comodo di quelli standard da cantiere. Il caschetto lo uso poco ma recentemente mi ha salvato da alcune capocchiate epiche contro l'intradosso di una volta lunettata cinquecentesca con finitura a marmorino :-D
Quanto alla cuffia di lana, ne ho scrocc... eh, chiesta una allo stand MAPEI all'ultimo salone del restauro :D
mi sembra limitante ridurre il significato di "architetto" per come ci si veste o come ci si atteggia.
Anche io mi occupo di restauro: progetto, faccio DL, mi occupo di finanziamenti, tengo rapporti con soprintendenza, diocesi, parrocchie, imprese varie, consigli parrocchiali, volontari (un paio di volta ho svuotato le chiese dalle panchine per fare i rilievi laser scanner, affidati ad ditte specializzate).
Essere architetto, significa per me, essere regista di una macchina complessa, avere una visione ampia e flessibile. E poi certo si sale sui ponteggi e ci si mette a discutere di muri medievali, oppure si scende nello scavo a discutere di ossa con l'archeologo.
Mi capita spesso di fare rilievi di campanili o stabili abbandonati pieni di guano di piccione ...
Anche io mi occupo di restauro: progetto, faccio DL, mi occupo di finanziamenti, tengo rapporti con soprintendenza, diocesi, parrocchie, imprese varie, consigli parrocchiali, volontari (un paio di volta ho svuotato le chiese dalle panchine per fare i rilievi laser scanner, affidati ad ditte specializzate).
Essere architetto, significa per me, essere regista di una macchina complessa, avere una visione ampia e flessibile. E poi certo si sale sui ponteggi e ci si mette a discutere di muri medievali, oppure si scende nello scavo a discutere di ossa con l'archeologo.
Mi capita spesso di fare rilievi di campanili o stabili abbandonati pieni di guano di piccione ...
Ma no Davide, era per dare un po' di leggerezza all'argomento. Chiaro che non è ridotto a questo però se permetti chi mi arriva in cantiere tirato a lucido senza un metro e un disegno su cui prendere appunti, onestamente ha un modo diverso di intendere il lavoro rispetto a me. Questo almeno me lo consentì? :-)
Non ti senti architetta semplicemente perchè l'architetta non esiste. Esistono l'architetto maschio e l'architetto femmina, tutto il resto è un'insulto alla lingua italiana perpetrato dalla corrente di pensiero woke e perbenista. (tralasciando agli inevitabili turbamenti maschili al solo sentire la desinenza "tetta", mentre "tetto" è molto più confacente alla professione).
Tornando serio, ma non troppo.
Sono di quelli che pensa che l'abito non faccia il monaco o comunque non dovrebbe farlo.
Nel corso degli anni, però, ho potuto constatare che l'architetto che si veste e si atteggia in un certo modo, che non si sporca le mani e nemmeno gli abiti, ma soprattutto che se la tira brillando di un aura mistica non concedendo mai troppa confidenza, finisce per essere percepito e trattato, sia dalla committenza che in cantiere, con più rispetto (e poi deriso/insultato/disprezzato, alle spalle, soprattutto dalle maestranze).
Se al contrario si rientra nelle categorie dell'architetto operaio, alla mano, comprensivo, informale, casual, giovanile, ecc. è probabile che si venga percepiti come qualcuno da pagare poco (dai committenti) e/o si venga meglio accolti, in cantiere, ma il più delle volte perchè si restituisce l'impressione di non comandare/contare un c@zzo.
PS
Adesso non prendetevela, le mie sono riflessioni tra il serio e l'ironico.
Tornando serio, ma non troppo.
Sono di quelli che pensa che l'abito non faccia il monaco o comunque non dovrebbe farlo.
Nel corso degli anni, però, ho potuto constatare che l'architetto che si veste e si atteggia in un certo modo, che non si sporca le mani e nemmeno gli abiti, ma soprattutto che se la tira brillando di un aura mistica non concedendo mai troppa confidenza, finisce per essere percepito e trattato, sia dalla committenza che in cantiere, con più rispetto (e poi deriso/insultato/disprezzato, alle spalle, soprattutto dalle maestranze).
Se al contrario si rientra nelle categorie dell'architetto operaio, alla mano, comprensivo, informale, casual, giovanile, ecc. è probabile che si venga percepiti come qualcuno da pagare poco (dai committenti) e/o si venga meglio accolti, in cantiere, ma il più delle volte perchè si restituisce l'impressione di non comandare/contare un c@zzo.
PS
Adesso non prendetevela, le mie sono riflessioni tra il serio e l'ironico.
Bella domanda Ily.....
Credo che a lungo andare l'architetto dovrà specializzarsi sempre più, ma ancora adesso per l'immaginario collettivo l'architetto è e resterà per un pezzo il fighetto elegante/trendy e leggermente spocchioso. Per il resto sono abbastanza d'accordo con Archifish.
Quanto a me sono ultra-dolorante per una enorme vescica al tallone che mi hanno fatto le nuove scarpe da cantiere (quelle vecchie avevano la suola letteralmente sventrata), e i capelli che sparano ovunque perchè oggi da noi c'è bora, quindi fighetta non lo sono mai stata e ormai non lo sarò più.
Credo che a lungo andare l'architetto dovrà specializzarsi sempre più, ma ancora adesso per l'immaginario collettivo l'architetto è e resterà per un pezzo il fighetto elegante/trendy e leggermente spocchioso. Per il resto sono abbastanza d'accordo con Archifish.
Quanto a me sono ultra-dolorante per una enorme vescica al tallone che mi hanno fatto le nuove scarpe da cantiere (quelle vecchie avevano la suola letteralmente sventrata), e i capelli che sparano ovunque perchè oggi da noi c'è bora, quindi fighetta non lo sono mai stata e ormai non lo sarò più.
Cara Ily,
un architetto a mio avviso è un creativo e come tale dovrebbe essere estroso con le proprie manie o "anomalie" nel suo lavoro..creativo..organizzativo..restauro..management ecc..importante a mio avviso credere in se stessi e come per tutti i lavori avere passione!! comunque bisogna anche a volte cambiare prospettiva del proprio lavoro per adeguarsi alla società..
un architetto a mio avviso è un creativo e come tale dovrebbe essere estroso con le proprie manie o "anomalie" nel suo lavoro..creativo..organizzativo..restauro..management ecc..importante a mio avviso credere in se stessi e come per tutti i lavori avere passione!! comunque bisogna anche a volte cambiare prospettiva del proprio lavoro per adeguarsi alla società..
Scusa Archifish, ma ti sbagli di grosso!
Già nel '600 la prima architetta di cui abbiamo notizia, Plautilla Bricci, si definiva "architettrice", che è il femminile del termine in uso all'epoca, "architettore" (questo termine compare ad esempio nel titolo esteso delle Vite del Vasari).
Secondariamente, in italiano i termini delle professioni si declinano al femminile:
Maestro/maestra - Ministro/ministra
Cameriere/cameriera - Infermiere/infermiera - ingegnere/ingegnera
Operaio/operaia - notaio/notaia
Storico/storica - architetto/architetta
L'architetto femmina è l'architetta, appunto: il mio ordine (Bologna) volendo rilascia anche il timbro con il titolo al femminile, timbro che ovviamente è perfettamente valido a livello legale; non lo faccio perché il cambio timbro mi costerebbe tempo per compilare da domanda e 45 € tra bolli e spese varie.
Se permetti, quando dirigo un cantiere sono la direttrice dei lavori, non il direttore dei lavori.
Così infatti mi presento e così mi dichiaro in tutti i documenti ufficiali.
Sinceramente, se normalmente si parla di restauratrici, psicologhe, scienziate, archeologhe, geologhe, infermiere, dottoresse, direttrici e professoresse, non capisco che problemi crea l'uso del termine architetta. Nei paesi di lingua tedesca il femminile - Architektin - lo usano eccome.
Il mio problema non è il mio genere, è che non mi vedo proprio nel classico stereotipo dell'architetto.
Già nel '600 la prima architetta di cui abbiamo notizia, Plautilla Bricci, si definiva "architettrice", che è il femminile del termine in uso all'epoca, "architettore" (questo termine compare ad esempio nel titolo esteso delle Vite del Vasari).
Secondariamente, in italiano i termini delle professioni si declinano al femminile:
Maestro/maestra - Ministro/ministra
Cameriere/cameriera - Infermiere/infermiera - ingegnere/ingegnera
Operaio/operaia - notaio/notaia
Storico/storica - architetto/architetta
L'architetto femmina è l'architetta, appunto: il mio ordine (Bologna) volendo rilascia anche il timbro con il titolo al femminile, timbro che ovviamente è perfettamente valido a livello legale; non lo faccio perché il cambio timbro mi costerebbe tempo per compilare da domanda e 45 € tra bolli e spese varie.
Se permetti, quando dirigo un cantiere sono la direttrice dei lavori, non il direttore dei lavori.
Così infatti mi presento e così mi dichiaro in tutti i documenti ufficiali.
Sinceramente, se normalmente si parla di restauratrici, psicologhe, scienziate, archeologhe, geologhe, infermiere, dottoresse, direttrici e professoresse, non capisco che problemi crea l'uso del termine architetta. Nei paesi di lingua tedesca il femminile - Architektin - lo usano eccome.
Il mio problema non è il mio genere, è che non mi vedo proprio nel classico stereotipo dell'architetto.
Passione ne ho da vendere, il mio problema è che il mio lavoro è più da restauratrice, non so se mi spiego.
Perché fare il rilievo delle giornate di un affresco è una cosa che normalmente fa un restauratore, non un architetto! E si, anche i restauratori fanno i computi metrici e sanno usare AutoCAD e fanno progetti; oltre che eseguire materialmente i restauri.
Invece il rilievo del quadro fessurativo è una cosa che - nella percezione comune - viene fatta dall'ingegnere.
E io faccio entrambe le cose agevolmente.
Quando, due anni e mezzo fa, ho ristrutturato casa mia, nello show-room di piastrelle mi ci sentivo fuori posto; all'assemblea dell'ordine, chiacchierando con gli altri iscritti, mi sentivo molto diversa da loro...
Sono molto più a mio agio fra calcina e pigmenti, che fra palette di colori e campioni di materiali per arredamento...
Sai, mi sono appena resa conto che siamo NOI moderni a farci tanti problemi: nel medioevo e nel rinascimento non esistevano queste competenze così divise rigidamente... Il Vasari era pittore, architetto e scrittore; Michelangelo scultore, pittore e architetto; Brunelleschi architetto, ingegnere (progettava le macchine da cantiere) e pittore...
Ed erano molto più bravi di noi, sinceramente.
Perché fare il rilievo delle giornate di un affresco è una cosa che normalmente fa un restauratore, non un architetto! E si, anche i restauratori fanno i computi metrici e sanno usare AutoCAD e fanno progetti; oltre che eseguire materialmente i restauri.
Invece il rilievo del quadro fessurativo è una cosa che - nella percezione comune - viene fatta dall'ingegnere.
E io faccio entrambe le cose agevolmente.
Quando, due anni e mezzo fa, ho ristrutturato casa mia, nello show-room di piastrelle mi ci sentivo fuori posto; all'assemblea dell'ordine, chiacchierando con gli altri iscritti, mi sentivo molto diversa da loro...
Sono molto più a mio agio fra calcina e pigmenti, che fra palette di colori e campioni di materiali per arredamento...
Sai, mi sono appena resa conto che siamo NOI moderni a farci tanti problemi: nel medioevo e nel rinascimento non esistevano queste competenze così divise rigidamente... Il Vasari era pittore, architetto e scrittore; Michelangelo scultore, pittore e architetto; Brunelleschi architetto, ingegnere (progettava le macchine da cantiere) e pittore...
Ed erano molto più bravi di noi, sinceramente.
Ciao Ily, nei tuei messaggi vedo la passione del tuo lavoro ed è bellissimo. Vero una volta un architetto era ingegnere inventore ma oggi ci sono discipline artistiche diverse percio' la figura di un architetto è esplosa in designer di ogni tipo come anche management in vari ambienti dove la cultura di creare disegnare pensare ideare sono frullate! alla ricerca di un risultato unico alle domande della società di oggi! percio' come dico spesso..fortuna e gloria!
Ily...non ho molto da dire perché manco io mi sento poi molto architetto per quanti sono poco glamour e stilosa (mentre tanti colleghi uomini girano col pantalone skinny con risvoltino e acqua in casa e giacchetta, sopracciglia rifatte e chi più ne ha più ne metta) ma quando parlate di architetto/archietta ministro/ministra ecc...
Penso sempre al povero elettricistA.
Perché l'elettrcistO ... non esiste e non si può sentire.
Così come archiettA, a mio parere...
Io mi pongo come archietto tanto se l'interlocutore è scema e vuole continuare a chiamarmi "signora" i problemi li ha lui. Mica io.
Penso sempre al povero elettricistA.
Perché l'elettrcistO ... non esiste e non si può sentire.
Così come archiettA, a mio parere...
Io mi pongo come archietto tanto se l'interlocutore è scema e vuole continuare a chiamarmi "signora" i problemi li ha lui. Mica io.
Io ne andrei molto fiero del tuo lavoro...altro che.....io mi sento un po'come te..per me il vero architetto sei tu..che ti appassioni e sai veramente quello che serve per fare un restauro essendoti sporcata le mani. L'architetto tutto in tiro che dici te probabilmente non sa nemmeno la differenza tra una tinta a calce o come si usa la pozzolana...faccio un esempio. Ormai sono tutti burocrati. nessuno che conosce piu un processo edilizio...di qualsiasi tipo...e se nn lo conosci non puoi essere un buon Direttore Lavori o Progettista in qualsiasi campo. è per questo che la nostra professione ha fatto una pessima fine. sono tutti dediti all'apparenza e poco alla sostanza. Mi sono dilungato. un po! Un saluto
Pensa te... io mi sento architetto e nessuno mi chiama così! A parte "signora", come a sclerata, nella migliore delle ipotesi mi chiamano "dottoressa"... Ma perchè c@##o continuano tutti a chiamarmi DOTTORESSA!?!?
ll nostro caro elettricista segue una regola grammaticale comune anche al giornalista e all'atleta: i nomi di professioni in A al singolare hanno il maschile e il femminile UGUALE; il genere viene quindi segnalato dall'articolo. Infatti IL giornalista è un uomo, LA giornalista è una donna. E avremo anche Mario che è un un bravo elettricista, e Maria che è una brava elettricista: il genere viene segnalato dall'articolo e dall'aggettivo. Al plurale il discorso cambia: I giornalistI, LE giornalistE - GLI atletI, LE atletE - GLI autistI, LE autistE.
Architetto invece segue una regola diversa: sostantivo in O, fa il femminile in A.
Il maestrO, la maestrA - l'operaiO, l'operaiA - il segretariO, la segretariA - l'impiegatO, l'impiegatA
Non capisco perché la maestra non da fastidio, e la ministra invece si.
L'operaia non da fastidio, e la notaia invece si.
La segretaria non da fastidio in un ufficio, ma da fastidio se dirige un partito o un sindacato.
E ancora non danno fastidio scienziate, storiche, biologhe, psicologhe, archeologhe, ricercatrici, restauratrici, storiche... ma le architette e le ingegnere, per un qualche misterioso motivo, invece si.
Architetto invece segue una regola diversa: sostantivo in O, fa il femminile in A.
Il maestrO, la maestrA - l'operaiO, l'operaiA - il segretariO, la segretariA - l'impiegatO, l'impiegatA
Non capisco perché la maestra non da fastidio, e la ministra invece si.
L'operaia non da fastidio, e la notaia invece si.
La segretaria non da fastidio in un ufficio, ma da fastidio se dirige un partito o un sindacato.
E ancora non danno fastidio scienziate, storiche, biologhe, psicologhe, archeologhe, ricercatrici, restauratrici, storiche... ma le architette e le ingegnere, per un qualche misterioso motivo, invece si.
Io mi irrito profondamente quando mi chiamano architetto al maschile ma generalmente non chiedo di correggere per non passare per la rompiscatole di turno. Preferisco dottoressa ma in realtà preferisco semplicemente nome e cognome e uso il mio titolo - rigorosamente al femminile - solo quando devo presentarmi o firmare una mail o un documento ufficiale (e uso sempre arch.) - in un cantiere dove faccio sopralluoghi per una consulenza non mi presento mai come dottoressa perché verrei scambiata per una restauratrice o una storica dell'arte, cosa che preferisco evitare.
X Giovanni
O come dico io "non distingue un capitello corinzio da una fioriera" e fa danni incalcolabili negli edifici storici... Ho visto una povera palazzina liberty i cui stucchi erano stati "rivitalizzati" tinteggiandoli di un improbabile blu elettrico (ora, è vero che nel periodo liberty quel blu era molto diffuso, ma NON sulle cornici di stucco delle porte "$£%/ç°@#)
X Giovanni
O come dico io "non distingue un capitello corinzio da una fioriera" e fa danni incalcolabili negli edifici storici... Ho visto una povera palazzina liberty i cui stucchi erano stati "rivitalizzati" tinteggiandoli di un improbabile blu elettrico (ora, è vero che nel periodo liberty quel blu era molto diffuso, ma NON sulle cornici di stucco delle porte "$£%/ç°@#)
Ciao Ily, anche io come te sono stata folgorata dalla disciplina del restauro durante gli studi, complici anche dei bravissimi docenti! Questa passione mi ha sempre fatto effettivamente sentire un po' anomala, portandomi ad allontanarmi in parte dalla disciplina per timore di non avere una visione "d'insieme" sull'architettura. Ad oggi mi definisco un architetto con una passione per il restauro, faccio principalmente altro ma studiare i processi, le stratificazioni, i cambiamenti che un manufatto porta con se continua ad avere per me un fascino inarrivabile e fa parte del romanticismo della disciplina.
Bella domanda: appena vedrai un vero (?) architetto, avvisami...
Con una Laurea Triennale alla mano (ed una Magistrale a Ciclo Unico Ing-Arch gettata all'80% degli esami), l'Abilitazione da Architetto Iunior, il Tesserino Professionale messicano da "Licenciado en Arquitectura", e lavorando Alle Dipendenze come Specialista VDC, mi sento tutto meno che Architetto: quando chiedo aiuto al collega di programmazione su un bottone Beta per Revit che ha creato e non funge, riesco a "leggere" le linee di Python che ha usato; quando do' Formazione per Revit Architecture e spiego le Informazioni Non Grafiche così come i Parametri, i neo-laureati o neo-assunti Architetti mi chiedono se sono Ingegnere; nell'Ufficio BIM mi dico scherzosamente che sono "Porta-Boccioni [dell'acqua potabile] / Conducente Cambio Manuale / Assistente Topografo / Dronista" BIM; mi piace andare in giro ed in largo a far Rilievi Laser e Campagne Fotogrammetriche, e mi piace ancora di più spiegare agli altri il funzionamento di entrambe; nei cantieri mi chiamano "Inge" o "Arqui", ma è più uno Zi' siciliano di Rispetto, che trattar di azzeccare il mio Titolo di Studio, al che io rispondo con lo stesso rispetto, "Dígame, Maisto/Maestro" (Mi dica, Maestro).
Quando vado in cantiere, mi porto un doppio metro bianco-giallo da falegname (è perfetto per controllare il Fattore di Scala delle Campagne Fotogrammetriche) ed un metro flessibile; casco con protezione nucale, kefiah e guanti chiusi da ciclista (il sole picchia parecchio...), guanti; più i fogli per gli appunti (ok, che bello Autodesk Construction Cloud...ma vuoi mettere un paio di geroglifici in Corsivo con Bozzetti e Note Visive?).
In generale, sento che ciò che traspare di più verso gli altri, e che forse forse l'ho imparato durante il Percorso di Studi, è il Rispetto verso la Professione Altrui, la Curiosità verso nuove Tecniche, la Voglia di Imparare Vita Natural Durante, l'Interesse nello Spiegare/Formare/Insegnare, la capacità di Adattare i dati alle conoscenze dell'Interlocutore (sia esso Cliente, Superiore, Collega): tutto ciò, può non beneficiare a livello economico (ma poco mi importa, stando Alle Dipendenze), ma beneficia molto nella rete lavorativa (ti ammirano e ti rispettano, e se hai bisogno di una mano, ti aiutano)
Con una Laurea Triennale alla mano (ed una Magistrale a Ciclo Unico Ing-Arch gettata all'80% degli esami), l'Abilitazione da Architetto Iunior, il Tesserino Professionale messicano da "Licenciado en Arquitectura", e lavorando Alle Dipendenze come Specialista VDC, mi sento tutto meno che Architetto: quando chiedo aiuto al collega di programmazione su un bottone Beta per Revit che ha creato e non funge, riesco a "leggere" le linee di Python che ha usato; quando do' Formazione per Revit Architecture e spiego le Informazioni Non Grafiche così come i Parametri, i neo-laureati o neo-assunti Architetti mi chiedono se sono Ingegnere; nell'Ufficio BIM mi dico scherzosamente che sono "Porta-Boccioni [dell'acqua potabile] / Conducente Cambio Manuale / Assistente Topografo / Dronista" BIM; mi piace andare in giro ed in largo a far Rilievi Laser e Campagne Fotogrammetriche, e mi piace ancora di più spiegare agli altri il funzionamento di entrambe; nei cantieri mi chiamano "Inge" o "Arqui", ma è più uno Zi' siciliano di Rispetto, che trattar di azzeccare il mio Titolo di Studio, al che io rispondo con lo stesso rispetto, "Dígame, Maisto/Maestro" (Mi dica, Maestro).
Quando vado in cantiere, mi porto un doppio metro bianco-giallo da falegname (è perfetto per controllare il Fattore di Scala delle Campagne Fotogrammetriche) ed un metro flessibile; casco con protezione nucale, kefiah e guanti chiusi da ciclista (il sole picchia parecchio...), guanti; più i fogli per gli appunti (ok, che bello Autodesk Construction Cloud...ma vuoi mettere un paio di geroglifici in Corsivo con Bozzetti e Note Visive?).
In generale, sento che ciò che traspare di più verso gli altri, e che forse forse l'ho imparato durante il Percorso di Studi, è il Rispetto verso la Professione Altrui, la Curiosità verso nuove Tecniche, la Voglia di Imparare Vita Natural Durante, l'Interesse nello Spiegare/Formare/Insegnare, la capacità di Adattare i dati alle conoscenze dell'Interlocutore (sia esso Cliente, Superiore, Collega): tutto ciò, può non beneficiare a livello economico (ma poco mi importa, stando Alle Dipendenze), ma beneficia molto nella rete lavorativa (ti ammirano e ti rispettano, e se hai bisogno di una mano, ti aiutano)