Arch.Esso : [post n° 494339]

Elevata divergenza tra università e lavoro

Non pensate anche voi che ci sia un'elevata divergenza tra università e lavoro? E non vi fa venire il voltastomaco uscire dall'università e scoprire che il lavoro è molto diverso da come ce lo hanno fatto immaginare all'università?
Basti pensare che, almeno nella mia facoltà di architettura, non ci sono esami di arredamento, cantiere, contabilità, catasto, pubblica amministrazione, i vari Diritti, antincendio, e invece ci sono esami totalmente inutili che ci infarciscono di concept, idee bizzarre e irrealizzabili, poco concrete, lontane dalla dura vita reale. Ci credo che poi usciamo laureati e non sappiamo fare nulla e serviamo sul piatto d'argento dei datori di lavoro la nostra incompetenza. Se si facessero esami sugli argomenti che ho citato, ad esempio, ne usciremmo più preparati e poi col cavolo che si viene presi per due lire perchè non si sanno fare le cose!
Oppure, gli esami di progettazione basati su tematiche campate in aria! Riqualificazioni a caso, senza tener conto di indici urbanistici, con funzioni a caso... cosa ci vuole a darci come traccia d'esame un concorso d'architettura o un bando di gara già fatti e realizzati?
Ma una bella riforma della nostra facoltà quando la vogliono fare? O a qualcuno fa comodo così?
sclerata :
io esami di arredamento e contabilità li ho fatti, anche sulla sicurezza, abbiamo preso un progetto a caso e fatto il psc.
Poi ovviamente va a fortuna.
Hai un po' scoperto l'acqua calda eh perchè credo succesa la stessa cosa a un ingegnere edile, a un avvocato, a un laureato in lettere/storia/matematica che vuole insegnare, mica sa insegnare il giorno dopo la laurea.
Come un medico non sa operare il giorno dopo che ha preso una laurea in medicina, ma deve fare una specializzazione.
Ma nemmeno il geometra il giorno dopo il diploma sa fare il geometra...
ponteggiroma :
ho avuto il voltastomaco per almeno 10 anni dopo la laurea, poi finalmente mi sono adeguato e ho imparato il mestiere del geometra. Ora faccio quello, ma finalmente da libero professionista, unica differenza è che disegno un po' meglio di loro. Ah dimenticavo, non faccio pratiche catastali!
Mitch :
Non è scoprire l'acqua calda. È capire che il sistema italiano non funziona assolutamente, e nonostante siamo a livello europeo il paese con meno laureati percentuale, siamo sempre quelli con la più bassa occupazione. È un sistema completamente imploso e che fa capire che il laureato, in italia, è un diplomato che non voleva iniziare subito a lavorare.
Archifish :
E' l'eterno dilemma.
Secondo alcuni, affermare che l'università dovrebbe insegnare un mestiere è un sacrilegio. Dicono debba strutturare la mente, lo spirito ed insegnare ad affrontare qualsivoglia avversità ci riservi la vita, fornendo solo basi su cui, eventualmente, costruire la propria professione (soprattutto se si parla di architettura, soprattutto nel contesto e nell'epoca in cui mi sono formato io).
Secondo altri, visto l'impegno economico, fisico ed orario che comporta, dovrebbe risultare un tantino più professionalizzante, a maggior ragione in considerazione del mercato del lavoro pieno di "squali sfruttatori" e del lungo apprendistato che impone passare dalla teroia alla pratica.
Propendo più per la seconda visione, ragion per cui, nel mio percorso universitario o accusato molto l'aleatorietà del sistema formativo, ma forse, al sistema fa più comodo che poco o nulla cambi. Si aggiunge un po' di pratica (quasi mai realmente professionale) si adeguano gli insegnamenti alle nuove tecnologie e si sfornano centianai di pseudo archittetti già pronti a risultare operativi davanti ad un PC e perfetti per essere produttivamente schiavizzati (a differneza di noi diversamente giovani nati a cavallo tra l'analogico ed il digitale).
Giuseppe :
Mi sono confrontato con i colleghi europei e di altre nazioni, in termine di preparazione soprtattutto dal punto di vista progettuale c'è un abisso, il mestiere lo si impara lavorando
desnip :
Cosa sono "i vari Diritti"?
Arch. Esaurimento :
"Ci credo che poi usciamo laureati e non sappiamo fare nulla e serviamo sul piatto d'argento dei datori di lavoro la nostra incompetenza"

- Uno che di mestiere fa il professore, può insegnare aspetti pratici di un lavoro che di fatto non esercita, o quando va bene svolge solo saltuariamente, in una "bolla" in cui può permettersi di fare pochi lavori all'anno, e spesso appoggiandosi a studenti, dottorandi, pronti ad immolarsi sull'altare dell'architettura?

- Non mi pare, per la mia modestissima esperienza, che la fuori ci sia la Silicon Valley.. sicuramente comprendere fin da subito alcuni aspetti della professione è molto utile anche per contestualizzare la pochezza di certi ambienti lavorativi

- Neolaureati impreparati al lavoro ce ne sono, infatti guarda caso si chiamano neolaureati e difficilmente vengono sommersi di lavoro appena usciti dall'università

- Gente che esercita la professione da svariati lustri in una totale inadeguatezza comportamentale, digitale, umana, altrettanti ce ne sono

Rendersi conto dove si sta nel mondo è molto utile, soprattutto per ridimensionare i giudizi non richiesti e dedicargli la scarsa rilevanza che meritano.

Un salumiere quando affetta la sua prima fetta di mortadella e la taglia grossa viene comunque pagato
Arch.Esso :
Diritto amministrativo, diritto civile, codice dei contratti pubblici, salute e sicurezza sul lavoro, testo unico edilizia, ad esempio, invece che perdere tempo in chiacchiere e lezioni inutili e fumose.
desnip :
Diritto amministrativo e diritto civile mi risulta si studino a giurisprudenza...
Codice dei contratti pubblici, salute e sicurezza sul lavoro, testo unico edilizia, si chiamano "normative" e certo che si studiano all'università! Almeno ai miei tempi... non queste leggi che non esistevano ancora, era il secolo scorso, ma le leggi vigenti all'epoca sì!
Mitch :
Io ho fatto l'illustrissimo polimi e ne normative, ne leggi, ne estimo, ne grafica 3d ne tantissime altre cose sono mai state toccate. Ricordo ancora che l'unica cosa fatta in tecnica delle costruzioni è stato un cavolo di pilastro in ca.
Sinceramente una università assolutamente inutile.
Giuseppe :
Bravo Mitch stessa cosa a Torino in compenso avevamo chicche come teoria dei modelli della progettazione dove ci invitavano a fare plastici con ortaggi, quello che serve per lavorare direi.
Dio solo sa quanto mi è costato imparare ad usare Revit. Ah a proposito oggi lavoro nella Pubblica amministrazione e ho proposto la mia competenza al dirigente dei lavori pubblici del comune di Asti che non mi ha nemmeno risposto, ovviamente l'obbligatorietà del bim negli appalti pubblici è una barzelletta tutta italiana
sclerata :
Mitch...Fatto anche io polimi e oltre a quello che dicevo sopra ho proprio fatto un esame di estimo. Si chiamava proprio "estimo" 120 ore, durava tutto l'anno accademico. Un prof di una maleducazione e cattiveria unici oltretutto...
Che poi era roba che avevo fatto anche a geometra.

Però io ero vecchio ordinamento e ancora i primi due anni si disegnava con le proprie manine...non so quanti anni hai ma ad occhio le cose sono cambiate (in peggio direi)
Giuseppe :
Ah dimenticavo questo almeno nel 2011 in compenso il celeberrimo politecnico di Milano proponeva corsi di Rhinocheros a prezzi ultraconvenienti
desnip :
"Io ho fatto l'illustrissimo polimi e ne normative, ne leggi, ne estimo, ne grafica 3d ne tantissime altre cose sono mai state toccate."
Caspita! E pensare che io ho sempre invidiato a morte chi ha potuto frequentare l' "illustrissimo" POLIMI!
A distanza di trent'anni devo rivalutare la mia modestissima Federico II, però mi chiedo com'è possibile che il politecnico di Milano continua a essere nelle classifiche delle migliori università al mondo...
Mitch :
Mah, io me lo continuo a chiedere. La cosa per abbastanza vergognosa è che al 4 anno di architettura (pardón 1 anno di specialistica), feci un Erasmus. Vi posso solo dire che il mio livello da quarto anno mi permetteva di frequentare i corsi del secondo anno di una università estera, perchè gli altri corsi erano troppo avanzati rispetto a ciò che avevo frequentato fino a quel momento. Imbarazzante come cosa.
fulser :
come è possibile che non sia stato fatto Estimo? A Venezia era un corso obbligatorio, credevo lo fosse in tutte le facoltà.
sclerata :
Fulser ma anche nel mio di "illustrissimo polimi" era obbligatorio. Son passati 20 anni però eh... avranno fatto qualche riforma ?
Come ho fatto arredo, normative sulla sicurezza (ancora non c'era l'81 ma 626 e 494) anche un'infarinatura molto blanda di ISO 9001...
Mitch :
Nell'attuale polimi ( o meglio, concluso nel 2015) Io non ho fatto né arredo, ne estimo, ne normative di qualsivoglia tipologia. Me ho studiate a parte per fare l'esame di stato! Ci sono quegli inutili laboratori di progettazione, dove fare plastici e progetti utopici da fuorisalone, con l'obbligo di visto buono, dal punto di vista del piacere, del professore! Io ho fatto 3+2 e veramente, una università più inutile non saprei davvero dove trovarla. Al quinto anno c'erano cose che io, avendo fatto geometra, spiegavo ai miei compagni. Pura follia e futuri lavori sottopagati! Penso che gli ultimi scandali in territorio cittadino milanese vi diano ottimi spunti per capire come si sia ridotto l'ambiente.
Arch.Esso :
Ho riscontrato le stesse cose di Mitch anche nella facoltà che ho frequentato io, quella di Ferrara, conclusa nel 2019 e che avevo scelto perchè nel 2013 era prima in Italia nelle varie classifiche. Estimo è stato fatto come ultimo esame al quinto anno, ma sono mancate tutte le discipline precedentemente elencate, cui aggiungo anche il BIM, per nulla toccato e neanche consigliato dai professori! Facoltà inutile.
Giuseppe :
Si si loro si occupano di tutto tranne quello che richiede il mercato del lavoro, sono un pò sorpreso perché ho sempre sentito parlare bene di Ferrara
fulser :
Ricordo questa cosa di Ferrara. Ho avuto un docente che insegnava sia a Venezia che lì. Il fatto di aver letto che Ferrara era al primo posto nelle varie classifiche, con tutto il rispetto, mi ha convinto del fatto che dette classifiche valgono meno di zero.
ivodivo :
Risulterò un pò "abrasivo" ma mi piacerebbe che tutti facessero un pò di obbiettiva autocritica riflettendo su dei dati di fatto inconfutabili.
Mi chiedo e vi chiedo: le famose archistar italiane e anche la numerosa schiera altrettanto capace di colleghi che non sono sotto i riflettori ma che portano avanti il design italiano apprezzato in tutto il mondo dove si è laureata? In Arkansas? Tokyo? Losanna?....La risposta la sapete già tutti.
La differenza rispetto agli altri è che molti di loro, dopo la laurea, hanno avuto ambizione, voglia di mettersi in discussione, intraprendenza e le prime esperienze formative spesso le hanno fatte in giro per il mondo, sicuramente guadagnando al massimo le stesse cifre che molti giudicano scandalose, ma che sono state strumento indispensabile di crescita.
Pensare che da neolaureati si incontri la divina provvidenza che ci offre su un piatto d'argento un posto sicuro, stimolante, remunerativo, divertente, senza difficoltà, ma soprattutto immediato è illusorio.
Con le dovute proporzioni, ma fin dalla notte dei tempi i nostri illustri colleghi hanno trascorso i primi anni della loro carriera presso le botteghe dei maestri, pagati poco o niente, da cui hanno attinto conoscenze, esperienze, capacità che nessuna scuola avrebbe potuto dare loro.
Se si accetta consapevolmente di andare a farsi schiavizzare in un qualsiasi studiolo di un qualsiasi archigeometra inevitabilmente l'unica prospettiva è l'impiego pubblico.
ponteggiroma :
Io non conosco archistar né colleghi che portano avanti il design italiano per farmi dire che tipo di gavetta abbiano fatto, quindi non parlo
Mitch :
No, no, e no. Mi spiace ivodivo ma non accetto la storiella della "ambizione", o che le nuove generazioni non hanno voglia di fare. Forse non hai capito che non si cerca la "divina provvidenza", ma un lavoro normale. Molti di noi NON VOGLIONO fare le archistar, ne i designer di sta ceppa, ma vogliono semplicemente lavorare. Vedo che parli al passato in merito ai nostri illustri colleghi, e fai bene; ciò che dici è un mero sogno del passato a cui chi, come me, non ha santi in paradiso, difficilmente può mai "ambire". O pensi davvero che basti talento per andare avanti? Ripeto, nel mio illustre polimi io, senza aver avuto nessuna minima preparazione "ereditaria", mi sono ritrovato con figli d'arte di mega aziende di cucine, illuminazione, design. Eccolo il design italiano ereditato! Ma mi faccia il piacere! O dobbiamo anche dire che la famiglia di un architetto, ops archistar (o ecoarchistar) con il cognome di un noto cioccolatino, aveva già lo studio in piazza 5 giornate, e per fare il suo corso in uni ti faceva il colloquio per sapere di chi eri figlio? Dobbiamo veramente tirare fuori queste cose come se non vivessimo in italia? Dove la CASTA degli Architetti privilegiati è quella che controlla tutto il sistema? Scusate lo sfogo ma veramente, a me ste frasi fanno inc@zz@re come una bestia.
Arch. Esaurimento :
Le famose archistar, soprattutto quelle italiane vengono da famiglie di operai?

Al netto del fatto che non si stava discutendo di come le università italiane non ti diano gli strumenti per diventare un'archistar, ma di quanto ci sia poca attinenza fra quanto viene insegnato e quanto viene richiesto dal mercato del lavoro.

Per avere un impiego con uno stipendio paragonabile a quello di un salumiere, non dico un'idraulico che già è un'altra categoria.

Non mi pare che nessuno si sia lamentato dicendo "l'università italiana non mi ha dato gli strumenti necessari per aprire il mio studio di 50 persone a NY", si guarda il dito senza vedere la luna.
Arch. Esaurimento :
Per tutti gli archistar in ascolto che si sono fatti da soli:

Non siate timidi! Fateci conoscere le vostre storie!

Non vedo l'ora di scoprire questi talenti italiani su cui nessuno ha mai acceso un faro per valorizzarli come meritano.

Invito ad un approfondimento delle biografie personali di quelli conosciuti
Archifish :
Le università italiane, forse, a voler ben vedere, gli unici strumenti che effettivante ti danno, sono quelli per per diventare archistar. Il resto: soldi, conoscenze, agganci, intrallazzi, leccaculismo, parentele altolocate, puzza sotto al naso, collusione, estro e passione (non indispensabile), ce li devi mettere tu.
Il problema, quindi, è che non forniscono gli strumenti per collocarsi in maniera qualificata e mediamente produttiva, nel mercato del lavoro "normale" ed "umile" di provincia.
E' un po' la differenza che passa tra l'officina meccanica di paese ed i box della Scuderia Ferrari. Nei secondi ci lavorano quattro gatti, sicuramente bravi e molto fortunati, nelle prime ci lavorano in tanti e fanno andare in auto l'intero Paese. Credo che sia molto più utile per la collettività e per chi è alla ricerca di uno stipendio dignitoso, concentrare la formazione sulle maestranze per officine di paese (o tuttalpiù delle concessionarie). I più bravi, ambiziosi, fortunati o raccomandati, faranno poi il passo in Ferrari.
Del resto, l'abisso tra ciò che partorisce il sistema formativo e ciò che richiede il mercato del lavoro è un tema molto dibattutto in tanti settori e ciò che emerge è che non solo l'università non prepara, ma nessuno o quasi vuole farsi carico della formazione. L'eccezione unica, forse, è costituita dalla motrovalley emiliano romagnola, dove le principali aziende (anche rivali), nell'interesse comune, si sono "consorziate" scalvalcando, di fatto, il sistema universitario e formando in proprio gli specialisti di alto livello di cui necessitano (e nel 99% dei casi collocandoli immediatamente dopo il percorso formativo).
Purtroppo per noi, nel settore architettura, l'interesse comune degli operatori già avviati è limitare la concorrenza e disporre di quanta più manodopera a basso costo possibile, manodopera da maltrattare davanti ad un monitor, spremere e poi buttare nell'umido.
sclerata :
sono d'accordo con ponteggi e mitch, io non so nulla delle archistar, io vorrei solo lavorare tranquilla e portare a casa la pagnotta per me e per mia figlia.
Non mi interessa fatturare 300mila euro l'anno, me ne bastano 50mila, anche perchè io lavoro davvero da sola, spremendomi come un limone... mi hanno detto in tanti "ma se non ce la fai perchè non prendi un ragazzo in studio" per cosa? Per non riuscire a pagarlo? Sarà scema, ma ho una coscienza.

Io gli unici professionisti che vedo (nel piccolo della mia provincia) che lavorano sempre e fatturano bene sono quelli che hanno dai 50/55 anni in su, che hanno inziato quando ancora il mercato ti permetteva di vivere e vivere bene della tua professione, ma che guardacaso o erano già figli di ingegneri/architetti/costruttori o erano di famiglia davvero benestante.
Gente che spara parcelle a cui nessuno si sogna di ribattere perchè è lo studio "prestigioso" ma che non vanno una volta in cantiere ... che vive in villoni con piscina e tiene gente a studio a 1000 euro al mese e piange miseria che già così è uno sforzo immane.

Ma poi le "archistar" del polimi... l'archistar milanese dal cognome del cioccolatino, di chi era figlio?
Quello con lo stesso cognome della biancheria per la casa... di chi era figlio?
Questo per dire che, se non altro, sono nati con la camicia e il portafoglio gonfio, che purtroppo fa ancora tanta, troppa differenza.
Mio zio (età simile ai due di cui sopra) è sempre stato una mente davvero brillante, ma era figlio di una operaia tessile e di un infermiere del manicomio... è rimasto geometra, chi ce li aveva i soldi per fare l'università, master e tutto il cucuzzaro?
Non nego una punta di invidia, una mia compagna di polimi adesso è partner dello studio dell'archistar dallo stesso nome del cioccolatino... anche se poi, pensandoci proprio bene, che vita farà? La vorrei la sua vita? forse no...
ivodivo :
Scusate ma state travisando la discussione e il tema iniziale posto da Arch.esso che era (copio e incollo):

"Elevata divergenza tra università e lavoro"
"Non pensate anche voi che ci sia un'elevata divergenza tra università e lavoro? E non vi fa venire il voltastomaco uscire dall'università e scoprire che il lavoro è molto diverso da come ce lo hanno fatto immaginare all'università?..."

La risposta è SI', c'è elevata divergenza tra università e lavoro! Ma c'è sempre stata!!! Si potrebbe cambiare qualcosa per migliorare? La risposta è sicuramente SI' (se avete proposte datele, io non saprei).

Per cui l'estremizzazione del concetto che ho espresso prendendo ad esempio le archistar (ma ho anche citato i numerosissimi e bravissimi colleghi che non sono sotto i riflettori) era per dimostrare che il problema della discrepanza tra corso di studi e lavoro c'è e c'è sempre stato per tutti e, guarda caso (leggetevi qualche biografia su wikipedia) tutti quelli che hanno avuto successo (qualcuno sarà stato pure figlio di papà ok...) hanno fatto gavetta, pagata o meno non so, proprio per colmare il gap, secondo me congenito nella nostra professione per mille ragioni, tra quello che studi sui banchi e quello che affronti nel mondo del lavoro. Tutto qua. Vi prego non stracciatevi le vesti e non commiseriamoci perchè non ce lo meritiamo.
sclerata :
scusa ivodivo ma pensi che io (che vado per i 45 anni) e altri colleghi che leggo qua che hanno suppergiù la mia età, che non siamo archistar ma comuni mortali come tutti, la gavetta non l'abbiamo fatta?
Cioè se non fatturiamo centinaia di migliaia di euro e non abbiamo "successo" (che poi cosa vuol dire "avere successo" ?) è perchè fino ad ora abbiamo dormito? E' perchè non abbiamo voluto metterci in gioco?
Non afferro

E nei miei interventi sopra anche io ho detto che il gap tra università e mondo del lavoro esiste per tantissime altre professioni... il discorso che facciamo noi potrebbe farlo anche un avvocato medio rispetto ai grandi studi di avvocati/notai/commericalisti ecc... pieni di padri/figli/generi/cugini/nipoti ...

Troppe variabili, troppi punti di vista che non collimano tra me che per "avere successo" intendo una cosa e te che per "avere successo" intendi magari tutt'altro.
Ognuno dovrebbe essere soddisfatto del suo, ripeto, a me frega nulla di avere uno studio megagalattico come quello di boeri (faccio anche i nomi tanto chissenefrega, mica legge professionearchitetto), mi piacerebbe ogni tanto togliermi qualche soddifazione progettando roba onesta e essere pagata per questo senza "eh però... e il disegnino... e fammi lo sconto... e questo è proprio necessario? ... e questo non lo pago...
ivodivo :
scusa sclerata ma ti ho detto che tu non hai fatto la gavetta?....
ti ho detto che non hai avuto "successo"?...
ho mai parlato di guadagni?...

Ho semplicemente detto (senza fare riferimento a nessuno nè a Sclerata, ponteggiroma, Renzo Piano...) che per come è strutturata l'università (giusto o sbagliato che sia) e per come è fatta la nostra professione la gavetta è indispensabile infatti, chi più e chi meno, chi più raccomandato chi meno, in un modo o nell'altro l'hanno fatta, sia Sclerata (e nessuno lo ha mai messo in dubbio) sia Renzo Piano (leggetevi la biografia e lo scoprirete). Questo era il tema del post, tutto il resto non era richiesto.

Piuttosto fate riflessioni e proposte su come cambiare il piano di studi per preparare gli studenti ad essere più pronti all'ingresso al mondo del lavoro, perchè vi assicuro che non lo sono (non per colpa loro) e per favore non fatemi il solito pippone dei poteri forti o di chissà quale piano segreto strategico esista per far lavorare i soliti baroni.
sclerata :
a parte che non parlavo di me nello specifico, ma anche di tanti altri colleghi.
posto che stiamo dicendo la stessa cosa: che per colmare il gap tra università e lavoro ci vuole la gavetta e la pratica (come per quasi tutte le professioni di sto mondo...)

sei tu che hai parlato di archistar, illustri colleghi, "tutti quelli che hanno avuto successo" che hanno fatto la gavetta, hanno avuto voglia di mettersi in discussione, intraprendenza e blablabla...
Come se un comune mortale (e che non è un architetto di grido) la gavetta non l'abbia fatta...o non abbia rischiato mettendosi in proprio...
Arch. Esaurimento :
Sul fatto che una gavetta sia indispensabile penso che siamo tutti d'accordo.

Fra l'altro è anche obbligatoria dal momento che il tirocinio professionale è obbligatorio.
Ad esempio si può partire proprio da quello, fare dei tirocini formativi che siano più efficaci, iniziando ad esempio a selezionare i soggetti che possono prendere dei tirocinanti.

Tutti quelli che "i tirocinanti sono un grosso impegno ed un carico di lavoro in più per lo studio", partono già con le premesse per essere tolti dalla lista. E a livello medio basso lo standard è proprio questo, i tirocinanti non rendono abbastanza, non sanno fare, ecc.

Poi la gavetta deve finire.. non finisce con un tirocinio professionale ma si deve evolvere in qualcos'altro.
Penso che molti di quelli che scrivono su questo forum hanno una partita iva, lavorano da diversi anni, chi in proprio, chi a finta partita iva, ed entrambi i casi comportano una lunga gavetta.

Essere pagati poco per fare esperienza in uno studio o in alternativa investire il proprio tempo e lavoro per tentare di crearsi un giro di clienti, richiedono tempo.

Il tempo da poter dedicare all'esperienza nel grande studio in cui a malapena vai in pareggio con le spese, piuttosto che la ricerca di clienti e investire su se stessi, sono un lusso per pochi.

I poteri forti non credo si interessino particolarmente al mondo dell'architettura italiana, ma magari la maggioranza della nostra categoria prospera proprio grazie ad un sistema iniquo.

I discorsi motivazionali in stile se vuoi puoi sono abbastanza rivoltanti
Archifish :
Forse, dopotutto, la gavetta per diventare archistar è essa stessa a renderci archistar.
[quasi cit.]

PS
Ridiamo un po'...per non piangere!
ponteggiroma :
avoja che gavetta che ho fatto!
ivodivo :
Arch. Esaurimento...."tirocinio professionale obbligatorio per gli architetti"?.....ma di cosa stiamo parlando?... Dove? Come? Chi?....
Se ti riferisci al tirocinio professionale sostitutivo della prova pratica dell’Esame di Stato non è obbligatorio
Arch. Esaurimento :
Nelle lauree a ciclo unico il tirocinio formativo è obbligatorio, quindi per terminare il percorso di studi e laurearsi necessariamente portarlo a termine.

E' presente anche come attività conclusiva di molti corsi di specializzazione o master post laurea.

E come giustamente hai ricordato è anche possibile svolgerlo come prova pratica dell'esame di stato.

Quindi mi sembra abbastanza improbabile che un laureato in architettura non abbia mai fatto un tirocinio durante il suo percorso di studi.

Stiamo parlando di questo
ivodivo :
Madonna che confusione e disinformazione....ma che senso ha mischiare in questo modo argomenti che non c'entrano nulla.

Il post riguardava la discrepanza tra percorso universitario e lavoro post laurea da cui scaturisce la necessità di dover fare un percorso formativo spesso effettivamente sfruttato e mal pagato (altrimenti detto "gavetta") per allinearsi al mondo del lavoro.

Ribadiamo che post laurea non esiste nessun obbligo di tirocinio formativo professionale, non fatevi sfruttare da nessuno, ma sappiate che la cosiddetta "gavetta" è indispensabile, volente o nolente. Sappiate far fruttare al meglio questo periodo (che tocca a tutti, pure alle archistar!) per arricchire la vostra esperienza, ma garantendo al tempo stesso la vostra sopravvivenza. Non è semplice lo so, ma fondamentale.

Tutti gli altri tirocini cui fa riferimento Esaurimento sono previsti e obbligatori (quelli si), ma da svolgere durante il percorso di studi, non c'entrano nulla con la vita professionale di nessun architetto.
Arch. Esaurimento :
Il punto su cui non concordiamo è la necessità di dover fare un percorso formativo spesso effettivamente sfruttato e mal pagato per allinearsi al mondo del lavoro.

Quello che alcuni vedono come una necessità io la vedo come un'opportunità per pochi, l'opportunità di pagare meno i collaboratori con motivazioni discutibili e circostanziali.

Non vedo la necessità di essere mal pagati, è un discorso che per tanti altri lavori non verrebbe nemmeno tirato in causa, noi architetti abbiamo questo privilegio.
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